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Capitolo II
DEINTEGRAZIONE SENSORIALE NELLA
SCHIZOFRENIA
Per una normale esperienza di sé è essenziale un’adeguata integrazione sensoriale
(Gallagher, 2005; Zahavi, 2005; Craig, 2010; Gallese and Sinigaglia, 2011; Blanke,
2012; Damasio, 2012).
Infatti, ogni esperienza che abbiamo, formata da una composizione di input
multisensoriali, ci permette di avere la consapevolezza di noi stessi (Sass e Parnas,2003;
Gallagher, 2005; Damasio 2012).
Noi siamo in grado di percepire il nostro ambiente e noi stessi attraverso i nostri sistemi
sensoriali e il processo neurobiologico che ci permette di organizzare, elaborare e
integrare le informazioni in entrata dall’ambiente è chiamato integrazione
multisensoriale. Questo processo inizia con il rilevamento di input sensoriali da parte di
recettori specifici che traducono gli stimoli (luce, suono, chimici, temperatura) in
attività neurale.(Gallese, and Sinigaglia, 2011; Damasio, 2012)
2.1. Sistemi coinvolti nell’integrazione sensoriale
Anche se l'ingresso di tutte le modalità sensoriali è fusa, una differenziazione tra le loro
fonti (per esempio, dentro o fuori) è necessario per la capacità di distinguere tra sé e
non-sé e tra immaginazione e realtà. (Postmes e al. 2013) Proprietà specifiche di diverse
sistemi contribuiscono ad un paradosso all'interno del sé: sia una discriminazione che
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l'unità devono essere raggiunte, non solo tra sé e l'ambiente, ma anche tra le diverse
sfaccettature all'interno del sé.
La discriminazione tra sé e non-sé e il senso dei confini è offerto da propriocezione e il
tatto: sensazioni tattili formano un continuo "schema sensoriale" che copre tutto il corpo
e che è fondamentale per dare forma a confini fisici.
L’integrazione sensoriale si concentra principalmente su tre sistemi di base,
interconnessi fra loro già prima della nascita e continuano ad esserlo ed a svilupparsi
durante la crescita della persona e durante la sua interazione con l'ambiente. Questa
interrelazione è molto complessa e di grande importanza per la nostra sopravvivenza
poiché ci permette di fare esperienza e rispondere ai diversi stimoli del nostro ambiente.
(Bears, Connors, Paradiso, 2012).
Il sistema tattile fa sì che le sensazioni che originano sulla pelle (organo più esteso che
possediamo) come la pressione di un oggetto contro la cute, la temperatura ed il dolore
arrivino al cervello e da questo vengono codificati. In questo modo siamo in grado di
distinguere qualsiasi tipologia di esperienza tattile, dal dolore provocato da una puntura
di un insetto ad un colpo di martello (idem).
Quando il sistema tattile è immaturo o lavora in maniera inadeguata alla corteccia
cerebrale arrivano segnali neuronali anomali che portano ad un errata decodifica dello
stimolo. Ad esempio ci si può ritirare se si viene toccati, ci si può rifiutare di mangiare
alcuni cibi, di indossare alcuni vestiti, evitare di sporcarsi le mani con la sabbia, i colori
ecc o usare solo la punta delle dita per manipolare gli oggetti.
Questo perché si viene a creare un sovraccarico di informazioni al cervello che non
riescono a riorganizzarsi. Ciò può portare a comportamenti errati e ad una risposta
emotiva negativa conseguente al tatto (Bears, Connor, Paradiso 2012).
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Il sistema vestibolare, invece, coordina ed integra le informazioni riguardanti i
movimenti e la posizione del capo (per es. se è diritto o inclinato).
Inoltre ci fornisce il senso dell'equilibrio, aiuta a coordinare i movimenti e ad aggiustare
la postura corporea (Bears, Connors, Paradiso, 2012).
Una disfunzione a questo sistema può avere due conseguenze tra loro opposte:
una ipersensibilità alla stimolazione con conseguente reazione di paura ad attività
motorie consueti (es. salire e scendere uno scalino, arrampicarsi, dondolare ecc) oppure
iperreattività che comporta un continuo bisogno di stimoli (es. un eccessivo saltare,
girare su se stessi, saltare, ruotare ecc) (Bears, Connors, Paradiso 2012).
Inoltre, disturbi a questo apparato, provocano la disintegrazione degli input sensoriali e,
dunque, cambiamenti esperienziali angoscianti (Bear et al., 2012).
Infine, il sistema propriocettivo, ci informa sulla posizione delle varie parti del nostro
corpo, coinvolgendo muscoli giunture e tendini. Ci permette di manipolare oggetti
usando movimenti fino-motori (es. scrivere con una penna, mangiare con la forchetta) e
di adeguare il nostro corpo alle diverse situazioni (es. sedersi su una sedia o fermarci su
un bordo).
Quando il sistema propriocettivo non funziona correttamente diviene difficoltoso
svolgere queste attività quotidiane, si ha la tendenza a cadere e non si ha
consapevolezza della posizione del proprio corpo nello spazio.
Si possono assumere strane posture ed avere difficoltà nel manipolare oggetti piccoli
come un cucchiaio o dei bottoni (Bears, Connors, Paradiso et al., 2010).
