INTRODUZIONE
“La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo conquiastato soltanto la facoltà di essere liberi, il
diritto di non essere oppressi (...)Abbiamo finalemente conseguito la nostra emancipazione politica
e ci impegnamo a liberare tutto il nostro popolo dai rimanenti vincoli della miseria, della privazio-
ne, della sofferenza, della discriminazione sessuale e di ogni altro genere di discriminazione. Mai,
mai e poi mai dovrà accadere che la splendida terra conosca di nuovo l’oppressione dell’uomo
sull’uomo (...)il sole non dovrà mai tramontare su questa gloriosa impresa dell’umanità. Fiduciosi
deponiamo la nostra causa davanti al mondo intero. Che si vinca o che si muoia, la libertà sorgerà
in Africa come il sole dalle nebbie del mattino. Che la libertà possa regnare in eterno. ‘Nkosi Sikeleli
Afrika’(Dio Protegga l’Africa).”
Nelson Mandela
“Avrei voglia di fare un’esperienza diversa per la tesi… magari un progetto realizzabile, in un paese
del terzo mondo!”
Non ricordiamo chi delle due avesse detto per prima la frase, fatto sta che l’avevamo pensata pro-
prio uguale, nello stesso istante.
Bene: la voglia c’era, bisognava informarsi. Chissà se ad Architettura del Paesaggio qualcuno ave-
va già fatto una cosa del genere?
La risposta arrivò subito: nessuno. Le prime.
Mentre i nostri colleghi si spostavano in giro per l’Europa, qualcuno più temerario arrivava in Ameri-
ca Latina; noi, grazie all’aiuto di Fabio, veniamo a conoscenza dell’associazione ONLUS PS76, con
sede proprio nella nostra facoltà e con piccoli progetti sparsi in Africa.
L’emozione dei primi incontri con il presidente dell’associazione, l’incertezza della scelta del pro-
getto per poter elaborare una tesi inerente al nostro corso di laurea e attuabile per la realtà locale;
la decisione: a fine aprile del 2007 si parte per la Guinea Bissau.
In questo piccolo Stato, sentito nominare per la prima volta proprio da Filippo, una piccola asso-
ciazione locale, Amigos da Guiné Bissau, supportata da ONLUS italiane, cercava di fare qualcosa
di reale per lo sviluppo sostenibile nel proprio paese.
Tra le idee vi era quella di realizzare una piccola esperienza di turismo, visto il ricco patrimonio na-
turale della Guinea.
Dopo vari colloqui tra docenti, consigli di amici e preoccupazioni dei genitori, si parte.
Il primo viaggio è durato un mese e mezzo e l’esperienza di “sbarcare” in Africa per la prima volta
nella vita, è stata molto forte e ci ha segnato profondamente. L’impatto con la realtà di una vita
povera, fatta dell’essenziale, gioiosa e bastante a se stessa, è stato molto forte, tanto da farci im-
piegare un’estate intera per “digerire” tutto quello che avevamo visto e vissuto.
Dopo pochi mesi l’idea del progetto ha cominciato a delinearsi nella nostra mente: una serie di
aree protette, parchi naturali, riserve marine, con un grande interesse naturalistico e la capacità di
smuovere turisti interessati alla fauna e alla flora locale.
Al momento non c’è niente in Guinea Bissau. Il turismo dipende molto dalle strutture e dai contatti
che il paese ha a livello internazionale, e il piccolo paese africano è conosciuto, e poco, solo per il
suo posto nella classifica internazionale dei paesi più poveri: sesto.
Ma la ricchezza della Guinea Bissau è evidente agli occhi di chiunque arrivi nel Paese: una diversità
di habitat incredibile, un caos di colori che stordisce e affascina, una cultura poliedrica e musica, ti
accompagnano ovunque, dal nord al sud, alle isole.
Un anno dopo, a marzo 2008, con le idee un po’ più chiare sul materiale da raccogliere, torniamo
giù e visitiamo, grazie al supporto dell’IBAP (l’ente preposto alla protezione delle aree protette) e
all’intraprendenza personale, quasi tutti i parchi naturali e nasce il primo prodotto della collabora-
zione: 5 depliant “formato turisti” con le carte dei parchi.
