5
sono state, infine, le riviste e i giornali dell’epoca per raccontare la
nascita del Parco e i suoi primi anni di vita.
Un sentito ringraziamento va a Mariagrazia, Giovanni e gli altri
ragazzi della Cooperativa Caprifoglio, che sono stati una preziosa
fonte di informazione, così come utilissimi sono stati i colloqui con
Paolo e Giacomo per comprendere il diverso punto di vista dei
cacciatori. Intendo ringraziare, inoltre, il mio professore Franco Lai,
per la sua grande disponibilità e le fruttuose discussioni e, Carmen
Bilotta per i tanti e utili consigli; in ultimo, ringrazio Matteo e Fabio
dell’A.D.I. per l’aiuto e la pazienza accordatami.
6
I
La tutela del paesaggio
1.1 Origine delle aree protette: cenni
L’interesse dell’opinione pubblica per la difesa dell’ambiente naturale da un uso
distruttivo delle risorse è notevolmente aumentato, allorché si sono fatti visibili,
anche per la gente comune, il depauperamento delle risorse non rinnovabili, e il
degrado ambientale, in particolare nelle aree urbane e industrializzate. In Italia, il
tema della conservazione della natura, a lungo trascurato, ha conquistato
l’interesse dei cittadini, trasformandosi da dibattito d’élite, in fenomeno di
massa, negli anni Settanta, quando l’onda lunga della protesta studentesca e
dell’influenza nord-americana è giunta sino a noi.
E’ aumentata la percezione del rischio ecologico,
che negli anni Sessanta ha
permesso al movimento ecologista di uscire dalla sua nicchia di studiosi, fino
allora ritenuti un poco pazzi e pessimisti, e di permeare strati sempre più larghi
della società, che vedeva negli esperimenti atomici, nelle tensioni della guerra
fredda e nell’industrializzazione diffusa, i rischi di una catastrofe ecologica.
Per certi aspetti, è nel Romanticismo che si riconoscono le prime
anticipazioni del pensiero ecologista: rifiuto degli eccessi razionali
dell’Illuminismo, anelito di un ritorno alla vita rurale, enfasi sulle
emozioni e i sentimenti. Il pensiero romantico ha una concezione
della natura di tipo estetico, non ancora scientifico, e i canoni di
valutazione sono il “sublime” e “l’orrido” (cfr. Lai 2000, p. 73; Brilli
1995, pp.41-44).
E’ quest’ideologia che permea i primi fermenti ambientalisti negli
Stati Uniti nel XIX secolo. I primi parchi americani, nascono come
7
“immagini identificanti”,
simboli della giovane e selvaggia nazione
americana, che ancora combatte i Pellerossa per estendere la
“frontiera della civiltà”. Santuari di una natura imponente e grandiosa,
simboleggiata nell’Aquila dalla testa bianca, vera e propria metafora
dello spirito americano.
L’esigenza di salvaguardare gli spazi ancora selvaggi nasce dall’idea
di usare la natura come emblema dell’identità nazionale: il paesaggio
sublime e imponente come simbolo di una nazione in crescita.
Nel 1864 il primo degli spazi sacri della nazione americana, la valle
di Yosemite, fu posto sotto protezione, seguito otto anni dopo dal
primo Parco Nazionale del mondo, quello di Yellowstone.
Espressione paradigmatica e paradossale dell’uso della natura come
rappresentazione del potere americano, saranno i volti dei presidenti
scolpiti sul Monte Rushmore. La montagna, già terra sacra agli
indiani, era da un lato il simbolo dell’annientamento dei nativi
americani ed estremo oltraggio alla loro cultura e, dall’altro indelebile
presa di possesso del suolo: la montagna che si fa uomo, in una
presuntuosa, sino all’eccesso, dichiarazione di proprietà. Era
affermazione definitiva della propria percezione dello spazio e della
natura.
