4
coloro che hanno ravvisato una stretta connessione fra il cinema e
l’aumento del tasso di criminalità nell’ultimo dopoguerra.
Sul piano metodologico è infondato sostenere che un “qualsiasi”
messaggio culturale (letterario, cinematografico, televisivo,
musicale, etc.) possa di per sé produrre un effetto positivo o
negativo, prescindendo dalla personalità del fruitore.
Un messaggio cinematografico dai contenuti violenti, può scatenare
comportamenti aggressivi soprattutto in soggetti provenienti da
gruppi delinquenziali con personalità psicopatiche o con rapporti
familiari ed ambientali particolarmente frustranti; non si può,
tuttavia, da questa constatazione, trarre conclusioni generali anche
per soggetti psicologicamente non labili [Bongiorno - Ruggeri,
1987 pag. 14].
Questa riflessione può essere trasferita, tout court, nell’ambito del
messaggio fumettistico. Un soggetto normale può rimanere
impressionato, turbato, corrotto nella sua sensibilità per effetto di
particolari letture, ma non potrà essere suggestionato a tal punto da
uccidere o suicidarsi [Genovesi, 1964 pag. 1010].
5
Il fumetto o gli altri mezzi di comunicazione, tuttavia, non sono
immuni da limiti avendo la capacità di affascinare e di condizionare
subdolamente il lettore non adeguatamente preparato a
decodificarne i messaggi.
“Il pericolo maggiore è quello della “persuasione occulta”,
individuabile nel potere di “travaso ideologico” che i mezzi di
comunicazione di massa finiscono con lo svolgere, soprattutto tra
l’ampia fascia di riceventi del tutto impreparata a reagire
adeguatamente alla potenza suggestiva del messaggio iconico”
[Smeriglio, 1973 pag.42].
Ai comics, tuttavia, va riconosciuto il grande merito di costituire un
nuovo mezzo di trasmissione d’idee, d’informazione, di cultura
perché rappresentano una forma diversa di comunicazione, che
consente il superamento del gap
3
esistente tra la cultura di élite da
una parte, e quella di massa dall’altra.
Essi hanno, infatti, la possibilità di avvalersi di un linguaggio
facilmente comprensibile e di essere alla portata di tutti in quanto
economici e diffusi.
3
Divario, scarto, differenza.
6
Il fumetto, dalla nascita ad oggi, ha subito sostanziali cambiamenti,
sia per ciò che concerne il disegno (sceneggiatura, inquadratura,
dimensione), sia per le caratteristiche essenziali dei personaggi
(fisionomia, abbigliamento), i quali si sono trasformati da
rappresentanti di una realtà quasi esclusivamente immaginaria e
fantastica, a simboli della vita quotidiana.
I comics più recenti, infatti, ruotano intorno alle vicende di figure
(giovani innamorati, uomini politici, orfanelli, bambini terribili,
avvocati, vagabondi, spie etc.) che rispecchiano gli infiniti
comportamenti del tessuto sociale contemporaneo.
Sono figure che rappresentano la loro vita in strips
4
personali
attraverso le quali riescono a creare, in un’identità psicologica
determinata e mascherata dalla stessa essenza dei comics, un
rapporto comunicativo con i lettori.
Il valore ed il ruolo che i fumetti rivestono nell’organizzazione
sociale si comprende se si “risale al loro valore intrinseco, al posto
che occupano nella dinamica psico - sociale, all’importanza che
assumono nel godimento e nell’impiego del tempo libero, ai loro
4
Storiella a fumetti costituita da una breve serie di vignette disposte in senso orizzontale su
un'unica linea.
7
rapporti con la cultura e con il consumo” [Giammanco, 1965
pag.9].
Colui il quale analizza in chiave critica i fumetti, entra nell’intimo
della trama dei personaggi, sostenendo che i comics creano una
particolare realtà che possiede regole, valori, finalità ben delineate.
