4
deve a persone disabili che raccontano la loro esperienza
personale.
Nel presente scritto inizialmente si è analizzato come nasce il Sé,
come questo si sviluppa, secondo le teorie della moderna
psicologia. Inoltre sono stati evidenziati gli effetti che il sé
produce una volta formatosi; il ruolo che svolge l’autostima per
una positiva percezione del Sé e come questo si sviluppa
attraverso il grado dell’autostima e dell’autoefficacia percepita
dall’individuo per la sua salute, nonché l’importanza di tutti
questi fattori nel periodo della crescita adolescenziale.
Nel secondo capitolo si è presa in considerazione l’immagine di
Sé legata al corpo, mettendo una breve introduzione storica del
concetto di corpo, dai tempi antichi fino all’attuale concezione di
schema corporeo e di immagine corporea con le loro differenze
concettuali. L’approccio è sempre dal punto di vista psicologico,
rilevando brevemente alcune sindromi neuropsicologiche
attinenti allo schema corporeo e alla percezione dell’immagine
corporea, alla sua formazione sin dalla più tenera età, per arrivare
al periodo adolescenziale che in alcuni casi, a causa della
discrepanza tra corpo ideale e quello reale, può creare disturbi di
percezione che spesso portano ai disturbi della condotta
alimentare.
Il terzo e quarto capitolo hanno come tema la disabilità. Come
dicevamo il concetto di Sé e il concetto di immagine corporea
nelle persone in situazione di handicap è molto difficile da
costruire in modo equilibrato, non tanto a causa del deficit ma
soprattutto per cause esterne, sociali e ambientali, oltre che
psicologiche. Si mette in evidenza come l’ambiente inteso quale
5
prodotto sociale e culturale contribuisce a creare la sua
formazione.
In modo specifico nel terzo capitolo, si è osservato come la teoria
dell’attaccamento cerchi una risposta al fatto che lo sviluppo del
bambino non si svolge attraverso il passaggio in vari stadi, ma
che egli risponde sin dalla nascita alle stimolazioni sociali sia da
parte dei genitori, in modo specifico della madre, che di tutte le
persone che entrano in contatto con lui. Di come sia difficile
accettare la nascita di un bambino con deficit, del trauma che ciò
comporta sia per i genitori sia per l’intero sistema familiare, e di
come questo influenzi la sua crescita. Si è messo in evidenza il
fatto che la persona disabile non è mai considerata adulta, non
cresce mai…., come questa condizione di eterno bambino lo
limiti ancora di più di quanto possa fare il deficit stesso. Di come
ciò influisca nei suoi rapporti interpersonali, di come sia difficile
esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti a carattere
sociale, relazionale e sessuale. Emerge l’importanza della
classificazione OMS, nei confronti dei termini “menomazione”
“disabilità” “handicap”, di come queste distinzioni siano
importanti per un concetto più giusto nei confronti della persona
disabile.
Dalle osservazioni svolte in questo lavoro si è cercato di capire se
possa esserci la probabilità che vi sia la soddisfazione del corpo
con deficit fisico, e di come la società, la cultura dominante, i
mass-media tentino di negare questa possibilità, ancorandosi
ancora a pregiudizi che si mascherano ma che difficilmente
tendono a scomparire.
6
È stato considerato anche il senso d’inferiorità della persona
disabile, rifacendomi alle teorie della psicoanalisi, che hanno
visto in Alfred Adler il maggior esponente, considerando
brevemente anche altri autori, come Karen Horney, L. Vygotskij.
L’ultimo argomento riguarda la Qualità della vita, e come
ultimamente questa abbia assunto una certa importanza, anche a
livello di studio e di ricerca tra gli esperti del settore per dare una
maggiore possibilità di vita “normale” a chi non può svolgere
tutte le attività che una vita considerata normale richiede.
7
Capitolo primo
Le dimensioni sociali del Sé
8
Sin dai tempi antichi i
filosofi hanno ammonito:
“Conosci te stesso”,
perché il Sé è oggetto di
conoscenza.
I.1 LA PERCEZIONE DEL SÉ
Un’impressione coerente di se stessi si compone di due
elementi: il concetto di Sé, cioè, la costellazione di elementi cui
una persona fa riferimento per descrivere se stessa, ciò che
sappiamo di noi stessi; e l’autostima, cioè una valutazione circa
le informazioni contenute nel concetto di Sé, è quello che
proviamo nei confronti di noi stessi (Arcuri, 1985). La ricerca ha
dimostrato che i bambini cominciano a riconoscere la propria
immagine allo specchio attorno ai due anni d’età (Lewis e
Brooks-Gunn, 1979).
Tuttavia lo sviluppo di un concetto di Sé richiede molto più
tempo. L’aspetto importante di un processo di crescita armonica
ed equilibrata consiste nella possibilità di una consapevole
conoscenza delle proprie caratteristiche fisiche, psichiche e
relazionali. Ci sono momenti nella vita degli individui in cui
diventano cruciali certe domande apparentemente semplici, ma
che nascondono grandi complessità, per es. “Chi sono io
realmente?”, “Quali sentimenti sto provando in questo
momento?”. L’interrogarsi sulle proprie abilità e competenze,
ecc..Tutte le decisioni che prendiamo, tutte le azioni che
9
desideriamo intraprendere o che realizziamo, prendono forma da
assunzioni riguardanti il “Che cosa” o il “Come” siamo.