Coerente col simbolismo uomo-natura, è l’uso d’animali come
simboli totemici di un paese (vedi l’aquila dalla testa bianca), animali,
“buoni da pensare”
1
perché incarnanti i valori positivi della nazione e
quindi da proteggere. Altri animali non hanno avuto invece la stessa
fortuna: dei lupi si è tentato lo sterminio, perché ritenuti demoniaci e
1
Cfr. Harris 1992, p.4.
8
dannosi per il bestiame d’allevamento; dei bisonti perché fonte di
forza e vitalità per i nativi americani.
In una prospettiva e in una proporzione differente, il WWF userà
negli anni Ottanta l’immagine del cervo sardo come simbolo della
lotta per la salvaguardia della natura, e come richiamo
propagandistico nelle sue campagne.
1.2 Origine delle aree protette in Italia
In Italia il primo parco nazionale è quello del Gran Paradiso, istituito
nel 1922 con R.D.L. n.1584, già tutelato dalle Regie Patenti del 1821,
Riserva reale di caccia dal 1856 per volontà di Vittorio Emanuele II.
2
La data d’istituzione del Parco è da considerarsi storica, sebbene il
concetto di protezione ambientale non fosse stato ancora recepito
dall’opinione pubblica, e i tempi non fossero ancora maturi
politicamente. Nascerà di lì a breve anche il Parco nazionale
d’Abruzzo, progettato agli inizi del secolo e realizzato attraverso un
Ente privato. Sembrava che l’Italia si accingesse ad assumere
addirittura un ruolo guida nella conservazione della natura in Europa,
ma il fascismo impresse il suo marchio autoritario anche sui parchi
nazionali. Il Parco del Gran Paradiso venne affidato alla Milizia
nazionale, e sorte analoga ebbe nel 1933 il parco nazionale
d’Abruzzo. Nel 1935 fu istituito, sempre dalla milizia fascista il Parco
nazionale dello Stelvio, senza alcuna consultazione locale. Il Parco
del Circeo fu invece amministrato dall’Azienda di Stato per le
Foreste. Estranei all’economia e alla società, gestiti in forma
2
www.wwf.it.
9
repressiva senza però impedire il bracconaggio e le manomissioni, i
parchi nazionali attraversarono un periodo tristissimo. Con la fine
della dittatura, e il ritorno all’autonomia gestionale, i parchi italiani
ebbero anni di stenti, paralisi e incomprensioni, riuscendo, tranne la
felice eccezione del Parco d’Abruzzo, a dare solo limitati benefici alle
popolazioni locali, esasperate da divieti e regolamenti
burocraticamente fastidiosi. La cattiva fama che i parchi si
costruirono è stato uno dei fattori limitanti della loro espansione,
causando diffidenza e ostilità verso qualsiasi forma di gestione
dall’alto del territorio, che hanno reso problematico ogni dibattito per
la creazione di nuovi parchi secondo criteri moderni e democratici.
E’ negli anni Sessanta che l’ambientalismo comincerà a svilupparsi
come movimento di massa, intrecciandosi e interagendo con i
movimenti per i diritti dell’uomo e per una più equa distribuzione del
benessere. Sono gli anni in cui diventa diffusa la preoccupazione che
il progresso tecnologico e industriale non siano continui ed esenti da
rischi per la sopravvivenza della società. Questi timori sono
supportati da scientificamente da opere celebri, come il “Rapporto sui
limiti della crescita” del Club di Roma (1972),
3
o gli scritti di B.
Goldsmit (Blue point for survivol) del 1978.
4
Nel 1955 nasce “Italia nostra”, per lo sviluppo e la tutela del
patrimonio artistico, ambientale e storico del nostro paese. Nel 1961
in Svizzera è fondato il WWF (World Wildlife Fund), che ha origine
dal IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e
delle Risorse), fondato nel 1948.
3
Cfr. Gamba, Martinetti, 1995.
4
B. Goldsmith propone una società in cui l’uomo rientra nel grembo della natura, imitandone
l’ordine e dividendosi in piccole cellule autosufficienti e solidaristicamente ordinate.
