11
«Ecoutez!
2
»
,
mormorò con voce profonda, e poi dopo una breve pausa:
«Non lo faccia! E' una cosa buona per briganti e vagabondi. Tra l' altro
è anche troppo giovane; creperà come un cane, laggiù, nell'ardore delle
sabbie. Si metta subito in ferrovia e ritorni dai suoi genitori»
3
.
Si era nel 1913, tempi da considerare con la mente d' allora, anche se la
Legione Straniera era già carica di allori e gloria...
Allori, gloria, da lasciar descrivere agli addetti per uso e consumo
interno, o al massimo alle Publics Relations per necessità dell' Armée,
per mantenerli vivi, anche se i fatti gloriosi e le medaglie parlino senza
bisogno d' interpreti, certo per chi sa intendere e capire.
Paul Bonnecarrère, ha superato tutte le letterature storiche, leggendarie,
mitiche della Legione (di cui non ne ha più bisogno) per dare risalto all'
Uomo legionario.
---------- * ----------
La critica letteraria, spesso, nell'approfondire l'analisi strutturale di un
testo, esamina i personaggi con tale minuzia di particolari da farli
apparire come persone reali, 'vissute', quasi storiche. Così, molte volte è
fuorviante: non tiene conto che i personaggi sono un' invenzione dell'
autore (fiction); e da questo si discosta mentre è solo lui che parla
attraverso le sue 'creature'. E' l' autore che non va mai perso di vista,
poiché è lui stesso che esprime il proprio pensiero attraverso i gesti i
comportamenti, le parole espresse come dialogo. A conforto di quanto
detto, vale citare il famoso e indiscusso saggio di Auerbach, Dulcinea
incantata
4
:
2
In francese nel testo originale tedesco.
3
Ernst Junger, Ludi Africani, Nuvoletti Editore, Milano, 1953, pag. 45
4
Mimesis, in Il Realismo nella letteratura occidentale, Einaudi, Torino, 1956.
12
[...] Ma il sentimento di don Chisciotte è verace e profondo. Dulcinea è
davvero la regina dei suoi pensieri, egli è davvero conscio d'una
missione che considera il più alto dovere degli uomini; per davvero egli
è fedele, coraggioso, pronto al sacrificio. Un sentimento e una decisione
così assoluti costringono all'ammirazione anche se riposano su una
pazzesca illusione, e codesta ammirazione don Chisciotte l'ha trovata
presso quasi tutti i lettori.
Saranno ben pochi i cultori delle lettere che non collegheranno don
Chisciotte all' immagine della grandezza ideale; in realtà egli è assurdo,
avventuroso, grottesco, ma nonostante tutto, idealista, assoluto, eroico.
Specialmente dal tempo del Romanticismo questa concezione è diventata
quasi generale, e si mantiene salda anche contro la critica filologica, in
quanto cerca di dimostrare che Cervantes non mirava a creare tale
impressione [...].
5
Appaiono evidenti le contraddizioni se ci si sofferma sui termini
adoperati. Ecco che il personaggio diventa importante al punto da
doverne assumere i sentimenti, quali orifiamma da seguire e difendere;
così importante da smentire quasi Cervantes, che ad ogni piè sospinto
non fa che denunciare la follia di don Chisciotte, denigrando così la
stessa cavalleria quale atteggiamento irreale e, meglio, la moda allora
imperante di una letteratura epica, che rispolverava quanto la fantasia dei
secoli passati aveva creato, inducendo ad un modello di vita oramai
superato dall'era moderna.
5
Op. cit. vol. II, pag. 97, 98.
