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INTRODUZIONE
Il breve viaggio nella storia della fortuna letteraria del telefono
che ci si accinge a compiere, si configura come un itinerario
narrativo, il cui scopo è quello di illustrare il significato della
presenza del medium da punto a punto nella letteratura sia italiana
sia straniera, inquadrandolo altresì in contesti letterari specifici,
cronologicamente individuati. Un simile taglio giustifica
l‟impianto della dissertazione, articolata in tre capitoli.
Nel primo, si intende comporre un quadro sintetico della storia
della fortuna letteraria del telefono, dalla fin de siècle, quando il
medium nasce, al termine del millennio appena terminato. Questo
lungo periodo storico, dal quale sono esclusi gli anni del boom,
trattati più diffusamente nel capitolo successivo, è distribuito
lungo archi temporali di estensione omogenea, ad eccezione di
quello compreso fra le origini e gli anni ‟10, più breve e in cui
assenti o esigui sembrano essere i riferimenti letterari al telefono,
decisamente più numerosi, invece, negli anni che seguono. Infatti,
in questo capitolo viene offerta una panoramica della produzione
narrativa italiana ed estera, in cui la presenza del telefono è
prevalentemente analizzata alla luce della poetica degli autori
selezionati. Da tale analisi, ci si ripropone di evidenziare
l‟evoluzione letteraria del telefono, le cui caratterizzazioni
simboliche e metaforiche spesso si conformano alla situazione
storico-culturale e tecnologica del periodo temporale osservato. Le
citazioni dai testi oggetto di discussione, sono utilizzate come
supporti funzionali a corroborare le diverse ipotesi interpretative
del telefono, e quindi spesso a queste ultime adattate.
5
Il carattere generale di questa prima parte della dissertazione, si
attenua nella sezione successiva, dedicata, come già anticipato,
all‟approfondimento degli anni ‟50 e ‟60. Si sono dunque trascelti
dieci autori, cercando di individuare un filo rosso o un comune
denominatore fra i motivi da essi sviluppati, nel tentativo di far
emergere il più chiaramente possibile il ruolo svolto dal telefono
nella letteratura di questi due decenni. A tale scopo concorrono
altresì i sottotitoli, efficaci per l‟individuazione e la definizione dei
caratteri salienti del medium da punto a punto relativi a ciascun
periodo esplorato in questo scritto. Inoltre, la cernita dei tre autori
stranieri che rappresentano gli anni del boom, è basata
sull‟identificazione di corrispondenze o di rimandi a tematiche
comuni agli scrittori italiani, ai quali si è, ovviamente, riservato
maggiore spazio.
Il terzo capitolo, infine, restringe ulteriormente il campo di
analisi ad un unico autore, A. Moravia, la cui scelta è riconducibile
alla ricorrente presenza di oggetti tecnologici nella sua opera. Fra
questi, il telefono assume un‟importanza centrale in La noia e
L’automa, qui esaminati al fine di evidenziare il significato
attribuibile al telefono, in base alla poetica moraviana
dell‟alienazione.
Infine, seguendo la successione dei capitoli, è possibile rilevare
un progressivo restringimento del campo di analisi, per cui si passa
dal carattere generale della prima sezione a quella più mirata
dell‟ultima parte della dissertazione, alla quale si ritiene plausibile
attribuire una struttura ad imbuto. E al suo interno ci apprestiamo
ad inoltrarci, iniziando così il viaggio nella storia letteraria del
telefono.
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1. PER UNA STORIA DELLA FORTUNA
LETTERARIA DEL TELEFONO
1.1. Origini – 1910: il telefono, meraviglia della tecnica
Remote sono le origini del telefono, tecnologia di
comunicazione a distanza per eccellenza. Infatti, il bisogno di
telecomunicare affonda le sue radici nei tempi ormai perduti delle
nuvole di fumo, del tam tam o di altri sistemi di segnalazione
visiva, limitati, perché insufficienti, a tradurre convenientemente il
pensiero e il linguaggio umano in tutta la loro complessità.
Nel XVII secolo, si assiste a vari esperimenti di comunicazione
attraverso l‟uso di semafori, i quali non conducono tuttavia ad una
reale comunicazione a distanza, perché prevalentemente funzionali
alla trasmissione del pensiero. Inoltre, nel 1667 viene descritto il
cosiddetto “telefono a funicelle”
1
o ”telefono degli innamorati”,
2
perché adatto ad una comunicazione fra amanti, e dunque intima,
segreta.
Gli anni ‟90 del XVIII secolo, vedono la nascita del telegrafo
ottico, progettato dal francese Claude Chappe, e la comparsa del
termine telefono, forse impiegato la prima volta dal tedesco Huth a
proposito di un “condotto parlante in telegrafia”,
3
mentre per M.
McLuhan, la parola diviene comune a partire dal 1840.