Questa seconda esperienza dura per Sara 3 mesi, per Isa 4 ed è un concentrato di avvenimenti:
viaggi in canoe, fuoristrada nella foresta, pernottamenti in isola deserta, casa in autonomia, malaria
e tanti tanti amici guineani.
Al ritorno il periodo di “decongestione” dura tutta un’estate, ma alla fine vede delinearsi un’idea,
un’analisi, due progetti.
Il lavoro qui presente è suddiviso in quattro parti: le prime tre sono di analisi, il quarto riguarda i
progetti.
Si è voluta cominciare l’analisi dando un’infarinatura di quello che è stata l’Africa fino ad oggi.
Un continente complesso, dominato dal 1500 in poi dall’Occidente, che ne ha fatto la sua fonte
primaria di risorse. Non si può capire la complessità dell’Africa, un continente così grande e così
disomogeneo senza la consapevolezza che la vita è nata lì, che l’uomo bianco è emigrato da quella
terra in tempi remoti e che vi è tornato per sfruttarla.
La seconda parte è uno zoom approfondito su tutto quello che riguarda la Guinea Bissau in partico-
lare: questo piccolo Paese, ultima tra le colonie portoghesi, che ha mantenuto ancora il suo spirito
originario. Un’analisi della cultura, per capire quale è il modo migliore per comunicare con chi vede
scendere l’uomo bianco da un aereo, lo vede aggirarsi a fotografare con sguardo stupito quello che
per loro è la normalità e lo sente sentenziare sulla “migliore gestione del territorio”.
Nella terza parte, basata sulla documentazione già esistente in mano all’IBAP, si ha un’analisi di
tutte le risorse naturali presenti nelle aree protette. Il materiale utilizzato è ancora incompleto e mol-
ti studi sarebbero necessari per approfondire la conoscenza di quello che è paesaggio in Guinea
Bissau. Agli occhi del mondo occidentale però non è sfuggita l’incredibile ricchezza del patrimonio:
il WWF, l’UNESCO, l’UNEP e altre associazioni internazionali finanziano la protezione della fauna e
dei paesaggi dal diversi anni.
Infine, l’ultima parte, è composta dai due progetti di approfondimento su due aree protette: il Parco
Naturale delle Mangrovie di Cacheu (PNTC) e il Parco Naturale di Orango (PNO).
Si sono approfonditi due modi diversi per affrontare la conservazione dei paesaggi e della biodiver-
sità partendo dai problemi reali presenti nei parchi: nel PNTC, area di frontiera che protegge una
vasta area attorno al Rio Cacheu, vista la ricca interazione tra l’uomo e il paesaggio, si è partiti dalle
risorse agricole e dalla loro gestione; nel PNO, isola a sud dell’arcipelago delle Bijagos, si è fatto
uno studio sulla gestione dei flussi turistici, che ha portato alla nuova zonizzazione del parco e alla
gestione dei turisti.
Questi due progetti vogliono essere un punto d’inizio alla migliore gestione delle aree protette, vi-
sto che al momento storico attuale è possibile fare qualcosa di utile con gli strumenti di gestione
europei. I progetti sono interscambiabili e applicabili, con accorti adattamenti all’area in esame, a
tutte le aree protette guineane.
Cercare le ricchezze d’Africa è raccontare la storia di questa resistenza di uomini,
ambienti di vita, tradizioni, lingue, saggezze, miti, leggende, saperi basici (...)
(Touadi, 2007_ Cheikh H. Kane,)
TURISMO
“
”
L’ecosistema siamo noi: viaggiare nel rispetto dell’ambiente, quin-
di, dovrebbe equivalere a vivere nel rispetto di tutto ciò che esiste.
Il mondo non è fatto a compartimenti stagni, il turismo da una parte, un
quotidiano inquinato dall’altra, sciapo e contraddittorio dall’altra, e non
dovrebbe consistere in foreste da una parte e di automobili dall’altra.