13
E la lettura di quel modello poteva, e può, corrompere il pensiero
influenzandolo negativamente, proprio come può fare il cinema sull'
esprit faible facilmente indotto ad una imitazione scimmiesca, il che non
significa mimèsi. Ancora, quando don Chisciotte lascia la locanda (da lui
creduta un castello) dopo una fracassona notte piena di pugni, risse da
stalla e quant'altro, accomiatandosi dall'oste (da lui ritenuto il
castellano), che lo sorprende chiedendogli il pagamento delle sue
prestazioni, Cervantes fa dire al suo personaggio : « yo no puedo
contravenir a la orden de los caballeros andantes, de los cuales sé cierto
sin que hasta ahora haya leído cosa en contrario, que jamás pagaron
posada...» (cap. XVII, I p.). Cervantes ha il senso del reale nel nuovo
corso della storia umana. Cervantes, come ogni buon letterato, è, nel
senso etimologico, un grande attore: lui è Chisciotte, Sancho, Marcella,
e tutti i suoi personaggi; va notato, è anche Aldonza Lorenzo, e per
contro non è Dulcinea di cui parla, quale letterato, per mezzo del
personaggio principale. Cervantes, attore eclettico, conduce ( agere ) le
sue creature attraverso le vicende della vita nella sua epoca, con uno
spiccato senso del reale (vero), del bello e del giusto. Non c' è buon
letterato che si sottragga a questa condizione di attore.
---------- * ----------
14
Paul Bonnecarrère, è un attore (autore) che ha dato alla Legione un
risalto maggiore di altri celebri scrittori. La prosa armoniosa di Ernst
Junger
6
, è il più commosso racconto della sua adolescenza, dei suoi
sogni, delle sue ansie, dei suoi impeti, delle sue delusioni; dell' età
dell'oro che ognuno di noi porta nel più profondo di sé...« Mi è però
difficile ricordarmi la specie del luogo di cui ora sto parlando. Il fatto
che mi appaia indistinto come il paesaggio di un sogno semidimenticato
ha una sua specifica ragione, perché mi trovavo, a dire il vero,in un
punto immaginario e in uno spazio, che esistono solo nella fantasia»
7
; e
il filosofo già albergava nell' imberbe Junger che osservava più i
disordini interiori degli uomini, rapportandoli a sé, « Ognuno di noi
conosce quel senso di felicità che ci invade quando scopriamo un
uomo...» (o.c., pag. 170), piuttosto che rilevare realtà truci o guerresche,
ancorchè i suoi trascorsi militari (volontario della Grande Guerra nel
1914, ferito 14 volte, talvolta anche gravemente, rimase nell' esercito
sino al 1923; dal 1941 al 1944, fu per lungo tempo ufficiale a Parigi
presso il Q.G. delle truppe dislocate in Francia, dal quale fu allontanato
in seguito alla pubblicazione di Der Friede, utopico appello alla pace
indirizzato a tutta la gioventù d' Europa e del mondo) lo videro attivo sui
fronti. D'altra parte la sua esperienza legionaria (durata circa un mese),
non poteva essere espressa altrimenti che come un gioco, gioco di un
cucciolo da cui impara la vita; da qui il titolo della sua opera Ludi
Africani, in vero poco citata nelle bibliografie.
6
Op.cit.
7
idem, pag.138
15
Quanti altri scrittori hanno contribuito a laureare la Legione! Non si deve
dimenticare Blaise Cendrars ( pseudonimo di Frédérich Sauser 1887-
1961) seguace e ispirato da poeti quali A.Rimbaud, G. Apollinaire,
esordirà con poesie d'avanguardia Les Pâques à New York, 1912 e
Séquences, 1913. Prestò servizio militare nella Legione Straniera durante
la Grande Guerra, e in una operazione militare, un colpo di mitraglia gli
tagliò la mano destra. Era il 26 settembre del 1915. E tra le sue
molteplici opere, La main coupée
8
, apparve nel 1946, cioè quasi trent'
anni dopo la sua esperienza da legionario. E' un' opera magnifica, ricca
di dotte citazioni, di considerazioni sui molteplici aspetti sociali,
individuali, militari nonché politici. Ma (senza che sia avversativo), La
main coupée, scritta in prima persona, è un compendio di ricordi
rielaborati con la maestrìa del fine letterato. Ovvero è la riproposta di sé
verso l'esterno, verso il lettore che, attirato da una brillante prosa, accetta
piacevolmente episodi truculenti, picareschi di una schiera di disperati
capaci di qualunque bravata; e spesso, così assurdi, da non potersi
compenetrare, cioè sono visti da lontano...
