4
Introduzione
L'abbrivio di questo lavoro è racchiuso nelle parole chiave del prologo e nei
dati numerici freddi e asettici dell'Ufficio nazionale di statistica che dichiara in
calo la possibilità di occupazione per gli over 45 e colloca l'Italia agli ultimi posti
in materia di spesa per formazione dei lavoratori adulti. L'Ufficio nazionale di
statistica dice che l'Italia è terzultima nell'Eu27
1
; in materia di formazione,
facciamo meglio solo di Grecia e Bulgaria, siamo lontanissimi da quanto accade
in Gran Bretagna, Paesi Bassi, Germania e Francia, ma anche dai nuovi paesi
membri, Repubblica Ceca, Slovenia ed Estonia
2
Lavoro è la prima parola chiave; parola che nel vocabolario della lingua
italiana è spiegata come un’attività propria dell'uomo volta alla produzione di beni
e di servizi
3
. Per la produzione e lo scambio di beni e servizi serve un’attività
economica organizzata, ovvero un'impresa e i lavoratori.
Formazione, è la seconda parola chiave di questo lavoro, è un processo
evolutivo a livello psicofisico, morale, intellettuale dovuto all'educazione,
all'ambiente, all'esperienza; un campo multidisciplinare, ma proprio della
pedagogia sociale
4
.
Costituzione, perché è atto fondativo della Repubblica italiana, per molti
versi inattuata, ma per molti altri insuperata. Nel discorso alla Costituente nel
marzo del 1947 Palmiro Togliatti disse: "... abbiamo cercato di individuare un
terreno comune abbastanza solido su cui costruire la Costituzione, un terreno su
cui costruire uno Stato ... al di là di accordi politici contingenti dei singoli partiti
1 I 13 paesi dell'area Euro ( Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda,
Italia,Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Spagna ) sommati ad altri 14 paesi (
Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Regno Unito,
Repubblica Ceca, Romania , Slovacchia, Svezia e Ungheria ) costituiscono l'Unione Europea
2 Istat, La formazione del personale nelle imprese italiane, sito web istat.it, Maggio 2008
3 T. De Mauro, Il dizionario della lingua italiana, Paravia Bruno Mondadori Editori Spa,
Torino, 2000
4 La pedagogia sociale si occupa di accesso alla conoscenza nella società complessa, fornisce un
approccio per leggere criticamente i meccanismi che riguardano la società, la famiglia, gli
individui ed il rapporto fra questi e l'educazione e la formazione. Il suo specifico è la
formazione, finalizzata a ritrovare il senso dell’essere cittadini d'Europa.
Cfr N. Abbagnano A. Visalberghi, Linee di storia della pedagogia, Paravia, Torino, 1981
5
che possono costituire una maggioranza parlamentare...”.
5
Un ragionamento
condiviso che può essere attribuito indifferentemente ad Alcide De Gasperi, Pietro
Nenni, Ugo La Malfa, perché si fonda sulla essenzialità del patto costituzionale,
ovvero la Costituzione è propria di un contesto istituzionale che deve essere
sottratto allo scontro politico.
Il lavoro è fatica, ma non solo. E' anche il veicolo attraverso il quale si
strutturano le relazioni umane; tanto nella cultura classica, quanto in quella
giudaico-cristiana, il lavoro è stato sempre associato ad uno stato di necessità. Era
così nel mondo della grande industrializzazione ed è così anche ora per tanti.
Tuttavia nelle società più evolute ha cominciato ad essere associato anche ad altre
parole: piacere, realizzazione personale, benessere, utilità. Insomma non si lavora
più solo per vivere, mantenere se stessi e la prole, ma anche per noi stessi, per
soddisfare la nostra ambizione. Per soddisfare il requisito della necessità
interviene il salario, per soddisfare il requisito dell'ambizione interviene il criterio
del piacere.
Dalla differente distribuzione del lavoro come necessità o come piacere
sorgono ora nuove forme di discriminazione e di disuguaglianza.
Una società è democratica in quanto garantisce ai propri membri pari
opportunità nella formazione e nella qualità del lavoro che non devono dipendere
dal posto in cui si vive, dalla famiglia in cui si è nati, dalla classe sociale o dal
ceto culturale di appartenenza. In altri termini il grado di democrazia si misura
nell'uguaglianza materiale, sia pure in differenti condizioni di partenza, e nelle
pari opportunità che la società offre con una formazione gratuita e garantita per
esplorare le potenzialità di ciascuno. Democrazia, come capacità di garantire pari
opportunità per accedere ad un lavoro che sia gratificante ed utile allo sviluppo
delle persone, piuttosto che faticoso, invisibile, malremunerato, precario, inutile
6
.
