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Capitolo 1 I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Nella maggior parte dei bambini, a meno che non vi sia un disturbo patologico o un ritardo
mentale, il processo di sviluppo delle capacità cognitive procede in modo armonico, con
variabili individuali più o meno marcate. Ogni bambino percorre coi propri ritmi le tappe di
acquisizione dello sviluppo linguistico. Le differenze tra i bambini fanno parte della
specificità di ognuno, non segnalano di per sé una patologia o un disturbo evolutivo. A volte
però queste diversità diventano più stabili e più evidenti tanto da non essere più attribuibili a
diversi tempi di apprendimento, ma ad altre cause. I disturbi dell’apprendimento sono un
esempio di queste differenze. Risulta tuttavia difficile individuare profili cognitivi in
bambini che hanno disturbi dell’apprendimento. Alcuni hanno problemi solo nella lettura,
altri solo nella scrittura, o in entrambi. Altri non riescono a leggere e a scrivere i numeri o a
fare semplici operazioni. Alcuni hanno tempi di attenzione brevi, sono irrequieti e
impulsivi. Insomma quello che emerge è che siamo di fronte ad una miriade di problemi non
facili da classificare. Il problema, oltre alla classificazione, è capire quali sono gli elementi
specifici di questi disturbi e quali invece gli effetti.
1.1 Una definizione o più definizioni?
È molto difficile dare una definizione chiara e precisa di questi disturbi. La definizione varia
in base al momento in cui il disturbo viene diagnosticato, da dove vive il bambino e
dall’orientamento dello specialista che lo visita.
Le definizioni più adottate sono quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e
quella dell’American Psychiatric Association.
L’ICD-10 (International Classification Of Diseases, 10° versione, dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, 1992) ci aiuta a definire questi disturbi:
“questi sono disturbi nei quali le modalità normali di acquisizione delle capacità in
questione sono alterate già nelle prime fasi di sviluppo. Essi non sono semplicemente
una conseguenza di una mancanza di opportunità di apprendere e non sono dovuti a una
malattia cerebrale acquisita. Piuttosto si ritiene che i disturbi derivino da anomalie
nell’elaborazione cognitiva legate in larga misura a qualche tipo di disfunzione
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biologica. Come per la maggior parte degli altri disturbi dello sviluppo, queste
condizioni sono marcatamente più frequenti nei maschi
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.” (OMS, 1992)
La classificazione dell’ American Psychiatric Association è piuttosto simile a quella
dell’OMS. Nel DSM-IV, il Manuale diagnostico dei disturbi mentali redatto
dall’associazione americana, si afferma:
“i disturbi dell’apprendimento vengono diagnosticati quando i risultati ottenuti dal
bambino in test standardizzati, somministrati individualmente, su lettura, calcolo o
espressione scritta risultano significativamente al di sotto di quanto previsto in base
all’età, all’istruzione e al livello d’intelligenza. Essi interferiscono in modo
significativo con i risultati scolastici o con le attività della vita quotidiana che
richiedono capacità di lettura, di calcolo e di scrittura.” (DSM-IV, 1996)
Quindi, riassumendo, si può affermare che per disturbi d’apprendimento (Learning
Disability, o DSA) si intende un gruppo eterogeneo di disturbi manifestati da significative
difficoltà nell'acquisizione e nell'uso specifico di abilità di ascolto, espressione orale, lettura,
ragionamento e matematica, presumibilmente dovuti a disfunzioni del sistema nervoso
centrale, mentre nelle altre funzioni i bambini sono allo stesso livello dei loro coetanei.
Possono coesistere con questi disturbi problemi nei comportamenti di autoregolazione, nella
percezione sociale e nell'interazione sociale, ma non costituiscono di per sé un disturbo
dell’apprendimento. Questi disturbi possono verificarsi in concomitanza con altri fattori di
handicap o con influenze estrinseche (culturali, d'istruzione, ecc.), ma non sono il risultato
di quelle condizioni o influenze.
Quando si parla di disturbi dell’apprendimento è corretto, come suggerisce l’OMS, fare
riferimento alle attività di base (leggere, scrivere e far di conto). Ma anche altre difficoltà
possono essere correlate a questi disturbi, in quanto sintomi minori, come le incertezze
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Sono i maschi ad avere la peggio. Il rapporto, infatti, è di 4 a 1 rispetto alle femmine. «Questo perché - spiega Magda
Di Renzo, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore scientifico dell'Istituto di Ortofonologia di Roma - i tempi di
maturazione per le bambine sono più rapidi». Dietro la dislessia, e più in generale ai problemi di apprendimento, si
nasconde infatti - secondo gli esperti - un problema di indipendenza e maturità.«Andare a scuola non è una corsa -
sottolinea Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo dell’infanzia e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma -
ma chi la vive in questo modo finisce per inciampare. Dobbiamo dare ai bambini il tempo di raggiungere i propri
obiettivi. Senza alcuna fretta».
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linguistiche, spaziali, temporali e motorie. A volte i bambini fanno fatica a leggere
l’orologio o ad allacciarsi le scarpe o ad eccellere nello sport perché mancano di
coordinazione. Alcuni non sono abili nel ricordare i nomi specifici di certe categorie oppure
in sequenza (i mesi dell’anno ad esempio oppure non riescono a contare alla rovescia).