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Un ultimo senso, di notevole importanza, coinvolto nell'integrazione sensoriale è
l'enterocezione che ci fornisce la percezione delle informazioni interne, la base per la
consapevolezza emotiva e la rappresentazione del corpo dall'interno. (Damasio, 2012).
Si presume che l'enterocezione non è solo coinvolta in una sintonizzazione emotiva per
l'ambiente, ma anche nella distinzione tra la propria emozione e quella degli altri.
Distinzione e sintonia tra sé e gli altri permettono l'impegno nelle interazioni sociali.
Incoerenza percettiva
La perdita di un’adeguata integrazione multisensoriale si chiama “incoerenza
percettiva”. Può essere provocata da input sensoriali contraddittori, o da un estremo
squilibrio tra i vari input sensoriali derivanti da una locale o generalizzata diminuzione
dei feedback somatosensoriali, o da input sensoriali contraddittori al punto che le
informazioni non possano essere unite in una percezione (L. Postmes e al. 2013).
Queste si possono verificare anche in situazioni non patologiche ad esempio quando ci
aspettiamo erroneamente un altro passo in cima alle scale, il piede affonda attraverso il
passo immaginato. Un altro esempio è quel breve momento in cui percepiamo che il
nostro treno sta partendo nella direzione sbagliata, quando in realtà, c'è un altro treno in
movimento dalla parte opposta o in caso di anestesia locale, l'incoerenza percettiva
persiste fino a che l'effetto anestetico non svanisce
Un ulteriore esempio di conflitto tra le informazioni sensoriali è associato a sensazioni
di un arto fantasma esistenti nei pazienti con arti amputati (L. Postmes e al. 2013).
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Si ipotizza che l'incoerenza percettiva può evocare esperienze di sé incoerenti tra cui
depersonalizzazione, ambivalenza, diminuito senso di essere autore delle proprie azioni,
e “allentamento delle associazioni tra pensieri, sentimenti e azioni che si trovano
nell'ambito dei disturbi del Sè'” come descritto da Sass e Parnas (2003).
2.2. Integrazione sensoriale e schizofrenia
La schizofrenia è spesso preceduta da distacco sub-delirante della realtà che può essere
considerato come manifestazione di disturbi del sé o come l'incoerenza percettiva. Nella
schizofrenia, il riconoscimento di sé la discriminazione tra sé e l’altro sono
compromessa da difetti in diversi meccanismi multisensoriali: la ridotta capacità di
riconoscimento del corpo, la disintegrazione di input sensoriali, l’incapacità di
distinguere tra input esterni ed interni. (Postmes e al. 2013)
Un gruppo di ricercatori guidati da Vittorio Gallese, professore di fisiologia al
Dipartimento di Neuroscienze all’Università di Parma, ha utilizzato la tecnica del fMRI
per osservare nei pazienti schizofrenici le risposte cerebrali a situazioni sociali, in
particolare relative all’osservazione di sensazioni corporee esperite da altri. L'ipotesi era
che i pazienti con schizofrenia potessero mostrare o
processi neurali anormali, collegati
all'integrazione multisensoriale ed alla differenziazione tra esperienze corporee del sé e
dell'altro, oppure alterate attivazioni neurali ausiliarie (meccanismi mirror) durante la
percezione sociale.
Il campione di questo primo studio era formato da un gruppo di 22
soggetti di controllo e 24 pazienti in una fase di esordio psicotico. Ai soggetti veniva
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fatto vedere un video dove una mano veniva a volte toccata, altre accarezzata, altre
ancora schiaffeggiata da un’altra. Dalla risonanza si è potuto vedere che l’area della
corteccia premotoria ventrale si attivava molto meno nei pazienti schizofrenici che nei
controlli, e l’attivazione era inversamente proporzionale alla gravità dei sintomi della
schizofrenia, in particolare rispetto alla percezione del sé. Inoltre, l’insula posteriore che
nei soggetti di controllo si “spegne” davanti all’esperienza tattile altrui, nei soggetti
schizofrenici rimane attiva, il che potrebbe indicare una compromissione della
differenziazione tra il sé e l'altro durante la percezione sociale. Gli autori dello studio
hanno ipotizzato quindi che nella schizofrenia, la corteccia premotoria ventrale e
l’insula posteriore possano essere strutture chiave alla base del crollo
dell’autoconsapevolezza che può condurre a un indebolimento dei confini del sé
(Ebisch, 2012).
Recentemente Gallese insieme ad un gruppo di ricercatori (Ferri, et al 2012; Ebisch,
Solana et al 2012) ha proposto che il sé corporeo possa essere radicato in esperienze
corporee motorie in cui il soggetto esperisce se stesso come creatore di strutture
corporee che permettono una specifica serie di azioni (Ferri, Gallese et al., 2011).
L’indagine a livello comportamentale e neuronale condotta mediante tecniche neuro-
imaging ha permesso di confermare l'esistenza di queste rappresentazioni corporee nella
popolazione normale (Ferri, Gallese et al., 2011)In questi studi partecipanti destrimani
sono stati sottoposti al compito di giudizio sulla lateralità usando come stimolo una
mano ruotata in cui la mano che doveva essere giudicata poteva essere sia del
partecipante che di un'altra persona. É noto che per risolvere questo compito é
necessario simulare mentalmente una rotazione motoria della propria mano. I risultati