In talune rappresentazioni, anche Hermes si fa avanti
con un papavero, quando arriva a recare il sonno
ristoratore e la fantasia dei sogni. L'oppio era presente in
moltissimi tipi di pozioni (teriaca) messe a punto dai
medici greci e romani. La teriaca piu' famosa ed usata
era il “galenos” (soave) elaborata dal cretese Andromaco
il Vecchio, medico alla corte di Nerone. Il “galenos” era
raccomandato come una infallibile panacea. Il piu'
grande medico dell'antichita' romana, Galeno (fig. 3),
prescriveva tale pozione diluita in alcool per una serie
incredibile di disturbi, tra cui sintomi di avvelenamento,
cefalee, problemi di vista, epilessia, febbre, sordita' e
lebbra. Con questa pozione, stemperata in abbondanti
dosi di miele, Galeno curo' il piu' eminente dei suoi pazienti, l'imperatore Marco Aurelio, sino
a farlo divenire dipendente dall'oppio, come testimoniano i resoconti clinici compilati dal
medico.
Figura 2
Demetra: figura della mitologia
greca, Dea della terra coltivata e
fertile, in particolare divinità del
grano “dalle mani piene di spighe
e di papaveri”.
Bassorilievo in Pompei.
Figura 3
Ritratto di Claudio Galeno
secondo una xilografia del sec. XVI
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L'oppio era un principio curativo fondamentale della farmacopea araba e da questa passo'
quindi nella medicina europea. Il famoso alchimista Paracelso metteva a punto un preparato a
base d'oppio destinato ad avere una straordinaria diffusione: il laudano. A partire dal
Cinquecento l'oppio diveniva d'uso comune nel nostro continente, come testimonia il fatto che
tale sostanza si trasformava in una sorta di topos dell'immaginario occidentale, tanto che in
letteratura il riferimento all'oppio costituiva una sorta di pretesto narrativo, una chiave
simbolica, per l'analisi e la descrizione delle lotte umane contro le tristezze e le sofferenze,
contro i ricordi angosciosi, ma anche un elemento fondamentale nell'invenzione e nello
sviluppo del racconto di intrighi e illecite macchinazioni. Nonostante la crescente diffusione
dell'oppio, tuttavia, l'uso di tale droga non assunse mai un livello di ampia diffusione.
Esistevano consumatori occasionali e sporadici, individui farmaco-dipendenti, ma
socialmente accettati e capaci di mantenere una vita di relazione nei canoni della normalita' ed
infine gruppi significativamente piccoli di tossicomani completamente dipendenti ed asserviti
alla droga, ma che non rappresentavano un reale pericolo sociale, data la loro scarsa
consistenza numerica.
L'era industriale e la sintesi in forma pura dei principi psicoattivi
Questa condizione doveva mutare con l'avviarsi della Rivoluzione industriale, quando
l'oppio, ormai prodotto in larga scala, diveniva una merce acquistabile a basso prezzo. In
Inghilterra, ad esempio, l'oppio veniva venduto a prezzi dalle cinque alle dieci volte piu' bassi
di quelli della birra e dell'alcool. Gli inglesi disponevano delle enormi piantagioni d'oppio
dell'India, la cui produzione, data la quantita' e dato il basso costo della manodopera, poteva
essere commercializzata a prezzi estremamente concorrenziali. La grande disponibilita'
d'oppio a basso prezzo determinava, soprattutto nella classe operaia, un ampio abuso ancora
piu' grave di quello dell'alcoolismo. Gli interessi commerciali e l'avvio della produzione di
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farmaci a livello industriale favorirono allo stesso tempo un'impressionante proliferazione di
rimedi a base d'oppio, largamente pubblicizzati e distribuiti capillarmente.
