Da qui nasce l’esigenza, per gli individui, di trovare un tempo e uno spazio rivolto alla
costruzione dell’identità personale, per soddisfare le necessità di aggregazione,
reclamando spazi per la realizzazione personale e per evadere dall’imposizione delle
norme sociali. A tutti questi bisogni cerca di trovare soluzione l’attuale industria del
loisir che, in particolar modo attraverso i parchi tematici, tenta di offrire esperienze che
vadano oltre l’osservazione passiva, ma che siano in grado di produrre coinvolgimento
emotivo e sensoriale.
Quello che si cerca di dimostrare con questo lavoro, attraverso:
ξ l’illustrazione di alcune esperienze ludiche che si sono succedute nei secoli;
ξ la comparazione di alcuni luoghi di consumo, sulla base dei concetti forniti da
Ritzer e Baudrillard;
ξ la descrizione della più importante realtà italiana nel settore ludico – ricreativo
quale è Gardaland;
ξ l’analisi di alcune interviste a testimonianza dell’esperienza dei consumatori;
è l’importanza che il tempo libero, e il suo impiego, rivestono nella società attuale, la
quale appare sempre più artefatta e simulata e dove i soggetti sembrano pericolosamente
oscillare tra realtà e alienazione.
Si tenterà di comprendere quali siano le dinamiche che conducono gli individui ad
affrontare alcuni tipi di situazioni e se questi ultimi siano, o meno, consapevoli di
determinati meccanismi che sottostanno ai processi di ricerca di identità personale.
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CAPITOLO 1
Divertimento e tempo libero nei secoli.
L’uomo ricerca da sempre forme di svago e divertimento, parlare però di tempo libero
in epoche che precedono di molto la nostra è problematico, perché il concetto di tempo
libero come noi lo intendiamo non era concepibile.
Il gergo attuale non è quindi applicabile a situazioni passate se si decide di assumere un
punto di vista endemico, il tempo libero era considerato tale solo rispetto al tempo
dedicato al lavoro, ma progressivamente emergono trattati giuridici, religiosi e medici
sul tema del gioco che segnalano un’importanza crescente dell’impiego del tempo
libero, un dominio delle attività ricreative indipendente.
Secoli prima della rivoluzione industriale, quindi, il sistema del tempo libero appare
quantomeno percepibile; un tempo fortemente determinato da costrizioni sociali,
lavorative e religiose e conseguentemente distinto nella scala sociale, ma i manuali sul
tema del divertimento danno testimonianza di una certa regolamentazione in merito già
nel XIV secolo. Lo stesso dicasi per i trattati su determinate tipologie di ricreazione e
per l’iconografia che, occasionalmente, se ne occupa: indicano che il tempo libero
rivestiva un’importanza ragguardevole per individui e società.
Non è semplice fornire una scansione cronologica degli avvenimenti che hanno portato
alla creazione della società del loisir in quanto non si hanno eventi simultanei, con
precisi punti di svolta: si tratta infatti di un processo che avviene a diversi livelli, con
variazioni che dipendono anche da circostanze storiche.
I passaggi fondamentali possono essenzialmente riassumersi nei seguenti punti:
1. Ludi gladiatori e corse delle quadrighe in epoca romana;
2. Giostre e tornei in epoca medievale;
3. Fenomeno del Circo dal XVIII al XX secolo;
4. Fiere mercantili;
5. Luna Park.
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1. Ludi gladiatori e corse delle quadrighe in epoca romana.
“Panem et Circenses” è la celebre frase con cui nel primo secolo d.C. Giovenale
descrive l’attrazione che i giochi e gli spettacoli esercitano sulla plebe romana.
Muovendosi dal carattere satirico degli scritti di Giovenale, che nelle sue opere si pone
in modo assai critico nei confronti di una civiltà giudicata ormai priva di moralità, è
innegabile l’importanza che gli spettacoli assumono nel mondo romano: considerando,
ad esempio, il calendario predisposto per i giochi, si nota che nell’epoca della
Repubblica esso prevede 77 giorni dedicati ai ludi
1
, mentre in epoca imperiale arrivano
ad essere 177, divisi in spettacoli teatrali (scaenici), corse nel circo (circenses) e in
combattimenti (munera).
L’origine dei giochi gladiatori risale alla popolazione sannitica, che considera i munera
come un dono votivo o un’offerta funebre. I primi combattimenti di questo tipo arrivano
a Roma nel III secolo a.C. attraverso gli Etruschi, sotto forma di incontri organizzati in
occasione di funerali di personaggi più o meno illustri. L’originaria valenza religiosa
lascia presto il posto al fenomeno dei giochi veri e propri, l’interesse delle folle cresce a
tal punto che gli spazi dedicati alle lotte – piazze dei Fori e vicinanze delle tombe dei
defunti da commemorare – non sono più in grado di contenere il pubblico. Inizia quindi
la costruzione di strutture adatte allo scopo, come gli anfiteatri (theatron = spazio
destinato agli spettatori, e amphi = che corre tutto attorno) prima in legno e in seguito in
muratura, capaci di contenere 50.000 spettatori come l’anfiteatro Flavio
2
(i lavori
iniziarono nel 72 d.C. per opera dell’imperatore Vespasiano) o addirittura 250.000 nel
caso del Circo Massimo, che fin dalla fondazione della città costituisce uno spazio
privilegiato per condurre attività commerciali e di scambi con altre popolazioni e, di
conseguenza, le attività rituali e di socializzazione connesse, come giochi e gare.
