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INTRODUZIONE
Si vive sempre più a lungo, ma soprattutto meglio. Queste, in sintesi, le interessanti
conclusioni di uno studio austro-americano recentemente pubblicato sulla rivista
“ S c ienc e ”
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. S e c ondo i ri c e rc a tori de ll ‟ I sti tut o int e rna z ionale p e r l ‟ a na li si de i sis temi
a ppli c a ti ( I iasa ), de ll ‟ I sti tut o di De mog ra fia di Vie nna e de ll a S ton y B roo k Unive rsit y di New York, la popolazione mondiale sta invecchiando meglio del previsto, con una
forte riduzione delle disabilità in età anziana e con un crescente aumento di over 65 in
grado di badare da soli, anche per un lungo periodo, a se stessi, alle proprie famiglie ed
anche a coetanei in difficoltà. Nel 2050 in Italia, secondo indagini Istat, la speranza di
vita potrebbe raggiungere la soglia di 84,5 anni per gli uomini e 89,5 per le donne;
demograficamente, inoltre, i giovani sotto i 14 anni potrebbero ridursi a 7,9 milioni
mentre gli over 64 salirebbero a 20, 3 milioni (passando da una proporzione di uno su
cinque residenti a quella di uno su tre). Attualmente gli ultrasessantacinquenni
costituiscono il 20,1% della popolazione italiana e rappresentano un quarto
de ll ‟e lettora to a tt ivo. Ne l 2040 il 31,3% de g li it a li a ni sa rà c ompos to da a nz iani. L ‟e x se gr e tar io g e n e r a le de ll ‟ Onu Kofi Annan, nel corso della seconda assemblea mondiale
delle Nazioni Unite sull'invecchiamento, svoltasi a Madrid nell'aprile del 2002, ha
definito “rivoluzione silenziosa" il progressivo e inarrestabile incremento del numero di
persone anziane sull'intero pianeta: un processo destinato a modificare radicalmente la
piramide demografica della popolazione. Una " ri voluz ione sil e n z iosa” c he ha ge ne ra to una composizione sociale qualitativamente nuova e comporta questioni del tutto inedite
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"Remeasuring aging" Science 10-09-2010 http://www.sciencemag.org/content/329/5997/1287.summary
E poi la stanza, sì del nonno, boccette, vitamine, pastiglie, la
televisione, la televisione nonno! macché, tutto volume
sempre lì incollato, proprio lui così energico, vitale, apatia,
sonnolenza, insonnia, memoria diciamo pure assente,
autosufficienza, adagiato passivo, e le visite sì, dei parenti,
sempre meno, sempre meno, solitudine, solitudine totale.
Senza poter più diciamo così servire, sì, a qualcuno, a
qualcosa, rinchiuso, rintanato, abbandonato, gettato via, in
questo osceno, chiamiamolo così mondo.
Giorgio Gaber - La stanza del nonno
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relative ad una crescente fascia di popolazione, i cui membri si ritrovano a godere di
una lunga aspettativa di vita ma che, nel contempo, faticano a riempire di senso.
L ‟inv e c c hi a mento de ll a popolaz ione, infa tt i, s i s ta re a li z z a ndo pr og re ssi va mente c on
alcune caratteristiche: una crescente femminilizzazione della popolazione anziana (più
de i 2/3 de g li a nz iani sono donne ); un pr o g re ssi vo a umento de i “ gr a ndi ve c c hi ” (ultraottantenni); modifiche nella struttura familiare (aumento delle persone anziane
che vivono sole, soprattutto donne ultraottantenni). Questi aspetti qualitativi delle
tende nz e de mogra fi c he r e ndono diff icile la tenuta de ll a “ c irc ola rità de ll a f a mi g li a ” , c on la sua capacità di fornire sussidiarietà e attività di cura dei suoi componenti più deboli.
In una società dove si cerca di sconfiggere in modo ossessivo lo scorrere del tempo, il
life marker del pensionamento sembra etichettare tali individui come improduttivi,
inutili e problematici scarti della comunità. Se tutto si basa sulla produttività economica
e sul l‟util it à de g li incr e m e nti de l P il , quale ruolo e importanza possono avere le persone
anziane quando non contribuiscono più direttamente al sistema attraverso il lavoro e di
conseguenza detengono un potere d'acquisto inferiore, e inoltre hanno sempre maggiori
bisogni socio-assistenziali specifici? In una società che guarda all'anziano come ad un
problema o un peso di cui liberarsi e come una persona fragile, vittima del tempo e di
truffatori, quali ruoli e opportunità hanno davvero gli anziani di oggi?
