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INTRODUZIONE
L'obiettivo della mia tesi è quello di analizzare il tessuto industriale italiano,
ponendo l'attenzione su quelle che sono definite Piccole e Medie Imprese
(PMI) che in Italia e nell'intera Europa, pullulano. Il primo capitolo è proprio
dedicato alla questione dimensionale delle imprese e cosa le identifica come
PMI; inoltre faccio un focus, più nello specifico, sulle micro imprese, le
piccolissime realtà più innovative in fase di start up e le medie imprese
italiane.
Il lavoro successivamente si articola in una fase di analisi circa gli elementi di
successo che potenzialmente arricchiscono e danno un valore aggiunto alla
piccola e media impresa, e gli elementi di criticità che, al contrario,
potrebbero svantaggiare l'impresa e rappresentare dei limiti per il suo
sviluppo.
Questi due fattori, come sottolineo anche nella sezione a loro dedicata,
possono essere strettamente collegati e verificarsi congiuntamente - in
quanto uno stesso fenomeno può presentare i due aspetti, rispettivamente
positivo e negativo - o al contrario, possono operare indipendentemente dal
verificarsi l’uno dall'altro.
Il contesto generale che contorna le nostre imprese è la politica e l'economia
Italiana. Quest'ultima è in lenta ripresa solamente negli ultimissimi anni, ma
nel periodo dal 2008 al 2014 si è abbattuta sul Paese una profonda crisi
(derivante da una precedente crisi mondiale che ha influenzato il nostro
Paese) che ha causato un generale impoverimento alternando fasi di
stagnazione a fasi di recessione, il tutto accompagnato da una progressiva
discesa del PIL che ha generato non pochi problemi di instabilità alle
imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione.
Le difficoltà che incontrano le PMI sono molteplici, ad esempio i rapporti con i
clienti sono spesso a discapito della liquidità delle imprese, poiché i tempi di
pagamento e riscossione credito sono molto lunghi e questo mette a
repentaglio la piccola realtà di un'impresa - si pensi che i pagamenti dovuti
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dalla Pubblica Amministrazione superano in media i tre mesi di attesa.
Questo è solo uno dei tanti fattori che aggrava la questione "accesso al
credito". Inoltre le imprese italiane, spesso, non hanno né potere contrattuale
- come una grande impresa - né risorse proprie molto consistenti, né
tantomeno garanzie così solide da esibire al sistema creditizio per poter
ottenere finanziamenti. Questo rappresenta senza dubbio il problema
principale.
È per questa ragione che nel capitolo terzo offro una visione panoramica dei
principali Programmi Europei che la Commissione dell'UE ha predisposto per
offrire opportunità di finanziamento alle PMI Italiane e agli altri Stati membri,
affinché possano avere accesso a sovvenzioni a fondo perduto.
I fondi europei fanno capo alla programmazione che l'UE ha stabilito per gli
anni 2014-2020, programmazione che sarà poi oggetto di eventuali modifiche
per offrire opportunità che maggiormente incontrino le tendenze del mercato
e personalizzino ancor di più le esigenze dei Paesi membri.
La possibilità di crescita data dall'Unione Europea è davvero considerevole e
i programmi offerti coinvolgono tantissimi soggetti. Io mi occupo di dare
rilievo alle occasioni di finanziamento offerte alle PMI, ma esistono anche
opportunità diverse, che ad esempio finanziano le singole persone fisiche o
le aziende più grandi e maggiormente strutturate.
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1.1.2 Medie Imprese
Le medie imprese hanno una struttura dinamica, per cui riescono a
rispondere flessibilmente agli stimoli del mercato. La Società Italiana di
Marketing nel 2006 ha effettuato un'indagine, prendendo come campione
imprese italiane di media dimensione, le cui performance di fatturato negli
ultimi tre anni sono state superiori rispetto alle dinamiche dei settori in cui
esse hanno operato. L'analisi di queste imprese ha rilevato dei fattori comuni:
Il nucleo imprenditoriale stabile: è qui che, come nella piccola impresa,
emerge l'elemento della familiarità. Al vertice dell'impresa troviamo uno o più
componenti di quella che è la base dell'impresa stessa: la famiglia. Questo
comporta, come vedremo più avanti, dei vantaggi ma anche dei limiti; fra i
vantaggi da annoverare ci sono senza dubbio la forte appartenenza al
territorio, la grande responsabilità per le sorti della vita dell'azienda, il
consolidamento per una crescita sostenibile.
L'apertura al management: un'impresa di medie dimensioni ha una
facilità maggiore, rispetto a una piccola impresa, di aprirsi verso l'esterno
grazie a delle posizioni al vertice di management più strutturate, quindi: si
rafforzano le competenze manageriali, il distacco con la proprietà è più
accentuato, la possibilità di introdurre specialisti ed esperti
nell'organizzazione è senz'altro più concreta.
