IV
INTRODUZIONE
La critica si è occupata del rapporto tra Paul Bourget e Federico
De Roberto in termini di influenza del primo sul secondo. Che ci sia una
generica influenza di Bourget sulle opere di ispirazione psicologico-
amorosa di De Roberto sembra ormai assodato. Lo scrittore catanese lo
afferma in più punti, e che si interessi all'attività intellettuale di Bourget
è testimoniato dai numerosi articoli scritti a riguardo, oltre che da un
numero significativo di traduzioni. Semmai, la critica discorda sulla
significatività di tale influenza. Per alcuni De Roberto è parecchio
suggestionato tanto dal primo Bourget, decadente e dilettante, quanto
dal secondo, moralista reazionario; per altri, si può rilevare soltanto la
presenza del primo Bourget in alcune opere di De Roberto, mentre la
svolta in senso moralistico di quest'ultimo a tutto si potrebbe attribuire
tranne che a una perdurante influenza bourgettiana; altri ancora
preferiscono parlare di sola ‘suggestione’, data anche la generica
predisposizione di De Roberto ad accogliere più di un modello e mai in
modo scolaresco.
A favore di quest'ultima tesi c'è il fatto che partendo da un
preconcetto – quello dell'influenza di Bourget su De Roberto – non è
difficile scovare retrospettivamente delle evidenti analogie, come
l'attenzione all'analisi dei piccoli moti, all'autoanalisi condotta dai
personaggi, gli studi di donne, la demistificazione dell'ideale nei rapporti
umani e soprattutto sentimentali, il tema dell'inettitudine. Ma dei
risultati simili si otterrebbero a far la stessa cosa con Balzac, Stendhal o
Flaubert al posto di Bourget. Per lo stesso motivo, risulta difficile
sostenere che De Roberto debba la svolta conservatrice degli ultimi anni
a Bourget, quando un comportamento analogo è tipico in quegli anni di
più di un intellettuale, a partire da Verga.
Tuttavia, bisogna tener conto che, nonostante oggi Paul Bourget
sia considerato superato e stia affrontando un difficile processo di
rivalutazione, allora, ebbe un grande successo tanto come romanziere
V
quanto e soprattutto come critico. Chi volesse affrontare determinati
temi nella stesura di un romanzo psicologico difficilmente poteva evitare
di pagare anche un piccolo tributo alla moda bourgettiana passando
inosservato. Specialmente De Roberto, poi, recensendo molte delle opere
di Bourget, era immediatamente aggiornato sulle idee bourgettiane.
Certo, De Roberto non paga tributi a mode per accontentare il grande
pubblico e inseguire il successo. Sebbene soffrisse del successo
mancato, non rinunciò mai alla sperimentazione, trattando di volta in
volta ciò che sentiva più suo nei modi, caso per caso, più convenienti. È
probabile, però, che De Roberto si sia appropriato della moda
bourgettiana come tramite per filtrare ed esprimere le proprie concezioni
ed esigenze.
Rifuggendo dal pericolo di arbitrarietà nel tracciare ascendenze
più o meno dirette di un autore da un altro, questo studio si occupa
della ricostruzione dei rapporti biografici tra Federico De Roberto e Paul
Bourget, e della formulazione di un'ipotesi riguardo a un'affinità
caratteriale e intellettuale che possa giustificare il supposto
attingimento da parte di De Roberto a motivi bourgettiani.
CAPITOLO I
LA 'SYMPATHIE D'ESPRIT' TRA PAUL BOURGET E
FEDERICO DE ROBERTO: DALLE LETTERE ALLE
CONFESSIONI APOCRIFE.
I. 1. All'Hôtel de France...
È un bell'uomo alto, di lineamenti correttissimi, con un'abbondante
capigliatura bionda che ricade senz'ordine sopra un lato della fronte. Mi
accoglie gentilmente, e la conversazione ritorna sul tema dell'arte. L'autore
di Cruelle Énigme parla adagio, guardando bene in faccia il suo
interlocutore, con un italiano abbastanza corretto e s'interrompe ogni
tanto dicendo: «Ha capito quello che voglio dire?»
1
.
È questa l'impressione che Ferdinando Di Giorgi registra sul
proprio diario intimo a proposito di Paul Bourget, incontrato (ma non
per la prima volta, poiché l'autore di Cruelle Énigme si trovava a
Palermo da quasi un mese) all'Hôtel de France, intorno alle ore 11 del
28 dicembre 1890
2
. Si trattava, invece, del primo incontro in assoluto
tra Paul Bourget e Federico De Roberto, a cui proprio Di Giorgi, amico e
confidente di De Roberto, avrebbe dovuto presentare lo scrittore
francese. Non fu necessario, dal momento che De Roberto, quella
mattina, si trovava già in compagnia di Bourget, avendo prenotato, per
pura casualità, una camera nello stesso albergo
3
. I due erano già in
contatto epistolare da diversi anni e De Roberto si occupava con
interesse della figura di Bourget, recensendone romanzi e traducendone
poesie. L'incontro, se da un lato diede modo a Bourget di esprimere il
proprio compiacimento per l'affinità di spirito percepita tra lui e l'amico
1
Dal diario intimo di F. Di Giorgi, in J-P. DE NOLA, Paul Bourget à Palerme: et d'autres pages
de littérature française et comparée avec quatorze lettres (la plupart inédites) de Paul Bourget,
Parigi, Librarie A-C. Nizet, 1979, p. 13.
