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Introduzione
Il 10 Maggio 2014 vince l’Eurovision Festival a Copenaghen
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Conchita
Wurst, nome d’arte dell’artista austriaco Thomas Neuwirth, e nell’opinione
pubblica si scatena il finimondo: chi è costui, chi è costei, perchØ ha la barba
se è “costei”?
Io avevo già da tempo iniziato a studiare testi che riguardassero Studi di
Genere, con lo scopo di porre basi culturali al mio femminismo innato, per
poter influire nella società dando il mio contributo, e seguivo con curiosità
l’opinione dell’Uomo della strada. Ma uno schieramento ha colpito in
particolare la mia attenzione, ed è quello, folto, delle donne che si
scagliavano con acredine contro la Drag queen sentenziando che, se proprio
costui volesse esser donna, allora dovrebbe “togliersi tutto”, perchØ è troppo
facile mettere un paio di scarpe col tacco e passare per donna. Tutto ciò può
far scappare inizialmente un sorriso, ed è accaduto, ma la riflessione
successiva è stata: da dove nasce questo desiderio di mutilazione? Cosa
disturba in questa Drag queen, la barba o quello che la barba significa? Cosa
ci vede una donna non assertiva? Un pericolo, evidentemente. Per essere
una donna è necessario mutilare una parte, poichØ “la femminilità è la
significazione di una mancanza” sempre per dirla con la Butler nella
disquisizione attorno a Lacan ed il Fallo
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che in questo caso diviene
fortemente simbolico poichØ presente in ogni sua percezione, dell’Essere
Fallo e del Possedere il Fallo.
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Sito ufficiale Eurovision. < http://www.eurovision.tv/page/timeline. > (03.06.2014)
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J. Butler, Corpi che contano. I limiti discorsivi del “Sesso, Trad. it. S. Capelli, Feltrinelli,
Milano, 1996. pp. 31 – 53
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Ma è così difficile accettare le diversità negli altri e dentro di noi? Quanto è
difficile prendere coscienza del proprio essere multi sfaccettato, senza
farsene pietrificare come Shinji di Neon Genesis Evangelion
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, senza
impazzire come Vitangelo Moscarda
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del capolavoro Pirandelliano?
Quanto è possibile far convivere assieme corpo, mente, anima, visione di sØ
da dentro, visione di sØ nel mondo e visione che il mondo ha di noi, nel
quadro intero della propriocezione
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accettando di essere quel mosaico di noi
stessi che gli altri vedono e/o vogliono vedere? Possiamo coscientemente
usare il nostro corpo come vetrina da decorare per comunicare come i pesci
che cambiano colore e i pavoni che aprono la coda a ventaglio per attrarre lo
sguardo altrui, non per nasconderci nella massa come un camaleonte, senza
paura e senza pregiudizi essere ogni giorno ciò che ci sentiamo di essere?
L’essere umano è tale grazie al segno, è tale perchØ comunica, comunica la
propria psiche comprendendola con il segno stesso, può quindi comunicare il
significante visivo, in uno scambio che porti alla modifica del significato del
segno stesso
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, così da includere i miliardi di sfaccettature dell’identità
umana, e alla tolleranza ed inclusione di ogni minoranza sessuale,
comprendendo l’esistenza di un genere per ogni individuo.
Io credo che possiamo essere ciò che siamo, ciò che gli altri credono noi
siamo, ciò che siamo stati e ciò che diventiamo, contemporaneamente.
Questo è l’equilibrio che sento di aver raggiunto e intendo comunicare,
complici i miei studi di moda e di comunicazione visiva, con uno sguardo
affascinato a coloro che piø mi hanno aperto gli occhi sul mio mondo
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J. Andreetto, “Neon Genesis Evangelion”, in Regazzoni (ed), Pop Filosofia, Il Nuovo
Melangolo, Genova, 2010
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L. Pirandello, Uno Nessuno Centomila, Newton, Roma, 2013
5
O. Sacks, L’uomo che scambiò la moglie per un cappello, Adelphi, Milano, 2010
6
J. Lacan, La cosa freudiana, Trad. it. G. B.Contri e S. Loaldi, Einaudi, Torino, 1979
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interiore, le grandi scrittrici che ho seguito negli anni e la nuova scoperta di
Judith Butler, ed ho inteso argomentare grazie alle parole di sociologi,
psicologi, studiosi di ogni fase della realtà per approfondire a modo mio un
tema che oggi piø che mai, soprattutto in Italia con la ratifica (tardiva) delle
direttive europee in merito all’educazione di genere
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, è attuale.