Quali percorsi e nuove progettualità di vita possono invece nascere da persone che alla
soglia del pensionamento si ritrovano ad ideare, immaginare e concretizzare un
percorso diverso, spesso anche solidale e partecipato? Si può ancora relegare
l'invecchiamento al capitolo di assistenza o forse si può iniziare ad immaginare nuovi
criteri di coinvolgimento, valorizzazione di vecchi saperi e di nuovi apprendimenti?
Quale ruolo le istituzioni e la politica possono assumere nel creare opportunità concrete
di partecipazione, nella realizzazione di una piena cittadinanza e dell'autoaffermazione?
Si può parlare ancora di inattività, di anziano come problema e di vecchiaia come
malattia, o forse la vera malattia è il modo in cui si pensa alla vecchiaia stessa?
Aristotele scriveva che «Solo un dio o un animale può fare a meno della polis, mentre
un essere umano trova soltanto in essa il suo compimento. Se la libertà è la prerogativa
di un essere umano in senso pieno, la cittadinanza è necessaria per fare di un semplice
individuo un essere veramente umano. Si è uomini in quanto si partecipa alla polis,
quale che sia la forma di governo prescelta»: le persone, dopo il pensionamento, hanno
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l'opportunità di partecipare alla polis? Quali motivazioni e percorsi li spingono a
scegliere di partecipare in diverse forme di volontariato e di impegno politico? Come
possono percepire e valutare strumenti che vengano creati ad hoc per allargare la
partecipazione anche ai seniores? Quanto profondamente l'interfaccia tra problemi
umani e sociali si snoda in ciò che si chi a ma invec c hiam e nto? C hi sono i “ ve c c hi”,
quali rappresentazioni e impegni possono decidere di assumersi nella comunità in cui
vivono?
Con questo lavoro si cercherà di rispondere ad alcune di queste domande mediante la
pr e se ntaz ione e l‟ a na li si di c ontribu ti teorici sull'invecchiamento e sulla partecipazione
sociale ed una ricerca empirica sul territorio di Cesena.
In particolare, nel primo capitolo verranno riportati contributi teorici volti a spiegare e
descrivere l'invecchiamento come fase dello sviluppo umano, oltre che le sue sfide,
opportunità e risorse, l'invecchiamento attivo e il successful aging.
Nel secondo capitolo si discuteranno alcuni riferimenti teorici sul costrutto psicosociale
di partecipazione sociale e politica, le politiche sociali e le opportunità di
coinvolgimento invocate o realizzate, alcuni esempi di partecipazione degli over 60,
nonché la loro connessione con il benessere psicologico e sociale.
Nel terzo capitolo, infine, verrà presentato un contributo di ricerca empirica sul
contesto di Cesena volto ad indagare i percorsi e le motivazioni che hanno spinto venti
persone di età superiore ai 60 anni, bilanciati per sesso e per età, a scegliere di dedicare
agli altri il proprio tempo, le proprie energie e competenze attraverso esperienze di
volontariato e di impegno politico. Inoltre, tale contributo si è proposto di indagare le
rappresentazioni dei partecipanti alla ricerca in merito alla definizione di
invecchiamento latu senso , di buon invec c hiame nto, di soli tudi ne , de ll ‟ a nz iano come
risorsa (con quali modalità e forme) e raccogliere idee e progetti che si possano mettere
in campo per gli anziani. Parallelamente sono stati approfonditi aspetti quali il
benessere sociale, la partecipazione politica convenzionale e di nuova costituzione
(consiglio dei seniores), le reti sociali, il legame con la propria comunità territoriale, la
soddisfazione per la propria vita e la progettualità futura.
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CAPITOLO I
VIAGGIO NEL MONDO “ANZIANI”
La vecchiaia non rappresenta un destino predefinito,
ma un'avventura esistenziale da interpretare, a volte
da scoprire e inventare, sempre da vivere.