Il Sé è definito come “la somma complessiva di tutto ciò che
l’individuo può chiamare suo: non solo il corpo e le facoltà
psichiche, ma anche i suoi vestiti e la propria casa, la famiglia, i
suoi antenati e i suoi amici, la sua reputazione e le sue opere, le
sue terre e i suoi cavalli….” (James, 1890).
Gli autoconcetti individuali, vale a dire quelli riferiti a se stessi
(come, per es. la consapevolezza d’essere estroverso, timido,
bello…) non sono delle immagini riflesse da uno specchio, con
carattere di realtà assoluta; piuttosto il concetto del Sé è il
risultato di un processo d’integrazione e organizzazione tra
numerose ed eterogenee informazioni (Mischel., 1986).
Il Sé ha la caratteristica d’autoriflessività, vale a dire è in
grado di considerarsi soggetto e oggetto di conoscenza, di porsi
delle domande e di formulare delle risposte (Casula, 1995).
10
I.2 Il SÉ COME AGENTE DI CONOSCENZA
Il Sé come agente di conoscenza rappresenta l’Io attivo
dell’individuo, quella parte dell’identità che guida i processi di
apprendimento sociale e le variabili cognitive che determinano i
comportamenti sociali. Il Sé come agente di conoscenza
garantisce all’identità personale la percezione di una continuità
nel tempo, la possibilità di differenziarsi rispetto agli altri e di
compiere un’elaborazione delle conoscenze vissute. Il Sé come
oggetto di conoscenza rappresenta le parti che costituiscono
l’identità di cui l’Io attivo è consapevole (Pravettoni, 1994). Si
costituisce in tre parti distinte:
1- Un Sé materiale, vale a dire la rappresentazione del proprio
corpo e dei propri beni.
2- Un Sé spirituale, vale a dire la rappresentazione dei propri
valori, delle proprie convinzioni, della propria coscienza e dei
meccanismi psicologici che la regolano.
3- Un Sé sociale, in pratica le rappresentazioni del proprio
modo di relazionarsi con gli altri, dei propri ruoli e della propria
personalità. Il concetto di Sé si realizza anche attraverso la
percezione che gli altri hanno di noi stessi. La persona diventa
oggetto, nella relazione sociale, e identifica tanti Sé quanti sono
le persone che si costituiscono un’immagine mentale di lei
(Pravettoni, 1994).
11
I.3 I DIVERSI APPROCCI DELLA PSICOLOGIA
Per la psicologia ci sono diversi modi di intendere il Sé, in
funzione della corrente teorica di riferimento.
• L’approccio comportamentista
Il Sé è descritto come una delle funzioni di regolazione e di
controllo dei comportamenti umani. Essendo il
comportamentismo orientato solo alle diverse possibili modalità
di risposta allo stimolo, è poco interessato ad una
rappresentazione esistenziale e soggettiva del Sé. Unica funzione
riconosciuta al Sé è di autocontrollo nella valutazione dello
stimolo. Il Sé ha la capacità di conoscere e di agire; di codificare
e categorizzare gli eventi che accadono; influisce sulle
aspettative, permette di esprimere dei valori soggettivi per
giudicare gli effetti di un comportamento e, infine, costituisce il
sistema di autoregolazione che filtra le situazioni della vita
(Mischel, 1973). Dal punto di vista comportamentista, il concetto
del Sé ben si adatta alla teoria del “Locus of controllo” di Rotter
(1975), secondo la quale un Sé ben sviluppato permette un
controllo interno su ciò che accade come prodotto delle proprie
azioni (Rotter., 1975).
12
• L’approccio fenomenico
Considera il Sé come principio organizzatore del significato
ultimo del comportamento umano. I comportamenti non sono
semplice funzione dello stimolo che li ha determinati ma,
piuttosto, dipendono dal significato globale che è loro attribuito
dall’individuo in funzione delle sue percezioni e dei suoi valori.
Lo sviluppo del Sé si realizza in due momenti distinti. In una
prima fase l’individuo interiorizza le reazioni che gli altri
possono manifestare nei suoi confronti e, in seguito, le proprie
reazioni ai comportamenti degli altri. Nella seconda fase, lo
sviluppo del Sé permette di integrare gli atteggiamenti
individuali con quelli sociali, in funzione del gruppo al quale la
persona appartiene (Mead., 1966). Mead distingue il Sé in “me”,
inteso come oggetto di riflessione del proprio atteggiamento
individuale rispetto al gruppo sociale, e nell “io” che è la
reazione unica dell’organismo agli atteggiamenti degli altri.
• L’approccio socio-cognitivo
Considera il Sé come responsabile dello sviluppo delle
strutture cognitive e motivazionali dell’individuo. E’ un sé
operante, poiché permette all’individuo di svolgere un ruolo
attivo rispetto alle proprie esperienze. E’ il Sé della persona che
attribuisce un determinato significato all’esperienza, formulando
ipotesi e soprattutto adeguando gli eventi esterni alla dimensione
personale.