10
E’ del 1965 la nascita della Lipu (Lega italiana Protezione Uccelli), e
nel 1971 sarà la volta di Greenpeace. Legambiente Italia nascerà nel
1983.
Sono pochi esempi per un movimento che solo in Italia nel 1994
arriverà a contare seicentomila iscritti circa: è da questo serbatoio di
ambientalisti, o simpatizzanti che il WWF attingerà per la sua
campagna protezione del cervo sardo culminata con l’acquisto di
Monte Arcosu.
1.3 Le conferenze internazionali: cenni
Anche la grande politica mondiale recepirà il nuovo clima, e dalla
fine degli anni Sessanta prenderanno avvio le prime conferenze
internazionali inerenti ai problemi dell’ambiente e dello sviluppo.
Un interesse iniziale per la fauna sarda, verrà nel 1956 dalla
conferenza di Copenaghen dell’UINC, dedicata alle specie isolane
che già allora rischiavano l’estinzione.
Nel 1972 a Stoccolma comincerà i lavori la Conferenza Delle Nazioni
Unite sull’Ambiente Umano, prima tappa dell’ecodiplomazia che
porrà l’accento sui problemi di uno sviluppo più equo e sostenibile. In
seguito si moltiplicheranno gli accordi internazionali: nel 1973
nascerà la politica ambientale della CEE, che varerà il primo piano
congiunto di protezione. La “Carta mondiale della natura” sarà
stipulata nel 1983, ma è nel 1991 che si terrà “l’Earth Summit” a Rio
de Janeiro, e la sede, in una terra segnata dalla tragedia ecologica
della foresta Amazzonica, non sarà scelta a caso. Dai lavori uscirà la
“Convenzione di Rio sulla biodiversità”, e “l’Agenda 21”, documento
11
non legalmente vincolante, che invitava i governi ad orientarsi verso
uno sviluppo sostenibile.
5
Queste conferenze si sono troppo spesso risolte in pochi concreti
risultati, per via dei compromessi, le riserve e le eccezioni avanzate
dalle diverse parti (indicativo è oggi il rischio corso dal Protocollo di
Kyoto sulla riduzione dei gas serra). Non sono però state inutili per il
gran lavoro propagandistico sulle coscienze mondiali, sempre meno
propense ad abbassare il capo in nome di uno sviluppo insensato e
distruttivo.
1.4 Tipologia delle associazioni ambientaliste
In Italia ci sono oggi tre principali associazioni ambientaliste, che
oltre che per l’organizzazione
6
si differenziano per gli obiettivi e i
modi di lotta.
Il WWF ha un ideale conservazionista, mira alla salvaguardia del
patrimonio ambientale e alla denuncia del degrado. Pur avendo come
piattaforma ideale la “non interferenza” con i processi ambientali, in
Italia deve fare i conti con una millenaria antropizzazione e con
tradizioni economico-culturali difficilmente sradicabili. Ma
orientabili, questo si, verso forme di sostenibilità ambientale.
Italia nostra ha uno spirito “razionalizzatore” e, si orienta verso la
critica dello sperpero delle risorse, e la proposta per una loro più
razionale utilizzazione. Pone l’accento oltre che sulla natura, sulle
ricchezze storiche e architettoniche.
5
Cfr. Gamba, Martinetti, 1995.
6
Cfr. Legnante 2000, pp. 25,26.
12
Lega Ambiente ha un’impostazione prevalentemente politico e
sociale, collegando la critica del degrado ambientale col contesto
socio politico.
È stato osservato, che se un governo adotta politiche ambientaliste,
diminuisce la forza incisiva dei movimenti non governativi, e il loro
inserimento nelle istituzioni, porta ad ammorbidire i toni più
estremisti, favorendo comunque il raggiungimento di obiettivi
importanti.
7
1.5 La legge quadro
Quella sui parchi è stata una legge che ha conosciuto un iter lungo,
penoso e travagliato.