Sciroppi, cordiali e polveri dai nomi
familiari ed accattivanti [lo sciroppo della
signora Winslow (fig. 4), l'elisir all'oppio di
McMunn, il Cordiale Godfrey, lo Cherry di
Ayer (fig. 5) e cosi' via] e dalle confezioni
appariscenti venivano reclamizzati su giornali
e riviste, venduti per posta o direttamente dai
medici, mentre nelle farmacie i preparati a
base d'oppio rappresentavano il prodotto piu'
acquistato. Questa convergenza di interessi
determinava quindi una rapida estensione del
consumo dell'oppio e dei suoi derivati anche
ai ceti sociali privilegiati. Negli Stati Uniti
l'oppio diventava una sostanza d'abuso tipica
della borghesia e soprattutto del sesso
femminile. Stime ufficiali
dell'Amministrazione Sanitaria della
Confederazione americana indicavano un
rapporto variabile da 1 a 20 a 1 a 100 tra
individui dipendenti da oppioidi e
popolazione totale, laddove oggi tale rapporto
negli Stati Uniti va da 1 a 200 a
Figura 4
Lo sciroppo della signora Winslow’s
“Per i bambini che mettono i primi denti,
ammorbidisce le gengive, riduce ogni
infiammazione, diminuisce ogni dolore ad
azione spasmodica e regola l’intestino; madri
darà a tutte voi assistenza e salute ai vostri
infanti. Venduto da tutti i chimici a 1s 1/2d
per bottiglia.”
Figura 5
La ciliegia dy Ayer Pestoral
“Cura raffreddori, tossi e tutte le malattie
della gola e dei polmoni.”
1 a 500.
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L'abitudine di fare uso dell'oppio si diffuse anche
tra gli intellettuali e tra i letterati, soprattutto inglesi:
George Byron, Percy Shelley, Walter Scott, John
Keats, Wilkie Collins e Charles Dickens facevano
ricorso, saltuario o sistematico, al laudano per curare i
mal di capo, l'insonnia, l'ansia. I casi piu' famosi pero'
sono quelli di Samuel T. Coleridge e soprattutto di
Thomas De Quincey. Quest'ultimo ci ha lasciato un
mirabile racconto autobiografico della sua esperienza
di tossicomane, “Le confessioni di un mangiatore
d'oppio”. Anche la cultura francese produsse originali
posizioni sul problema dell'oppiomania (fig.6), come
quelle illustrate da Honore' de Balzac nel racconto
Massimilla Doni e quelle discusse da Charles
Baudelaire nei famosi saggi raccolti né I paradisi
artificiali. L'oppiomania della Rivoluzione industriale e' un esempio eloquente di come sia
l'offerta delle droghe a creare la domanda, e non viceversa. La facile disponibilita' di tale
droga, sia in termini di diffusione al minuto che in termini di prezzo, contribui' in maniera
determinante all'origine della diffusione d'abuso del secolo scorso.
Figura 6
Fumeria d’oppio nella Parigi
dell’800.
L’oppiomania divenne un grave
problema nell’Europa dell’800 e
molti intellettuali denunciarono i
pericoli derivanti dall’uso del succo
di papavero. Nei paradisi
artificiali, ad esempio, Baudelaire
scriveva: “ Quanti cercano il
paradiso con l’oppio si
costruiscono un inferno, lo
preparano, lo scavano con un
successo la cui previsione forse li
spaventerebbe”
Il commercio dell’oppio
Nella prima metà dell'ottocento l'oppio presto divenne una delle voci principali del
commercio britannico (e non solo) con i paesi dell'Estremo Oriente. In particolare la
Compagnia delle Indie aveva instaurato un triangolo commerciale tra Gran Bretagna, India e
Cina, basato sullo smercio di té, seta (dalla Cina), dell'oppio (dal Bengala soprattutto, ma
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anche dai regni semi indipendenti del Rajputana e dell'India centrale) e del cotone lavorato
(dall'Inghilterra). La Compagnia acquistava l'intera produzione di oppio in regime
monopolistico, e si preoccupava delle seguenti fasi, cioè della raffinazione e della vendita agli
esportatori, scavalcando difatto il divieto decretato da un editto imperiale che ne proibiva
l'importazione in madre patria. Spesso alcune compagnie agivano per conto di potenze
straniere (come la Dent & Co, dove lo stesso Dent era console del Re di Sardegna). Il
contrabbando dell'oppio ed il subentro di liberi mercati scardinarono il vetusto sistema
tributario tradizionale con cui la Cina era solita inquadrare il commercio con gli stranieri.
