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Introduzione
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una profonda trasformazione del
mercato mondiale derivante da un‟enorme pluralità di variabili
interdipendenti e che può sostanzialmente essere ricondotta a due ragioni
denominate rispettivamente causa esogena ed endogena.
La prima è riferita all‟evoluzione del contesto politico ed economico e
alle trasformazioni delle politiche internazionali che hanno indotto alla
globalizzazione dei mercati e alla crescita del commercio internazionale.
La variabile endogena invece fa riferimento alla modifiche indotte
dall‟evoluzione del consumo.
L‟accentuata competitività ha indotto profonde modificazioni nel modo
di fare impresa e soprattutto negli aspetti organizzativi e gestionali della
stessa con effetti non trascurabili su tutta la catena del valore.
Tutto ciò ha imposto alle aziende la ricerca di nuove strategie, modelli e
filosofie di gestione, di nuovi strumenti operativi e gestionali in grado di
produrre significativi vantaggi competitivi volti a contrastare con
successo le aziende concorrenti provenienti dai nuovi mercati.
Sono scomparse le forme tradizionali dell‟organizzazione dell‟impresa e
cambiò la filosofia della produzione e della logistica. Le strutture
verticali, rigide e gerarchizzate, furono sostituite con strutture più
decentrate e deverticalizzate, e quindi più flessibili; le stesse strategie di
crescita si sono focalizzate sulla tecnologia e su tutte quelle risorse che
sono in grado di ampliare le competenze distintive, puntando sulla
cessione a terzi di tutte le attività di supporto per lo sviluppo e il
mantenimento delle competenze distintive.
La terziarizzazione è diventata la parola chiave della new economy,
implicando lo spostamento dei sistemi economici dalla produzione
industriale verso l‟erogazione di servizi basati solo sulla conoscenza.
Sono divenute sempre più frequenti forme di collaborazione e
interazione tra aziende, cooperazioni strategiche più o meno consolidate
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nel tempo, basate su continui scambi e sulla condivisione di risorse e di
rischi.
Infatti, in uno scenario di grandi trasformazioni come quello attuale, in
cui le prospettive sono caratterizzate da un‟elevata incertezza, la scelta di
sostenere lo sviluppo dell‟azienda mediante relazioni esterne, permette di
ottenere quella flessibilità ormai indispensabile.
Il fenomeno della globalizzazione dei mercati ha aperto nuovi scenari
competitivi con cui le aziende devono continuamente confrontarsi e per
la propria sopravvivenza, ogni impresa, deve necessariamente dotarsi di
competenze specifiche, non solo relativamente alle attività ritenute
strategiche, ma in ogni area della propria gestione.
L‟elemento comune di tutte queste ristrutturazioni è stato quindi la
concentrazione delle risorse sul core-business, cioè su quelle attività che
garantiscono il vantaggio competitivo dell‟azienda e per le quali
l‟impresa possiede competenze distintive e know-how esclusivo. In tale
logica devono essere inquadrate nello stesso tempo, le decisioni relative
al trasferimento all‟esterno delle attività della catena del valore per le
quali le imprese, invece, non dispongono delle necessarie capacità o
avrebbero difficoltà ad acquisirle.
E‟ su queste premesse, che emerge il fenomeno dell’outsourcing come
nuovo strumento di carattere sia tattico che strategico.
Nei contesti in cui le imprese sono maggiormente impegnate nella
ridefinizione dei modelli di business e in strategie di rinnovamento e
innovazione delle basi del vantaggio competitivo, esso sta assumendo
un‟importanza sempre crescente.
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Capitolo 1
1. L’outsourcing e la logistica
1.1. Alcune definizioni di outsourcing
La parola inglese outsourcing è traducibile letteralmente come
„approvvigionamento esterno‟ ed è un termine utilizzato dagli studiosi
per riferirsi genericamente alle pratiche adottate dalle imprese di
esternalizzare alcune attività del processo produttivo cioè di ricorrere ad
altre imprese per il loro svolgimento.
Si tratta quindi della delega a terzi di parte delle attività precedentemente
svolte internamente alle imprese, agli enti pubblici o alle pubbliche
amministrazioni.
Questo processo consente così lo snellimento delle strutture
organizzative e una maggior flessibilità in modo da poter competere in
mercati in continua evoluzione.
Nonostante il termine outsourcing sia molto diffuso il suo significato non
è univoco. Si possono riscontrare differenti definizioni di tale processo
che ne hanno evidenziato diversi aspetti.
Matera nel 1993 identificò nell‟outsourcing l‟affidamento a
fornitori, eventualmente con il trasferimento dell‟intero settore di
attività comprese le attrezzature e il personale in esse operante,
per un periodo di tempo contrattualmente definito di funzioni o
servizi relativi al sistema informativo precedentemente svolti in
ambito aziendale.
Glùcksmann e Ricciardi, nel 1994, affermano che il termine
outsourcing viene utilizzato con particolare riferimento
all‟informatica aziendale.
