7
Il seguente lavoro si propone di analizzare dal punto di
vista sociologico i luoghi pubblici del centro storico di Geno-
va nei quali sono rilevabili schemi comportamen tali collettivi
riconducibili alla socializzazione, la segregazione, il rifiuto
e l’abbandono.
L’obiettivo finale è quello di ricostruire un quadro com-
pleto ed esaustivo sulla situazione reale esistente al fine di
procedere a una progettazione di paesaggio che modifichi e
recuperi gli spazi degradati riscontrati nel corso dell’analisi.
Per conseguire tale scopo è stata effettuata una ricostru-
zione della situazione socio-architettonica del centro storico
in seno alla teoria spazialista, diametralmente opposta alla
sociologia classica
1
, per effettuare un lavoro che scandagli il
legame indissolubile fra spazio e fenomeni sociali, che pro-
ceda dal micro al macro e che non si risolva in predestinate
generalizzazioni.
1 Cfr A. Mela, Sociologia delle Città, Carocci Editore, Roma 1999.
Con questo non si vogliono negare o minimizzare i pro-
blemi che da tempo investono tutto il nucleo storico del tes-
suto urbano: basti pensare che nella maggior parte delle città
italiane del centro-nord, abitare nella porzione più antica di
città è considerato un privilegio riservato solo a una fascia
di individui privilegiati appartenenti ai ceti più alti della so-
cietà
2
; il valore contenuto degli immobili del centro storico di
Genova è determinato, infatti, dai fattori di rischio e disagio
che concerne l’abitare in questa zona della metropoli. Il loro
superamento porterà l’inevitabile trasformazione da “ghetto”
per poveri a “ghetto” per ricchi
3
, uniformandosi alla situazio-
ne presente nel nord Italia: cambierebbero solamente le mo-
dalità di fruizione ma non si conquisterebbe quell’auspicata
evoluzione verso la vitalità e il fermento culturale proprio di
tale stralcio di città dove la compresenza di strati sociali di-
versi da sempre ha caratterizzato il sito.
2 Cfr CENSIS. http://www.censis.it
3 A. Airenti, Il centro storico di Genova da problema per la città a risorsa
della città, Iritecna Editore, Genova 1990.
8
Il punto focale della ricerca è valutare il concetto di qualità
urbana delle diverse microaree considerate, per comprendere,
sotto il profilo sociologico, le varie manifestazioni di compor-
tamento sociale che esse sottendono e le diverse motivazioni
che spingono i cittadini a considerare quella data area socio-
fuga piuttosto che sociofila.
La nozione di qualità urbana viene intesa non tanto in
parametri urbanistici quantitativi, quanto, piuttosto, come
analisi e considerazione dei siti sotto diversi fattori psicolo-
gici, sociali e architettonici, perché
ogni analisi della qualità di uno spazio dovrebbe co-
minciare dalla comprensione di un determinato sito,
della sua popolazione, della sua storia, dei suoi abi-
tanti, della loro cultura e della loro economia politica,
poiché i sistemi di produzione, di consumo, di potere
politico, l’organizzazione della famiglia, i rapporti fra
le classi ed i sessi, i valori culturali ed i ruoli che essi
permettono siano assunti, hanno un ruolo fondamen-
tale nell’orientare la percezione della qualità che è, in
massima parte, una costruzione sociale.
4
Per una corretta comprensione del lavoro ed una sua im-
mediata lettura, l’analisi condotta si propone di creare una
mappa del centro storico di Genova nella quale le varie mi-
croaree esaminate sono evidenziate in diverse gradazioni cro-
matiche in base alle differenti dinamiche sociali registrate.
La trasposizione grafica del lavoro rende altresì possibile
valutare puntualmente le sacche di comportamenti devianti
riscontrate e localizzarle sulla carta in modo tale da distin-
guerle da quelle zone in cui si registrano comportamenti so-
ciali “felici”; in questo modo è possibile delineare una corretta
sintesi dei risultati e capire nel dettaglio le dinamiche sociali
che interessano questo spicchio di città per non cadere nella
generalizzazione e nell’omogeneità delle valutazioni.
4 A. Gazzola, Intorno alla città: problemi delle periferie in Europa e in
Italia, Liguori Editore, Napoli 2008.
11
Parte prima
PARTE PRIMA PARTE PRIMA
12
1. Centro storico
1. CENTRO STORICO 1. CENTRO STORICO
Genova austera, vibrante, ampia! Luogo unico dai trecento ripia-
ni a terrazza sul mare, ornata di parchi stupendi! Genova, dove i
tramways sono gli ascensori! Le strade ed i quartieri, sovrapposti, si
aggrovigliano, si superano, si ricongiungono, si dividono ancora ...