8
La prima proposta risale al 1964, quando il problema fu posto dal
CNR, la cui soluzione però, almeno sino alla costituzione delle
regioni negli anni Settanta, rimase confinata nelle angustie di un
dibattito per pochi intimi. Sempre durante gli anni Settanta, le
pressioni dei giovani gruppi ambientalisti aumenteranno, vincendo le
prime importanti battaglie, e inducendo le Regioni a sopperire
all’inconcludenza dello Stato, ricorrendo alle proprie competenze, se
pur settoriali, nel campo della protezione del territorio.
Al principio degli anni Ottanta, dalla collaborazione tra Ministero
dell’Agricoltura e Foreste, Italia nostra, WWF e CAI, prese atto la
prima iniziativa legislativa in materia da parte del governo.
7
Cfr. Lai, 2000, pp.78,79.
8
www.parks.it.
13
Il disegno di legge n.711 del febbraio 1980 prevedeva fra l’altro,
l’adeguamento dei parchi naturali già esistenti, la loro costituzione in
Enti autonomi, la “zonizzazione” secondo le moderne esigenze di
tutela, l’istituzione di nuovi parchi nazionali, nonché di riserve e
parchi marini. Prevedeva altresì, la costituzione del Consiglio
Nazionale per la protezione del patrimonio naturale, con compiti di
coordinamento, indirizzo e controllo degli Enti gestori, e affidato alla
rappresentanza di tutti i soggetti interessati (Stato, Regioni, Comunità
montane, associazioni ambientaliste e comunità scientifica). La legge
tentava, quindi, di immettere degli elementi di democraticità
nell’istituzione di un parco, dimenticando però una voce importante, i
comuni; è un errore che sarà poi superato dalla legge quadro.
Sempre nel 1980 si terrà l’importante convegno promosso dal WWF e
svoltosi a Camerino, che lanciò la sfida di realizzare, entro il 2000, la
protezione di almeno il dieci per cento del nostro territorio.
Il disegno di legge (detto Martora dal nome del senatore che lo
promosse), non riuscì però ad avere esito per la fine anticipata della
legislatura. Con l’avvio della nuova (1987-1992), per la prima volta,
entra in Parlamento un agguerrito drappello di deputati Verdi, che
riescono a proporre obiettivi comini, aiutati anche dall’eco per la
recente tragedia di Chernobyl. Il clima politico è ora favorevole ad
una soluzione legislativa per le aree naturali protette, per decenni
ostacolata dai conflitti tra Stato e Regione (paradossale sarà nel 1987
il contrasto fra il Governo e la Regione Sardegna per la definizione
giuridica dell’Oasi di monte Arcosu), e da interessi particolari di
agguerriti e potenti gruppi di pressione che riuscivano ad interferire
nei lavori del Parlamento; causa di rallentamento dei lavori erano
14
anche l’ignoranza e l’arretratezza culturale sui temi ambientali e la
scarsa informazione. Causa contingente fu, infine, la cronica
instabilità dei governi che si succedettero, interrompendo il dibattito
sulla nuova legge.
Il 28 dicembre del 1991 entra in vigore la legge 394/91, caratterizzata
da una visione globale dell’ambiente. Protezione, ma anche incentivi
alle attività ecocompatibili e allo sviluppo economico.
La legge quadro ha prodotto indubbi risultati positivi, portando
all’istituzione di nuovi parchi nazionali e, fornendo un quadro
normativo organico a livello nazionale e regionale. Ha subito però
anche le difficoltà dovute a finanziamenti tanto esigui da impedire
l’effettivo funzionamento dei parchi, e il fallimento, almeno per ora,
nell’istituzione di alcuni dei parchi previsti (ad esempio il Parco del
Gennargentu), anche a causa di un’inadeguata comunicazione tra
Stato, Regioni ed Enti locali. La legge ha in sé gli strumenti per
superare queste difficoltà, prevedendo la valorizzazione delle risorse e
delle produzioni locali, attraverso la promozione del turismo e
consentendo importanti ritorni economici alle popolazioni residenti
nelle aree protette, anche come compensazione per le inevitabili
limitazioni subite. Inoltre, riferendosi in particolare alle zone più
tradizionali, prevede “l’esercizio degli usi civici secondo le
consuetudini locali”
9
, stabilendo esplicitamente che il piano del parco
stazioni quaranta giorni presso i comuni interessati, così che questi
possano fare le eventuali proteste o controproposte.