Nè dovrebbe escludere gli umani, la loro presenza e la loro attività, per
essere considerato naturale a tutto tondo.
(Garrone, 2007)
S4
IL TURISMO RESPONSABILE
mete in aumento progressivo,
dove il turismo cresce tra mol-
te contraddizioni. I dati che se-
guono sono tratti dal Tourism Hi-
ghlights 2006 dell’OMT, riferiti al
2005.
In Africa i turisti totali del grande
continente nel 2005 sono stati
37 milioni, con in testa Sudafrica
(+10%), Tunisia e Marocco. Cio-
nonostante, ripresa dell’Algeria
(+17%) e dell’area subsahariana
(Senegal +15%, Gambia +23%).
Buoni risultati i Kenia (+23%) e nel-
le isole dell’Oceano indiano come
Mauritius e Seychelles, mete degli
europei. I balzi spettacolari riguar-
dano Congo (+103%) e Swaziland
(+83%).”(Garrone, 2007)
. L’industria turistica
Ormai l’importanza del settore tu-
ristico è indiscutibile. Per capirla
aiutano alcuni studi dell’UNEP, il
programma ONU per l’Ambien-
te “(...) il turismo è una delle cin-
que voci principali dell’export per
l’83% delle nazioni, e la principale
per il 38% di esse. Impegna il 3%
della manodopera mondiale, o fino
all’8% se si prendono in esame sia
l’indotto sia il sommerso. Se per
un paese come la Francia, che è
la prima destinazione al mondo (il
primo ricettore turistico in termi-
ni quantitativi), il turismo rappre-
senta il 7% del PIL, per molti stati
con uno sviluppo costiero, spes-
so tropicali e in via di sviluppo,
esso gioca un ruolo importantissi-
mo. Spesso rappresenta la prima
sorgente di lavoro, di captazione
valuta straniera, e di entrate del-
la pubblica amministrazione. La
OMT stima che le entrate del tu-
rismo costituiscano il 25% di tutti
gli introiti nel Pacifico e addirittura
il 35% di quelli delle isole caraibi-
che, dove il settore rappresenta
un quarto dell’economia e forni-
sce un quinto dei posti di lavoro”
(Garrone, 2007_UNEP, 2005)
“Sempre secondo l’OMT, viaggi e
turismo rappresentano anche un
terzo dei servizi mondiali.
In termini di spesa, nel solo turi-
smo internazionale, “170 milioni di
persone nel 1971 generavano 21
miliardi di dollari. Nel 1998, ben
635 milioni hanno speso 439 mi-
liardi di dollari. Nel 2020 si stima
che un miliardo e mezzo di turi-
sti spenderà 5 miliardi di dollari
al giorno. (...) E nel frattempo, tre
volte tante persone vanno in va-
canza all’interno del proprio pae-
se, soprattutto nei paesi in via di
sviluppo” (Garrone, 2007_UNEP,
2005)
Da questo è facile dedurre che
l’industria turistica è la prima
a livello mondiale – in realtà,
la maggiore che si sia mai vista,
“maggiore di quella automobilisti-
ca, dell’acciaio, dell’elettronica e
dell’agricoltura. La maggior ragio-
ne di spesa, il 13% di tutti i con-
sumi, l’esborso principale dopo gli
alimentari” (Garrone, 2007_WTTC,
1993).
Definire il turismo un’industria,
comporta il dover citare le linee
base: lavoro e materie prime.
“Viaggi e turismo creano lavoro,
per almeno 200 milioni di perso-
ne in tutto il mondo, senza conta-
re il ‘nero’ (informale, sommerso),
certamente diffusissimo. Vengono
considerati strategia di sviluppo
da amministratori pubblici e piani-
ficatori, e da imprenditori di ogni
taglia, dagli individui alle multina-
zionali.” (Garrone, 2007) “Se gene-
ravano nel 1993 oltr il 6% del PML,
impiegando 127 milioni di uomini
e donne, 1 ogni 15 occupati in tut-
to il mondo con investimenti pari
il 7% del totale mondiale” (Garro-
ne, 2007_WTTC, 1993), “la ricerca
mostra che entro il 2014, viaggi e
turismo potrebbero raggiungere il
10,9% del PML e generare qual-
cosa come 260 milioni di posti di
lavoro, ossia il 18,6% dell’impie-
go globale” (Garrone, 2007_WTTC,
2005).