1
P. Flichy, Storia della comunicazione moderna, Baskerville, Bologna 1994,
p. 14.
2
Ibidem.
3
Ivi, p. 134.
7
Nel XIX secolo, appaiono il telegrafo di Samuel Morse e una
serie di altri „cugini‟ del telefono, la cui paternità è peraltro
attribuita a più inventori. Tra questi, Charles Bourseul, il quale
descrive un “telefono a intermittenza derivato dal telegrafo”;
4
Philipp Reiss, inventore di un apparecchio similare al più tardo
modello di Bell; Innocenzo Manzetti, costruttore di “un prototipo
di macchina per trasmettere i suoni attraverso il telegrafo”;
5
Antonio Meucci, che nel 1871 fa registrare l‟esclusiva per il
telefono, inadeguato però all‟uso su lunghe distanze a causa di
problemi relativi al microfono; Elisha Gray e Alexander Graham
Bell, i quali brevettano il telefono a poche ore di distanza l‟uno
dall‟altro, per quanto sia infine Bell ad accaparrarsi la paternità
definitiva e riconosciuta dell‟invenzione, „nata‟ ufficialmente il 14
Febbraio 1876.
Comunque, il telefono presentato da Bell al grande pubblico nel
maggio 1876, ottiene un successo clamoroso, tanto che l‟anno
successivo nasce la Bell Telephone Company, trasformatasi poi in
AT&T (American Telegraph and Telephone), a seguito di un
accordo con la concorrente Western Union. Ciò assicura alla Bell
la facoltà di esercitare un monopolio pressoché perfetto
sull‟industria telefonica per più di un decennio (1880-1893),
dopodiché si apre l‟era della concorrenza. Essa è caratterizzata
dall‟offerta agli abbonati del nuovo servizio della linea collettiva,
dall‟abbattimento delle tariffe, dal decollo degli abbonamenti e da
una feroce e spietata competitività fra le diverse compagnie
telefoniche presenti sul mercato. Questo tormentato periodo si
4
http://www.romascuola.net
5
http://www.xoomer.virgilio.it
8
chiude infine con la Grande Guerra e segna la trasformazione del
telefono in “oggetto di comune utilità”.
6
In Italia, i primi apparecchi telefonici vengono prodotti nel
1877 dai fratelli Gerosa di Milano, mentre nel 1881 viene emanato
dal ministro dei Lavori Pubblici Baccarini, il “primo decreto di
concessione per l‟esercizio del servizio telefonico a privati”.
7
Ciò
implica l‟aumento del numero degli abbonati e, di conseguenza, la
diffusione del telefono, ormai non più meraviglia della tecnica ma
oggetto comune, soprattutto a Milano. Ciò nonostante, anche a
causa di una legislazione svantaggiosa (legge n. 184 del 1892), lo
sviluppo della telefonia italiana è, in generale, “lento e difficoltoso
nei primi tre o quattro decenni della sua storia”.
8
In un contesto spaziale meno specifico, in questo scorcio di
secolo, è altresì importante sottolineare la caratterizzazione sociale
del telefono, il quale promuove una più ampia circolazione dei
modelli linguistici borghesi e propone una molteplicità di usi
connessi alla sua capacità comunicativa immediata e diretta.
Questa si traduce ben presto nell‟offerta di numerosi servizi
telefonici, svarianti dalla funzione religiosa alle informazioni sui
risultati elettorali, dalle condizioni meteorologiche ai concerti
musicali, fruibili per mezzo del teatrofono, “presentato nel 1881
alla Esposizione internazionale d‟elettricità di Parigi”.
9
Da questo
dispositivo trarrebbe origine Telefon Hirmondò, famosissimo
6
C.S. Fischer, Storia sociale del telefono. America in linea 1876-1940, Utet,
Torino 1994, p. 64.
7
http://www.telecomitalia.it/cgi-bin/tiportal/TIPortal/ep/TiprogramView.do?
8
D. Borrelli, Il telefono, Ellissi, Napoli 2000, p. 38.
9
C. Marvin, Quando le vecchie tecnologie erano nuove, Utet, Torino 1994,
p. 47.
9
servizio di trasmissione telefonica, nato a Budapest verso la fine
del XIX secolo, ed esauritosi intorno alla prima metà del 1920.
Inoltre, va ricordata una celeberrima professione legata al
telefono: quella della centralinista, incaricata di conversare con gli
abbonati, sfruttando così in ambito lavorativo la naturale tendenza
femminile alla chiacchiera. E infatti, il telefono è, per le donne, un
mezzo per estendere la conversazione faccia a faccia e per
cementare i rapporti interpersonali; mentre, per gli uomini, è uno
strumento da utilizzare solo in contesti professionali, all‟interno
dei quali, peraltro, il telefono inizialmente si afferma, estendendosi
poi all‟ambito della gestione domestica.