10
9
Cfr. Lai, 2001, p.120.
10
A livello giuridico questi problemi interessano relativamente l’area di Monte Arcosu, di
proprietà quasi interamente privata (wwf). Dal punto di vista pratico però, un parco in mezzo
ai conflitti avrà sempre su di se la spada di Damocle degli incendi o dei sabotaggi, aveva il
tono sinistro di una minaccia la frase di un cacciatore “il parco esiste perché per ora nessuno
gli ha dato fuoco”.
15
La legge, inoltre, concede una forte autonomia alle Regioni,
invitandole ad uniformare la loro normativa alla 391/91.
Uno dei momenti più critici previsti dalla legge quadro è quello della
“zonizzazione”, perché necessariamente si finirà per ledere gli
interessi (legittimi o no) di qualcuno.
11
Generalmente, prevede una
“zona A” come riserva integrale, una “zona B” dove sono previste e
permesse le attività economiche biocompatibili, e una “zona C” con
funzioni di cuscinetto tra il parco e le zone esterne. Un altro punto
delicato è il divieto di attività venatorie stabilito dalla 394/91, in ogni
area protette, nazionale o regionale. Alla base di questo divieto, vi
sono studi scientifici che dimostrano come la fauna selvatica,
disturbata e ridotta dal prelievo venatorio e dai cani,
12
tende a
rifugiarsi nelle zone più inaccessibili, con ripercussioni sulla loro
riproduzione difficilmente prevedibili.
La legge individua negli amministratori locali, il ruolo di
mediatori
13
tra i diversi interessi in gioco, attraverso la ricerca del
consenso reciproco, senza il quale rischia di essere vana la stessa
istituzione di un parco.
11
Cfr. Lai, 2001, p.173.
12
Mariagrazia: ” secondo noi, molti dei cervi che sono stati trovati morti quest’anno per la
presunta epidemia, erano stremati dai cani”.Cfr. intervista a Mariagrazia, 35 anni Cooperativa
Caprifoglio, febbraio 2002 Monte Arcosu (intervista n.2).
13
Cfr. Lai, 2001, p.174.
16
1.6 Il turismo ambientale: i perché
La presenza di un parco causa un aumento delle presenze
turistiche
14
e, secondo una recente ricerca fatta negli anni Novanta
dalle Ferrovie dello Stato,
15
due terzi dei cittadini italiani che si
mettono in movimento il fine settimana, visitano un parco naturale: si
stima che circa venti milioni di italiani ogni anno visitino un’area
protetta.
16
La domanda di un turismo naturalistico è quindi in crescita costante,
creando la possibilità di innescare un circolo virtuoso tra protezione e
fruizione.
L’idea di fondo nell’antropologia del turismo è che il viaggio nella
natura evochi significati simbolici (esotismo, dimensione diversa dal
quotidiano, visita ad un mondo che rischia di scomparire). Il turismo
ambientale come moderna gara alla conquista dei luoghi ancora
remoti e selvaggi del nostro pianeta.
Il moderno viaggiatore può affermare di “essere stato lì”, incidendo
una nuova tacca nella sua personale carriera, e aumentare il suo
prestigio e la propria autostima.
17
Il viaggio in un luogo esotico e
insolito (ma anche in un parco alla periferia di una città come Monte
Arcosu), ha in sé probabilmente anche un elemento di nostalgia e
rimorso. Nostalgia perché è come la visita ad un parente malato e
troppo a lungo trascurato, e che si teme di non rivedere più, il parco è
una testimonianza di come era la natura prima che l’asfalto e il
14
Questo può diventare anche fonte di degrado, perché, anche nel caso di attività altamente
compatibili, causa un aumento dei rifiuti e il disturbo della fauna selvatica.