Il crescente successo del fumetto è attribuibile non soltanto alla
perfezione tecnica ed all’intelligenza con cui si costruiscono le
strips, ma anche al funzionamento dei loro meccanismi, al tipo di
rapporto che stabiliscono con il lettore, alle esigenze psicologiche di
cui si fanno interpreti.
Il seguente lavoro è frutto di queste considerazioni, alla luce del
crescente interesse e della popolarità che il fumetto ricopre nella
vita di ciascuno. Si condurrà un’esaustiva (quanto possibile)
disamina sul ruolo che i comics esercitano nell’immaginario
collettivo, con particolare attenzione all’impatto sociale da questi
realizzato ed alle loro inevitabili implicazioni di carattere
economico e culturale.
Si procederà con un’analisi dettagliata sulla struttura formale del
fumetto, elencando alcune novità introdotte per rendere il suo
8
linguaggio più ricco e spettacolare calamitando, così, l’interesse del
pubblico e trasformando il comic in un vero e proprio fenomeno
artistico.
Si apriranno inoltre brevi ma importanti finestre concernenti le
origini e la storia del fumetto, la risposta di questo in relazione alle
diverse realtà nelle quali è stato recepito, ed infine il rapporto dei
comics con i diversi sistemi di comunicazione di massa.
Nel tentativo di circoscrivere il campo d’indagine, ci soffermeremo
sull’analisi di un popolarissimo quanto discusso fumetto italiano:
DYLAN DOG di Tiziano Sclavi. Su quest’ultima parte, a
considerazioni di carattere generale, si accompagneranno riflessioni
specifiche di valenza empirica. Prendendo in esame un campione di
fumetti trattanti una specifica tematica e procedendo verso
un’analisi testuale, saranno evidenziati alcuni aspetti non sempre
manifesti di cui i comics, loro malgrado, sono protagonisti.
Verranno formulate alcune ipotesi che saranno più o meno
corroborate con l’ausilio dell’analisi dettagliata di alcuni numeri
della serie.
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Il consumo dei fumetti ha raggiunto livelli ormai elevatissimi, non
solo perché rappresentano un divertente passatempo, ma soprattutto
perché in loro si possono trovare risposte simboliche a bisogni
psicologici, conoscenze e chiavi interpretative per codificare la
realtà nella quale ci muoviamo.
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CAP. 1 STORIA DI UN MEDIUM MINORE.
ORIGINE E NATURA DEL FUMETTO
Prima di dare un’esaustiva definizione del termine fumetto,
proponendo alcune ipotesi di ricerca, riteniamo necessario tracciare
un breve excursus sulla sua storia e sugli inevitabili cambiamenti di
cui è stato protagonista.
Il primo capitolo, dunque, indagherà sulle origini dei comics, sul
ruolo da questi esercitato nei diversi tessuti sociali ed infine, sul
rapporto tra i fumetti, come mezzo d’espressione, e le altre forme di
comunicazione.
A conclusione di una serie d’osservazioni e d’indagini approfondite
nel corso del capitolo stesso, si elaborerà una puntuale definizione
della parola fumetto.
Interessanti studi, hanno visto protagonisti alcuni fenomeni storici
d’espressione e di comunicazione che, utilizzando immagini e
parole, sono considerati a tutti gli effetti, antenati dei moderni
fumetti.
È comunemente accettato che i comics siano definiti
dall’integrazione di codice iconico e codice verbale: il primo vero
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caso di tale intersezione di cui siamo a conoscenza, risale al II°
secolo a.C. Si tratta di una cista prenestina (un piccolo vaso
destinato, nell’antichità, a contenere belletti ed altre sostanze
cosmetiche), in cui sono rappresentati personaggi dell’iconografia
popolare del tempo.
Sette giovani uomini “parlano” attraverso frasi scritte lungo una
linea che fuoriesce dalle loro labbra: tutto ciò vede nella tecnica
espressiva, una chiara anticipazione del balloon, la nuvola che nel
fumetto racchiude in sé le parole dei personaggi e che costituisce la
caratteristica più propria ed evidente del medium.