---------- * ----------
8
La main coupée, Éditions Denoël, 1946
16
Paul Bonnecarrère, non ha mai dato un taglio intimista parlando della
Legione. La sua semplicità narrativa, non ha alcuna partecipazione
emozionale. Non appare neanche come narratore omnisciente quando
racconta episodi storici, che non lo riguardano personalmente. Non sono
suoi i sentimenti dei personaggi, che solo il lettore può interpretare
attraverso gli accadimenti. Si può dire che il lettore venga afferrato e
gettato in una situazione da vivere in prima persona, e qui impara come
dev' essere il legionario, e qui impara la filosofia della Legione.
Ovviamente il termine filosofia, qui usato, non vuole evocare classici
trattati di grave pondo specifici sulla Legione Straniera (inutile dire che
non ne esistono ) vuole tutt’al più evocare il significato dato da Pitagora,
mediante l’allegoria del mercato: la vita è una grande fiera, dove alcuni
vanno per affari, altri vanno per divertirsi ed altri per osservare
disinteressatamente quello che accade. Nella Legione Straniera, accade.
Essa rappresenta un forte coagulo delle disparità e molteplicità di
uomini, e per raggiungere i suoi fini stabiliti a lunga o immediata
scadenza deve applicare i suoi princìpi.
Questi princìpi scaturiscono da una costante osservazione sul
comportamento degli uomini e applicati di volta in volta, ad personam,
per mantenerli coagulati in una unità monolitica. Quant’ è distante il
concetto del solve et coagula tanto apprezzato da chi crede in una vita
piena di innovazioni che si rinnovano senza alcun ancoraggio a dei punti
solidi!
17
Nella Legione Straniera, stabilito un principio, diventa un assoluto da
non disperdere in analisi e dissertazioni: con le debite varianti lo si mette
in atto, lo si pratica.
L’ episodio del disertore Krugger
9
ripreso e punito direttamente dal
colonnello Lehur che, “(…)senza esitazione e senza collera [lo] colpisce
brutalmente allo stomaco (…)”, rivela una delle categorie assolute della
Legione Straniera: lavare i panni sporchi in famiglia. Ne risultano altri
assoluti, da evincere da semplici particelle come ‘miei’, possessivo che il
colonnello Lehur, (d’altra parte come tutti i capi siano essi ufficiali o
sottufficiali, o per anzianità) usa per i legionari. Sono suoi, e ne è geloso,
e ne ha cura, ben oltre il concetto di familia, con un senso responsabile
imperativo, non disgiunto da un profondo senso di umanità. A corollario,
il tenente Mattei (l’eroe della storia appare sin dal primo capitolo),
commenta la dura punizione, dicendo a Krugger di considerarsi onorato
ché il problema sia stato risolto dal colonnello in persona, senza ricorrere
a istituzioni terze quali il Consiglio di guerra, la Compagnia di
Disciplina, ecc.
Inoltre un’altra connotazione emerge dal tranquillo racconto.
Il legionario vede tutto e analizza tutto. Al malcelato apprezzamento di
Bianchini sulla performance di Krugger, il sergente Klauss restaura
l’incessante vigilanza del legionario, dicendo : “ …la nostra specialità è
la disciplina, non la zuffa da osteria.”
10
9
Cap. I della traduzione, pag. 5 e segg.
10
Pag. 5 della traduzione.
