fondamentale comprendere il popolo basco al fine di valutare con maggiore
accuratezza i dati relativi al turismo. Nell’ultimo paragrafo si espongono alcune
considerazioni: ci si domanda, soprattutto, se e come la realtà politica possa
influenzare la scena turistica.
Il Capitolo 2 è, in larga misura, descrittivo: si presentano alcune
caratteristiche del territorio fisco, in particolar modo le aree climatiche
principali, e l’organizzazione politica. L’identità basca è strettamente collegata
alla sua delineazione geografica e alla sua definizione politica, con alcune
ripercussioni anche in campo soprannazionale. Si è scelto di inserire la maggior
parte delle informazioni, riguardanti il patrimonio naturale basco, nel capitolo 4
(4.1), al fine di presentare le risorse naturali come elementi rilevanti dal punto
di vista turistico.
Nel Capitolo 3 si affronta il tema della lingua. Si espongono le ipotesi
principali riguardanti la sua origine; si analizzano le caratteristiche strutturali,
la sua diffusione nella società basca, l’insegnamento e, infine, si danno alcuni
accenni relativi alla dinamica linguistica del basco nel XX secolo. La lingua
basca è il primo segno d’identità, dato che un basco è in primo luogo colui che
parla in basco. Si presentano, infine, nell’ultimo paragrafo, alcune
considerazioni riguardanti la peculiarità linguistica della regione ed il turismo:
ci si domanda se la presenza di una lingua così complessa possa avere delle
ripercussioni sulla scelta della destinazione.
Il Capitolo 4 è il più esteso ed è il capitolo fondante della tesi. Si analizzano,
in prima battuta, le risorse naturali e culturali con particolare attenzione agli
aspetti rilevanti da un punto di vista turistico. In seguito, si prende in
considerazione l’offerta turistica che comprende i dati sulla ricettività: numero
di alberghi, di camping ed agriturismo, ed i relativi posti letto. Il paragrafo
seguente tratta la domanda turistica, soffermandosi su arrivi, presenze e durata,
motivo della visita, attività realizzate durante il soggiorno e tipologia del turista
(età, sesso, classe sociale). Il paragrafo sulla domanda turistica si divide in due
sotto - paragrafi denominati A e B, rispettivamente il turismo nazionale e il
turismo internazionale. Per entrambi si analizzano i parametri sovra citati.
4
Nell’ultimo paragrafo, si prende in analisi l’evoluzione del turismo nei Paesi
Baschi. Si espongono inoltre alcune considerazioni in merito ai risultati dei dati
analizzati.
Per realizzare il presente lavoro si sono utilizzate diverse fonti, consultando,
in primo luogo, una vasta bibliografia che comprende testi storiografici, studi
linguistici, riviste culturali, quotidiani, ed infine, pubblicazioni del dipartimento
dell’Industria, del Commercio e del Turismo basco. In seguito, si è usufruito
della rete Internet, in particolar modo, per redigere il capitolo 4; sono stati
particolarmente utili il sito dell’Istituto di Statistica basco EUSTAT e quello del
dipartimento del Turismo sopra citato. In quest’ultimo sono reperibili le
pubblicazioni IBILTUR. Questo è il nome con il quale è nota l’operazione
attuata dal Dipartimento dell’Industria, del Commercio e del Turismo basco,
realizzata sulla base di dati e statistiche elaborate da altre istituti, quali
EUSTAT ed INE. Dalla riflessione iniziale del Dipartimento del Turismo emerge
l’idea che la statistica turistica basca appaia unicamente orientata a quantificare
il flusso turistico. Mancavano studi che aiutassero a conoscere il profilo, il
comportamento ed i bisogni dei visitatori. IBILTUR nasce proprio dalla
necessità di sopperire a queste mancanze ed il suo obbiettivo è quello di fornire
una visione globale del turismo basco. Dall’anno della sua istituzione, le
conclusioni tratte sono state messe a disposizione sul sito internet e
costituiscono una delle fonti principali.