2
Ibidem.
3
Ibidem.
2
catanese, dall'altro non escluse ambiguità, soprattutto nell'attitudine di
De Roberto, ondeggiante tra ammirazione entusiastica, galanteria
isolana e aristocratico riserbo. Dopo l'incontro, De Roberto continuò a
scrivere articoli su Bourget, non mancando di notare (e distaccandosene
criticamente) la svolta in senso reazionario e ultra-cattolico di
quest'ultimo; tuttavia si tratterà sempre di un De Roberto-critico
piuttosto spassionato, che accompagnerà le contestazioni agli
apprezzamenti, laddove li reputi opportuni. Anche nel carteggio De
Roberto-Di Giorgi il nome di Bourget continua ad apparire, in un
contesto che sfuma dalla derisione affettuosa alla canzonatura. Per una
dichiarazione derobertiana chiara e netta dell'influsso di Bourget nella
sua vita intellettuale e artistica dovremo aspettare il 1923.
I. 2. Prima dell'incontro: Paul Bourget e... il ‘Bourget italiano’?
Non sappiamo precisamente quando Federico De Roberto entrò in
contatto con l'opera di Paul Bourget e che cosa ne avesse subito
pensato, ma se dovessimo desumere la sua opinione dalla sua prima
'dichiarazione ufficiale', questa sembrerebbe piuttosto favorevole. Si
tratta della recensione degli Essais de psychologie contemporaine, nella
quale il critico francese è definito «uno dei più attraenti fra i giovani
ingegni francesi»
4
. Come Bourget stesso spiega nella imprescindibile
Lettre autobiographique del 1894, lo scopo degli Essais, e poi dei
Nouveaux Essais, era quello di tracciare un «portrait moral»
5
della sua
generazione attraverso i libri che lo avevano maggiormente influenzato –
quindi con un «point de vue tout personnel»
6
– i libri di quei maestri che
potevano dirsi gli indiretti propagatori del sentimento di languore e di
decadenza che fu proprio di tanti intellettuali e protagonisti
4
F. DE ROBERTO, Psicologia contemporanea, in «Fanfulla della Domenica», VI, n. 41, 12
ottobre 1884.
5
P. BOURGET, Lettre autobiographique, in Extraits choisis des œuvres de Paul Bourget, a cura
di Van Daell Alphoonse Naus, Boston, Ginn & Company, 1894, p. 11.
6
Ibidem.
3
romanzeschi dello scorcio del secolo. Come De Roberto puntualmente
nota nel suo articolo, quelle tendenze impersonate dai 'maestri' Bourget
le fece sue, e in fondo, De Roberto, che di quello scorcio di secolo avvertì
su di sé i languori e le malattie, forse si riconobbe in quel «fatalismo,
nihilismo, pessimismo»
7
che emergeva come principale carattere
dell'anima moderna dall'opera bourgettiana. Di queste affinità di spirito
tra i due autori si dirà meglio nel capitolo seguente.
I ringraziamenti pieni di riconoscenza di Bourget non tardarono
ad arrivare. In una lettera databile alla fine del 1884, l'autore degli
Essais definisce l'articolo «excellent» e definisce se stesso onorato dalla
capacità di De Roberto di comprenderlo «avec une sympathie entière
d'intelligence». E continua: «Il n'est pas une nuance de mon livre
d'Essais qui vous ait échappé»
8
. Di questa affinità empatica Bourget –
più che De Roberto – tornerà a parlare quando conoscerà
personalmente l'autore dei Viceré. La lettera continua con un cortese
invito a Parigi all'indirizzo «7, rue de Monsieur» e con l'indicazione che la
sua ultima opera era prossima alla pubblicazione, nel caso in cui De
Roberto se ne volesse interessare. In effetti, da questo momento in poi
De Roberto scriverà numerosi articoli sull'opera del «maestro»
9
, a
cominciare dalla recensione del 1886, stavolta dei Nouveaux essais de
psychologie contemporaine. Anche in questo caso, De Roberto sembra
apprezzare le capacità analitiche dell'ammirato collega e gli attribuisce,
a proposito della «diagnosi di queste malattie» «un occhio clinico
straordinariamente penetrante»
10
. Inoltre, lo difende dalle accuse di aver
avvolto il pessimismo di una luce seducente e di contribuire, con la sua
opera, a propagandarlo. Per De Roberto, infatti, «il fatto stesso della
attività letteraria di uno scrittore esclude in lui la pratica del
pessimismo assoluto»; uno scrittore pessimista è quello la cui opera «si
7
F. DE ROBERTO, Psicologia contemporanea, in «Fanfulla della Domenica», cit.
8
Lettera di P. Bourget a F. De Roberto, di fine 1884, in J-P. DE NOLA, Paul Bourget à Palerme,
cit, p. 36.
9
F. DE ROBERTO, Ermanno Raeli, [1889], Milano-Roma, Mondadori, 1923, p. 290.
10
F. DE ROBERTO, Psicologia contemporanea, in «Fanfulla della Domenica», VIII, n. 8, 21
febbraio 1886.