18
Il III capitolo è tutto dedicato allo stesso principio, E’ di una vivacità e
allegrezza, che rivela la maestria dell’Autore. Vi si descrive come il
famoso, ma non celebrato negli albi d’oro, tenente colonnello
Babonneau, abbia salvato dalle grinfie di un colonnello della Coloniale,
11
che minacciava un suo legionario (colpevole ), di deferirlo al Consiglio
di Guerra. Il commento dell’Autore è, nella sua sobrietà, chiaro e
immediato : “ non si tratta[va], di consegnare o meno Volpi [il
colpevole], al Consiglio di Guerra, ma di rispettare la regola d’oro della
Legione, che consiste nel lavare i panni sporchi in famiglia. Le sanzioni
disciplinari applicate […] nei confronti dei colpevoli non sono certo
leggere, anzi le più severe; ma i colpevoli sono giudicati nello spirito
legionario, sulla base di una diversa morale. E Babonneau sa[peva]
troppo bene che sarebbe stato molto grave infrangere o venir meno a
questa morale.”
12
Tutto il testo è costellato da questi episodi, e il più tragico è la soluzione
classica per i disertori passati alle forze nemiche: gli si lascia una pistola
con un solo colpo in canna.
13
---------- * ----------
11
La COLONIALE, era un Corpo militare dell’Esercito francese stanziale nei territori d’ oltremare. I
rapporti tra la Legione Straniera e la Coloniale non brillavano di simpatia, anche se i gradi dovevano
essere rispettati.
12
Pag. 19 della traduzione.
13
Idem, cap. XVII, pag.169.
19
John Robert Young con il suo notevole libro, ha creato qualcosa di
unico sulla Legione, ricco di documenti fotografici articolati su ogni
possibile realtà della Legione Straniera: caserme, zone d' istruzione,
riproduzioni di carteggi storici, simboli, interviste rivolte ad uomini
prevalentemente di lingua inglese, notizie dettagliate sui gradi, e tanti
altri particolari ‘tecnici’, che informano minuziosamente tutti gli aspetti
esteriori della Legione.
14
Era tale l’entusiasmo del reporter John Robert
Young per la Legione Straniera, da chiedere al Presidente della
Repubblica francese l’ autorizzazione, sempre negatagli in precedenza
per il forte riserbo della Legione, a scrivere e documentare quella storia,
percorrendo grandi distanze vivendo la stessa vita dei legionari. Il suo
movente era di trasferire all’esterno, quanto della Legione Straniera era
conosciuto solo come fumus persecutionis. E a spese proprie, si è
equipaggiato di cineprese, macchine fotografiche, fonoriproduttori per
un servizio completo sulla sconosciuta Legione Straniera. Con il
lodevole risultato di aver brillantemente illustrato tutto l’esterno, senza
dare una risposta sulla sostanza dell‘uomo-legionario.
---------- * ----------
14
The French Foreign Legion 1984 Thames & Hudson , Ltd. London. Ed. Italiana : Storia della
Legione, Ermanno Albertelli Editore, Parma, 1987 (trad. di Nicola Bandini ).
20
Paul Bonnecarrère, non ha militato nella Legione Straniera, ma è tale la
sua descrizione del comportamento di questi uomini (il cui attributo di
marmo non è da condividere ), senza divagazioni o fantasie, che muove
al desiderio di cogliere, di questi uomini, l’essenza. L’essenza
aristotelica per cui una cosa è quel che è e non un ‘altra cosa. Un’
essenza che li fa diventare una categoria di uomini che non meritano
altro attributo che quello di legionari, perché altri termini sarebbero solo
superficiali aggettivazioni.
Anche il behaviorismo,
15
avrebbe difficoltà nel definire il
comportamento del legionario.
Ed è opportuno precisare che questa essenza si manifesta solo nell’
azione e nel dovere da compiere; in altre situazioni, si ritrovano ad
essere uomini normali, con le loro passioni, debolezze, sentimenti,
ricordi, rimpianti, del bagaglio della loro vita precedente all’ingaggio.
Questo è il vantaggio di Paul Bonnecarrère: l'estraneità fisica ad ogni
soggezione militare, gli consente una valutazione priva di esaltazioni e di
spericolate fantasie, che sovente distorcono la realtà. Ed è la realtà più
cruda, della guerra, di condizioni di vita particolari, spesso volutamente
senza aggettivi, che l'Autore ripropone con insolito clima della
narrazione, affascinando e trascinando il lettore in queste 'avventure'
dov'è costretto a partecipare direttamente, costringendosi a riflessioni
proprie, non indotte.