“L’occupazione del settore però,
al di là dei ruoli direttivi, è spesso
precaria, non qualificata, a mar-
. Il turismo in numeri
“Se si getta uno sguardo a ritro-
so agli ultimi cinquanta anni (nei
quali si comincia a parlare di tu-
rismo su scala planetaria),gli spo-
stamenti mondiali- per svago e
lavoro- hanno subito una stupe-
facente evoluzione: nel 1950, i
viaggiatori internazionali erano 25
milioni; nel 1960, 69 milioni; nel
1970, 159 milioni; nel 1980, 284
milioni; nel 1990, 425 milioni; nel
1995, 567 milioni; nel 2003 supe-
ravano i 700 milioni, e nel 2005 gli
800 milioni (Garrone, 2008_UNW-
TO/OMT, 2005). Col 2010 oltre-
passeremo sicuramente il miliar-
do, e per il 2020, l’OMT prevede
un miliardo e 560 milioni di arrivi
(Garrone, 2007_Frangialli, 2002). È
la fotografia di un genere umano
che si muove in modo sempre più
vorticoso.”(Garrone, 2007)
“Verso la fine degli anni ottanta, gli
spostamenti ricreativi facevano la
parte del leone, rappresentando
circa il 70% dei viaggi. Più pre-
cisamente secondo la UNTWTO/
OMT (2005), il 50% del turismo
internazionale (402 milioni di per-
sone secondo le statistiche) ha
quale obiettivo lo svago. Seguono
il business travel (16% del totale
con 126 milioni di arrivi), le visite
ad amici, parenti, motivi religiosi
e quelli di salute (nel complesso il
26%, o 212 milioni del totale).
Al top delle preferenze e delle ven-
dite si piazzano sole mare e riposo
(con il boom di crociere e villaggi
vacanze), in cui rientrano come
destinazioni anche spiagge e lito-
rali dei paesi in via di sviluppo (me-
diterranee, tropicali, equatoriali),
oggi attrattive dal notevole poten-
ziale. Su scala planetaria cresce,
in realtà, ogni tipo di turismo, ma
tuttora la maggior parte dei viaggi
ha luogo tra ed entro i paesi svilup-
pati (con l’Europa in testa), in con-
formità al potere d’acquisto della
popolazione.”(Garrone, 2007)
“I paesi del sud del mondo sono
in copertina IES_Orango, maggio 07
5
cato carattere regionale, e basata
sulle mance (Garrone, 2007_Di Ce-
sare/Garrone, 2004; Beddoe, 2004);
in modo troppo marcato, talora
persino vergognoso. Il dinamismo
di questa industria, giovane, libe-
rista e in divenire rapido e conti-
nuo, genera molte opportunità ma
ben poche certezze. Ed è sicuro
che le condizioni di lavoro nel set-
tore, di coloro che in fondo ren-
dono possibili le altrui vacanze,
rappresentano un elemento deci-
sivo non solo sotto il profilo della
qualità del servizio, ma anche dal
punto di vista, cruciale, dei dirit-
ti della persona. Come vedremo,
tutto questo è parte integrante del
concetto di Turismo Responsabile
e della sostenibilità del settore.”
(Garrone, 2007)
L’impatto del turismo sui
Paesi in Via di Sviluppo
I paesi in via di sviluppo, hanno
ancora oggi, un ruolo marginale
a livello di turismo internazionale,
occupandone una fetta del 20%,
e ricavandone ancora meno. Cer-
to è che il turismo rappresenta
una grande fetta di economia, con
il 32% nei paesi sviluppati, ma
solo il 9% nei PVS. E così accade
che “ i turisti non vanno nel Terzo
Mondo perchè qui la gente è ami-
chevole, ma soprattutto perchè la
vacanza è economica. Con con-
sistenti livelli di reddito da spen-
dere (da parte dei turisti dei PS),
questo svago può essere quindi
consumato nell’impoverito Terzo
Mondo, luogo di origine di molto
del surplus che è servito a creare
l’agiatezza stessa” (Garrone, 2007_
Crick, 1988).