La struttura finanziaria efficiente: come conseguenza di una struttura
manageriale più forte ed organizzata, si evolve anche l'assetto finanziario:
l'ambito decisionale si consolida, c'è una gestione più orientata al lungo
termine e l'approccio è più professionale.
La tensione alla crescita: le medie imprese sono maggiormente
proiettate alla crescita rispetto ad un'impresa di dimensioni inferiori, perché il
contesto competitivo in cui operano spinge loro ad effettuare maggiori
investimenti e innovazioni di processo e prodotto, per cui sono maggiormente
propense alla crescita. La spinta a crescere è data sia dall'esigenza di
sopravvivere sia dalla reale intenzione di voler aumentare le dimensioni.
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Queste elencate sono le quattro principali qualità che l'analisi ha rivelato
come punti di forza di medie imprese di successo.
In sintesi, il nucleo imprenditoriale è la componente che più contraddistingue
una media da una piccola impresa, in quanto è la chiave di volta per far
continuamente evolvere l'attività e non costringerla ad operare in rigidi
schemi. L'indagine campionaria mostra come le medie imprese considerate
crescono di oltre il 10% (elaborazione dati Aida
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del Bureau Van Dijk).
Inoltre il fenomeno dell'internazionalizzazione è decisamente più forte: al
contrario della maggioranza delle piccole imprese, che costituiscono il
tessuto imprenditoriale in Italia, le medie imprese operano in un contesto
internazionale perché hanno gli strumenti per superare le barriere
dimensionali e territoriali.
L'internazionalizzazione per loro è inevitabile, fa parte delle strategie fondanti
l'impresa stessa ed esse <<si dimostrano capaci di incontrare, attraverso
adeguate scelte organizzative [...], le esigenze specifiche dei segmenti di
mercato globali di riferimento dimostrando nei fatti, [...], di rappresentare
delle eccellenze a livello globale>> (Varaldo, Dalli, Resciniti e Tunisini, 2009).
La media impresa si colloca perfettamente fra la piccola e la grande per i
vantaggi che ottiene da ambedue le dimensioni: ha un approccio originale
alla competitività che ben si adatta al mondo moderno, dinamico e smart di
oggi; inoltre si mantiene flessibile come una piccola impresa ma allo stesso
tempo organizzata e con disponibilità finanziarie necessarie ad investire in
determinate eccellenze (come la tecnologia). In Italia, la maggioranza delle
medie imprese è a carattere manifatturiero, per cui lo stampo alla base è
prettamente artigianale, ma il cambiamento è in atto: si sta dando più valore
a quello che si genera e si stanno maggiormente valorizzando i prodotti finali.
Anche le medie imprese, come quelle di dimensioni inferiori, molto spesso
sono inserite in una rete di imprese. Non è facile dissociare l'impresa dal
proprio contesto reticolare perché a questo è strettamente collegata la sua
performance e i suoi percorsi per lo sviluppo.
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Analisi informatizzata delle imprese italiane
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La rete dà sostegno all'impresa e le attribuisce una forte identità che le
facilita il consolidamento della sua posizione nazionale e l'avvento nel
mercato internazionale.
1.2 Distretti industriali
La categoria di distretto industriale è decisamente legata al concetto di
piccola e media impresa. Il distretto è il frutto dell'attuazione del
decentramento produttivo, che si sostanzia nell'organizzazione e
nell'innovazione delle varie strutture produttive. Il decentramento produttivo si
fonda su una rete di relazioni che tutte le medie, piccole o micro imprese
instaurano fra di loro e con l'ambiente circostante, infatti è molto forte il senso
d'appartenenza e di coesione sociale e vi è una forte interconnessione fra il
distretto come realtà produttiva e come ambiente di vita familiare, politica e
sociale. Questo fenomeno funziona similmente come in una grande impresa,
poiché tramite il distretto le piccole imprese sono anche in grado di
esternalizzare attività o commissionarle ad altre aziende.
L'economista italiano Giacomo Becattini nel 1987 ha definito il distretto
industriale “un’entità socio-territoriale caratterizzata dalla presenza attiva di
una comunità di persone e da una popolazione di imprese in uno spazio
geografico e storico determinato”.
Becattini ha sottolineato la rilevanza del distretto industriale in Italia, dopo
che Marshall ne aveva descritto per la prima volta i connotati ed è per questo
considerato il "padre" dei distretti industriali. Quest'ultimo ha introdotto
l'argomento nel capitolo X intitolato "Concentrazione di industrie specializzate
in località particolari" del libro IV dei "Principles of Economics" del 1920. Lui
afferma che in un distretto industriale si riescono a sviluppare e a sfruttare
delle economie di scala, da cui di regola solamente le grandi imprese
riescono a trarne profitto. Le economie di scala possono essere interne,
ovvero dipendono dalle risorse di cui l'impresa si avvale, dalla sua struttura,
dall'organizzazione dell'attività stessa e dall'efficienza dell'amministrazione;