Marcello Cesa Bianchi
C osa sig nific a l‟inv e c c hi a re , c os ‟è la s e ne sc e nz a ; spesso sc or re ndo li br i e g iorn a li si
assiste ad una moltitudine di definizioni e sfumature più o meno accentuate o
stereotipate, che però sembrano non più adattabili al contesto attuale di chi vive tale
fase della vita senza voler riconoscersi in etichette convenzionalmente assegnate. La
definizione di anziano, o vecchio, si articola e si modifica con il trasformarsi della
società e del suo sistema di valori, fino ad assumere connotati positivi o invece, come
spesso a c c a de , rive l a tori di pr e g iudi z i e ster e oti pi ne g a ti vi. L 'a gge tt ivo “ ve c c hio”, se usato per un vino, un pezzo di antiquariato o un manoscritto, assume una connotazione
fortemente positiva mentre per le persone umane spesso indica un uomo o una donna
che in termini estetici, funzionali o mentali ha perso qualcosa di importante,
ritrovandosi di conseguenza in una situazione di inferiorità. È sufficiente sfogliare
qualche giornale o guardare qualche pubblicità o un social network per vedere come
spesso la società e i mass media dipingano la vecchiaia: incentivano sempre di più un
“ g iov a nil ism o sfr e na to”, rinne ga ndo l a vecchiaia o ridicolizzandola nei loro programmi
o nei video di Youtube; un anziano è un consumatore di medicine o di prodotti
religiosi, una fonte economica per figli e nipoti in difficoltà, un vecchio derubato,
maltrattato, maleducato, solo e malato, il cui massimo divertimento è quello di
"guardare i cantieri". Così, dal vecchio e saggio capofamiglia si passa alla figura del
vecchio portatore di problemi, un peso da scaricare in qualche centro diurno o da
affidare ad una badante adeguata. Una trasformazione, questa, che Giacomo Dacquino
(1992) definisce come passaggio da una società gerontocratica ad una gerontofobica,
da cui si spera vi sia un passaggio ad una società di persone e non di età (corsivo mio)
grazie a determinati impegni concreti. Lo stesso ruolo di persona saggia che trasmette
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conoscenze è stata soppiantata dalla velocità dei nuovi mezzi di comunicazione, dove
se si ha bisogno di ampliare le proprie conoscenze basta navigare su internet o leggere
qualche ebook. <<Quando muore un vecchio brucia una biblioteca>> recita un noto
proverbio africano; oggigiorno, invece, le uniche memorie sembrano essere quelle di
massa, computerizzate e facilmente trasportabili ovunque. Le storie e i racconti che
potrebbero trasmettere gli anziani sembrano smarrirsi, come conoscenze considerate
non più utili e non al passo con i tempi. Lo stesso valore della memoria sembra perdersi
quando la moderna farmacologia propone pillole per dimenticare, come se il passato o
lo stesso futuro siano meno utili del presente: forse anche quelli sono dei pesi di cui
liberarsi.
1.2 Tarda età adulta, young-old, senior, anziani: chi è l’anziano?
Definizioni e classificazioni.
Per me, la vecchiaia è sempre
di quindici anni più di me.
Bernard M. Baruch
Ogni età è caratterizzata da diverse acquisizioni cognitive ed affettive e da specifici
obietti vi di re a li z z a z ione pe rsona le. L a d e finiz ione di “ c ondiz ione a nz iana ” (Fac c hini , Rampazi, 2006) è un tema sul quale si lamenta spesso una carenza negli impianti
concettuali abitualmente utilizzati e non sempre di facile risoluzione. La difficoltà a
definire la vecchiaia emerge nella varietà dei tentativi di tracciare il limite oltre il quale
si diventa vecchi: ci si chiede se tale limite sia di carattere cronologico, funzionale,
psicologico o se possa essere desunto da ben definiti life markers della transizione fra
età adulta e età anziana, come per esempio il pensionamento, il diventare nonni o la
malattia cronica (Tamanza, 2001). La definizione di anziano tout court è vaga ed
elastica. Sia in ambito scientifico che nei rapporti tra individuo e società l'elemento che
viene assunto come indicatore dell'invecchiamento è rappresentato dall'età cronologica.
In altri termini, si definisce anziano un individuo che ha superato una soglia
convenzionale posta a 60- 65 a nni, c or risponde nte a ll ‟inc irc a a d un a lt ro pa r a metr o spesso uti li z z a to, ovve ro que ll o de i 65 a nni pr op osto ve rso la fine d e ll ‟O tt oc e nto da l
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cancelliere tedesco von Bismarck come limite minimo per il pensionamento. Nel
tentativo di non uniformare la condizione di tutte le persone anziane dai 60 anni in su,
altri studiosi della tarda età hanno distinto una senescenza graduale, che va dai 65 ai 75
anni, ed una senescenza conclamata, dai 75 ai 90, che può comportare il cronicizzarsi di
alcune malattie. Altri studiosi invece hanno proposto di definire e distinguere tra una
terza età, che va dai 60-65 anni ai 75, ed una quarta età, che va oltre i 76 anni.