La stessa UNWTO/OMT, non de-
monizza viaggi e turismo, che sti-
molano gli investitori, portando
anche migliorie nella qualità della
vita locale, equilibrando le oppor-
tunità economiche tra urbano e
rurale, non di meno contribuendo
al processo di pace. Nel contem-
po riconosce la necessità di una
pianificazione ed una gestione a
monte approfondita ed indispen-
sabile, incoraggiando i governi “a
giocare un proprio ruolo nel setto-
re, in collaborazione col privato,
con le autorità locali e con le ong”.
(Garrone, 2007_www.world-tourism.
org, 2006)
È ormai sotto gli occhi di tutti
l’effetto di un turismo non piani-
ficato, che pare avere una ricet-
ta infallibile nei primi anni (legati
ad un rapido boom economico,
e a degli effetti immediatamen-
te visibili), ma che nel tempo si
carica di contraddizioni e crepe,
nate da un’incoscienza delle di-
namiche.
Basti notare come “il turismo in
Africa ha portato ben poco. Anzi,
ha distrutto, arricchendo solo le
maggiori compagnie turistiche. Ad
esempio in Kenya, nei grandi hotel
di Mombasa o Malindi, buona par-
te del cibo viene da fuori, dall’Eu-
ropa, dall’America. Viene usata
localmente solo la manodopera a
basso prezzo. È un fenomeno che
lascia spesso disastri culturali,
per esempio con i sextours. Il di-
Definizione di turismo e di turista
L’Organizzazione Mondiale del Turismo fornisce la seguen-
te definizione:
-turismo è l’insieme delle attività realizzate dalle persone
durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello
di residenza, per un periodo di tempo che va dal giorno
(minimo un pernottamento) a un anno, con fini di vacanza,
o anche altri motivi.
- turista internazionale è chi viaggia in un paese diverso da
quello di residenza abituale per un periodo di almeno 24
ore, che comprenda una notte, ma non superiore ad un
anno; e il cui principale scopo di visita è diverso dall’eser-
citare un’attività remunerata entro il paese visitato.
- turista non può essere considerato chi viaggia per lavoro,
nè turista è il diplomatico, il giornalista, il tecnico spedito
all’estero dalla sua azienda, anche se nel tempo libero, a
latere della propria occupazione, tutti costoro presumibil-
mente cercheranno di godersi la vita. Turista è il viaggiatore
di lungo corso, purchè non eserciti un’attività remunerata”
durante la sua permanenza all’estero.
sprezzo di certo turismo, i modelli
che esporta, lentamente distrug-
gono valori e cultura.” (Garrone,
2007_Zanotelli, 2003, cit. in Politano,
2003).
Risulta chiaro, quindi, che oggi
l’approccio al turismo deve es-
sere fatto in maniera puntuale,
studiando le criticità e le riper-
cussioni su territorio, cultura,
economia, nel breve, medio e
lungo periodo.
Inoltre è importante trovare i punti
di coincidenza di stagionalità, tra
chi ospita e chi viene ospitato, ma
anche verificare la presenza di un
mercato interno o la vicinanza con
economie più forti che fungono da
calamita.
Le nazioni dell’Africa sub-saharia-
na sono molto lontane dai mercati
che contano, rendendo economi-
camente proibitivi gli spostamenti,
riducendosi a non figurare nelle
classifiche del turismo internazio-
nale. “In tutto il pianeta, il turismo
di prossimità è quello che garan-
tisce i numeri più consistenti ed
affidabili.” (Garrone, 2007)
IES_Bissau, luglio 08
IMPATTI/PATOLOGIE DEL TURISMO NORD-SUD
ASPETTI ECONOMICI
. Mancata redistribuzione del reddito turistico
Guadagnano solo gli operatori commerciali, quasi nulla i residenti, che non vengono coinvolti. Eleva-
to il livello di corruzione. Il turismo induce denaro che però non filtra alla popolazione.