Dalla lettura partecipata di Par le sang versé, prorompe prepotente una
domanda : quale alchimia forma l’Uomo-legionario?
---------- * ----------
15
Dall’ inglese behavior. Teoria e scuola di psicologia sul comportamento dell’ individuo.
21
Docente di sociologia generale presso la Scuola d’Applicazione d’Arma
(Torino) e collaboratrice del Centro studi di sociologia e antropologia
culturale presso la Facoltà di Economia dell’ Università di Torino,
Marina Nuciari, oltre a numerosi altri saggi e articoli, è l’ autrice di
Efficienza e Forze Armate.
16
Il libro è formato da una serie di saggi
militari di vari autori di ligua inglese,
17
da lei tradotti, e un suo molto
interessante saggio introduttivo: Coesione ed Efficienza nelle
Organizzazioni Militari. La vastità dell’ argomento, delle analisi
sulla“coesione tra individui messi assieme (…) anche a caso”,
18
interessa più il sociologo; e per motivi di attinenza al tema, si devono
estrapolare considerazioni utili a delineare la coesione della truppa
legionaria.
Principes pro victoria pugnant, comites pro principe. L’ aforisma
tacitiano, ricordato nella prefazione
19
, è semplicistico e riduttivo anche
se si avvicina alla risposta desiderata.
“ Pur con le inevitabili caratteristiche espressive che ora si possono
definire retoriche, la trattazione degli stati d’animo dei combattenti, la
paura e gli espedienti per superarla, la disciplina, le modalità di
rapporto interpersonale tra commilitoni e con i comandanti, le tradizioni
(canti, facezie, proverbi, storielle, ecc.) della vita di trincea, il
comportamento degli ufficiali, tutti questi temi presentano, a volte in
16
Efficienza e Forze Armate, Franco Angeli Libri, 1990, Milano Italy
Altre opere di Marina Nuciari, pubblicate dallo stesso editore sono :
La pratica culturale tra integrazione ed esclusione, 1983 ; I giovani della musica, 1986
17
Nell’intervista del novembre 1999 la prof. Nuciari lamentava una completa o quasi assenza di
letteratura socio-militare francese.
18
Guido Sartorio, o.c. Prefazione, pag.12.
19
idem, pag. 13.
22
nuce a volte estesamente, sorprendenti analogie situazionali ed
esplicative (…)
20
”.
“ (…) trattando del perché i poveri e derelitti fanti italiani
mantenessero sul fronte un comportamento onorevole e comunque
obbedissero ai loro comandanti, Gemelli non spende che poche e in un
certo senso obbligate parole sul senso dell’ onore o sul riconoscimento
dei valori patriottici (avendo personalmente osservato e dunque ben
conoscendo la distanza culturale e la inevitabile estraneità di molti
soldati italiani nei confronti degli scopi della guerra e della sacralità dei
confini) spiegando il comportamento dei soldati, i loro atti eroici spesso
inconsapevoli, con la loro dedizione, motivata non da istanze assolute,
sostanzialmente estranee (come l'’amor di patria, la gloria, il
coraggio…) ma da valori culturali quotidiani facenti parte della
personale esperienza di vita associata.”
21
«…Nessuno parlava. Qualcuno provava l’otturatore del fucile. Dieci
minuti dopo si avviavano in silenzio verso la prima linea (…) A notte
alta tornò uno solo di quei soldati. Morirono tutti quanti nella difesa di
una posizione difficile. E’ questa la storia di ogni giorno, di tutti i
soldati. Sono così i nostri soldati : brontolano, commentano, criticano,
ma agiscono, ma operano, ma fanno.. E fare vuol dire pagare di persona.
Ora che fa sì che, venuto il momento, questi uomini muoiono perlopiù
senza rimpianto o almeno senza esitazione? Qual’ è la forza che li
trascina sino a questo punto?»
