II
caratteristiche rispondono a quelli che sono i criteri della lingua del giornalismo
sportivo.
A tale argomento è dedicata la Parte Prima di questo elaborato. Due
capitoli di carattere generale presentano il giornalismo sportivo, la sua storia e il
suo linguaggio.
In Italia questo tipo di giornalismo ha avuto uno sviluppo sui generis
rispetto ad altri Paesi. L’Italia è la nazione con più testate a tema esclusivamente
sportivo. Fino al 1977 erano quattro, la Gazzetta dello sport, Tuttosport, il
Corriere dello sport e Stadio; diventano tre dopo l’accorpamento delle ultime
due sotto l’unica testata “Corriere dello sport – Stadio”. Il giornalismo sportivo
ha saputo sopravvivere all’avvento della radio e della televisione prima, di
Internet poi. Il linguaggio si è evoluto e anche la maniera di trattare e raccontare
gli eventi. Metodi che sono differenti a seconda che debbano essere applicati ad
un giornale generalista o ad uno monotematico.
La lingua dello sport è l’argomento del secondo capitolo della Parte
Prima, dove sono analizzati gli eccessi e i cliché di una branca del giornalismo
che da sempre ha costituito un mondo a se. Quella sportiva può essere
considerata una redazione dentro la redazione di ogni giornale.
La Parte seconda è il racconto, giorno per giorno, dell’ultima settimana
del campionato di serie B, della stagione 1971-72. In quell’anno il Palermo
ottiene una promozione in serie A che in seguito diventerà storica. L’evento,
infatti, rimarrà un miraggio per più di un trentennio.
La tesi analizza quella settimana di attesa, da lunedì 12 a martedì 20
giugno 1972, attraverso i giornali e i punti di vista di tre attori: il tifoso, il
III
giornalista, il protagonista. Quest’ultima categoria è composta sia dai giocatori
che dall’allenatore, Ninetto De Grandi, oltre che dal presidente Renzo Barbera.
Strumento fondamentale dell’analisi sono i quotidiani dell’epoca e le
testimonianze fotografiche. I giornali presi in esame sono il Giornale di Sicilia,
La Sicilia e L’Ora.
I capitoli della Parte Seconda sono ricchi di citazioni da giornali del 1972.
Lo scopo è ricostruire la storia attraverso le parole di chi c’era. Dalla lettura dei
giornali si evince come la città abbia vissuto l’attesa, la tecnica giornalistica
utilizzata dalle diverse testate e dai diversi cronisti
2
. Cronache colorite e
appassionate rispecchiano una tifoseria di cui, in senso lato, fanno parte gli stessi
giornalisti, estesa per tutta la città e per tutti i ceti sociali.
Per tutta la settimana il clima è teso e l’attenzione dei tifosi è tenuta desta
dai giornali che tematizzano
3
l’avvenimento, trovando ogni giorno uno spunto
diverso su cui costruire i titoli a tutta pagina.
A dare una visione più completa dell’evento, le testimonianze di tifosi,
giocatori e cronisti del 1972, rese nel 2003. Le loro interviste trentuno anni
dopo, possono confermare o smentire le sensazioni che emergono dai giornali e
spiegare le ragioni della drammatizzazione dell’avvenimento.
Gli intervistati sono l’allenatore De Grandi, il giornalista e storico del
Palermo Benvenuto Caminiti, Giuseppe Siragusa, cronista nel ’72 per L’Ora e
gli unici due giocatori palermitani della squadra rosanero, Arcoleo e Troia. Tra i
tifosi che hanno vissuto quella stagione, anche la mascotte della squadra: Ugo
Cigna, quattro anni nel 1972, 35 nel 2003. Un paragrafo è dedicato al presidente
di quella serie A, Renzo Barbera.
2
Secondo Giuseppe Siragusa, la differenza di età tra i giornalisti influisce sulla loro scrittura; cfr. infra Parte II
par. 7.2.
3
cfr. infra Parte I par. 2.2.
IV
Ciascun capitolo della Parte Seconda narra un giorno della settimana, a
parte il quarto, che comprende sia giovedì 15 che venerdì 16 giugno. Le due
giornate sono infatti legate da un unico filo conduttore, l’infortunio di Gaetano
Troia, bomber della squadra palermitana. Giovedì i cronisti al seguito dei
rosanero vedono il centravanti allenarsi con i compagni e ipotizzano un suo
recupero per il giorno della gara decisiva con il Sorrento. Già l’indomani sono
invece costretti a ritrattare. Hanno preso un abbaglio, Troia può a malapena
correre, ma in nessun caso calciare un pallone o giocare una partita.