. Fuga del reddito
Diffusa la fuga del reddito indotto, più o meno marcata a seconda del luogo. Ma spesso la maggior
parte del denaro speso dai turisti torna nei paesi di provenienza. I principali motivi:
-permessi agli stranieri di reimpatriare i profitti:
secondo i dettami del liberismo, gli stati concedono agli investitori esteri di riesportare i profitti con-
seguiti. Varia la percentuale (in moli casi fino al 100%) ma il meccanismo è consolidato, mirato dal
punto di vista delle autorità locali, ad invitare capitale e stranieri, visti come chiave per lo sviluppo. Dal
punto di vista degli investitori, il rimpatrio della valuta è la conditio sine qua non per l’invesitmento.
-le esenzioni fiscali agli imprenditori esteri sui redditi maturati col turismo:
altra concessione che i governi del sud accordano agli investitori esteri è un regime di esenzione
fiscale per i primi anni di attività, a volte fino a 10 anni. I profitti conseguiti a destinazione non sono
tassabili dal paese che ospita l’investimento. È il regime in cui operano le grandi catene alberghiere,
le linee aeree, il catering internazionale.
-i sussidi dei governi locali ad infrastrutture ricettive a capitale estero, spesso ottenuti sottraendo
fondi alla spesa sociale o al settore agricolo:
per un albergo di lusso, i governi locali costruiscono strade d’accesso, fanno sconti sull’elettricità,
garantiscono forniture d’acqua stabili anche a fronte di oggettive difficoltà presenti nella zona. Ciò
è previsto dai pianificatori fin dagli studi di fattibilità, ed ottenuto dagli investitori in virtù della loro
influenza.
-l’import massiccio di generi non prodotti sul posto:
buona parte dei proventi di un’idustria turistica nazionale, viene spesa per acquistare merci e servizi
non reperibili localmente, che quindi vanno comprati all’estero, e pagati in valuta pregiata.
. Inflazione, aumento del costo della vita
Nelle località divenute destinazioni turistiche aumenta il costo della vita in modo generalizzato: in par-
ticolare, salgono i prezzi dei generi di prima necessità ed il costo del metro quadro e della proprietà
fondiaria.
. Scarsa affidabilità dei mercati di provenienza dei turisti
I paesi di destinazione risultano fortemente dipendenti da mercati per loro poco controllabili. L’insta-
bilità della risorsa è legata agli eventuali periodi di recessione sui mercati di provenienza, e al modo
in cui problemi politici, igienici, culturali del luogo colpiscono in negativo l’immaginario dei clienti.
. Scarso effetto “moltiplicatore” della spesa turistica
A causa del “sottosviluppo” della destinazione, o per le diverse priorità della gente del posto, o per
malcostume e corruzione, il reddito indotto non si redistribuisce efficacemente sul territorio.
ASPETTI SOCIOCULTURALI
. Assenza di partecipazione popolare
I locali non decidono la gestione delle risorse.
. Mantenimento di una dipendenza di tipo coloniale
Tanto turismo è basato su rapporti servili.
. Risorsa-turismo e salvaguardia dello status quo
Meglio regimi stabiliti anche se repressivi, piuttosto che quelli che consento dissenso sociale.
. Conflitti innescati dai comportamenti dei turisti
ASPETTI AMBIENTALI
. Ristrutturazione permanente di aree naturali per la costruzione di impianti e strutture ricettive.
Implicazioni: deforestazione, desertificazione, oltraggio paesistico
. Attività turistiche dirette.
Implicazioni: inquinamento da rifiuti, delle acque, traffico ed emissioni nell’atmosfera, spreco ener-
getico, inquinamento acustico, pressione da sovraffollamento, superamento della capacità di acco-
glienza.