5
CAPITOLO 1
UNA STORIA SINGOLARE
1.1. LE ORIGINI
L’insediamento del popolo basco sul territorio pirenaico sembra risalire ad
un’epoca anteriore alle prime invasioni indoeuropee del continente. Salvi, nel
suo volume “Nazioni Proibite”,
1
sostiene che i Baschi si siano insediati nell’area
pirenaica prima dell’inizio dell’età del bronzo, e che la loro lingua è
probabilmente anteriore alle lingue romanze e allo stesso latino. Estrabone,
geografo greco del I secolo a.C. , parla dei Basconi e del loro modo di vita
rustico. Questa è una delle più antiche menzioni riguardo ad un paese del quale
si sa molto poco. Secondo le cronache, furono i Celti a dare il nome di Basconi
o Barscuni ai Baschi (da bars: arriba/sopra e cun: cuña/culla, estirpe/stirpe),( in
latino detti montanari ). I Romani li descrivevano come “guerrieri selvaggi di
varie razze” e “dalla lingua e dai costumi diversi da tutti i popoli celtici della
zona” (77 e 74 a.C.).
Alcuni storici, come Tito Livio, Polibio, il già nominato Estrabone, Tolomeo
e Marco Ponzio Catone, fanno coincidere la presenza del popolo basco nei
territori della Navarra e dell’Aquitania con l’arrivo dei Libio-fenici. Questi
entrarono nella penisola iberica, nel 218 a.C., durante le invasioni puniche. Si
narra che una legione di almeno 20.000 uomini abbandonarono le truppe berbere
di Annibale Barca, attraversando le Alpi, quando vennero a conoscenza che li
stavano portando a combattere contro Roma. In realtà, questa ipotesi non è
universalmente condivisa. La maggior parte degli storici però sembrano
1
Sergio Salvi, “Le nazioni proibite: guida a dieci colonie ‘interne’ dell’Europa occidentale”, Firenze,Vallecchi
editore, 1973.
6
condividere l’idea secondo la quale la terra basca
2
era già abitata prima dell’età
del bronzo, quindi prima del 2 000 a.C. .
Cavalli-Sforza
3
ritiene verosimile che i Baschi abbiano occupato la zona
sudoccidentale della Francia e quella nordorientale della Spagna, durante il
paleolitico (35 000 e 40 000 anni fa), e che il basco sia una delle più antiche
lingue europee. I resti pervenutici del paleolitico superiore sono abbastanza
scarsi, ma sono a favore della tesi di Cavalli-Sforza. Nelle grotte di
Santimañine, in Vizcaya, infatti, sono state ritrovate numerose iscrizioni, tra cui
alcune con l’incisione aritz, pietra in euskera
4
. Da ciò è stato dedotto che i
grandi artisti delle grotte parlassero una lingua derivata dai primi europei, da cui
discende il basco moderno.
Infine, oltre alla teoria libio-fenicia e quella di Cavalli-Sforza, ci sono studi
storiografici spagnoli che sostengono che la popolazione basca fosse stata
imparentata con i Picti, una popolazione celtica, ed altri che affermano che i
Baschi fossero discendenti degli Iberi, popolo autoctono della penisola iberica o
proveniente dall’Africa. Purtroppo, non disponiamo di dati troppo certi né
sull’origine del popolo basco, né sulle ragioni che spinsero questa popolazione a
stanziarsi in quest’area.
1.2. DAI ROMANI AI VISIGOTI
Quando arrivarono i Romani, in queste terre non c’erano solo popolazioni
celtiche. Pompeo, prima di fondare Pamplona, ha dovuto lottare con i Cantabri.
Durante il periodo d’espansione dell’Impero Romano, nel territorio erano
presenti cinque tribù conosciute con i nomi di Vasconi, Aquitani, Varduli,
Caristi ed Autrigoni, accumunate da caratteri etnici e linguistici. Dall’altro lato
dei Pirenei, Crasso, come Pompeo, per pacificare l’Aquitania, dovette
2
La denominazione e l’estensione del territorio basco e dell’area o terra basca varia in relazione al periodo storico.
In questo capitolo con questi termini si intenderà l’area che comprende l’attuale Paese Basco, il Paese Basco francese
e la Navarra.
3
Luigi Luca Cavalli-Sforza, “Geni, popoli e lingue”, Milano, Adelphi, 1996.