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Rothery e Robertson nel 1996 definiscono l‟outsourcing come il
processo attraverso il quale le aziende assegnano stabilmente a
fornitori esterni, per un periodo di tempo contrattualmente
stabilito, la gestione operativa di una o più funzioni in precedenza
svolte all‟interno.
Bravart e Morgan nel 2006 affermarono che l‟outsourcing è, a
fronte di un contratto, l‟uso e l‟influsso di risorse, beni e
competenze di terzi, con livelli garantiti in termini di criteri e
misurazione della qualità, della flessibilità e del valore del costo,
per fornire servizi in precedenza forniti internamente,
coinvolgendo all‟occorrenza il trasferimento del personale
esistente al fornitore di servizi e/o la trasformazione o il
rinnovamento del processo e della tecnologia di supporto
all‟attività.
Alcuni economisti lo utilizzano per indicare il caso speciale in cui chi
esternalizza dipende totalmente dal subfornitore, perché non è o non è
più, in grado di svolgere da solo l'attività oggetto di contrattazione.
Altri utilizzano il termine outsourcing per riferirsi a quelle situazioni in
cui un'impresa instaura una relazione bilaterale con un'altra impresa per
lo svolgimento di attività che richiedono asset specifici, e dunque
infungibili.
Ci sono poi economisti che usano la parola outsourcing esclusivamente
con riferimento alle pratiche di esternalizzazione dei servizi alla
produzione, ma in realtà nell‟ultimo decennio la strategia seguita dalle
imprese, sia pubbliche che private, è caratterizzata dal crescente ricorso
al mercato per lo svolgimento di servizi collaterali alla produzione come
ad esempio servizi di consulenza, di gestione del personale o dei sistemi
informativi.
Va fatta inoltre, una precisazione relativamente all‟outsourcing: quando
parliamo di questo processo ci riferiamo sempre a imprese già operative.
Nelle nuove imprese infatti la scelta di ricorrere a servizi esterni non
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comporta alcuna dismissione ma si tratta solo di una scelta tra diversi
fornitori.
Anche per quanto riguarda la nascita dell‟outsourcing ci sono diverse
ipotesi, citiamo le due tra le più popolari:
la prima fa riferimento al 1966 quando nacque l‟Electronic Data
Systems fondata da Ross Perot considerata la prima forma di
outsourcing; essa offriva servizi di gestione per centri di
elaborazione dati più economici e competitivi di quanto le aziende
realizzavano internamente.
l‟altra ipotesi è quella che ritarda la nascita del fenomeno alla fine
degli anni ‟80 quando alcuni giganti dell‟industria automobilistica
negli Stati Uniti adottarono la strategia d‟outsourcing
relativamente alle strutture contabili, divenute di difficile gestione
a causa dello sviluppo smisurato delle attività complementari al
core business.
Nel mercato italiano l‟outsourcing ha avuto un notevole sviluppo a
partire dalla metà degli anni novanta ed è oggi una delle strategie
organizzative di maggior interesse la cui applicazione, sia nel settore
pubblico, che privato appare inarrestabile.
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1.1.1. Tre filoni di ricerca
Attualmente l‟outsourcing è una prassi comune tra organizzazioni
pubbliche e private e costituisce un elemento fondamentale nella
strategia aziendale ed è quindi un tema ricorrente in letteratura la quale
segue principalmente tre filoni di ricerca.
1) Secondo la teoria organizzativa di Williamson, nata nel 1996, i
costi di transazione costituiscono la motivazione principale per cui
le imprese svolgono internamente attività in quanto essi rendono il
ricorso al mercato più costoso. Questo accade soprattutto in
presenza di un elevata complessità dell‟oggetto di transazione, di
risorse specifiche dell‟impresa, di problemi legati al controllo e di
mancanza di fiducia nella controparte. Al contrario però, questa
teoria riconosce anche che la scelta di lasciare a terzi la gestione
di alcune attività permette di disporre di tecnologie più avanzate e
specializzate e garantisce il conseguimento di una maggiore
flessibilità. Per questi motivi si usano spesso delle configurazioni
intermedie che consentono una riduzione dei costi di transazione
tramite contratti di partenariato più lunghi e più stabili.
2) Prahalad e Hamel nel 2000 definirono una nuova configurazione
di outsourcing, quello strategico, consistente nella terziarizzazione
di attività aziendali con lo scopo di impadronirsi delle core
competences specifiche di altre imprese. Si individuò infatti nelle
core competences la principale fonte del vantaggio competitivo di
un‟impresa, cioè in quelle competenze possedute dall‟impresa che
sono inimitabili dalla concorrenza, generano valore per il cliente e
sono estendibili tecnicamente ad altre attività di business
governate dall‟organizzazione. Queste competenze permettono
all‟impresa un innovamento continuo nel tempo grazie alla loro
distintività. Questi studi notarono inoltre, una sempre maggiore
tendenza di coinvolgere nell‟esternalizzazione attività complesse e
sempre più prossime al core business aziendale.