I n r e laz ione a ll 'a tt ivi tà fisica e a l movi mento, ne ll a “ Enc y c lopedi a of S ports Medic ine a nd S c ienc e ”
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si distingue:
PRIMA ETÀ ANZIANA (65-75), dove si assiste a volte ad un modesto
a umento de ll ‟a tt ivi tà fisica in re laz ione a ll a ma gg iore dispo nibi li tà di tempo
libero risultante dal pensionamento;
MEDIA ETÀ ANZIANA (75-85), dove molti anziani hanno sviluppato diverse
disabilità fisiche;
AVANZATA ETÀ ANZIANA (>85), dove la maggior parte di loro diventa
totalmente dipendente
Birren (1959) ha proposto una distinzione tra età biologica, psicologica e sociale: con
“età biologica” Birren indica la posizione che l'organismo ricopre in relazione alla sua
potenziale longevità, riguardante il livello delle capacità funzionali degli organi vitali;
con “età psicologica” si intende il livello di adattabilità di un organismo, ossia il livello
delle capacità che permettono all'individuo di adattarsi alle richieste dell'ambiente
interno ed esterno, comprendente ad esempio le capacità di apprendimento e di
memorizzazione, i sentimenti, le capacità di autoregolazione e di esercizio di un
controllo interno sugli accadimenti; infine, con “età sociale” si fa riferimento alla
posizione dell'individuo lungo un continuum di ruoli e abilità sociali che ci si aspetta
debba ricoprire in base alla sua età cronologica. Questi tre diversi concetti
successivamente sono stati integrati nel concetto di età funzionale: <<Un indice
bilanciato delle capacità biologiche, psicologiche e sociali dell'individuo e delle sue
capacità di adattarsi in maniera competente ed efficiente alle richieste ambientali
inerenti al suo lavoro o alle sue condizioni di vita>> (Birren, Renner, 1987).
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www.sportsci.org
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Ulteriori classificazioni distinguono gli anziani tra: young old, old old (Tinker, 1981)
oldest old, over century.
ETICHETTE DISTINZIONE
ANAGRAFICA
DISTINZIONE FUNZIONALE
YOUNG OLD
giovani anziani
65-74 anni Vivono in modo indipendente senza alcuna
limitazione.
OLD OLD
anziani medi
75-84 anni Richiedono assistenza per parte delle loro attività
quotidiane.
OLDEST OLD
vecchi anziani
85-100 anni
Non più autosufficienti, richiedono assistenza per
tutte le loro attività quotidiane o necessitano di
ricovero in residenze assistite.
OVER CENTURY
ultracentenari
Oltre i 100 anni
tabella riadattata Cesa-Bianchi, 2009
Come ha sostenuto Tamanza (2001), questa classificazione si basa esclusivamente su
fattori quantitativi senza tener conto minimamente di quelli qualitativi che possono
influire sulla qualità di vita dell'anziano. In tal senso, è opportuno sottolineare come
l'anzianità vada analizzata non soltanto riferendosi a fattori puramente oggettivi, ma
anche a fattori soggettivi, ossia come e quando una persona inizia a percepirsi anziana.
Tuttavia la definizione per gruppi d'età sta diventando sempre meno rigida, lasciando
maggiori spazi a quadri non sempre semplici e lineari: ad esempio, si può chiamare
vecchia una persona che ha 65 anni di età ma che presenta condizioni psicofisiche per
nulla peggiorate rispetto agli anni precedenti o addirittura migliorate rispetto al
passato? Nulla di nuovo, potrebbe asserire qualcuno; infatti la vecchiaia, come altri
importanti momenti dello sviluppo umano, presenta forti variabilità individuali e
interindividuali relative alla vita biologica e a quella mentale, alla loro estrinsecazione e
ai loro rapporti, funzioni e processi. Ciò potrebbe esplicarsi, come anche sottolineato da
più autori (Cesa-Bianchi, 2003), nella conclusione per cui non esistono né una
psicologia né una biologia tipiche per un sessantacinquenne, un ottantenne o un
centenario. Una definizione di vecchiaia molto interessante è quella proposta da
Mar c e ll o C e sa B ian c hi e C a rlo C risti n i ne l loro l ibro “ Ve c c hio sa rà lei” ( 2009) , pe r i
quali "Sentirsi vecchio significa concentrarsi sugli aspetti negativi della condizione
anziana. Significa escludere di considerare gli aspetti positivi di tale condizione e