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CAPITOLO 1 - LA PEDOFILIA E LA SUA EVOLUZIONE STORICA
1.1 La pederastia nella Grecia classica
La cultura classica concepiva, nei confronti dei rapporti uomo – bambino un atteggiamento
totalmente differente dal concetto moderno.
Il giudizio sociale relativo agli atti sessuali differiva in base al ruolo rivestito dal maschio
nell’atto del congiungimento carnale. All'interno di un rapporto omosessuale, il ruolo attivo, era
considerato segno di mascolinità, mentre la passività era disdegnata in quanto segno di debolezza.
La condizione personale del soggetto passivo, sia esso uomo libero o schiavo, non stabiliva la
liceità dell'atto sessuale.
Il rapporto omosessuale pederasta era dimostrazione di legame d’amore, sentimento che non era
simbiotico del rapporto matrimoniale. Infatti, il matrimonio, nel mondo classico, aveva natura
economica, era prima di tutto un contratto destinato a produrre benefici. Non era necessario che
esso soddisfacesse un bisogno affettivo. L'amore poteva presentarsi anche dopo la legittima unione.
Per questa ragione il matrimonio era una cerimonia di fatto obbligatoria. L'omosessualità, invece,
era un privilegio delle classi sociali più nobili.
Nella Grecia Classica, la filosofia estetica imperniava la propria attività intellettuale nella ricerca
del “bello”.
Le relazioni sentimentali e/o sessuali, siano esse di natura omosessuale od/ed eterosessuale, per le
classi colte, erano finalizzate solo ed esclusivamente alla ricerca del bello e quindi del piacere
sublimato dalla bellezza culturale, sia come apparenza che come sostanza.
7
In generale, era usuale per un uomo essere attratto da un ragazzo, il quale doveva tuttavia possedere
la “kalokagathia”, cioè le due caratteristiche della bellezza e del talento (essere καλός, ossia “bello”
e ἀγαθός, “buono”, “coraggioso”, “onesto”)
1
.
Ecco che quindi, l’amore omosessuale rappresentava la cointeressenza di compartecipazione
della bellezza fisica e spirituale.
Proprio in questi concetti si incardina la cultura pederasta. Il termine pederastia deriva dal greco
antico παιδ, “ragazzo”, e ἐραστής, “amante”. La pederastia ebbe la massima diffusione tra il VI ed
il IV a.C. a Sparta ed Atene. Essa costituiva un tipico fenomeno sociale rappresentato dal rapporto
ritualizzato e regolamentato fra due maschi di età diversa. Nello specifico, la pederastia
concretizzava un legame tra un uomo ed un adolescente che avesse almeno dodici anni di età in
quanto era vietato intrattenere rapporti sessuali con bambini impuberi. Plutarco ci riporta che,
nonostante ci fossero norme atte ad impedire violenze sessuali su bambini, tali pratiche dovevano
avvenire regolarmente. In realtà, non fu legiferata alcuna sanzione penale a carico di chi abusasse
dei bambini di età inferiore ai 12 anni
2
.
Il rapporto maestro – discepolo era legittimato da radici culturali e religiose che attribuivano tale
pratica anche alle stesse figure divine o eroiche della Grecia Classica. Il coinvolgimento dei molti
maestri del tempo, tra cui Socrate e Platone, ha fatto sì che pervenissero numerose testimonianze
sulla pederastia. Secondo Platone, alla base dell’insegnamento, vi era l’eros inteso come desiderio,
piacere, amore che avrebbe permesso di tenere a bada il piacere legato al potere a vantaggio del
piacere legato alla gratificazione
3
.
Atene, culla della sapienza della Grecia Classica, concepiva la pederastia come pratica
pedagogica di formazione delle classi elitarie, consolidamento di una relazione di natura simbiotica
1
Flaminio Boni (2002), La pederastia nell'antica Grecia, Fabio Croce Editore, Roma;
2
Cantarella E. (1995), Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico, Rizzoli Editore, Milano;
3
Morin E. (1999), La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, trad. it. Cortina Raffaello
Editore 2000, Milano;
8
tra maestro ed allievo. Non a caso, ad Atene, il maestro era denominato “erastes” (amante) mentre
l’allievo era “eromenion” (corteggiato). La pederastia non era quindi una riduttiva pratica sessuale.