Infine, fra i modelli di telefoni prodotti nel periodo in questione,
si segnala, in particolare, il “Ragno”,
10
così denominato per la
forma divaricata dei suoi „piedi‟ di sostegno.
Dal punto di vista letterario, il romanzo italiano della fin de
siècle restituisce una realtà negativa, della quale importa indagare
il crollo dei valori, conseguenza della situazione di caos morale
rappresentata da molti scrittori di questo periodo. Il loro interesse è
dunque rivolto, non tanto alla dimensione politica e sociale, quanto
alla “storia di un caso umano”,
11
alle vicissitudini di un‟interiorità
sconvolta e torturata. Va da sé, dunque che i temi privilegiati
gravitino attorno alla psicopatologia, a tetri stati d‟animo o
all‟abiezione morale. Tuttavia, si cerca di reagire allo squallido
presente, impastato di delusione politica, di corruzione, di
depressione economica e lotte sociali, anche affidandosi al “culto
10
F. Soresini, Telefoni, Telephone Sets, BE-MA, Milano 1989, p. 24.
11
G. Tellini, Il romanzo italiano dell’Ottocento e Novecento, B. Mondadori,
Milano 1998, p. 206.
10
vitalistico del bello”,
12
a un ideale di forza e di potenza illusorie, al
fascino dell‟arcano e del sublime, impiegati quali antidoti “contro
la piattezza industriale e i consumi di massa”.
13
Si propugna, in
sintesi, un‟arte élitaria, antidemocratica, “destinata ad un ristretto
numero di elette intelligenze ed incomprensibile per la folla”.
14
Tale situazione potrebbe spiegare l‟eventuale assenza di
riferimenti letterari al telefono, non più, in questo periodo,
meraviglia della tecnica, ma oggetto comune, almeno nelle
maggiori città italiane, e, per tale ragione, probabilmente indegno
di considerazione artistica.
Negli Stati Uniti, invece, il medium da punto a punto trova un
entusiastico celebratore in M. Twain, il quale in A telephonic
conversation (1880), possibile origine delle fonti letterarie del
telefono, considera questa nuova tecnologia “one of the solemnest
curiosities of this modern life”.
15
Nel breve racconto, inoltre,
l‟autore americano illustra icasticamente le perplessità suscitate da
questo nuovissimo ritrovato della tecnica, apparso appena quattro
anni prima. Ad esempio, il senso di mistero destato, in chi osserva
qualcuno parlare al telefono, da una conversazione a senso unico,
senza risposte, punteggiata qua e là da pause silenziose e da
esclamazioni di vario tipo, apparentemente ingiustificate. Inoltre,
si evidenziano il lato comico della comunicazione telefonica,
spesso gridata, in quanto uomini e donne non riuscivano a
persuadersi a parlare in modo tranquillo all‟apparecchio; la
riluttanza a chiamare da sé il centralino e la tendenza alla
12
Ivi, p. 212.
13
Ibidem.
14
Ivi, p. 215.
15
C. Neider (edited by), The complete humorous sketches and tales of Mark
Twain, Hanover House, New York 1961, p. 478.
11
chiacchiera telefonica del gentil sesso, poco incline alla ruvidezza
delle maniere, tipica invece degli uomini.
From the “London Times” of 1904 (1898), introduce in
letteratura anche il telettroscopio, preso sul serio solo dal suo
inventore e in grado di garantire il collegamento con un qualsiasi
punto del globo, vedendo con i propri occhi ciò che vi accade.
Questo favoloso dispositivo, molto popolare a fine „800, non viene
tuttavia mai realizzato, pur rappresentando per molti “il trionfo
della comunicazione elettrica”.
16
In Francia, invece, A. Robida prefigura il videotelefono in Le
vingtième siècle. La vie électrique (1883), illustrando
un‟invenzione, il “téléphonoscope”,
17
che
“permet non seulement de converser à de longues
distances avec toute personne reliée électriquement au
réseau de fils courant le monde, mais encore de voir
cet interlocuteur dans son cadre particulier, dans son
home lointain”.
18
All‟inizio del XX secolo, in America, il telefono estende le sue
funzioni, fino a questo momento limitate agli ambiti professionali
e familiari, a un livello più generale, concernente la gestione di
rapporti sociali veri e propri. Questa funzione sociale del telefono
interessa non solo il mondo contadino, ma anche le aree urbane,
dove l‟uso del medium è incoraggiato dal consistente decremento
delle tariffe e dalla diffusione di apparecchi pubblici, dapprima
usufruibili gratuitamente presso vari esercizi commerciali, poi a
pagamento.
16
C. Marvin, Quando le vecchie tecnologie erano nuove, cit., p. 219.
17
A. Robida, Le vingtième siècle. La vie électrique, A la librairie illustrée, Paris
1895, p.10.
18
Ibidem.