Seguendo questa traccia, possiamo considerare altri episodi che
preludono alla nascita del fumetto: affreschi, trittici con predelle
5
o
le stazioni, che poi si evolveranno in narrazioni più promiscue e
popolari. Ancor più indicative sono le prime esperienze di
riproduzione tecnica delle immagini. In una xilografia
6
di Hans
Holbein il Giovane, La danza della Morte, risalente al XVI sec., il
grido del guerriero ferito è congelato all’interno di un riquadro
5
Parte inferiore di una pala d’altare, divisa in più formelle dipinte o scolpite raffiguranti
episodi relativi al soggetto soprastante.
6
Procedimento di stampa di origine molto antica, che si avvale come matrice di una tavoletta
di legno duro sulla quale si intaglia l’immagine desiderata.
12
munito di un’appendice a freccia diretta verso la sua bocca
spalancata. Si tratta di un balloon in piena regola, di una soluzione
espressiva d’audace modernità in quanto definisce una precisa linea
di demarcazione tra immagine e scrittura.
Nel Settecento, artisti come William Hogart attraversavano con
disinvoltura gli spazi della pittura, dell’incisione ed anche della
vignetta, che cominciava a definire la possibilità di un mercato
largamente popolare della comunicazione visiva. In particolare si
sperimentavano soluzioni quali lo slittamento verticale delle lettere
all'interno delle didascalie per indicare i diversi stati d’animo dei
personaggi.
L’Ottocento dispone già di tutti gli elementi per sancire la nascita di
un medium capace di integrare compiutamente, in un’economia
d’ordine narrativo, codice iconico e codice verbale. Ma questa è
solo una possibilità! Come avviene il passaggio che vede il fumetto
costituirsi in apparato? Essenzialmente attraverso il verificarsi di
determinate condizioni economiche, tecnologiche e culturali. La
compresenza necessaria di questi livelli operativi è fondante, e nei
comics ciò è particolarmente evidente. Se il cinematografo diviene
13
tecnologicamente possibile solo alla fine del XIX sec., è evidente
che il fumetto lo è da molto più tempo, in quanto la stampa di
massa possiede già apparati ampiamente collaudati e funzionali allo
scopo.
Perché, dunque, soltanto sul declinare dell’Ottocento si struttura
un’industria dei comics? Vi sono alcune risposte a
quest’interrogativo: da un lato potremmo concordare con quanto
osserva Derrick de Kerckhove
7
in merito alla “penetrazione lenta”
di una nuova tecnologia sul piano dei consumi. In sostanza tra
l’esordio sul mercato di un nuovo dispositivo e la sua reale
affermazione d’uso o di status intercorre un tempo, più o meno
lungo, che ha due funzioni contigue.
La prima è quella di consentire un adeguamento tecnico dell’intero
sistema atto ad ospitare l’elemento d’innovazione. A ciò va
aggiunta un’altra funzione: il ruolo del pubblico.
È quest’ultimo che costituisce un medium, che lo rende linguaggio,
che ne decodifica i messaggi e le strategie. Un pubblico non
7
Derrick de Kerkhove, Brain Frames. Mente, tecnologia, mercato.
Baskerville, Bologna 1993, pag.19
14
competente non si approprierà di un nuovo linguaggio e non lo
incererà nelle pratiche del consumo.
Al fumetto è accaduto questo. Per anni è stato lì, in nuce, pronto a
sviluppare le proprie grammatiche e ad essere letto. Ha dovuto
attendere, invece, che l’atteggiamento del pubblico verso il sistema
dei media nel suo insieme cambiasse, si presentasse più attrezzato
ad accettare nuove soluzioni. Ha dovuto aspettare che nella
psicologia collettiva si creasse lo spazio atto ad ospitarlo e ciò che
ora ci appare tanto semplice, partecipa in realtà ad un processo
estremamente complesso che trasforma la nostra cultura nel
profondo [Brancato, 1994 pag.26].