(Valery Larbaud, da Ex voto: San Zorzo)
13
1.1 Confini
1.1 Confini 1.1 Confini
Prima di accingerci ad analizzare il centro storico e le
aree che lo compongono e lo plasmano in una determinata
conformazione urbanistico - architettonica immediatamente
riconoscibile da qualsiasi vista aerea delle città, è opportuno
capire cosa identifica attualmente l’accezione centro storico,
termine spesso abusato e utilizzato con diversi significati;
secondo l’enciclopedia Treccani si tratta della parte centrale e
di maggior vita (opposta a periferia), [...] la parte più antica
di un insediamento urbano, in genere la più ricca di testi-
monianze storiche
5
. Nello specifico, per quanto concerne la
situazione di Genova, l’architetto Edoardo Mazzino afferma
che
quello che oggi si suole chiamare “centro storico” è di
fatto la stessa città antica, per le parti che ne sono per-
5 http://www.treccani.it
venute a noi, perché alcuni fra gli ultimi rinnovamen-
ti sono stati fatti a detrimento di quella e le espansio-
ni [...] si sono sviluppate in modo concentrico all’arco
del porto
6
.
Come si evince dalle righe proposte, solo alcuni cambia-
menti sono avvenuti nei paesaggi interni, mentre, i maggiori
stravolgimenti urbanistici, sono individuabili esternamente
al nucleo antico, nelle modificazioni ravvisabili in tutto il
panorama genovese; meno intaccato, il cuore dell’urbe ha con-
servato nel tempo struttura, integrità e peculiarità proprie di
un’altra epoca; Il tessuto urbanistico del centro storico, dun-
que, è essenzialmente quello risalente al sec XIII con inter-
venti cinque - settecenteschi che hanno interessato solamente
il contorno di suddetto impianto: via Garibaldi - via Balbi
sono gli esempi più evidenti e rappresentativi compiuti dalle
famiglie maggiori che, esponenti di un oligarchia monetaria,
cominciano ad appartarsi e a costruire i loro palazzi lungo
6 E. Mazzino, T. Ossian De Negri, L. Von Matt, Il Centro Storico di
Genova, Stringa Editore, Genova, 1968.
14
1.1 Confini
Immagine aerea della città di Genova: il centro storico è immediatamente riconoscibile
15
1.1 Confini
vie esclusivamente residenziali ricorrendo a nuove tipologie
edilizie e nuovi disegni urbanistici
7
.
Tuttavia nel complesso l’impianto di base rimane com-
patto, caratterizzato dalla quasi totale assenza di spazi pub-
blici, piazze, giardini e da sedi stradali piuttosto ristrette,
tradizionalmente non carrabili.
Gli interventi di “sventramento” a scopi viabilistici at-
tuati nell’ottocento interessano porzioni modeste del tessuto
medievale (Via S. Lorenzo, Via XXV Aprile)
8
: le arterie prin-
cipali non gravitano verso il porto ma stralciano solo frange
periferiche e secondarie di centro storico, avvolgendolo e con-
vergendo a levante verso e oltre il Bisagno.
Viene creato un anello che avvolge il vecchio centro: un
tratto esterno lambisce il porto (i cui “ponti” prima erano in
7 S. Burlando (a cura di), Strade ritrovate: Riqualificazione Urbana
nel Centro Storico, De Ferrari & Devega Editori, Genova 2004.
8 A. Airenti, ... op. cit., pg. 41
immediato contatto con la palazzata della Ripa), taglia l’a-
bitato alla radice del Molo, aprendo la spaziosa Piazza Cavour
[...] proseguendo poi [...] verso la Foce; l’altro tratto dell’anel-
Planimetria della città di Genova verso la meta del XIX secolo circa. E’
possibile osservare il nuovo impianto viabilistico che apre numerosi var-
chi nel tessuto più antico creando piazze monumentali e sezioni stradal
di larghezza decisamente maggiore.
16
1.1 Confini
lo, interno, nato dal collegamento degli antichi assi isolati
delle vie Balbi, Cairoli, Garibaldi, si è aperto il varco con Via
Carlo Felice, Piazza De Ferrari e Via XX Settembre, per rag-
giungere, come il primo, il Bisagno.
Il nuovo apparato infrastrutturale si configura come di-
spluvio fra le due aree opposte della città: la più antica, con-
vergente verso il porto, e la nuova, individuabile sull’asse di
Via XX Settembre, in Piazza Dante, Piazza Colombo, Picca-
pietra
9
.
La nuova direzione degli assi viabilistici realizzati, di
conseguenza, ha provocato lo spostamento del centro direzio-
nale e funzionale della città al limite esterno del vecchio nu-
cleo al punto di contatto con la città antica e quella nuova: in
tal modo gran parte della struttura urbanistica medievale si è
potuta conservare mentre l’evoluzione della città conquistava
nuovi territori.
9 Cfr E. Mazzino, T. Ossian De Negri, L. Von Matt ... op. cit.
Un immagine del centro storico di Genova da Prè a Carignano, dal por-
ticciuolo Duca degli abruzzi a via Assarotti, dal Molo agli Orti Sauli.