Nei primi mesi del 2014 abbiamo già assistito ad anacronistici antipodi tra
leggi “Anti-propaganda gay” in Russia
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e leggi “Anti-femminicidio”
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nel resto
d’Europa, ma quanto è utile una legge di questo tipo in un paese che
considera ancora tutto ciò che è femminile come intellettualmente inferiore,
frivolo, stupido? Un paese in cui alla donna viene ancora imposto di
abbassare gli occhi e la voce, in cui il Gay pride viene impedito od
ostacolato, in cui esistono le “Sentinelle in piedi”
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, in cui insomma ancora
visioni binariste, collegate all’eterosessualità normativa
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, suddivise in
compartimenti stagni vengono imposte dall’ideologia dominante, con una
netta distinzione tra Maschile = forte, affidabile e preciso; Femminile = frivolo,
passionale, lunatico e in cui viene considerata come rischiosamente aperta e
libera la possibilità di non appartenere a nessuno dei due generi, o sentire di
essere parte di una delle infinite sfumature tra i due generi. Si può essere
insomma in un mondo simile un Essere umano completo e cosciente delle
proprie mille sfaccettature, cosciente del fatto che univoche esistono solo le
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Standard OMS. http://www.aispa.it/attachments/article/78/STANDARD%20OMS.pdf
(15.06.2014)
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Repubblica. It, http://www.repubblica.it/esteri/2013/01/26/news/putin_vara_la_legge_anti-
gay_vietato_persino_parlarne-51313130/ (15.06.2014)
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“Femminicidio: il testo coordinato contro la violenza di genere”,
http://www.altalex.com/index.php?idnot=64084, (15.06.2014)
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Sentinelle in piedi, http://sentinelleinpiedi.it/ (15.06.2014)
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J. Butler, Questione di genere, Il femminismo e la sovversione dell’identità, Laterza,
Roma – Bari, 1999, p.XIII
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macchiette da avanspettacolo, che ad una sola dimensione
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l’essere umano
non è mai stato e non potrà mai essere?
Ma perchØ iniziare ad affrontare tutto dal punto di vista frivolo e superficiale
del corpo adornato? PerchØ è la parte di noi che possiamo piø facilmente
modificare e grazie alla quale possiamo comunicare il nostro stato d’animo,
la nostra essenza. Siamo piø animali di ciò che spesso vorremmo essere, e
lo sguardo ha ancora un’importanza profonda nella comunicazione con i
nostri simili, ma la società capitalista ci ha omologati per necessità
innanzitutto economica, un piccolo consumatore non ha grandi possibilità di
esprimersi visivamente come di appagare i suoi gusti personali, influenzato
dall’accettazione della società e dalla libertà di scelta esigua di merci che il
mercato capitalistico offre.
Non potendo, per adesso, influenzare il mercato, possiamo provare a
lavorare sulla ricerca della nostra individualità rompendo i pregiudizi,
smettendo di preoccuparci se il corredino del futuro pargolo dovrà essere
rosa o azzurro, se sarà meglio far giocare i bambini con le bambole o i robot,
e via via rompendo le “gabbie dei generi”
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negli adulti, smettendo di
considerare gli atteggiamenti ed i ruoli conseguenti suddivisi tra maschili e
femminili, annientando le suddivisioni per costituire un’unica umanità,
formata da tanti esseri uno diverso dall’altro, con gusti personali, in ogni
ambito della propri vita. Partendo dal presupposto che il genere sia un
costrutto sociale e che sia un concetto performativo dipanerò i diversi ambiti
che lo definiscono e costruiscono per poterlo decostruire e ricostruire.
Difficile, forse impossibile in un mondo capitalista, nella società che
conosciamo, che Marcuse evolvendo il pensiero di Freud ci mostra
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H. Marcuse, Eros e civiltà, trad. it. L. Bassi, Torino, Einaudi, 1964
13
M. Izzo, Oltre le gabbie dei generi. Il manifesto Pangender, Gruppo Abele, 2012
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repressiva in modo strumentale
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, ordinata in modo maniacale per la
persecuzione di un ideale della classe dominante, ovvero dominare gli esseri
umani annientando i loro desideri primari. Il genere sessuale si affianca
all’orientamento in una condizione di eterosessualità obbligatoria, condizione
scardinabile. Da mettere in discussione, ci avvisa la Butler, la necessità di
etichettare e la necessità di imporre degli obblighi che partono ma
espandono la Legge del padre
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, per ottenere individui che abbiano perso la
libertà di provare emozioni.
L’obbligo di amare chi la Classe dominante ritiene si debba amare, laddove
non esiste invece alcuna regola, per la scienza
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, che definisca
l’orientamento in base a caratteristiche fisiche, e ampliando il tutto non esiste
alcuna regola morale nella visione post-modernista delle culture di gender, e
probabilmente in tutti i cuori piø liberi e felici.
“Il desiderio di determinare il sesso una volta per tutte, e di determinarlo
come un sesso piuttosto che l’altro, sembra dunque derivare
dall’organizzazione sociale della riproduzione sessuale attravero la
costruzione di identità e posizioni chiare e inequivocabili dei corpi
sessuati gli uni rispetto agli altri”
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PerchØ le persone hanno necessità di comprendere se tu sia femmina o
maschio?
Questa è la domanda che mi è girata in mente per anni, e la mia analisi in
questo scritto parte dall’etichettatura visiva per un motivo temporale: quando
conosciamo qualcuno, dall’impatto visivo cerchiamo di capire chi sia. Per
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H. Marcuse, Eros e civiltà, cit
15
J. Butler, Questione di genere, cit., p. 44
16
A. Taurino, Identità in transizione. Dall’analisi critica delle teorie della differenza ai modelli
culturali della mascolinità, Unicopli, Milano, 2003, p. 44
17
J. Butler, Questione di genere, cit., p157