Veniva meno la possibilità di applicare il principio della responsabilità collettiva, non essendo
più i singoli mercanti identificabili con un unico soggetto. Il contrabbando tra l'altro
permetteva di espandere i commerci anche in quei porti a nord di Canton (finora votata ad
unico porto aperto ai commerci con gli stranieri), sino ad allora rimasti chiusi ai mercanti
stranieri. Per un complesso gioco economico di esportazioni tra Europa, India e Cina, le
compagnie occidentali avevano un estremo bisogno di penetrare economicamente in Cina. I
funzionari cinesi addetti al commercio con l'occidente (hong) si trovarono d'un tratto ad essere
nella condizione di non riuscire a gestire i traffici, aumentati considerevolmente dal divieto di
monopolio fatto alla Compagnia nel 1833. Ai problemi organizzativi da parte cinese si
aggiunse anche la piaga della corruzione. Per aumentare il volume degli affari venne
nominato ed inviato a Canton Lord Napier (fig. 7) nello stesso anno. Il suo compito sarebbe
stato quello di preparare la strada al successivo intervento di Palmerston (capo del ministero
degli esteri anglosassone), di proteggere, promuovere ed estendere il commercio britannico, di
prendere contatti diretti con Pechino (che fino ad allora aveva tenuto una politica del tutto
sinocentrica e snobistica nei confronti delle potenze straniere, dimostrando in questo caso
pochissima lungimiranza). Sin dal suo arrivo a Macao nel luglio del 1834, Napier si mosse
piuttosto maldestramente. Inviò una lettera al vicerè di Canton, e si recò a Canton.
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Così facendo, Napier inavvedutamente aveva violato una serie di norme d'etichetta: si era
recato a Canton senza autorizzazione, aveva contattato il vicerè saltando la prassi formale, ed
aveva inviato una lettera e non una petizione, come da protocollo. Il vicerè in un primo tempo
ignorò volutamente la presenza di Napier, poi verso la fine di agosto vietò il commercio con
gli occidentali, impedì i rifornimenti a Napier e circondò le fattorie dei mercanti stranieri.
Napier spezzò l'assedio cinese con l'intervento di due fregate, e schierando i suoi marinai a
protezione degli insediamenti occidentali. Temendo però il deteriorarsi del commercio con
l'Europa, decise ad acconsentire alle richieste cinesi e se ne tornò a Macao, dove morì poco
dopo.
Figura 7
Field-Marshal Lord Napier of Magdala, G.C.B., G.C.S.I.
From a photograph by Messrs. Maull and Fox.
I suoi successori preferirono tornare alla politica conciliante con le controparti asiatiche.
Nel dicembre dell'anno dopo Palmerston inviò nella zona Charles Elliot a capo di una flotta
navale. Elliot continuò l'arrogante politica inglese inaugurata da Napier comunicando
direttamente con il vicerè, il quale invece insisteva nella necessità di dover essere contattato
solo attraverso i suoi funzionari incaricati (le hong, associazioni di mercanti insigniti da editto
imperiale a trattare con gli occidentali).