Oggi l'economia accelerata ha spezzato la curva del tempo e le traiettorie
definite, si avverte la mancanza di rapporti umani stabili e di obiettivi di lungo
periodo. La società che devalorizza il lavoro, che declina come irrilevanti i meriti
di chi lavora e ritiene inutile il lavoro è devastante per la sopravvivenza della
5 Cfr Archivio Storico Assemblea Costituente, P. Togliatti, Discorsi Parlamentari, ( a cura del)
Segretariato generale della Camera dei Deputati, Ufficio Studi Legislativi, Roma, 1949
6 N. Urbinati, Il valore del lavoro, la Repubblica, 29 Luglio 2008.
6
democrazia stessa, perché tornano a valere l'arbitrio e la legge del più forte, del
meglio piazzato, del più furbo, del più fortunato. O, come dice R. Sennett, quello
che viene messo in discussione è l'etica del lavoro come noi la concepiamo, per
cui diventa assurdo impegnarsi a lungo e a fondo per un datore di lavoro la cui
unica idea è quella di vendere tutto al più presto e spostarsi da un'altra parte.
7
Anche dal punto di vista dell'impresa è cambiata la prospettiva e il punto di
osservazione. La contrapposizione fra capitale e lavoro, declinata in termini
ideologici, la grande fabbrica, il capitalismo di stato, le scelte economiche del
secondo dopoguerra, la questione meridionale, lo sviluppo, il sottosviluppo, il
conflitto di classe, le rivendicazioni salariali, la conquista di duraturi diritti, la
contrattazione sindacale, il sistema di welfare sono completamente riarticolati alla
luce degli esiti della lunga crisi economica durata un decennio a cavallo degli anni
novanta. E' cambiato l'ordine delle priorità e delle certezze. Si mette in
discussione il diritto all'identità individuale e ad una vita che non sia frammentata.
Una vita lunga e non spezzata, fatta di diritto alla famiglia, a costruire un nucleo
familiare, ad avere dei figli, a progettare ed essere artefici della propria esistenza.
Senza un'etica del lavoro le persone si sentono deprivate di un ruolo sociale, per
questo la pedagogia può dare una mano, ad una sola condizione, deve ancorarsi
ad una più ampia progettualità politica, economica, e sociale ispirata all'etica
della solidarietà.
8
Un'etica che deve riguardare una società complessa, costituita
da imprese medie, piccole e piccolissime; lavoratori in proprio, padroncini,
lavoratori in appalto, esternalizzati, che hanno subito i processi di outsourcing,
che ha spostato il baricentro dall'interno all'esterno di un’organizzazione
produttiva. Poi ci sono gli immigrati, le donne, i giovani, gli anziani, una
complessità che non può essere ridotta, perché la semplificazione nasconde
sempre l'intento di lasciare per strada qualcuno, ci sono lavoratori e datori di
lavoro, il mercato del lavoro, la mobilità, il sistema di welfare, ma anche
finanziamenti, infrastrutturazioni, relazioni con il sistema dei poteri pubblici
locali.
7 R. Sennett, L'uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale,
Feltrinelli Editore, Milano 2007, pag 99 - 100
8 F. Pinto Minerva, Ri-pensare la povertà. Ri-pensare la formazione, in La Rivista di pedagogia
e didattica, Anno III - n.1/2 gennaio/aprile 2006, La Biblioteca Pensa Multimedia, Lecce 2006
pag. 66-67
7
La crisi economica degli anni novanta ha rotto lo specchio della grande
fabbrica, la realtà industriale del paese è oggi costituita da una realtà multiforme,
poliedrica, un prisma dalle mille sfaccettature. Poche grandi fabbriche, una rete di
servizi pubblici e privati, che si occupano di energia, credito, assicurazione,
trasporto, distribuzione commerciale, attraversati da processi di privatizzazione e
concentrazione, le public company, il mercato borsistico, i fondi, tutto questo è
espressione di un paese che a pieno titolo è fra gli otto paesi a più elevata
industrializzazione. Un paese che ha accresciuto la ricchezza nazionale e ha
occupato rilevanti quote nella bilancia commerciale grazie ad una rete articolata e
complessa di piccole e medie imprese
9
, imprese che acquisiscono un’evidente
preminenza e determinano una nuova emergenza che è rappresentata da sistemi di
sviluppo locale - SSL -, più o meno grandi, articolati e complessi, che si chiamano
Distretti Industriali.
10
L'Italia, paese di poeti, navigatori, inventori e ora anche di imprenditori ha
conquistato un ruolo di rilievo nel paradigma internazionale, grazie alle PMI e al
suo correlato che è il made in Italy; l'industria italiana è una costellazione di
medie, piccole e piccolissime imprese. L'attenzione politica giuridica e sociale
deve rivolgersi verso le PMI e l'imprenditore, ma anche verso il lavoro ed il
lavoratore, per rifondare un sistema di valori differente, etico, democratico,
solidale, uno statuto dei lavori
11
per guardare al futuro con ottimismo, se è vero
che la società è come la vita delle persone, uno specchio riflettente, se si guarda
da ottimista ti sorride, se si guarda da pessimista, ti deprime.