Queste difficoltà non possono essere interpretate come disturbi dell’apprendimento, però
propongono interessanti quesiti circa la natura dei DSA.
1.2 Le forme dei disturbi d’apprendimento
I disturbi specifici dell’apprendimento comprendono il Disturbo della Lettura, il Disturbo
dell’Espressione Scritta, il Disturbo del Calcolo, e il Disturbo dell’Apprendimento Non
Altrimenti Specificato (DSM-IV).
Disturbi di lettura.
Questi disturbi sono i più noti e studiati. La principale caratteristica di questo disturbo è una
specifica e significativa compromissione nello sviluppo delle capacità di lettura. Le capacità
che risultano particolarmente compromesse sono: la comprensione, il riconoscimento della
parola, la lettura ad alta voce e, in generale, tutti quei compiti che
richiedono l’uso della lettura. Molto spesso possono essere presenti anche
difficoltà nella compitazione (isolare uditivamente i singoli fonemi che
compongono la parola da scrivere e selezionare i corrispondenti grafemi)
e storie di disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio.
Per poter diagnosticare un disturbo specifico della lettura la prestazione
del soggetto in compiti di lettura deve essere significativamente al di sotto del livello atteso
in base alla sua età, al suo livello intellettivo generale e alla sua scolarizzazione. Questo
accertamento può essere fatto somministrando individualmente al soggetto un test
standardizzato di accuratezza e comprensione della lettura (ad esempio le Prove di lettura
MT, Cornoldi e Colpo, 1995; 1998).
La diagnosi di dislessia non può essere formulata prima della fine della II classe elementare.
I parametri essenziali per la diagnosi di dislessia, nei sistemi verbali trasparenti come la
lingua italiana, sono la rapidità misurata come il tempo di lettura di brani, parole o sillabe, e
la correttezza misurata come numero di errori di lettura e scrittura, che si discostino per
difetto di almeno due deviazioni standard dalle prestazioni dei lettori della stessa età o
risultino di due anni inferiori rispetto all’età cronologica. La comprensione del testo non
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concorre alla formulazione della diagnosi di dislessia, anche se fornisce informazioni utili
sull'efficienza del lettore.
Nelle prime fasi di apprendimento della lettura possono essere presenti difficoltà nel recitare
l’alfabeto, nel riconoscere correttamente le lettere, nel fornire semplici rime per determinate
parole, ecc. Successivamente, nella lettura ad alta voce, possono presentarsi errori come
omissioni, sostituzioni, distorsioni o addizioni di parole o parti di parole, lentezza, false
partenze, lunghe esitazioni, perdita della posizione nel testo, espressività/interpretazione
inaccurata, inversioni di parole nelle frasi o di lettere all’interno delle parole. Per quanto
concerne invece i deficit nella comprensione della lettura, possiamo riscontrare incapacità a
ricordare le cose lette, a trarre conclusioni o inferenze, a usare le informazioni contenute nel
contesto del materiale letto (Tressoldi e Vio, 1996).
_Esempio di lettura gravemente alterata da errori caratteristici:
LI NASO CE SCABBA
NU GIONRO UN SIGORA ANBO IN DAGNO……BAGNO BER FASSI LA PAPA GUARBANDOSI
ELLO SBECIO… SPECCHIO SI ECCORSE……ACCORSE CE IL SUO UA…NASO IN MEZZO ALLE
FACCE CON CERA PIU……..PIU'.
SI AFFECCIO ALLE FINETRE A VIPE………E VIDE LI NASO BI….DIRIGHESRI VESRO…..VERSO
LI MARE EBERTO CESE IN STRA….DA BER…..PER INSEGIUIRLO MA CON ERRIVO NI
TEM…PO.
Traduzione:
Il naso che scappa.
Un giorno un signore andò in bagno per farsi la barba, guardandosi allo specchio si accorse che il naso, in
mezzo alla faccia non c'era più.
Si affacciò alla finestra e vide il naso dirigersi verso il mare aperto, scese in strada per inseguirlo ma non
arrivò in tempo.
_Esempio di lettura alterata ma meno compromessa del precedente esempio:
UN GIORNO LA MOGLIA…ANDO LA MARCATO E VIPE…..VIDE IL NASO BEL…DEL MARITO IN
MEZZO AI PESI.
SUDITO LO PORTO E CASA IL ME…..MARITO SUDITO CIESE….CHIESE MA PERCHE SEI
SCAPPATO ?
LI NASO RIPOSA MI BEVI…DEVI PROMETERA DI NON MA….METTERE LA DITA NEL NASO
ETRIMETI TAGLIA LA NUNGHIE.
Traduzione
Un giorno la moglie andò al mercato e vide il naso del marito su un banco , in mezzo ai pesci.
Subito lo portò a casa, il marito subito gli chiese: "ma perché sei scappato?"
Il naso rispose: "mi devi promettere di non metterti più le dita nel naso, altrimenti tagliati le unghie".