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La Prima Guerra dell'Oppio (1839-1842)
Da questo momento la situazione cominciò a precipitare. Il contrabbando continuava a
dilagare e i danni morali, fisici, economici e sociali causati dalla droga cominciavano ad
essere un problema drammatico per la Cina. I mercanti hong nel novembre del 1836 decisero
di espellere i contrabbandieri più spudorati. Furono redatti altri emendamenti che regolavano
il commercio dell'oppio. Nel dicembre dell'anno successivo un gestore di una fumeria d'oppio
venne giustiziato davanti alle fattorie occidentali. Verso la fine del 1838, l'imperatore Tao-
Kuang cerca di rendere effettivo il divieto, in seguito anche alla morte di un figlio per colpa
della droga. A settembre arrivò a Canton un funzionario straordinario, Lin Zexu, integerrimo
proibizionista. Lin diede avvio ad una serie di interventi decisivi volti a stroncare una volta
per tutte l'odioso commercio: punizione degli oppiomani accompagnate a misure di assistenza
medica, isolamento e repressione dello spaccio interno, confisca delle riserve degli esportatori
stranieri. Lin Zexu però sottovalutò l'importanza per la Gran Bretagna del commercio
dell'oppio. Difatto gli industriali inglesi si trovarono alleati degli spacciatori nel tentativo di
aprire le frontiere economiche cinesi. I britannici furono allontanati con la forza, prima da
Canton, successivamente anche da Macao. La reazione britannica non si fece attendere, e fu
estremamente violenta. Truppe guidate da George Elliot (cugino di Charles) cinsero d'assedio
Canton e occuparono l'isola di Tinghai, ottenendo con la Convenzione di Chuenpi la cessione
di Hong Kong e il pagamento di un’indennità (6 milioni di dollari). In seguito altre truppe
guidate da Sir Henry Pottinger sbarcarono sulle coste cinesi occupando Canton, Ningbo e
Shanghai (1839-42). Il trattato di Nanchino pose fine alla prima guerra dell'oppio e costituì il
primo di una serie di trattati ineguali che da quel momento cominciarono ad umiliare la Cina
nel corso dei successivi 80 anni. Esso stabiliva la cessione di Hong Kong alla Gran Bretagna,
l'apertura dei porti di Canton, Shanghai, Ningbo, Xiamen e Fuzhou e il pagamento di una
forte indennità. Nel luglio del 1843 il trattato viene perfezionato.
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Ad ottobre venne stipulato il trattato del Bogue che sanciva il principio di
extraterritorialità per i sudditi britannici, in seguito esteso anche ad americani e francesi. I
francesi ottennero anche il diritto per i loro missionari di esercitare la loro missione
evangelizzatrice.
Figura 8
Scena della prima guerra dell’oppio (1839-42).
La Seconda Guerra dell'Oppio
Con la morte nel 1850 di Tao Kuang cambiò la politica estera cinese. Xie Feng, il nuovo
imperatore xenofobo, già l'anno successivo alla sua salita al trono inaugurò una nuova
stagione di conflitti, destituendo i vecchi funzionari con nuovi quadri meno concilianti con gli
occidentali. Gli inglesi a loro volta inviarono sul posto Sir John Browning con le precise
istruzioni di aumentare il numero di porti e di ottenerne di fluviali per penetrare
economicamente anche all'interno del paese. Presto risorsero le antiche incomprensioni. I
cinesi accusavano gli inglesi di mancanza di collaborazione nello stroncare il contrabbando
dell'oppio. Inglesi e francesi nel 1856 erano alla ricerca del primo pretesto utile per dichiarare
nuovamente guerra alla Cina, insoddisfatte dai risultati ottenuti con la prima guerra. Gli eventi
scatenanti furono due episodi nonostante tutto di limitata importanza, ma per le potenze
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europee erano più che sufficienti per scatenare un conflitto: l'arresto dell'equipaggio di una
nave contrabbandiera e la morte di un missionario francese. Con il trattato di Tianjin (1858) e
con quello di Pechino (1860) si pose fine a questa seconda guerra. In base al primo trattato, la
Cina doveva pagare un'indennità ancor più pesante di quella versata precedentemente.
Dovette aprire altri porti e concedere libera circolazione ai mercanti e ai missionari. Inoltre
venne ceduta la penisola di Kowloon (Hong Kong). Più avanti i diplomatici cinesi riuscirono
ad ottenere dalla Gran Bretagna un’importante concessione: i "nuovi territori" (l'entroterra di
Hong Kong) sarebbero difatti tornati alla Cina dopo 99 anni.
L’oppio in campo medico nell’800
L'espandersi dell'uso dell'oppio incitò a nuovi studi sulla sostanza. Nel 1804, Armand
Séquin isolava per la prima volta il costituente fondamentale di tale droga, chiamandolo
morfina, in onore a Morfeo, dio greco del sonno e dei sogni. Un anno piu' tardi Wilhelm
Setürner, un giovane speziale tedesco di soli vent'anni, metteva a punto un efficace ed
economico metodo di isolamento e produzione della morfina.
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