Il capitolo 1 è dedicato al dopo-Cesena, penultima giornata del
campionato. Le pagine dei quotidiani si dividono tra il resoconto di una festa
anticipata e il volere focalizzare l’attenzione fin da subito sul successivo
impegno della squadra.
Nel secondo capitolo le cronache accrescono l’ansia prospettando l’ipotesi
degli spareggi. Se il Palermo non vincerà a Napoli sarà dramma. Tutta la
settimana è costellata di articoli ricchi di termini quali drammatico o ultimo. Per
i giornalisti Sorrento è l’ultima spiaggia. La partita del San Paolo deve essere
l’ultima. In questo clima di tensione i tifosi organizzano l’invasione di Napoli.
Anche i giocatori si rivolgono alla loro folla per chiedere il massimo
supporto. Dai giornali di mercoledì 14 giugno Landri lancia un appello. Si inizia
a prospettare l’idea della paura di uno stadio vuoto. E’ compito dei tifosi
trasformare l’ultima giornata di campionato in una trasferta casalinga.
Il capitolo 5 racconta l’ultima vigilia e il viaggio dei palermitani. I
quotidiani riservano alla folla quasi lo stesso spazio e la medesima attenzione
che hanno i giocatori. Emerge la convinzione che la tifoseria sia protagonista.
I temi principali del sesto capitolo sono l’esodo, soprattutto in nave e la
paura del Sorrento, squadra già retrocessa in serie C 1, ma che le testate, di
V
giorno in giorno, trasformano in una formazione temibile e con nuove
motivazioni.
Il capitolo 7 è l’ultimo della Parte seconda ed è dedicato alla promozione.
I discorsi della lunga vigilia lasciano spazio alle celebrazioni degli attori
principali. I quotidiani dedicano pagine intere ai festeggiamenti dei tifosi e alla
sofferenza di novanta minuti definiti, tra l’altro, interminabili.
Ai macrotemi, diversi giorno per giorno, si affiancano dei sottotemi.
Spesso si tratta di argomenti trattati per più giornate, portate avanti quasi a
puntate. Un esempio è l’organizzazione delle trasferta da parte del Giornale di
Sicilia. Il quotidiano si propone a capo della spedizione e assume i compiti che
in seguito saranno dei club di ultrà. Altro esempio, il filo diretto con gli
avversari. Sono costanti gli aggiornamenti dello stato di salute delle squadre
interessate nella lotta promozione e del Sorrento, prossima avversaria del
Palermo. Vengono inoltre riferite le dichiarazioni dell’allenatore sorrentini,
Atripaldi, che contribuiscono a creare il clima di ansia attorno all’evento.
La tesi si compone di una terza parte, nella quale si confrontano
protagonisti e giornali del 1972 e del 2003. La stagione 2002-03 ha delle
similitudini con quella di trentuno anni prima, almeno in apparenza. Attraverso
l’analisi degli articoli e le testimonianze di tifosi, giornalisti e protagonisti
vengono comparati i due periodi.
Dopo avere evidenziato le analogie tra le due stagioni e presentato le
ragioni del confronto, vengono esposte le differenze tecniche tra i due
campionati e quelle nel linguaggio dei giornali. Parte fondamentale è l’analisi
del modo in cui è stata creata l’attesa da parte dei quotidiani e la maniera in cui è
stata vissuta dai tifosi.
VI
La metodologia con cui è stato condotto il lavoro è esplicata nella Nota
metodologica.
In appendice si trovano le statistiche dei campionati 1971-72 e 2002-03,
con le classifiche parziali e definitive dei periodi presi in esame.
PARTE I:
Il giornalismo sportivo
2
CAPITOLO 1
LA STORIA
L’Italia è il paese con il maggior numero di giornali sportivi al mondo
5
.
Questi sono tra i più venduti e i più letti, tutt’oggi, nonostante l’imperialismo
della televisione.
“Le prime notizie sportive sono apparse su fogli inglesi e americani verso
il 1840”, secondo Gianni De Felice
6
, riportato da Faustini
7
, e le discipline che
riguardano sono la lotta, il pugilato, la ginnastica e la vela.
