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PREFAZIONE
“Un paese senza ricerca e
senza cultura è un paese che è
destinato a diventare
sottosviluppato”
(Margherita Hack).
È attualmente chiaro a tutti che il patrimonio culturale d’Italia rappresenta uno dei
benefici di maggiore rilievo per il Bel Paese, in prospettiva, anche, di un’idea di
sviluppo culturale, sociale ed economico. L’intera penisola italiana racchiude un
immenso patrimonio culturale, e a custodirlo sono le sue città, che da nord a sud
espongono i propri beni, quasi come un grandissimo museo a cielo aperto.
Uno dei patrimoni, che la città custodisce da secoli, è quello dei centri storici, e il
nostro caso, confinato nel meridione italiano, in una città della provincia barese,
apre la strada alla scoperta di uno dei centri antichi, più interessanti e affascinanti
della Puglia.
Il lavoro che sto per presentarvi, difatti, mette in risalto uno dei beni culturali più
importanti della città di Altamura. Questo patrimonio è custodito all’interno del
centro storico cittadino e porta l’antico nome di “Claustro”. Che cos’è il claustro,
lo scoprirete sfogliando le pagine di questo lavoro, che ha tutta l’intenzione di
mettere in luce e di valorizzare quella che può essere considerata una delle
eccellenze della città. Quando il professor Mirizzi mi ha suggerito il tema dei
claustri, subito ho pensato alla singolarità di questo patrimonio e alle possibilità,
oltre alle conoscenze che avevo, per dargli il giusto risalto e, soprattutto, per
conferirgli nuovi e validi strumenti, atti a promuoverlo e valorizzarlo. Il primo
passo, che ho cercato di compiere, è stato quello di far rientrare tale patrimonio
all’interno di un preciso contesto storico, per ricostruirne la storia, dalla nascita
sino ad oggi. Per questa prima parte, la ricerca e l’analisi è stata svolta a tavolino,
tra testi e documenti, ma anche grazie alla consulenza di alcuni esperti locali.
Quando poi ho dovuto affrontare il discorso relativo alla vita che un tempo si
svolgeva nei claustri, ho lasciato il tavolo della biblioteca e il mio computer
portatile e mi sono messo in cammino tra vicoli e stradine, entrando, a volte anche
per la prima volta, all’interno dei claustri. Ero alla ricerca di anziani da
intervistare o di coloro che potevano darmi indicazioni sulla vita di un tempo, e
che testimoniavano la loro esistenza all’interno di quei luoghi. Lo studio, perciò,
si stava svolgendo sul campo, all’interno del nucleo antico della città di Altamura,
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che con la mia macchina fotografica, ho cercato, anche, di fermare nei suoi aspetti
più inediti. Dopo giorni di ricerche e passeggiate alla scoperta di un patrimonio,
comunque, molto ampio e articolato, sono tornato sui libri con l’intento di
sviluppare argomenti, validi a promuovere questo patrimonio, sia da un punto di
vista culturale che turistico. Pertanto, ho utilizzato una bibliografia aggiornata per
parlare dei claustri, visti in prospettiva turistica, analizzandoli secondo l’idea della
tutela e della valorizzazione. Conseguentemente, ho portato alla luce uno dei temi
di attualità locale, molto discusso, che riguarda la possibilità di candidare i claustri
a patrimonio dell’Unesco.
Naturalmente, far conoscere i claustri, promuoverli e valorizzarli, non è l’unico
argomento che ho cercato di portare alla luce. Difatti, man mano che si leggerà
questo lavoro, si riuscirà a capire che l’intento è, anche, quello di coniugare
aspetti storici, antropologici e architettonici, a discipline, di stampo “moderno”,
come al turismo e a tutti i fattori che ne caratterizzano il settore, o al caso del
patrimonio Unesco, che rappresenta un importantissimo strumento sia di tutela e
valorizzazione che di sviluppo turistico stesso. E, poi, l’argomento della
partecipazione, ampiamente trattato in questa tesi come modello da perseguire,
per riuscire nell’intento condiviso di raggiungere gli obiettivi preposti; per far
interagire tra loro, cittadini, politici, universitari, tecnocrati, giornalisti, e di
conseguenza far legare tre diversi pensieri di sviluppo: quello economico, sociale
e culturale. In sostanza, l’idea è quella di proporre uno specifico strumento di
gestione del patrimonio culturale; un modello condiviso che faciliti, sensibilizzi,
educhi al patrimonio culturale e che consegua realmente l’ipotesi dello sviluppo.
Entrando nel merito dello studio svolto, la prima parte della tesi ricostruisce il
contesto storico e urbanistico-architettonico, nel quale i claustri si manifestano per
la prima volta, e si evolvono nel tempo e nello spazio. Inoltre, si avrà modo di
considerare l’analogia di questi luoghi con altri casi del territorio limitrofo e si
potrà ricordare la toponomastica, che ne celebra la loro denominazione.
Nel capitolo successivo, aspetti antropologici, fattori di urbanistica popolare e
questioni di vita all’interno dei claustri faranno da voce al racconto di questo
singolare patrimonio. E negli ultimi paragrafi, tre itinerari guideranno il lettore, in
un piccolo viaggio, nel cuore del centro storico, alla scoperta di alcuni dei più
caratteristici claustri di Altamura.
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La terza parte, invece, è dedicata ai claustri esaminati in prospettiva turistica,
ovvero considerati come risorsa territoriale, capace di attrarre turisti e di entrare a
far parte di un sistema organizzato di offerta turistica locale. Si parla di immagine
dei claustri, di brand e di marketing, ma anche di eventi, che attualmente e in
passato hanno caratterizzato i luoghi in questione.
