INTRODUZIONE
Questa tesi si propone di sottolineare l’importanza del gioco e delle
attività ludiche per i bambini ricoverati in ospedale andando ad
analizzare il ruolo fondamentale degli educatori, i quali hanno il
compito di aiutare i bambini e i loro genitori che vivono in
situazioni di disagio. La funzione dell’educatore è fornire al
bambino un ambiente accogliente per giocare e distrarsi dal
contesto di ospedalizzazione nel quale si trova attraverso il gioco e
l’organizzazione di altre attività come la pittura, il disegno, la
lettura, la narrazione e la creazione di laboratori di musica e
grafico-espressivi. Il suo ruolo deve essere funzionale alla
creazione di quella base comunicativa che può facilitare
l'adattamento del bambino ospedalizzato e della sua famiglia, il
rapporto che si viene a creare tra educatore-bambino-famiglia è di
fondamentale importanza perché funge da supporto e sostegno per
affrontare al meglio l’esperienza spesso traumatica
dell’ospedalizzazione. I bambini che entrano in ospedale, anche per
pochi giorni, possono vivere in situazioni psicologiche abnormi che
facilmente sono causa dell’insorgenza di disturbi psicologici:
lontananza dalla famiglia, estraneità e pesantezza dell’ambiente
ospedaliero, pratiche mediche e infermieristiche disturbanti e
talvolta dolorose, limitazioni di movimento, “vissuti” della malattia
negativi. Tutto questo può provocare disturbi psicologici nel
bambino: aggressività, ansia, arresti dello sviluppo della
personalità. Studi ed esperienze hanno ampiamente dimostrato e
dimostrano che l’attività ludica può prevenire e curare questi
disturbi. Pertanto il “gioco” in ospedale non deve essere concepito
solo come attività generica e piacevole ma ha anche un’importante
valenza “terapeutica”.
Quindi possiamo considerare la presenza di una ludoteca nelle
strutture ospedaliere, costituita da educatori qualificati, fattore
essenziale e necessario per migliorare la qualità della degenza in
ospedale dei bambini in età evolutiva. In particolare ho preso in
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considerazione la Ludoteca dell’ ospedale pediatrico Bambin Gesù
in cui ho svolto il mio tirocinio. Qui mi sono occupata della
gestione delle attività ludiche per bambini lavorando a fianco di
educatrici specializzate, imparando a rapportarmi con bambini di
diverse età e con diverse problematiche.
Da questa esperienza ho imparato tanto e ho capito quando sia
importante per questi bambini anche solo un sorriso di conforto e
questo mi ha spinto a scrivere questa tesi con la speranza che con il
tempo ogni ospedale possa possedere al suo interno una struttura
dove i bambini ricoverati e le loro famiglie possano trovare un
angolo di sollievo e di conforto dalla realtà difficile dell’ ospedale.
Il lavoro è suddiviso in cinque capitoli: nel primo vengono messi in
evidenza i bisogni del bambino ricoverato e della sua famiglia che
si trovano a dover vivere una esperienza difficile come quella
dell’ospedalizzazione; inoltre viene data una definizione di che
cos’è una Ludoteca e quali funzioni è portata a svolgere all’interno
degli ospedali; viene poi messo in evidenza l’importanza del gioco
nelle strutture ospedaliere e il ruolo dell’educatore nel processo di
miglioramento della qualità della degenza dei piccoli pazienti,
mettendo in primo piano il rapporto di fiducia reciproca che si
viene ad instaurare tra bambino-educatore-genitori.
Nel secondo capitolo viene presa in considerazione una modalità
terapeutica alternativa e basata sull’ utilizzo del sorriso,
analizzandone l’importanza, l’utilità e soprattutto l’efficacia nelle
strutture ospedaliere, parlando anche del maggior rappresentante di
questo tipo di “terapia” il dott. Patch Adams che ha diffuso il suo
modo di curare le persone tramite il sorriso in tutto il mondo; infine
viene messo a confronto il riso e il sorriso spiegando le differenze
di due modi diversi di esprimere emozioni e sentimenti, mettendo
in risalto l’importanza di un sorriso all’interno degli ospedali per
migliorare la vita del bambini ricoverati e dei loro familiari.
Il terzo capitolo invece analizza in particolare terapie alternative
che vengono spesso utilizzate in ospedale, soprattutto per i “piccoli
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pazienti” come la Clown-terapia, l’arte-terapia e la pet-terapy,
ormai molto diffuse in Italia nelle corsie di ospedale.
Vengono poi menzionate le maggiori Associazioni italiane che si
occupano di salvaguardare la salute e il benessere mentale, oltre che
fisico, dei bambini ricoverati. Nel quarto capitolo, invece, viene
dedicato un lavoro di tipo sperimentale, che si concretizza nella
stesura e nell’analisi comparativa delle risposte di un questionario,
somministrato agli educatori della Ludoteca “Il castello dei giochi”
del Bambin Gesù e ad alcuni bambini che la frequentano, per
indagare sulle seguenti tematiche: la funzione e l’utilità delle
ludoteca, il rapporto bambino-educatore e il rapporto educatore
famiglia. All’ultimo capitolo viene lasciato spazio per la
valutazione e il monitoraggio degli educatori nel processo
formativo, come mezzo utile e indispensabile per migliorare il
rendimento e assicurare un costante controllo di ogni struttura
educativa e per consentire ad essa di autoregolarsi.
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CAPITOLO 1
UN OSPEDALE A MISURA DI BAMBINO
1.1 L’ESPERIENZA DEL RICOVERO NEL BAMBINO
“Per affrontare tale compito il cuore e la
ragione non devono più rimanere separati.