La crescente popolarità dei ludi li eleva ad un momento di grande importanza politica e
sociale: partecipare allo svolgimento di questi eventi, organizzati sempre in occasione di
una determinata ricorrenza, non è solo un’opportunità di mero svago e divertimento,
sancisce l’appartenenza alla comunità, alla cittadinanza, al corpo civico; non intervenire
significa prendere le distanze dall’ordine sociale, tanto nell’Urbe quanto nelle province.
1
www.signainferre.it
2
Ibidem.
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L’interesse destato nella popolazione non sfugge certo agli imperatori e agli aristocratici
che si adoperano per offrire al popolo spettacoli sempre più pomposi al fine di imbonire
le masse e distrarle da quelle che sono le problematiche politiche e civili del tempo,
essendo la diffusione del divertimento un sistema ideale per quietare i malumori
popolari.
Le celebrazioni dei giochi sono soggette a specifici rituali: l’editor, ossia l’organizzatore
dei giochi - che prende il nome di Procurator imperiale nel caso in cui lo spettacolo si
svolga a Roma - nei giorni antecedenti rende noti tramite iscrizioni il motivo per cui il
munera viene offerto, i nomi dei gladiatori che vi prenderanno parte e la loro
specializzazione. Inoltre è segnalata l’eventuale distribuzione di cibo e denaro, se il
luogo scelto sarà provvisto di velarium e se sono previste venationes (cacce). Nel
banchetto che si tiene la sera precedente i cittadini hanno la possibilità di interagire con
i gladiatori, alcuni dei quali considerati dei veri e propri eroi popolari.
La mattina dei giochi un corteo rituale (pompa) rende omaggio alle autorità presenti e
all’Imperatore, segue l’inizio della caccia, durante la quale è possibile assistere a lotte
tra uomini e animali o tra gli animali stessi, sullo sfondo di scenografie riproducenti
ambienti esotici o mitologici. Nell’intervallo gli spettatori possono assistere alle
esecuzioni dei condannati a morte, i quali, inermi, vengono fatti sbranare dalle fiere o
uccisi nei modi più crudeli.
Nel pomeriggio l’editor dà finalmente inizio ai ludi gladiatores: tra le urla della folla
festante e l’accompagnamento dei musici i primi a scendere nell’arena sono gli Equites,
che armati di lancia combattono a cavallo
3
, e più coppie si affrontano
contemporaneamente. La vita di un gladiatore sconfitto dipende dall’editor che prende
in considerazione vari fattori per decidere se salvargli o meno la vita, tra i quali
l’impegno profuso, il gradimento della folla e, non ultimo, il costo sostenuto per il loro
affitto e il prezzo che dovrebbe pagare al lanista (impresario al quale appartengono i
3
Sono note almeno dodici categorie di gladiatori che vengono fatte scontrare a seconda
dell’armamentario a disposizione: tra queste i Thraces dotati di scudo e spada ricurva, i Retiarii ispirati al
Dio Tritone corredati di tridente e di una rete, i Murmillones che utilizzano il famoso gladio,
Provocatores e Secutor diretti oppositori dei Retiarii e quindi muniti di elmi appuntiti per impedire la
presa della rete, gli Oplomachi che hanno a disposizione solo un grande scudo, gli Essedari che potevano
combattere su carri, i Sagittarii che scoccano frecce dai loro archi, i Dimachaerus che si destreggiano con
due spade, i Velites forniti di giavellotti e infine i Laquearius che cercano di strangolare l’avversario con
il lazo.
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gladiatori) come risarcimento: è probabile, infatti, ritenere che la morte nell’arena non
sia così frequente come suggerito dalla tradizione popolare - eccezion fatta per i munera
sine missione (all’ultimo sangue) - considerati gli sforzi economici sostenuti per
mantenere e allenare i morituri all’interno delle loro caserme.
Un altro tipo di spettacolo che gode di un nutritissimo seguito è la corsa dei carri, che a
Roma si svolge all’interno del Circo Massimo, (la cui prima installazione è da far
risalire al periodo di Tarquinio Prisco, 500 a.C) con dodici quadrighe (cocchi con
quattro cavalli) che devono compiere sette giri attorno alla spina centrale, sulla quale,
riccamente decorata, si trovavano sette uova (alle quali furono aggiunti sette delfini di
bronzo da Agrippa nel 33 a.C.) che servivano per contare i giri della corsa. Il fanatismo
attorno a queste competizioni cresce a tal punto da trasformare (IV secolo d.C.) le
quattro factiones degli aurighi – Albata, Russata, Prasina, Veneta – in partiti politici
veri e propri.
Nel Circo Massimo si svolgono poi le battaglie navali (naumachiae), durante le quali
due squadre si affrontano riportando alla memoria antiche battaglie avvenute per mare
in un’arena inondata con le acque del Tevere.
Devastato più volte da incendi e costantemente restaurato, il Circo Massimo rimane in
attività fino al 549 d.c., quando Totila concede gli ultimi giochi. Il sipario sul Colosseo
è invece già calato nel 438 d.C, anno in cui si hanno le ultime pugnae tra gladiatori.
Il declino dell’impero e la diffusione del Cristianesimo hanno portato ormai
cambiamenti tali nella società da non poter più sostenere un tipo di divertimento di
questo genere, se dopo l’editto di Costantino nel 313 i giochi si organizzano ancora in
clandestinità, il definitivo divieto imposto da Valentiniano III fa terminare quest’usanza
secolare.
2. Medioevo: giostre e tornei
Il filo conduttore che lega l’epoca romana a quella medievale è rappresentato dall’
hippika gymnasia [Simkins 1999], giochi a cui si dedicano i reggimenti di cavalleria e
che sembrano essere all’origine delle manifestazioni che godranno del loro massimo
splendore attorno all’anno mille.
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