4
L’euskera è il parola basca che designa la lingua parlata dai baschi, chiamata basco in Spagna e più preferibilmente
chiamata euskara nel Paese Basco francese. Si veda il capitolo 2.
7
combattere contro i “nove popoli”, tra cui i Tarbeli, popolazione stanziata
nell’attuale Paese Basco francese, mentre Estrabone nomina i Bardieti.
I Baschi sono sempre stati caratterizzati da un certo isolamento. L’orografia
montagnosa e boscosa contribuì a questo, colpendo in particolar modo la parte
settentrionale del territorio. Diversamente nel sud della regione, oltre le
montagne, nell’attuale Alava, riuscirono a stanziarsi i Romani. Questi e Pompeo
conquistarono le province basche meridionali tra il 56 a.C. e il 19 a.C. e
fondarono Pompaelo (attuale Iruñea-Pamplona) che divenne la città più
importante. La gran via romana da Bordeaux ad Astorga, che collegava questa
città con la ruta de la plata, fu per secoli la gran via di passaggio attraverso i
Pirenei occidentali e portò gran ricchezza al paese.
Il cristianesimo si diffuse lentamente e questo fu collegato a due fenomeni:
l’invasione militare dei Visigoti e la diffusione filosofica dell’arianesimo che
rifiutava il mistero della trinità. Questa fu l’epoca nella quale ebbero origine
tutte le grandi feste patronali che rallegrano l’estate basca relazionate ai santi
Saturnino, Prudencio, Fermino (los san fermines a Pamplona), Emeterio e
Celedonio. Nel IV secolo, i Vandali si stabilirono nella Penisola iberica.
Agli inizi del VI secolo, il territorio basco era una sorta di terra di nessuno e,
secondo alcuni cronisti, come il franco Fregedario, ed il gallo-romano Gregorio
di Tours, le relazioni che i Baschi avevano con i Franchi ed i Visigoti erano
instabili. Sembra che esistessero due tipi di società basche: quella ubicata nelle
pianure e nelle valli, che si relazionava più o meno con i Franchi ed i Visigoti,
e quella ripiegata nelle montagne e nei boschi che discendeva le pianure per
saccheggiare le città franche e visigote.
5
1.3. L’ETÀ MEDIA
Come abbiamo visto né i Franchi né i Visigoti riuscirono a dominare i Baschi
né a controllarne il territorio. I Baschi attaccarono i Franchi senza che gli ultimi
5
Philippe Gloaguen e Michel Duval, “País vasco y Navarra - Trotamundos, la guía del routard”, Madrid, Salvat,
2005.
8
riportarono vittorie decisive, e così nel 602 d.C. i Franchi furono costretti a
riconoscere il ducato di Vasconia, il primo stato politico basco della storia.
6
Nel 711 sbarcarono gli Arabi a Tarifa ed in meno di 10 anni acquistarono il
controllo su quasi tutta la Penisola Iberica, arrivando fino ai Pirenei. Tuttavia,
non riuscirono mai a raggiungere la costa atlantica, popolata da Asturiani,
Cantabri e Baschi. Nella valle dell’Ebro, gli Arabi conquistarono Saragozza e
Tutela, però Jaca e l’alta Aragona resistettero. Pamplona fu saccheggiata molte
volte, ma non cadde mai in mano mussulmana. Gli Arabi pretendevano solo il
controllo delle valli e così stabilirono collaborazioni. In virtù di queste
collaborazioni la figlia del primo re di Pamplona si sposò con l’emir Musa Ibn
Musa, della famiglia dei Benu Qasi.
7
Nel 788, Carlo Magno tentò di inserirsi in
una disputa armata scoppiata tra due principi mussulmani alleandosi ad uno di
essi e cingendo d’assedio Saragozza, ma questa rompe l’assedio ed i Franchi
sono costretti a ritirarsi. Durate la ritirata rasero al suolo Pamplona ed a
Roncisvalle i Baschi distrussero la retroguardia franca. Nel 824, i Baschi
alleandosi con i loro compatrioti islamizzati si impadronirono di Pamplona. Il
loro capo Aneko Arista (Iñigo Arista) fu celebrato primo re di Pamplona.
