4
INTRODUZIONE
Secondo la WHO in Italia l’86% dei decessi, il 77% della perdita di
anni di vita in buona salute, e il 75% delle spese sanitarie sono
correlate allo stile di vita e dipendono dall’esposizione a diversi
fattori di rischio, la maggior parte dei quali sono direttamente o
indirettamente collegati all’alimentazione: obesità e sovrappeso,
abuso di alcool, scarso consumo di frutta e verdura, dislipidemia e
ipertensione arteriosa, oltre naturalmente al fumo di tabacco
1
.
Non stupisce quindi se il World Cancer Research Found consideri
la dieta la variabile più potente nell’influenzare, nel bene e nel
male, lo stato di salute
2
.
Le evidenze scientifiche in nostro possesso ci permettono inoltre
di determinare con esattezza i principi alla base di una dieta sana
ed equilibrata, ma a fronte di queste evidenze è diffusa,
soprattutto nei paesi occidentali, la tendenza ad orientarsi verso
modelli dietetici che violano in modo più o meno sistematico le
linee guida alimentari, e l’Italia, pur essendo un paese ricco di sane
tradizioni, non fa eccezione.
Come vedremo nel primo capitolo, mentre cresce il numero degli
studi scientifici che confermano il valore nutrizionale della dieta
mediterranea, le trasformazioni sociali, culturali, ed economiche, e
soprattutto i rapidi processi di industrializzazione e globalizzazione
alimentare che hanno investito il nostro paese negli ultimi
decenni, hanno profondamento modificato le abitudini alimentari
di adulti e bambini, ed oggi si assiste alla tendenza, maggiormente
diffusa nelle regioni del meridione, ad orientarsi verso un profilo
dietetico che si discosta dal modello tradizionale di tipo
mediterraneo, tendenza che insieme ad altri fattori tipici dello stile
1
http://www.who.int/chp/chronic_disease_report/contents/Italian%20full%20r
eport.pdf
2
http://discovery.ucl.ac.uk/4841/1/4841.pdf
5
di vita occidentale, si associa al sovrappeso e all’obesità,
contribuendo all’epidemia delle cosiddette “malattie del
benessere”.
Nel secondo capitolo sarà invece presentata una rassegna di studi
che partendo da prospettive diverse convergono nell’evidenziare il
ruolo fondamentale della famiglia nei processi di sviluppo del
comportamento alimentare, e dopo aver aggiornato il lettore sui
contenuti emersi in occasione della carta di Milano siglata ad Expo
2015 a favore di una cultura alimentare sana ma anche rispettosa
dell’ambiente, si evidenzieranno i contributi del Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che in linea con tali
studi sottolineano l’importanza di coinvolgere la famiglia nei
programmi di educazione alimentare orientati alla promozione
della salute in età evolutiva.
Poiché un’adeguata conoscenza del corretto stile alimentare
rappresenta uno dei presupposti affinché i genitori educhino i figli
ad una sana alimentazione, nel paragrafo 2.6 verranno evidenziati
i risultati delle ricerche condotte per valutare il livello di
conoscenza delle linee guida alimentari da parte genitori italiani,
mentre nel paragrafo 2.7 si introdurrà il lettore alla domanda
cardine della ricerca che verrà presentata nel terzo capitolo: i
genitori conoscono lo stile alimentare dei propri figli?
Si tratta di una questione estremamente rilevante dal momento
che la percezione genitoriale del comportamento alimentare del
bambino, più che il comportamento effettivo, predice le strategie
che i genitori attuano per regolare l’alimentazione dei propri figli.
A tal proposito, diversi studi hanno dimostrato che le madri di
bambini obesi tendono a sottostimare lo stato ponderale dei
propri figli e la quantità di alimenti assunti con la dieta.
Nonostante l’inadeguatezza quantitativa e qualitativa
dell’alimentazione rappresenti un importante fattore di rischio per
la genesi dell’obesità infantile, nonché di diverse condizioni
6
patologiche la cui incidenza aumenta con l’età, e che non
necessariamente sono associate all’aumento dello stato
ponderale, le ricerche che hanno cercato di valutare l’adeguatezza
della percezione genitoriale si sono focalizzate su campioni di
bambini obesi, trascurando invece quei bambini che violando in
modo più o meno sistematico le linee guida alimentari,
presentano fattori di rischio per la salute senza mostrare un
aumento significativo dello stato ponderale.
Sulla base di queste considerazioni, la ricerca che sarà presentata
nel terzo capitolo intende invece valutare l’adeguatezza della
percezione genitoriale del comportamento alimentare dei bambini
a prescindere dal loro stato ponderale. Più specificatamente, la
ricerca intende verificare se i genitori di bambini il cui profilo
alimentare si discosta significativamente dalle linee guida nazionali
ed internazionali, tendano a sovrastimare la frequenza con cui i
propri figli mangiano alimenti che rappresentano un fattore
protettivo, come frutta e verdura, e/o a sottostimare la frequenza
con cui i figli consumano alimenti che invece costituiscono un
fattore di rischio per la salute, come affettati, e alimenti ricchi di
zuccheri, come merendine e bibite gasate.
7
1. I bambini italiani tra dieta mediterranea e
globalizzazione alimentare
1.1. Origini e virtù della dieta mediterranea
Culla di numerosissime civiltà fiorite proprio sulle sue sponde, il
Mediterraneo è da sempre lo spazio che separa ed unisce popoli
diversi, i quali fin dall’antichità hanno condiviso cibi, e con essi
usanze, culture e tradizioni.