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1.1 Una data di nascita
Il 7 luglio 1895 comparve, nell’edizione domenicale del quotidiano
di Joseph Pulitzer, il “New York World”, la prima delle tavole di
Richard Felton Outcault intitolata Down Hogan’s Alley.
Si trattava di una vignetta molto grande, contenente delle figure
umane molto strane, attraverso cui il disegnatore voleva
rappresentare lo squallore della vita sociale condotto negli slums
8
newyorkesi. Tra straccioni, monelli, cani randagi emergeva una
figura centrale, grottesca, protagonista delle tavole successive-
Yellow Kid. Era sdentato e con la faccia da cinesino, la testa
completamente calva, due grandi orecchie a sventola, vestito con un
buffo camicione giallo lungo fino ai piedi sul quale era ricamata
una frase impertinente e maliziosa sempre diversa.
Lo sfrontato personaggio, che nella sua insana crudeltà e malvagità
arrivava al sadismo, entrò tra le mura domestiche delle famiglie
americane, intrattenendole con imprese spregiudicate e la sua
violenta allegria [Strazzulla, 1977].
8
Quartiere di case povere in una metropoli
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1.2 Da Yellow Kid ai personaggi degli anni Venti
Due anni dopo la nascita del bambino giallo, irrompe sulle scene un
simpatico tigrotto, Little tiger, protagonista di una striscia
settimanale che diede avvio alla lunga e fortunata serie dei comics
con protagonisti gli animali.
Nel 1899, dai disegni di F.B. Opper, nasce Happy Hooligan un
candido vagabondo noto in Italia con il nome di Fortunello. A
dispetto del suo nome, è un fanciullo nato perdente, “…uno di quei
poveri esseri che, nonostante le migliori intenzioni, finiscono con
l’invischiarsi in situazioni critiche e sono vittime delle ingiustizie e
dei soprusi della società” [Della Bruna, 1982].
Nel 1902 dal cilindro di R.F. Outcault viene fuori il personaggio-
bambino di Buster Brown, poi ripreso dal “Corriere dei Piccoli” con
il nome di Mimmolo Mammolo.
Il protagonista riscosse un grande successo non solo tra i suoi
coetanei, ma anche da parte di un pubblico adulto che ne imitò
l’abbigliamento e lo stile di vita.
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Il sociologo Arthur Asa Berger sostiene, che i primi character
erano essenzialmente bambini come a voler rispecchiare la
“giovinezza” del medium e magari del suo pubblico [Berger, 1976].
Tuttavia, Gino Frezza, nella sua acuta analisi sul fumetto americano
delle origini, sottolinea che l’innocenza dei primi comics è
assolutamente illusoria, sia sul piano dei contenuti tematici che di
quelli formali.
Il 1908 è una data storica per il fumetto italiano: nasce “Il Corriere
dei Piccoli” che riscuoterà enormi consensi raccontando storie ad
episodi singoli ed a puntate e sostituendo le obsolete didascalie con
le più innovative nuvolette.
Le prime storie pubblicate avevano come protagonisti
esclusivamente personaggi d’origine americana –Bibì e Bibò,
Arcibaldo e Petronilla; a questi si aggiunsero ben presto gli
italianissimi Signor Bonaventura, Marmittone.
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Nel 1910 con Crazy Cat il fumetto americano si rivolge più ad un
pubblico adulto che a quello infantile: la protagonista, una languida
micia, innamorata non corrisposta del topo Ignatz, affascina i lettori
grazie ad una sottile ed elegante trama psicologica. Questi sono
anni duri per la società del nuovo continente che, impotente e
preoccupata di fronte all’incalzante depressione economica, cerca
momenti d’evasione nella lettura c.d. disimpegnata.