Il compito di questo lavoro è attendere un confronto fra economisti,
sociologi, storici, filosofi, politici, uomini d'impresa per porre al centro della
riflessione le persone e costruire intorno, un nuovo sistema di valori. Il centro è il
capitale umano, come bene non rinnovabile e fragile, da maneggiare con cura e
9 Cfr P. Preti M. Puricelli, L'impresa forte. Un manifesto per le piccole imprese, Egea Spa,
Milano 2007
10 I distretti industriali sono individuati sulla base delle definizioni contenute nella legge
317/1991. In particolare l'art. 36: ... sono imprese che appartengono ad uno stesso settore
industriale, che ne costituisce l'industria principale. Ciascuna impresa è specializzata in
prodotti, parti di prodotto o fasi del processo di produzione tipico del distretto. Si
caratterizzano per essere numerose e di modesta dimensione. Il Ddl Finanziaria 2006 richiama
questi riferimenti normativi e li aggiorna con un lungo elenco di disposizioni, obblighi e
agevolazioni per le imprese inserite nei distretti industriali.
11 AA. VV. Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia. Proposte per una società attiva e per
un lavoro di qualità. Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Roma, Ottobre 2001, pag X
8
quello dell'impresa, piccola, media, grande, di persone, di capitali, cooperativa,
manifatturiera o dei servizi, industriale o artigiana.
La formazione continua degli adulti è un modo per rendere sopportabile e
comprensibile questo percorso obbligato del lavoro nel secolo che viviamo.
L'università è strategica perché può aiutarci a conoscere e comprendere quello che
accade, contribuire a fare in modo che nella società si attivi un nuovo paradigma
di civiltà, dove la fatica si trasforma in lavoro, l'alienazione in benessere, la
necessità diventa utilità, e l'opportunità è di massa per tanti se non per tutti.
Istruzione, apprendimento, formazione devono diventare un fatto connaturato,
come la flessibilità, un diritto per tutta la vita. Educazione permanente con un
budget adeguato ai bisogni, fatto di voucher da spendere nel corso della nostra
esistenza. Educazione e formazione insieme per guardare al campo vasto che
costituisce la vita degli uomini, formazione come capacità di apprendere e
sviluppare competenze. Educazione e formazione permanente intesa come fine e
non come mezzo, una civiltà dei fini.
12
dove le persone entrano in relazione, si
scambiano conoscenze, saperi, comportamenti, ovvero culture.
Si legge nella prefazione al Libro Bianco sul welfare
13
che la lotta contro
l'esclusione sociale, in favore di una piena soggettività di individui e famiglie, non
è solo un impegno etico, ma è principalmente prerequisito essenziale allo sviluppo
del nostro paese. Le politiche sociali, come quelle per l'occupazione e il mercato
del lavoro, hanno il compito di tenere unita la società intorno ai suoi valori
fondanti, che sono la vita democratica ed il diritto di tutti al benessere. Occorre un
nuovo welfare state che sia una scommessa sul futuro, piuttosto che semplice
difesa del presente; occorre un modello di welfare europeo, lontano dal
paternalismo bonario ed improntato ad un principio di efficienza, dove si
realizzano investimenti competitivi.
14
Il libro bianco del welfare è il naturale proseguimento del libro bianco sul
mercato del lavoro in Italia, perché valorizzare le capacità lavorative delle persone
12 G. Semerari, Civiltà dei mezzi, civiltà dei fini, per un razionalismo filosofico – politico, G. B e r t a n i
Editore, Verona, 1979, IV di copertina
13 Il Libro bianco sul welfare è stato redatto nel 2003 da un gruppo di lavoro coordinato da
Grazia Sestini, Guido Bolaffi, Giovanni Daverio e completato da allegati statistici alla cui
elaborazione ha partecipato l'Istat.
14 AA.VV. Libro Bianco sul Welfare, proposte per una società dinamica e solidale. Ministero del
Lavoro e delle Politiche sociali, Roma, Febbraio 2003 pag 5
9
ed innalzare il tasso di occupazione è un aspetto centrale per qualsiasi politica di
inclusione sociale che voglia essere efficace. Cittadinanza attiva, società attiva,
lavoro, sviluppo, occupazione, formazione entrano a pieno titolo nell'agenda degli
stati nazionale e del governo europeo. Le riflessioni sugli esiti di queste politiche
sono un compito di tutti perché impattano sulle condizioni materiali delle persone.