La tesi, inoltre, tenta di offrire degli strumenti validi per argomentare questioni di
tutela e valorizzazione dei claustri e, più in generale, del centro storico di
Altamura. Difatti, nel quarto capitolo si tratta la questione del degrado, si parla di
legislazione dei centri storici e delle possibilità che ci sono per conservare e
salvaguardare tale patrimonio. È evidenziato il concetto di educazione al
patrimonio culturale, materiale ed immateriale, e si propone il modello partecipato
come strumento efficace sia ai fini della tutela che della valorizzazione dei
claustri.
L’ultimo capitolo è dedicato alla possibilità di candidare i claustri a patrimonio
Mondiale dell’Umanità. Per questo, è stato menzionato il modello di candidatura a
patrimonio Unesco, e le Linee Guida, utili alla stesura del dossier di candidatura.
Inoltre, sono stati presi ad esempio i casi di Alberobello e Matera, oltre al sito
delle Colline delle Langhe, di Monferrato e di Roero, come ultimo caso di sito
candidato entrato a far parte della Lista del patrimonio Unesco. E poi,
l’importanza del Piano di Gestione per un sito Unesco, prendendo a modello il
Piano del sito dei Sassi di Matera. Infine, sono stati proposti alcuni strumenti
validi a sottolineare l’importanza della creazione di un dossier di candidatura,
attraverso strumenti di condivisione e partecipazione.
Prima di concludere, mi sembra opportuno ringraziare tutti coloro che hanno
contribuito alla realizzazione di questo lavoro. Devo innanzitutto esprimere la mia
più profonda riconoscenza al prof. Ferdinando F. Mirizzi, non solo relatore della
tesi, ma anche guida nella ricerca di questo lavoro e formatore universitario di
ineludibile riferimento. Ringrazio, poi, l’arch. Michele Centoducati e il prof.
Giuseppe Pupillo, due esperti di rilievo e importanti cultori locali; l’ing. Ninì
Marvulli, membro del Comitato direttivo dell’A.B.M.C. (Archivio Biblioteca
Museo Civico) di Altamura e memoria storica della città. Ringrazio l’arch. Angela
Colonna, docente di Storia dell’Architettura dell’Università degli studi della
Basilicata, il prof. Luigi Viscanti, presidente del Club Unesco Altamura,
Tommaso Loizzo, presidente dell’associazione Il Cuore di Altamura, l’arch.
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Maria Cornacchia, funzionario LL.PP. (Lavori Pubblici) del Comune di Altamura,
l’ing. Carmelo Cozzo, Gianni Gatti, figlio del noto fotografo locale Filippo Gatti,
le prof.sse Rosa Masiello e Pasqua Ferrulli, dell’Istituto Tecnico Commerciale
“Genco”, di Altamura. Infine, tutti coloro a cui devo molti dei dati e delle
informazioni, utilizzati nel corso del lavoro: dott.ssa Mariella Forte, Maria
Incampo, Maria Loporcaro, Angela Quattromini, Felicetta Selvaggi, Candida
Clemente, Rosa Genco, Maria Lupariello, Vincenza Vicenti, Anna Lorè, Grazia
Incampo, Fausta Pestrichella, Teresa Galetta, Vincenzo Marroccoli, Francesca
Lospalluto e Angela Fiorino. A tutti loro e a tanti altri informatori occasionali va
un sincero ringraziamento.
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CAPITOLO 1
ALTAMURA E I CLAUSTRI
1.1 Cenni introduttivi
Prima di porre la specifica e dovuta attenzione al discorso riguardante i claustri di
Altamura, era doveroso, al fine di una corretta comprensione dell’origine storico-
architettonica dei claustri, ripercorrere l’evoluzione urbana della città, perlomeno,
partendo dal periodo basso-medievale che, maggiormente si lega allo studio da
compiere. L’idea è quella di far riemergere i principali spazi abitativi della città
antica, identificabili nei claustri, mostrando la storia che più li ha caratterizzati. Il
periodo analizzato comprende, difatti, un arco di tempo che, va dal 1232, data
certa della rifondazione giuridica della città, al 1850 circa, periodo in cui
Altamura ha dovuto espandersi fuori dalla cinta muraria
1
. L’evoluzione storica-
urbanistica esaminata, di per sé molto lunga, è stata messa in luce in maniera
sinottica, anche perché rappresenta un’introduzione all’argomento principale che,
in questa sede si vuole trattare. L’analisi iniziale fa da apripista all’argomento
claustri, paragonabili a luoghi vetusti del centro storico di Altamura. Attraverso
queste prime pagine si vuol riscoprire l’origine dei claustri, i parallelismi con le
altre realtà urbane presenti nel meridione d’Italia, e in particolar modo nella
regione Puglia. Quando, infatti, Federico II di Svevia fece ricostruire la città di
Altamura, per ripopolarla utilizzò la pratica della revocatio
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, ad abitarla furono
numerose famiglie provenienti dalle città vicine. I nuovi abitanti nel loro insieme
rappresentarono l’anima della città e i claustri come loro elemento abitativo,
l’essenza del centro storico. Inoltre, il nucleo antico della città oltre a racchiudere
tanta storia tra le sue pietre, istituisce sulle stesse una specifica denominazione. Il
paragrafo finale di questo primo capitolo, difatti, illustra la toponomastica
riguardante i claustri di Altamura, nella loro doppia identità storica.
1
M. CENTODUCATI – V. LOSURDO, Lo sviluppo della città dal secolo XIII al XIX in relazione
agli avvenimenti economici, politici e sociali, Ed. A.R.S.A. (Associazione Ricerche Sociali Altamura),
Altamura, p. 1.
2
G. PUPILLO, Consuetudini dotali e matrimonio ad Altamura in età angioina, in «Altamura», 1996,
n. 37, p. 8.