17
1.1 Confini
In sintesi, quindi, lo spostamento del centro direzionale
della città verso la Foce e la spinta espansionistica in cunei
concentrici verso i colli hanno preservato almeno i due terzi
10
della città antica da selvaggi sventramenti e speculative me-
tamorfosi, mantenendo una preziosa testimo nianza della
storia insediativa del nucleo urbano e un forte elemento ca-
ratteristico della stessa.
Il centro storico è il principio della identità urbana;
senza di esso Genova non sarebbe tale; in esso si è for-
mata la matrice delle sue funzioni; da esso sono stati
dati gli impulsi per i successivi sviluppi urbani. La
forma del centro storico, la sua configurazione fisica
del tutto peculiare e caratteristica non è un dato “a pri-
ori”; esprime quasi fosse un linguaggio materializza-
tosi in edifici ed impianti viari, i principi etici, i valori
culturali, gli ordinamenti politici, civili ed economici
ai quali si sono sottomessi i suoi abitanti e nei quali
perciò si sono riconosciuti
11
.
10 E. Mazzino, T. Ossian De Negri, L. Von Matt, ... op.cit., pg. 41.
11 Arca, Libro verde sul centro storico, Sagep Editore, Genova, 1992 pg.
10.
L’integrità di molte strade, rimaste intatte nella confor-
mazione originaria e nella sezione ristretta, ha contribui-
to a determinare l’evoluzione del termine vicolo riferito non
soltanto al concetto di via piuttosto stretta ma anche, come
estensione del significato, a particolari situazioni intricate
dalle quali è complicato uscire
12
.
Tralasciando le cause storiche e le influenze politiche ri-
guardo le trasformazioni operate in campo architettonico -
urbanistico, si sono definiti approssi mativa mente i confini
di quello che viene chiamato centro storico dell’urbe.
12 Di seguito si fornisce la definizione ufficiale di vicolo riportata nel
vocabolario Treccani (http://www.treccani.it).
Vicolo s. m. [lat. vicùlus, dim. di vicus: v. vico]. – Nel linguaggio cor-
rente, e anche nella toponomastica ufficiale, nome dato a vie urbane
di modeste dimensioni, soprattutto in larghezza: abitare in un v.; lo
scippatore è fuggito per gli stretti v. del centro storico. In partic., v. cieco,
senza uscita; n senso fig., situazione intricata da cui non è facile usci-
re, o difficoltà di cui non è facile trovare una soluzione: ci siamo messi
proprio in un v. cieco!
18
1.1 Fonti iconografiche
Fonti iconografiche Fonti iconografiche
Pagina 12
Pagina 13
Pagina 14
Immagine di http://maps.google.it
Mappa tratta dal sito http://www.myblog.it
Figura acquisita dal volume A. Airenti, ...
op.cit., pg. 38
19
1.2 Logiche del reticolo infrastrutturale
1.2 Logiche del reticolo infrastrutturale 1.2 Logiche del reticolo infrastrutturale
Genova è costruita su un terreno molto acclive e roccioso;
per secoli la città è stata pressoché priva di piazze e spazi pub-
blici cittadini ma dotata di quei particolari spazi collettivi
quali le piazze consortili
13
che saranno analizzate nel capi-
tolo successivo dedicato alla funzione sociale delle piazze nel
periodo medievale.
La composizione d’insieme della maglia reticolare urba-
na, non si compone rigidamente in base a teorie categoriche e
assolute ma è impostata su tecniche pratiche spesso subordi-
nando le soluzioni d’insieme a quelle particolari improntate
però su un forte senso del controllo e di limitazione degli sazi
pubblici al minimo indispensabile.
Il senso del reticolo viario non si può ricondurre a cardi-
13 S. Burlando (a cura di), op. cit., pg. 11
ni stabiliti, non è possibile una comprensione della maglia
infrastrutturale senza abbandonare il presupposto che la rete
delle relazioni e il territorio sul quale è sorto il nucleo insedia-
tivo hanno giocato un ruolo molto forte nell’organizzazione
dell’intera città.
Partendo da tali riflessioni è possibile individuare delle
invarianti nella struttura urbanistica, riconducibili non
tanto a uno o più assi storici, quanto nelle opportunità e nelle
difficoltà che il sito territoriale presenta: le diverse generazio-
ni susseguitesi nel tempo hanno saputo fronteggiare le con-
dizioni esterne ideando nuove soluzioni per reinterpretare le
vocazioni del luogo.
Il fulcro dell’analisi, quindi, è riscontrabile nel principio
fondatore della città, nella cosiddetta Ripa Maris,
14
un appro-
14 S. Burlando (a cura di), ... op. cit., pg. 13.
Dalla definizione del vocabolario Treccani la ripa corrisponde a una co-
sta o parete a picco, luogo dirupato e scosceso: un’alta ripa Che facevan
gran pietre rotte in cerchio (Dante); uno monte altissimo, al quale era
una r. profondissima (Fior. di s. Franc.). In partic., come termine geo-