Al contrario, esso era un amore volgare, quando la relazione era intrattenuta solo per soddisfare le
pulsioni tramite l'atto sessuale. La resistenza ai richiami delle tentazioni sensoriali era, per i greci,
sinonimo di virtuosismo. Il rapporto che si instaurava tra l’erastes ed l’eromenion avveniva solo
dopo un vero e proprio rito. I ragazzi che si concedevano troppo facilmente erano da disprezzare.
L’intellettuale greco, con la pratica della pederastia e quindi con l'assunzione del ruolo di maestro
dell’adolescente, intendeva raggiungere la pratica dell’amore perfetto, quello tra un adulto (attivo)
ed un giovane (passivo) che non avesse ancora completato la propria formazione così che anche
l’amore verso questi costituisse parte dell'educazione (paideia), educazione all'amore
4
. Il rapporto
d'amore era da ritenersi perfetto quando sottostava a precise, rigidissime regole: l'amante doveva
mostrare il proprio ardore per poi moderarlo, servire l'amato e concedergli regali. L'amato, invece,
doveva evitare di concedersi facilmente, ricompensare l'amante per servigi e regali e concedersi
senza superficialità, mettendo alla prova l'amante. Il rapporto iniziava con il corteggiamento il cui
risultato era imprevedibile: il ragazzo aveva il pieno diritto di rifiutare le proposte dell'amante; la
donna era invece sottoposta alla direzione dell'uomo.
Una problematica era costituita dall'età del ragazzo: se il ragazzo fosse giunto alla soglia dell’età
adulta, non era più conveniente lasciarsi andare all’amore di tipo pederasta, così come l'adulto
sarebbe stato oggetto di critiche se avesse persistito nel corteggiamento di un adulto.
Erano da criticare anche gli amori con ragazzi troppo giovani, infatti, la tenera età non avrebbe
permesso loro di conoscere il vero valore dell’amore. L'attenzione data all'età ha poi contribuito a
rendere il corpo dell'adolescente sinonimo di perfezione, giovane e delicato di forme, specialmente
se in lui la virilità non era ancora presente ma se ne intravedevano i futuri tratti. Quando il ragazzo
non sarebbe più stato in età d'amori, il rapporto d'amore avrebbe dovuto trasformarsi in un’amicizia
4
Camarca C. e Parsi M.R. (2000), SOS Pedofilia. Parole per uccidere l’orco, Dalai Editore, pagg. 8 e succ.;
9
duratura in quanto non legata alla bellezza e annullante le distanze tra uomo e ragazzo. Di solito,
quest'ultima si instaurava già durante il rapporto ed era la sublimazione di esso.
Nella vita matrimoniale, l'eros poteva anche non sussistere nel rapporto tra uomo e ragazzo, esso
era propulsore del tutto, data la libertà del ragazzo di rifiutare le attenzioni del corteggiatore.
Un aspetto fondamentale del giovane allievo viene rilevato dall’Eroticos di Demostene
5
dove
viene esplicato una dote che egli doveva tutelare in modo imperituro: la sua onorabilità. Da questa
virtù sarebbe derivato il suo futuro status politico nella città. Pertanto, il puer aveva l'obbligo di
preservare la propria virtù, ed impegnarsi a preservare quella dei giovani una volta divenuti adulti
6
.
Terminato il periodo di apprendimento, egli sarebbe stato sottoposto alla “dokimasia” (esame con
cui si veniva abilitati a ricoprire cariche pubbliche) e la sua condotta morale durante l'adolescenza
sarebbe stata presa in esame. Il giovane sarebbe stato tanto più onorabile quanto più avesse avuto
una buona postura, avesse parlato bene, avesse frequentato gente virtuosa, ma, soprattutto, quanto
più si fosse comportato bene in amore
7
.