Riprogettare il lavoro, quello dei datori di lavoro e quello dei lavoratori, per
costruire un nuovo paradigma di attenzioni e di tutele. Si tratta di attuare quanto
scritto negli articoli 1 e 35 della Costituzione, insuperata per lungimiranza,
modernità e attualità.
Indicare che lo scopo del progresso economico e sociale deve servire a
raffinare l'arte di vivere che non si traduce in una misura quantitativa dei
consumi, della produzione e della società stessa, ma in una crescita morale delle
persone che possono aspirare ad avere un maggiore tempo e agio per coltivare i
propri piaceri o comunque essere più liberi e meno indotti dai bisogni.
15
Istituire percorsi di formazione permanente e degli adulti è il postulato di
politiche che vogliono valorizzare il lavoro. Declinare in un altro modo i conflitti.
Sconfiggere i tanti pre-giudizi, promuovere una strategia di attenzione collettiva,
investendo le risorse di tutti perché è evidente che il singolo privato non può.
Occorre intervenire sulle transizioni scuola-lavoro-formazione, innalzando
la qualità dell'offerta formativa con azioni dal lato della domanda, ma anche con
un rinnovato impegno pubblico, perché lasciato a se stesso il mercato non riesce a
dare i migliori risultati. Pertanto, così come le risorse pubbliche finanziano
l'innovazione, così devono finanziare la formazione continua, approfondendo i
temi della qualità e quantità della formazione esterna ai luoghi di lavoro e rivolta
alla gente che lavora.
16
La formazione permanente e degli adulti lavoratori è cosa da promuovere a
costi collettivi, perché i costi elevati negano alla singola impresa, anche di medie
dimensioni, la possibilità di accedere ad un sistema di formazione permanente.
Infatti, il costo orario per ogni ora di formazione effettiva erogata, come rivelato
15 N. Urbinati, L'ethos della democrazia. Mill e la libertà degli antichi e dei moderni. Editori
Laterza. Roma – Bari , 2006. Pag 246
16 AA. VV. Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia. Proposte per una società attiva e per
un lavoro di qualità, opera citata, pag XI.
10
dall’Istat è di 58 € per ora
17
. E' naturale che, se non si percepisce l'utilità, la spesa
per la formazione sia la prima voce di costo ad essere tagliata appena le esigenze
di bilancio lo richiedono. I dati Istat negativi ci raccontano che siamo gli ultimi e i
più costosi; raccontano di un'Italia a velocità differenziate su base territoriale e di
un divario che si allarga, il 36% delle imprese che fanno formazione è collocato
nel nord, il 27,2 nel centro e solo il 23,6 nel sud del paese
18
. Fare formazione è
utile e indifferibile, a dirlo non sono solo i numeri statistici, ma lo racconta
l'analisi dei processi storici concreti, come si sono realizzati nel tempo. Le parti
che seguono hanno questo intento. L'Università come istituzione, il mondo
articolato della cultura e delle conoscenze, può imporre il mutamento per
realizzare la società della conoscenza. Le università del territorio possono essere
centri di input e di output, attenti osservatori di quanto accade, interpreti
privilegiati dei distretti industriali, erogatori di formazione permanente, vasta e
articolata. Istituzioni pubbliche che interloquiscono con i poteri pubblici –
comuni, province, regioni – e con le rappresentanze sociali dei datori di lavoro e
dei lavoratori. Compito di questo lavoro è indicare un percorso, filosofico, storico,
economico, che metta in luce il cambiamento, perché non è stato da sempre così,
per tentare di rispondere, senza pretese di esclusività o completezza, al
cambiamento che in qualche modo ci precede e ci anticipa, lasciando agli
specialisti di ciascuna disciplina il lavoro duro della ricerca e della completezza.
Formazione permanente come educazione
19
che dura tutta la vita e che
concerne l’uomo, nella sua individualità e nelle formazioni sociali; un’educazione
che deve risponde a due imperativi precisi: imparare ad essere ed imparare ad
imparare.
20
In entrambi i casi gli adulti non sono esenti, perché da questi
imperativi scaturisce l’educazione come diritto fondamentale della persona cara a
Maria Montessori. Questo diritto universale è negato a molti e mette in primo
piano il rapporto fondamentale che intercorre fra educazione e democrazia,
evidenziato da tanti pensatori del Novecento, fra cui John Dewey.
17 Istat, L'Italia in primo piano. Rapporto annuale sulla situazione del paese, sito web istat. it,
Maggio 2008
18 Istat, La formazione del personale nelle imprese italiane, sito web istat.it, Maggio 2008
19 Per educazione si intende la trasmissione e l’apprendimento di tecniche di uso, produzione e
comportamento mediante i quali gli uomini appagano i loro bisogni e vivono insieme in una
forma ordinata e pacifica. Un’educazione che dura tutta la vita e riguarda tutte le età. In
N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, Utet, Torino, 1998, pag 342
20 N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, opera citata , pag 343