E’ il francese “Le Figaro”, nel 1856, a pubblicare pagine sportive con
regolarità. In Italia bisogna attendere “il «Bollettino Trimestrale del Club
Alpino» (Torino, 1865), il quindicinale «La Ginnastica» (1866) e «Lo Sport»,
bollettino del Regio Yacht Club d'Italia (Genova, 1870)”
8
.
Si tratta per lo più di fogli pubblicati dalle associazioni sportive a
proprie spese, con scopo propagandistico.
“La situazione dell'epoca non permette alcunché di diverso. In Italia, nel
1861, il 78 per cento della popolazione è analfabeta; pochissimi hanno i mezzi
per praticare sport costosi [e anche coloro che] potrebbero dedicarsi a discipline
più economiche e popolari come la marcia, la lotta, la ginnastica [non hanno né
il tempo né la voglia] visto che l'orario medio di lavoro oscilla tra le 78 e le 84
ore settimanali. Dunque, lo sport è cosa riservata alle classi abbienti. […] E sono
5
“In Italia i quotidiani sportivi sono tre, mentre in Francia ce n’è soltanto uno, e nessuno in Inghilterra e negli
Stati Uniti, nessuno in nessun altro Paese”, AA. VV., Gianni Faustini, (a cura di), Le tecniche del linguaggio
giornalistico, Carocci editore, Roma, 2000, pag. 214.
6
Gianni De Felice, 1986, Evoluzione e tecnica del giornalismo sportivo, in Studiare da giornalista, vol. I,
Ordine giornalisti, Roma.
7
Faustini, op. cit., pagg. 210-211.
8
ibidem.
3
infatti due titolati, il barone Fenoglio e il barone Viarigi, che nel 1883 editano a
Torino la prima pubblicazione di ciclismo, la «Rivista Velocipedistica»”
9
.
Scrive Gian Paolo Ormezzano: “Il giornalismo sportivo italiano nasce da
una serie di atti d’amore per lo sport a sua volta nascente nell’Italia del XIX
secolo […]. E’ del 1865, mese di gennaio, quello che si ritiene sia il primo
foglio sportivo del Bel Paese: trattasi del «Bollettino trimestrale del Club Alpino
di Torino» […]. Poche pagine, due colonne per pagina, informazioni e
programmi di scalate […]. L’editoria sportiva italiana comunque nacque in
ritardo rispetto a quella inglese, francese, tedesca, belga e pure statunitense.
D’altronde anche lo sport da noi era nato in ritardo rispetto a una certa Europa,
anglosassone e poi francese, che lo aveva riscoperto e lanciato alla grande alla
fine del Settecento e all’inizio dell’Ottocento. La prima società sportiva italiana
è del 1833, la paramilitare Reale Società Ginnastica di Torino (ma la dizione
originale era «del Valentino» e si riferiva a un parco della città), fondata
dall’elvetico Obermann e in realtà pienamente efficiente soltanto dal 1844. E il
1° gennaio 1866 uscì a Livorno «La Ginnastica», due pagine, quattro colonne,
periodicità quindicinale”
10
.
Il Corriere della Sera, nel 1892, organizza una corsa ciclistica, la “Torino-
Milano”. Gli editori iniziano ad accorgersi del potere di suggestione dello sport
e dal suo racconto, e per sfruttarlo patrocinano maratone, corse automobilistiche
e in bicicletta. E’ la Gazzetta dello Sport a istituire, nel 1909, il Giro d’Italia, il
cui vincitore indossa una maglia di colore rosa, come i fogli su cui viene
stampato il giornale. La rosea come molti chiamano il quotidiano milanese,
nasce dalla fusione tra “La Tripletta” (un tipo di velocipede n. d. a.), settimanale
di Torino, e “Il ciclista”, settimanale di Milano, entrambi editi per la prima volta
9
ibidem.
10
Gian Paolo Ormezzano in Castronovo – Trafaglia (a cura di), La stampa italiana nell’età della Tv – Dagli anni
Settanta a oggi, Editori Laterza, Roma, 2002, pagg. 390-391.
4
nel 1892. “Quattro anni più tardi i due periodici si fondono con la testata «La
Gazzetta dello Sport–Il Ciclista e la Tripletta», quattro pagine in carta verde,
bisettimanale del lunedì e venerdì. Nel 1897 scompare la sotto-testata e nel
1899 «La Gazzetta dello Sport» esce in carta rosa”
11
.
Lo sport non riesce ancora a fare breccia nei cuori dei giornali politici e
ciò, nel 1916
12
, favorisce la nascita di un secondo quotidiano dedicato
esclusivamente al settore sportivo, il “Corriere dello Sport”.