L’oratore greco Demostene non reputa degno solo chi non si concede mai, ma chi lo fa nel
giusto. Il motivo per cui il giovane perdeva la propria onorabilità nel concedersi come oggetto
all'amante è da ricercarsi nel parallelismo tra rapporto sessuale e rapporto sociale; infatti, se il ruolo
attivo veniva glorificato in quanto espressione di superiorità sul partner, ne consegue che
l'inevitabile passività di un partner doveva portare a disonore. La sua eventuale accettazione della
passività – e pertanto inferiorità – avrebbe comportato, una volta divenuto adulto e sottoposto a
“dokimasia”, gravi problemi, quali la preclusione da ogni incarico pubblico.
È questa la chiave per comprendere i diversi atteggiamenti dei greci sul rapporto uomo - ragazzo:
esso era glorificato in quanto il ragazzo era espressione della massima bellezza, e al tempo stesso
5
Demostene (Atene, 384 a.C. – Calauria, 322 a.C.), politico ed oratore greco antico;
6
Demostene, Erotico, in Dilts M. R. (2009), Demosthenis Orationes, IV, Oxford, pagg. 349 - 366;
7
L’oggetto del piacere, in L’omosessualità nell’Antica Grecia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Omosessualit%C3%A0_nell'Antica_Grecia;
10
considerato contro natura da alcuni in quanto “femminilizzava” (rendeva quindi inferiore) un uomo
libero. Il ragazzo si concedeva perché il maestro era un uomo virtuoso e degno di lode. Al termine
del periodo il ragazzo era ricondotto in città e veniva festeggiato pubblicamente il suo ritorno e la
sua “rinascita” nella società, nella quale poteva ora assumere il suo ruolo di uomo e cittadino
8
.
La pederastia trovava numerosi supporti sia in ambito pedagogico che militare ed era valorizzata
da grandi saggi dell’Epoca che ne celebrano la superiorità intellettuale, l'accettazione culturale e
sociale ed infine l'estrema necessità nell'educazione di ogni ragazzo
9
.
La concezione culturale della pederastia non era però comune in tutta l’area ellenica. Nella
regione della Jonia, tale pratica veniva combattuta, testimonianza questa, desumibile dalla virulenza
con cui Platone, nel Simposio, si oppose a tale divieto: “Dove si è decretato che è vergognoso
concedersi agli amanti, ciò viene stabilito per la bassezza dei legislatori, per l'arroganza dei
dominatori, per la viltà dei sudditi"
10
.
Il legame sentimentale che si instaurava tra uomini aveva una forza tale da costituire un risorsa
per poter allestire un intero esercito.
Lo scrittore e filosofo greco Plutarco
11
, nella sua opera “Vita di Pelopida”, racconta che il
comandante tebano Gorgida allestì un intero Battaglione chiamato “Battaglione Sacro” (in greco
antico ἱε ρὸς λόχος). Il Battaglione costituiva un corpo scelto dell'esercito tebano, formato da 150
coppie di amanti omosessuali e fu creato perché si riteneva che ogni uomo sarebbe stato motivato a
combattere al massimo delle proprie capacità sia per proteggere il suo amante, sia per evitare di
disonorarsi nei suoi confronti. Plutarco spiega anche la motivazione dell'impiego di questo
“Esercito d'Amanti” in guerra: “Quando il pericolo incombe, gli uomini appartenenti alla stessa
tribù o alla stessa famiglia tengono in minimo conto la vita dei propri simili; ma un gruppo che si è
8
Ibidem;
9
Maggi M. e Picozzi M. (2003), Pedofilia, non chiamatelo amore, Guerini e Associati, Milano, p. 84;
10
Platone, Simposio, a cura di Colli G. (1979), Adelphi, Milano;
11
Plutarco, (Cheronea, 46 – Delfi, 120), scrittore e filosofo greco antico;
11
consolidato con l'amicizia radicata nell'amore non si scioglie mai ed è invincibile, poiché gli
amanti, per paura di apparire meschini agli occhi dei propri amati, e gli amati per lo stesso motivo,
affronteranno volentieri il pericolo per soccorrersi a vicenda
12
”. Secondo Plutarco, Gorgida schierò
inizialmente le coppie del Battaglione Sacro all'interno delle avanguardie tebane in qualità di militi
scelti, per rinforzare la risolutezza degli altri. Ma dopo che il Battaglione si distinse nella battaglia
di Tegira, Pelopida l'utilizzò come una specie di guardia privata. Per circa 33 anni, il Battaglione
Sacro di Tebe non subì sconfitte ed ebbe un ruolo importante nella fanteria greca
13
.