15
Cfr.www.parks.it.
16
Cfr. Osti, 1996.
17
Cfr. Lai, 2000, p.126.
17
cemento vincessero tante battaglie per il progresso della “civiltà”.
Nostalgia perché ogni qual volta ci si immerge nel folto di un bosco,
circondati da un silenzio popolato da rumori che oggi si definirebbero
“New age”, si avverte un vago sentore di quel che poteva essere il
contatto primordiale uomo-natura; per qualche ora, tutti gli
escursionisti della domenica si sentiranno un poco speciali, un poco
“esploratori”. Il rimorso si avvertirà allorché, rinfrancati dalla
comunione con una natura ancora intatta, si farà dolorosa la
sensazione del “come eravamo”, e con un senso di frustrazione si
volgeranno le spalle al Parco ridirigersi verso la città. Rimorso
perché, tutto sommato, non si rinuncerà a niente in nome di un ideale
astratto di natura.
La vacanza in un luogo selvaggio e insolito offre la possibilità del
distacco dalla vita quotidiana, fosse anche per poche ore, e di
immergersi in una dimensione rituale differente. Il rito sarà costituito
non dalle riunioni lavorative, ma dalle fatiche della marcia che porterà
alla conquista della “vetta”. Leed afferma che
“il mezzo di trasporto struttura la percezione del paesaggio
18
”;
l’escursionismo si pratica a piedi, o a cavallo o in bicicletta, ognuno
di questi mezzi, in rapporto alla sua velocità o alla particolare visuale
consentita, offrirà una percezione diversa del paesaggio.
Accingendoci al cammino, la nostra visione, il nostro modo di essere
partecipi con lo spazio, sarà la somma delle nostre esperienze
culturali, della nostra sensibilità personale e dei sogni che porteremo
18
Cfr. Leed ,1995, p. 78.
18
nello zaino, assieme alla costosa attrezzatura acquistata per inseguire
la moda dell’escursionista tecnologico.
19
Non è un caso, che gli
alpinisti della vecchia generazione lamentino la perdita
dell’«esperienza della vetta» (cfr. Bonatti, 1996, p.13 in Lai, 2000,
p.123), soppiantata dall’agonismo sportivo, e dalla corsa allo
strumento high-tech.
Il parco ha un grande potere evocativo, il bosco e la montagna sono
universali simboli sacri. Per la cultura statunitense i parchi sono un
santuario per le generazioni future,
20
ma anche serbatoi di una
diversità in pericolo.
Nella scala d’apprezzamento di un parco naturale ha grande
importanza l’elemento faunistico. Il visitatore instaura un rapporto
affettivo
21
con gli animali, soprattutto con quelli “carini”e simbolici
dell’immagine del parco. Difficilmente, un turista che non sia anche
un naturalista, si appassionerà per la sorte del geotritone sardo, ma
probabilmente inorridirà per la morte di un cervo. Gli animali di un
parco ne diventano così i suoi emblemi, anche pubblicitari. Il Parco
Nazionale d’Abruzzo è conosciuto per gli orsi marsicani, il Gran
paradiso per gli stambecchi, e Monte Arcosu per il cervo sardo,
immagine onnipresente in ogni depliant del parco.
19
Tempo fa, m’iscrissi ad un corso d’escursionismo, e la prima lezione consistette nella
presentazione dell’attrezzatura “necessaria”: non sarebbe bastato uno stipendio. Diventato
moda, l’escursionismo paga il pegno dell’essere pratica di massa. Non più esperienza
spirituale, ma viaggio organizzato in gruppi strutturati secondo la capienza di un pullman. E
addio al suono del silenzio montano.
20
Cfr. Bernbau7m, 1997, in Lai, 2000, p.123.
21
Cfr. Osti, 1996, pp.138-144.