Il nostro cuore deve conoscere il mondo della
ragione, e la ragione deve essere guidata da
un cuore vigile.”
(B. Bettelheim)
In questi ultimi tempi la medicina e la scienza hanno compiuto progressi
importanti e significativi. Molte di quelle malattie che fino a ieri venivano
definite “incurabili”, oggi registrano un tasso di guarigione che supera il
50%. Si può quindi affermare che dal punto di vista della “salute fisica” le
possibilità di ricevere cure adeguate e guarire vadano migliorando di anno in
anno. Ma purtroppo ci troviamo di fronte ad una mancata considerazione, da
parte di chi dirige le aziende sanitarie, del problema della “salute mentale”
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del bambino ricoverato e della sua famiglia. E’ come se il progresso della
“ragione”, di cui parla Bettelheim, portasse con sé degli effetti collaterali che
inaridiscono le funzioni di un buon “cuore vigile”, riducendone la capacità di
stabilire relazioni significative con gli altri.
Eppure i pericoli derivanti dal trauma emotivo dell’ospedalizzazione in età
evolutiva sono già noti da tempo. Infatti già nel 1936 veniva emanata in Italia
una circolare ministeriale che accoglieva un progetto per ridurre i “danni alla
carriera scolastica e danni morali allo sviluppo armonico della personalità”
dei bambini malati. Ciononostante oggi sono ancora troppo pochi gli ospedali
pediatrici italiani che sembrano essersi posti seriamente il problema relativo
ai danni conseguenti alla permanenza in ospedale dei bambini.
Il ricovero in ospedale per un bambino è quasi sempre un evento traumatico
ed improvviso. All’ inizio i medici, le infermiere, gli ausiliari e tutto il
personale ospedaliero sono per un bambino solamente camici bianchi
anonimi che si muovono in uno spazio sconosciuto; più piccolo è il bambino
e più queste figure possono essere vissute come imprevedibili, minacciose o
addirittura pericolose. Le relazioni interpersonali a cui lui era abituato
mutano improvvisamente , si allenta la fiducia nell’onnipotenza dei genitori,
il vissuto di abbandono può farsi sempre più presente e tale cambiamento
determina un senso di instabilità emotiva e di confusione. Per adattarsi alla
nuova situazione, così diversa da quella familiare, un bambino da poco
ricoverato è obbligato continuamente a “mettere a fuoco” nuovi volti e a
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cercare di capire sensazioni ignote, spesso associate a spiacevoli trattamenti.
Se adeguatamente seguito dalla famiglia e dal personale sanitario, ognuno
distinguerà con i propri tempi le nuove relazioni e saprà instaurare, nella
maggior parte dei casi, un rapporto di fiducia. Nell’ ambito di una situazione
di alleanza terapeutica anche nell’educatore il bambino può trovare un valido
supporto, instaurando con esso un rapporto di fiducia e amicizia reciproca.
Infatti è proprio nel contesto psico-medico-sanitario che emerge la funzione
di collegamento e mediazione svolta dall’educatore, che si pone come figura
intermedia tra più contesti, come quello familiare, medico e psicologico. Il
suo ruolo è spesso funzionale alla creazione di quella base comunicativa che
può facilitare l’adattamento del bambino ospedalizzato e della sua famiglia;
egli quindi rappresenta la “continuità” sia pure nel “cambiamento”.
L’adattamento al ricovero è reso complesso anche dai cambiamenti che
intervengono nei rapporti familiari: i genitori subiscono l’ospedalizzazione
alla pari del figlio. A volte sono lontani uno dall’altro, distanti da casa e forse
dagli altri figli e, oltre a dover sopportare l’ansia e la preoccupazione,
possono sentire che non spetta più solo a loro il controllo e la responsabilità
della vita del figlio malato. Si sentono depauperati del loro ruolo e al tempo
stesso sono impotenti rispetto all’ imprevisto della malattia e all’incognita
della sua evoluzione.
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1.2 BISOGNI DEL BAMBINO MALATO E DEI SUOI GENITORI
Il ricovero di un figlio diviene un elemento destabilizzante della psiche di un
genitore, esso infatti provoca un ansia leggera se si tratta di una breve
malattia e un’ansia profonda se se invece il periodo di degenza e di cura è più
lungo. Si animano nel genitore una quantità di fantasmi, di sensi di colpa, non
sempre facilmente gestibili. Quando una malattia colpisce il proprio figlio
nasce nelle figure genitoriali un senso di inadeguatezza, spesso di totale
impotenza, e di conseguenza la necessità di trovare persone preparate in
grado di ascoltare e contenere le loro ansie. Un aspetto necessario a dare ai
genitori la maggiore serenità possibile per affrontare situazioni di questo tipo,
riguarda i rapporti interpersonali: trovare cioè nell’ospedale personale
particolarmente preparato ad accogliere il bambino e la sua famiglia. Ogni
persona che avvicina i familiari, dal medico all’infermiere e all’educatore,
dovrebbe avere in sé la capacità di relazionarsi in modo positivo e dovrebbe
aver acquisito, grazie ad una preparazione altamente professionale, strumenti
comunicativi adeguati.
Il genitore che viene accompagnato emotivamente da personale esperto può
essere a sua volta d’aiuto al figlio malato e di conseguenza al medico, alla
malattia e alla guarigione stessa. I genitori che si trovano a dover
improvvisamente affrontare una malattia del figlio hanno la necessità di
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