La dieta mediterranea alla quale oggi facciamo riferimento
presenta uno stretto legame in particolare con le abitudini
alimentari della tradizione greco-romana che si è sviluppata in
quel territorio dell’Italia meridionale colonizzato dai greci a partire
dal VIII secolo a.C., ma le sue origini affondano le radici nelle terre
della mezzaluna fertile, dove antichi popoli si stanziarono per
dedicarsi all’agricoltura
3
.
In contrapposizione con le usanze alimentari delle popolazioni
barbariche che praticavano il nomadismo nelle regioni del Nord,
caratterizzate principalmente da carne animale, burro e birra, i
popoli dell’area mediterranea prediligevano un’alimentazione di
origine vegetale, basata sul consumo di cereali, legumi, olio
d’oliva, frutta, verdura e vino
4
.
Arricchendosi degli intrecci tra popoli e culture diverse, la dieta
mediterranea si è tramanda nel corso dei millenni mantenendo un
carattere costante nel tempo, ed è oggi apprezzata come elisir di
lunga vita
5
, ma anche come insieme di usanze e tradizioni
3
E. Moro, La dieta mediterranea: mito e storia di uno stile di vita.
4
http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/minisiti/alimentazione/
sezioni/origini/articoli/agricole.html
5
Dei benefici per la salute si parlerà a breve.
8
sviluppatesi in quello “spazio vitale di relazioni” che il
Mediterraneo rappresenta
6
.
Secondo l’UNESCO la dieta mediterranea costituisce un
patrimonio culturale dell’umanità in quanto “… promuove
l'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei
costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità …
si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce
la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei
mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del
Mediterraneo"
7
.
La dieta mediterranea non è quindi solo un insieme di abitudini
alimentari, ma come suggerisce l'etimologia della parola “dieta”
(dal greco diaita) rappresenta uno stile di vita, un modus vivendi
basato sulla convivialità, la stagionalità, i prodotti locali, e le
attività connesse al territorio.
A dispetto della sua storia antica, la dieta mediterranea si è
affermata come modello nutrizionale solo negli anni’60 grazie al
fisiologo americano Ancel Keys
8
.
Sbarcato in Italia al seguito dell’esercito alleato, Keys si trasferì in
un piccolo villaggio di pescatori del Cilento per dedicarsi insieme ai
suoi collaboratori alla ricerca epidemiologica Seven Countries
Study, basata sul confronto dei regimi alimentari di 12.000
persone di età compresa tra 40 e 59 anni, sparse in sette Paesi del
mondo (Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Olanda, Stati Uniti e
Jugoslavia), la quale ha evidenziato che la mortalità per infarto è
molto più bassa presso le popolazioni mediterranee rispetto a
paesi, come la Finlandia, dove la dieta è ricca di grassi saturi
(burro, strutto, latte e suoi derivati, carni rosse)
9
.
6
http://www.dietamedunesco.it/formazione/videolezioni/item/il-valore-
sociale-e-culturale-della-dieta-mediterranea-la-convivialita
7
http://www.unesco.it/cni/index.php/news/174-la-dieta-mediterranea-e-
patrimonio%20immateriale-dellumanita
8
https://it.wikipedia.org/wiki/Ancel_Keys
9
A. Keys, Seven countries study: a multivariate analysis of death and coronary
heart disease.
9
I risultati della ricerca, insieme a ricette tradizionali e a riflessioni
sul valore sociale della dieta mediterranea, furono pubblicati nel
1975 in how to eat well and stay well, the mediterranean way,
libro che ebbe una risonanza tale nella comunità scientifica che da
allora non passa un solo anno senza che uno nuovo studio metta
in luce le virtù della dieta mediterranea.
La dieta mediterranea si associa alla longevità
10
, ad una riduzione
della mortalità totale
11
, ad un’incidenza inferiore di patologie
cardiovascolari, del diabete 2, della sindrome metabolica e
dell’obesità
12
, circa il 30% dei tumori potrebbero essere prevenuti
con una dieta ricca di alimenti vegetali come quella
mediterranea
13
, ed esiste persino una ricerca che evidenzia un
possibile ruolo protettivo della dieta mediterranea nei confronti
dei disturbi depressivi
14
.
1.2. Media, industrializzazione, e globalizzazione
alimentare
La dieta mediterranea si è conservata per così dire “intatta” fino
allo sviluppo industriale che ha investito l’Europa e l’America a
partire dalla seconda metà del 1800 con profonde ripercussioni sui
consumi alimentari dell’intera popolazione.
10
A. Trichopoulou et al., Adherence to a Mediterranean diet and survival in a
Greek population; DR Shahar et al., Mediterranean Diet and Longevity; FR Pérez-
López et al., Effects of the Mediterranean diet on longevity and age-related
morbid conditions.
11
F. Sofi et al., Adherence to Mediterranean diet and health status: meta-
analysis.
12
T. Psaltopoulou et al., Olive oil, the Mediterranean diet, and arterial blood
pressure: the Greek European Prospective Investigation into Cancer and
Nutrition (EPIC) study.; K. Esposito et al., Mediterranean diet improves erectile
function in subjects with the metabolic syndrome; R. Estruch et al., Effects of a
Mediterranean-style diet on cardiovascular risk factors: a randomized trial; E.
Garcia-Fernandez et al., Mediterranean diet and cardiodiabesity: a review; D.
Sleiman et al., Effect of mediterranean diet in diabetes control and
cardiovascular risk modification: a systematic review.
13
http://www.who.int/nutrition/publications/public_health_nut6.pdf
14
A. Sánchez-Villegas, et al., Association of the Mediterranean Dietary pattern
With the Incidence of Depression.