« Perché bisogna ricordarsi che questi uomini che fanno dell’ eroismo,
forse senza avere piena coscienza della natura eroica degli atti che
20
o.c., pag. 17
21
o.c., pag. 17- Il riferimento è relativo all’ opera di Agostino Gemelli, Il nostro soldato, F.lli Treves,
Milano, 1917.
23
compiono, e magari dopo aver affermato che, essi di fronte al valore
della pelle, se ne infischiano della gloria, sono quei poveri contadini e
quegli operai che ieri vivevano una vita grama del loro lavoro dell’
officina o dei campi sono quegli umili che hanno trascorso la loro vita
senza ambizione alcuna. […] i ricordi storici e letterari ci presentano il
soldato sotto un aspetto eroico, nell’ atto di compiere volontariamente il
sacrificio della propria vita. Nulla di più lontano dalla realtà ! […] Nella
realtà ragioni più umane, più individuali, più personali, che non l’idea di
patria, troppo e soprattutto troppo elevata per i nostri soldati, contadini e
operai, agiscono sul soldato. La coscienza storica, la coscienza della
missione del nostro paese, mancano in lui, in quanto sono il prodotto di
una matura riflessione; e in luogo di questi sentimenti complessi, parlano
al suo cuore sentimenti più semplici»
22
[A. Gemelli, pag. 26-8]
Togliendo l’espressione : ‘brontolano, commentano, criticano…’, che
assolutamente non appartengono ai legionari, quante affinità non solo
con la truppa legionaria, ma con tutte le truppe combattenti! Le stesse
considerazioni sono pertinenti per tutti i soldati degli eserciti di ogni
Paese.
Ancora : « […] Vi ha qualcuno che affrettatamente, e forse per amore di
idealizzare, ha scritto che questa trasformazione del soldato è dovuta alla
guerra ideale che combattiamo e che per questo il soldato in guerra
ritrova quei valori ideali che aveva smarrito nella vita civile; come l’idea
religiosa, l’ idea di patria. In realtà chi parla così non chiarisce la
questione. Parlare di patria a riguardo di questi uomini semplici non ha
alcun significato. Si tratta di uomini semplici, che non hanno studiato,
22
Ibidem, pag. 18
24
che non hanno per certo una coscienza nazionale, né la visione storica
dei destini della patria. » ( A. Gemelli, op.cit. pag.38-42)
23
Queste considerazioni si possono applicare anche ai Legionari; almeno, a
quelli che combatterono in Indocina, dove appena evacuati furono
trasferiti in Algeria dove già apparivano i primi segnali di ribellione alla
Francia.
«Le coup de force japonais du 9 mars 1945 sonne le glas de la présence
française en Indochine. […] Le premiers temps, le Viet-Minh
24
multiplie
d’ abord le coups de mains et le sabotages, puis à partir de 1950 l’ aide
de la Chine l’autorise à lancer des opérations de grande envergure. La
relève, aà partire de 1950, devient un sujet permanent d’inquiétutude
pour Sidi-Bel-Abbès. Pour résoudre ce problème deux solutions sont
envisagées par la Maison Mère. La première consiste à reduire le temps
d’ instruction a deux mois…»
25
Anche questa citazione aiuta a sostenere i concetti precedenti di A.
Gemelli, a proposito della scarsa preparazione militare (da immaginare
quella ideologica) di quei combattenti trasferiti ex-abrupto in terre
sconosciute, in ambienti ostili. Eppure sono stati i combattenti che si
sono immolati in numero impressionante. Non si può liquidare la loro
dedizione, con le parole “ coscienza nazionale, visione storica dei destini
della patria », ut supra. I Viets potevano combattere con quegli ideali,
poiché si battevano sul loro suolo natìo, per la loro terra e la loro patria.
23
ibidem. Pag. 19. La sottolineatura è del redattore.
24
Lega per l’indipendenza del Vietnàm.
25
La Légion Étrangère, André-Paul Comor, Presse Universitaire de France, 1992, pagg. 49-50.