Continua Ormezzano: “Alla fine dell’Ottocento lo sport ha già trovato una
collocazione chiara, se pur non ancora importante, nel panorama della stampa
nazionale. C’è anche l’apparizione dello sport nelle pagine dei periodici e dei
quotidiani che potremmo definire politici, […]. Si può dire che nasce da allora
quella misteriosa confusione editoriale sullo sport, che esiste e resiste tuttora,
relativamente e alla sua clientela e alla sua collocazione nel giornale.
Confusione (o mistero) per cui la stampa politica quotidiana italiana ha lasciato
nascere sino a quattro quotidiani sportivi […]”
13
.
Alla fine degli anni venti inizia il periodo di modernizzazione della
stampa, viene aumentato il numero di pagine di molti quotidiani e viene creata
l’edizione del lunedì, quasi interamente sportiva. Nel ’34 “arrivano in Italia le
prime foto che fanno colpo”
14
e anche l’impaginazione cambia, diventando “di
tipo orizzontale, con titoli che tagliano le colonne delle pagine, l’ampliamento
dello sport e una continua ricerca di prestigio attraverso le grandi «firme»”
15
.
11
Faustini, op. cit., pagg. 210-211.
12
Un anno prima la Juventus aveva pubblicato il suo foglio ufficiale, “Hurrà”.
13
Ormezzano, op. cit., pagg. 391.
14
Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, Il Mulino, Bologna, 2000, pag. 151.
15
ibidem.
5
Quando il fascismo comprende che lo sport è settore ad alto potenziale
propagandistico, il “Corriere dello sport” esce con la testata “Il Littoriale”, dopo
essere stato acquistato dal Coni (Comitato olimpico nazionale italiano)
16
.
“Fra il 1931 e il 1934 nascono 44 nuove pubblicazioni sportive, fra le
quali il «Calcio Illustrato». La conquista di due titoli mondiali di calcio, nel
1934 e nel 1938,
determina la definitiva affermazione del giornalismo
sportivo e quindi l’abitudine del lettore italiano ad un certo dosaggio di
informazione sportiva. Un’abitudine che, forse per un’esigenza di evasione,
diventa ancora più tenace e imperiosa dopo la tragica parentesi della seconda
guerra mondiale. Difatti, nel 1945, sulle macerie di un’Italia disastrata e
affamata nascono a Bologna il settimanale «Stadio» ed a Torino il
trisettimanale «Tuttosport», destinati entrambi a diventare quotidiani nel
1951,
mentre il «Corriere dello Sport» torna in edicola con la sua vecchia
testata. Nel 1952, appena sette anni dopo la fine della guerra, le pubblicazioni
sportive che si stampano in Italia sono 109: quattro di esse sono
quotidiane”
17
. Nel 1977 il «Corriere dello sport» e «Stadio» si fondono, per
uscire con l’unica testata che comprende entrambi i nomi.
Negli anni ’30 il più celebre radiocronista sportivo era Nicolò Carosio,
“«cantore» della squadra nazionale di calcio che vince due campionati del
mondo (1934 e 1938) e il torneo olimpico di Berlino (1936)”
18
.
“Tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, il
«Corriere della Sera» e «Il Giorno», nel quadro di una strategia
espansionistica, ampliarono e rinnovarono le cronache dello sport, per
occupare una fetta di mercato creato dalle testate sportive”
19
.
16
Insieme ai giornali tradizionali, la Repubblica di Salò manterrà in vita anche la Gazzetta dello sport.
17
Ormezzano, op. cit., pag. 391.
18
Murialdi, op. cit., pag. 183.
19
Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Manuali Donzelli, Roma, 1998, pag. 185.
6
Nel 1956, il 21 aprile, nasce a Milano “Il Giorno”, la prima testata ad
uscire senza la Terza pagina e che dedica grande attenzione al mondo dello
sport, affidando le sue pagine a Gianni Brera
20
.
1.1 Un’evoluzione in quattro fasi
Giacomo Devoto identifica quattro fasi attraverso le quali si è sviluppato
il giornalismo sportivo. La prima “è quella dei giornalisti dilettanti”
21
. Le
pubblicazioni sono amatoriali e propagandistiche, curate da professionisti,
avvocati, insegnanti, medici, spesso dirigenti delle associazioni sportive. Non vi
sono tecnicismi, i lettori non li comprenderebbero; è il primo passo verso la
diffusione della pratica e del messaggio sportivo.