Esempi di scrittura dislessica tratti dal sito internet
http://www.ortofonologia.it/attivita-ricerca/olofonia/disturbi.htm
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Disturbi di scrittura.
Relativamente ai disturbi di scrittura, possiamo riconoscere diverse abilità di grafismo e di
scrittura del linguaggio. Per i problemi di grafismo, legati al coordinamento visuomotorio, si
riconoscono le difficoltà implicate nella riproduzione a memoria di un segno grafico
(ricordarsi come si scrive una lettera) o nella copia.
Figura 1_scrittura disgrafica di una bambina di 10 anni. si
noti la difficoltà di tenere il rigo, i numerosi stacchi,
l'irregolarità di altezze e il tratto poco flessibile e inceppato.
L'esame del processo di scrittura richiede la valutazione delle componenti disortografiche e
disgrafiche.
Per la diagnosi di disortografia - connessa con disturbi dell'area linguistica - vale la regola di
una quantità di errori ortografici che difettano in misura uguale o superiore alle due
deviazioni standard rispetto ai risultati medi dei bambini che frequentano la stessa classe
scolare; invece, la disgrafia sembra essere conseguenza di disturbi di esecuzione motoria
di ordine disprassico quando non fa parte di un quadro spastico
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o atassico
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o
extrapiramidale
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.
Anche per i disturbi di apprendimento della scrittura sono riconosciuti sottotipi correlati a
fattori linguistici (disortografia) e a fattori visuo-spaziali (disortografia, disgrafia) e, inoltre,
viene delineata una forma di difficoltà della scrittura dovuta a disturbi di esecuzione
motoria, di ordine disprassico (disgrafia).
Anche in questo caso la valutazione può essere effettuata sulla base di un test standardizzato
di compitazione somministrato individualmente (ad esempio il Programma MT di
prevenzione e trattamento delle difficoltà di lettura e scrittura, Cornoldi e Gruppo MT,
1994).
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Un quadro spastico si ha quando il soggetto è affetto da spasmo, e presenta ipertonicità muscolare, rigidità del corpo e
mancanza di coordinazione dei movimenti.
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Atassia: mancanza di coordinazione dei movimenti intenzionali. Risulta compromessa la capacità di afferrare oggetti.
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Sistema extrapiramidale: insieme di vie e di centri nervosi che agiscono direttamente o indirettamente sulla corretta
azione motoria, controllando le reazioni istintive orientate e adattandole al movimento volontario, coordinato dal
sistema piramidale.
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Disturbi nell’apprendimento matematico.
Questo disturbo implica una specifica compromissione delle abilità aritmetiche e, in
particolare, dalla padronanza delle capacità di calcolo fondamentali proprie delle quattro
operazioni. Esso si caratterizza per l’incapacità a comprendere i concetti alla base di
particolari operazioni aritmetiche, mancata comprensione dei termini o dei segni
matematici, mancato riconoscimento dei simboli numerici, difficoltà ad attuare
manipolazioni aritmetiche standard, difficoltà a comprendere quali dati sono pertinenti al
problema aritmetico in esame, difficoltà ad allineare correttamente i numeri o a inserire
decimali o simboli durante i calcoli, difettosa organizzazione spaziale dei calcoli aritmetici,
incapacità ad apprendere in modo soddisfacente le tabelle della moltiplicazione.
Le prestazioni aritmetiche del bambino devono essere significativamente al di sotto del
livello atteso in base alla sua età, al suo livello intellettivo generale e alla sua
scolarizzazione. Anche in questo caso la valutazione può essere effettuata sulla base di un
test aritmetico standardizzato somministrato individualmente (ad esempio il test ABCA/Test
delle abilità di calcolo aritmetico, Lucangeli et al., 1998 e il Test AC-MT, Cornoldi et al.,
2002).
Dagli studi emerge che i bambini che presentano questo disturbo tendono ad avere capacità
uditivopercettive e verbali nella norma, mentre le capacità visuopercettive e visuospaziali
sono compromesse. Questo è in contrasto con quanto accade, invece, per molti bambini con
disturbi della lettura (Tressoldi e Vio, 1996). La diagnosi di discalculia non può essere
formulata prima della III elementare, anche se già nel primo ciclo elementare possono
essere rilevate discrepanze fra le capacità cognitive globali e l'apprendimento del calcolo
numerico (che comprende la numerazione bidirezionale, la transcodifica, il calcolo mentale,
l'immagazzinamento dei fatti aritmetici, il calcolo scritto). La valutazione si riferisce alla
correttezza e soprattutto alla rapidità. L'efficienza del problem solving matematico non
concorre alla diagnosi di discalculia evolutiva, ma appare correlato al livello delle
competenze cognitive o al livello di competenza linguistica. Per la discalculia sono
individuati diversi tipi di disabilità che riguardano: la processazione dei numeri, cioè il
riconoscimento dei simboli numerici e la capacità di riprodurli graficamente e organizzarli
nello spazio, il sistema del calcolo con l’utilizzazione di procedure per eseguire le
operazioni matematiche, e la risoluzione dei problemi aritmetici che comporti l’analisi dei
dati e l’organizzazione del piano di lavoro.