1.2 La pedofilia nel mondo romano
La pederastia era un presidio culturale e sociale anche nell’antica Roma. A differenza della base
filosofica che in Grecia legittimava la pratica pederasta, a Roma si continuò a praticare la
pederastia, subendo, però, un scollamento dal presupposto morale e pedagogico; l’efebo libero
venne sostituito dallo schiavo o dal figlio dello schiavo, e tal volta, dal nemico sconfitto
14
. La
concezione e la visione dei rapporti omosessuali nel mondo romano si distingue in tre periodi
storici:
periodo della monarchia e repubblicano antecedente la conquista della Grecia;
periodo repubblicano successivo alla conquista della Grecia e dell’Alto Impero;
periodo del Basso Impero.
a) Periodo antecedente la conquista della Grecia.
Nel periodo repubblicano antecedente alla conquista della Grecia, i rapporti omosessuali in
genere e quelli tra adulto e bambino nello specifico, erano ritenuti “contra legem et naturam”. I
12
Il Battaglione Sacro. http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione_sacro;
13
Plutarco, Le vite parallele, volgarizzate da Marcello Adriani il Giovane, Le Monnier F. (1859 – 61), Firenze;
14
Maggi M. e Picozzi M. (2003), Pedofilia, non chiamatelo amore, Guerini e Associati, Milano, pag. 86;
12
Romani identificavano il rapporto tra persone dello stesso sesso come “un vizio dei Greci”,
sostenendo che tra i loro antenati non vi erano omosessuali e/o pedofili e che tale perversione era
un'offesa al costume degli avi (mos maiorum), contraria al rigore del “civis Romanus” e motivo
dell'indebolimento della società romana stessa
15
.
b) Periodo successivo alla conquista della Grecia e Alto Impero.
Con la conquista della Grecia, oltre alla cultura greca, Roma assorbe anche molte usanze, tra cui
la pratica dell’omosessualità, pedofila e non.
Il diritto romano classificava le persone in due grandi categorie: “personae sui iuris” ovvero
persone fornite di capacità giuridica e “personae alieni iuri subiectae”, ovvero prive della capacità
giuridica, che sostanzialmente equivaleva a non essere soggetti di diritto. Sulla base di questa
distinzione i “cives” romani, cioè i cittadini di Roma, praticavano l'omosessualità solamente con gli
schiavi e con i liberti in quanto non sanzionabili.
La Lex Scatinia
16
(149 a.C.), nata a seguito di un episodio di “stupro” del quale fu vittima il
figlio dell'edile Claudio Marcello
17
, condannava espressamente l'adulto nel caso di rapporti
omosessuali tra adulto e puer o praetextati (da praetexta, la toga bianca orlata di porpora che
portavano i ragazzi ancora non maturi sessualmente)
18
.
In caso di rapporto omosessuale tra cittadini adulti liberi, veniva punito l’uomo che tra i due
assumeva il ruolo passivo, con una multa di circa 10.000 sesterzi
19
.
15
Conte G.B. e Pianezzola E. (2003), Storia e testi della letteratura latina, Le Monnier F.;
16
La Lex Scatinia o Scantinia, incerta è la data di promulgazione si propongono gli anni 225 a.C. o al massimo il 149
a.C. , certo è che puniva lo struprun cum puero;
17
Marco Claudio Marcello, (268 a.C. – Venosa, 208 a.C.), generale romano ce conquistò Siracusa;
18
Di Berardino A., L'omosessualità nell'antichità classica, in W. Henkel (a cura di), Ecclesiae Memoria, Misc. J.
Metzler (1991), Roma;
19
Dalla D. (1987), Ubi Venus mutatur, Giuffrè Editore, Oygkuesem Diritto penale Romano in Diritto Romano, di
Arangio Ruiz, Guarino (1980), Roma;