8
In questo modo iniziò a prender forma il Regno di Navarra che in poco tempo
si convertì nel luogo fisico da cui partì la reconquista cristiana della Penisola
Iberica. Alla fine del IX secolo, si verificò un cambio di alleanze, forse a causa
della pressione esercitata dai monasteri. Fu così che gli Arabi divennero loro
nemici. Nella Penisola Iberica risuonò la campana della riconquista. La cacciata
dei Mori coinvolse la famiglia degli Arista e dei Mitarra dalla cui alleanza
scaturirono fortunati matrimoni e vittoriose battaglie.
Quando, agli inizi del XI secolo, morì senza eredi l'ultimo Mitarra, gli
successe Sancho III (Antxo Handia), detto Sancho il grande. Il regno di Navarra,
sotto la guida di Sancho il Grande, raggiunse il massimo della sua estensione,
riuscendo a contenere entro i propri confini le sette regioni storiche di Euskal
6
Sergio Salvi, op.cit.
7
Philippe Gloaguen e Michel Duval, op.cit.
8
Sergio Salvi, op.cit
9
Herria
9
più qualche territorio limitrofe. Sancho regnava su Pamplona, Castiglia
ed Aragona esercitando un protettorato anche su León e la Guascogna
10
. Per
rendere più forte il regno, Sancho III, istituì governatori in Labourd, (parte
dell’attuale Francia), Vizcaya e Guipuzcoa. Inoltre, Sancho il Grande ridefinì la
via del Cammino di Santiago, il cui pellegrinaggio aveva avuto inizio nel IX
secolo con il fine di facilitare gli scambi commerciali e le comunicazioni tra le
città. Alla sua morte, avvenuta nel 1035, Sancho divise i suoi possedimenti fra i
suoi quattro figli. Il suo regno verrà unificato, ancora una volta, solo in seguito,
sotto Ferdinando il Cattolico, il primogenito.
La storia della Navarra e del Paese Basco, per tre secoli, fu intimamente
legata all’ideale della riconquista cristiana ed all’intricata politica delle famiglie
regnanti. I discendenti dei figli di Sancho III regnavano quindi su Navarra,
Castiglia ed Aragona. Periodicamente c’era sempre un re che partiva per
combattere i Mussulmani e puntualmente c’era sempre qualcuno che cercava di
guadagnarsi del territorio e delle alleanze, e stringeva matrimoni. Si
consolidarono in questo modo le grandi famiglie che fecero parte della grande
storia spagnola e basca: i Guevara, gli Ayala, gli Haro (signori di Bilbao), i
Rada, tutti originari della valle dell’Ebro. I re per assicurarsi la fedeltà delle
città concedevano fueros
11
e cartas pueblas
12
. Lungo il XIII ed il XIV secolo,
quando i territori baschi sciolsero i loro tradizionali vincoli con il Regno di
Navarra per unirsi alla corona castigliana, mantennero una sorta d’autonomia
attraverso i fueros. Uno dei discendenti di Sancho III, Alfonso il Combattente,
riuscì a recuperare Guipuzcoa e Vizcaya, e riunì sotto il suo controllo Navarra
ed Aragona. Inoltre, fu celebre per la conquista di Tudela sui Mori (1114).
Morto senza eredi, gli successe Sancho il Saggio, che nonostante le difficoltà
9
Vedi capitolo 2.2.
10
Il territorio che corrisponde alla Guascogna storica oggi è diviso tra sei dipartimenti francesi, tra i quali: i Pirenei
atlantici e Landes
11
I fueros erano gli statuti giuridici applicabili ad una determinata località la cui finalità era, in generale, regolare la
vita locale attraverso un’ insieme di norme, diritti e privilegi. E’ la fonte più importante del diritto alto-medioevale
basco.
12
La carta puebla denomina il documento attraverso il quale i re cristiani ed i signori laici ed ecclesiastici della
penisola iberica concedevano una serie di privilegi a gruppi della popolazione, con il fine di ottenere la ripopolazione
di certe aree d’interesse economico o strategico durante la riconquista.
10