La seconda fase viene collocata nel primo dopoguerra. I giornali si fanno
concorrenza sulla base delle notizie e perciò si affidano a esperti, spesso ex atleti
o comunque gente dell’ambiente. A differenza di coloro che scrivevano nella
prima fase, questi giornalisti, anch’essi improvvisati, non padroneggiano del
tutto la lingua italiana. In compenso hanno entusiasmo e non pretendono lauti
compensi. E’ in questo periodo che nasce il tifo, “perché sono gli stessi
giornalisti-tifosi a trasmetterlo”
22
.
La terza fase “è quella dell’enfasi. D’Annunzio ha fatto scuola, il fascismo
ama la magniloquenza. La vittoria sportiva diventa «impresa», la sconfitta si
chiama «umiliante disfatta», il pugile che resiste con il volto tumefatto è lo
«stoico eroe». […] Le cronache sportive trascendono il fatto sportivo, esaltando
il lettore con un «epos» spesso sproporzionato ma sempre efficace o
20
Brera che, nel 1981, passerà a Repubblica.
21
Faustini, op. cit., pag. 212.
22
ibidem.
7
trascinandolo in divagazioni letterarie che nobilitano la inevitabile schematicità
dell’evento”.
Un esempio di quanto affermato sopra si ha nelle pagine della Parte II di
questo elaborato. Per i cronisti al seguito del Palermo, nel 1972, i giocatori
rosanero sono eroi che si apprestano all’ultima battaglia, seguiti fino in fondo
dal loro esercito di tifosi. Quelle cronache sono zeppe di eccessi e metafore, di
termini guerreschi e di pathos.
“La funzione storica dei giornalisti di questa generazione […] è quella di
entusiasmare le grandi masse, facendole sognare o soffrire e sollecitandone la
passionale partecipazione alle vicende sportive”
23
.
Negli anni Cinquanta ha inizio la quarta fase, che si protrae fino ai
nostri tempi. “Smorzate l’enfasi e la retorica, levato il bavaglio della censura
fascista, ripreso lo slancio delle aziende editoriali, il giornalismo sportivo
trova […] un manipolo di giovani di buona cultura che ne razionalizzano
l’impostazione e l’orientano verso la ricerca, l’analisi, la tesi. La prosa è più
incisiva che immaginifica. Il loro obiettivo è più spiegare «perché» un
avvenimento ha avuto un certo esito, che raccontare «come» lo ha avuto”
24
.
Secondo Faustini, la nuova generazione di giornalisti ha tolto allo sport la
connotazione di “regno dei sogni”.
23
ibidem.
24
ibidem.
8
1.2 L’avvento della televisione
Con il campionato mondiale di calcio del 1958 e le Olimpiadi di Roma del
’60 viene segnato l’inizio del televedere. Silvio Berlusconi, muovendo i primi
passi nell’etere, negli anni ’80 trasmette il Mundialito di calcio ed è subito
successo. Già nel 1956 viene per la prima volta “teletrasmessa in diretta una
partita di campionato, anticipata al sabato, per non danneggiare gli incassi delle
altre società”
25
.
La tv porta in ogni casa l’evento, anche quello sportivo, come una finestra
sul mondo. Se, prima di quella data, solo recandosi allo stadio si poteva assistere
ad una partita di calcio o ad una gara in genere, con la televisione non serve più
aspettare il giorno successivo per conoscere i particolari degli avvenimenti. “Il
giornale è preceduto dalla trasmissione televisiva” scrive Papuzzi
26
. “Ormai il
lettore non ha più bisogno che una partita di calcio o una corsa ciclistica gli
vengano descritte il giorno dopo con minuzia e precisione perché ne ha già viste
le fasi importanti”
27
.
“Dopo aver visto la «Domenica sportiva» […] chi sentirà il bisogno di
leggere i giornali l’indomani mattina?”
28
.
Nonostante quello che sembrerebbe un duro colpo inferto all’editoria
sportiva, questa ha saputo reinventarsi e trarre nuova linfa dalla sua principale
caratteristica: il linguaggio.
25
Sito Internet ufficiale della Lega nazionale professionisti, <http://www.lega-calcio.it/ita/lega_storia46.shtml>
[sito visitato l’ultima volta il 16/10/2003].
26
ibidem.
27
Murialdi, cit. in Papuzzi, op. cit., pag. 185.
28
Faustini, op. cit., pag. 212.