Introduzione
In questo elaborato ho voluto delineare la storia dell’apprendimento nel mondo
islamico, a partire dalle sue origini in Medio Oriente. A questo scopo ho portato
l’esempio del primo centro di studi di livello superiore nell’Occidente musulmano,
l’università di Al-Qarawiyyin a Fès. Inizialmente ho percorso le tappe della storia
islamica, fondamentali per lo studio dell’espansione araba verso Occidente. L’intento è
stato quello di ricostruire la storia della Medina di Fès el-Bali in Marocco, dove ha sede
l’università. La città venne fondata nel IX secolo da un’esponente della fazione sciita
ribelle contro il califfato abbaside, pertanto è stato necessario risalire ai primi conflitti
che opposero le due correnti islamiche sunnita e sciita. Gli sciiti erano in attesa di un
cambiamento favorevole dopo l’esperienza deludente sotto i califfi Omayyadi, questi
ultimi contrari alle pretese di legittimità dei sostenitori di ’Ali, cugino del profeta
Maometto. Lo scontro fra i due eserciti a Fakhkh, riporterà la vittoria dei califfi abbasidi
sugli sciiti e sarà all’origine della fondazione della Medina di Fès, unica per lo stato di
conservazione e dal 1981 inscritta nella lista del patrimonio mondiale.
L’esistenza di un emirato sciita nell’Africa nord-occidentale mi incoraggiò ad
approfondire la storia di Fès, considerata vera e propria capitale culturale e artigianale
del Marocco. Nell’assetto urbanistico della città spiccava senz’altro la moschea di Al-
Qarawiyyin, considerata fra i monumenti principali dell’antico centro storico e
attualmente sede di una biblioteca ancora in funzione. La moschea masjid ’Jami Al-
Qarawiyyin (la Moschea del venerdì) è, ed è stata, centro di studi e apprendimento per
molti studenti provenienti anche dall’Andalusia e dal lontano Oriente. L’interesse per le
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forme di insegnamento nella cultura islamica, mi ha spinta a citare l’esempio di questo
sito per le sue caratteristiche, legate all’identità della città e dei suoi fondatori.
In un primo momento l’università di Al-Qarawiyyin si identificò con il luogo di culto di
cui fa parte: la moschea. Ma a differenza delle zawiya (scuole religiose di livello
elementare) – dove i musulmani potevano studiare il Corano e impararlo a memoria,
ascoltando le lezioni del maestro – la moschea di Al-Qarawiyyin fu sede di un tipo di
studio diverso e più mirato. L’università accolse gli studenti interessati ad approfondire
gli studi per interesse personale e per adempiere ad una formazione professionale nel
campo del diritto, della religione o della ricerca scientifica. Inoltre era un’usanza tipica
del luogo l’organizzazione di riunioni, o convegni di dotti (’ulama), durante le quali si
discutevano questioni riguardanti la teologia e la pratica sharaitica, tramite l’esercizio
del kalam (dialettica).
A una di queste riunioni fu presente anche il mistico sūfī Ibn ’al-Arabi, proveniente
dall’Andalusia e di passaggio a Fès, all’inizio del suo viaggio (rihla) che lo condurrà in
Oriente. L’ambiente intellettuale vivace e la volontà di libera associazione di studenti e
docenti all’interno dell’istituzione – nata come luogo di culto e fondazione pia (waqf) –
lasciano supporre l’idea di un impianto “universitario”, come viene inteso in Europa.
Tuttavia alcuni studiosi della prima metà del Novecento metteranno in dubbio l’identità
del luogo e la sua funzione, in confronto ad altre istituzioni scolastiche presenti in loco.
A partire da queste constatazioni, l’elaborato affronta una serie di questioni allo scopo di
inquadrare l’istruzione superiore a Fès nel mondo politico e culturale islamico. Il punto
di partenza è la storia del pensiero islamico e degli studi musulmani, trattata nel primo
capitolo, che riassume per grandi linee la conoscenza del mondo arabo agli albori della
civiltà islamica, e i suoi contatti con altri popoli. La storia della trasmissione del sapere,
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dai territori dell’Iraq e dai suoi importanti centri di studio e copiatura dei manoscritti
greci, siriaci, persiani e indiani, serve a sintetizzare il ruolo cardine dei copisti e la
predisposizione degli arabi ad apprendere il meglio dalle altre culture.
Il patrimonio medico, ingegneristico, matematico, fisico, e in generale scientifico è stato
conosciuto e tradotto dai copisti in arabo, per essere trasmesso e nuovamente tradotto in
latino nei monasteri dell’Europa medievale. La mole di nozioni scientifiche e del sapere
tecnico tramandato dagli arabi influenzò notevolmente lo sviluppo di ricerche nel
campo matematico, astronomico, fisico, fino alle nuove scoperte dell’età moderna. La
costruzione dei primi osservatori astronomici e la possibilità di frequentare le
biblioteche pubbliche, diedero luogo alla rinascita culturale araba; quest’ultima
inaugurata dalle premesse gettate da altri popoli, spinse gli arabi a valorizzarne le
conoscenze e lasciarne memoria ai posteri. Da questo punto di vista l’università di Al-
Qarawiyyin è il prodotto, come si vedrà, di un più ampio movimento di traduzione,
studio e diffusione delle opere classiche che prende corpo fra l’Iraq, la Siria e l’Egitto,
durante l’epoca del califfato abbaside.
Nel secondo capitolo vengono esposti i fondamenti della tradizione islamica (’naql),
ovvero i tre pilastri (kitab, ’allama, ta’wil) che – insieme ai classici cinque pilastri
dell’Islam – servono a inquadrare l’elemento religioso che permea la conoscenza nel
mondo musulmano. Come si è detto, l’università di Fès faceva parte di un complesso
monumentale religioso, la moschea. Essa formava figure professionali nel campo della
teologia e della giurisprudenza, rilasciando anche un attestato che ne certificasse la
preparazione. Come si vedrà, l’aspetto religioso era strettamente connesso alla
disciplina dell’uomo dotto e del giurista; la sua formazione includeva quindi la
conoscenza religiosa, quanto quella dell’applicazione delle norme nella pratica
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quotidiana. Per comprendere bene questo aspetto è importante distinguere fra la teologia
– nel senso speculativo della disciplina – e l’ortoprassi vissuta e praticata
quotidianamente nel rispetto della shari’a, ovvero di una religione della lettera e della
legge. A questo proposito è utile precisare l’importanza della religione nel contesto
sociale islamico, dove si rivela l’impossibilità di distinguere fra una sfera intima
religiosa “pura” e una dell’applicazione pratica, con eccezioni a margine come nel
campo della mistica. Pertanto fra le scienze religiose si trova anche la mistica islamica,
che fu inserita nei programmi di insegnamento istituzionalizzati nelle madrase, per
volontà del maestro Al-Ghazali in epoca selgiuchide (1038-1194).
L’apprendimento presso le confraternite (ṭarīqat) – vere e proprie istituzioni in via di
sviluppo, tra XI e XII secolo – e la storia di questa tipologia di sapere (’irfan), viene
narrata attraverso due esponenti delle correnti significative, Suhravardī e Ibn al’-Arabi.
Queste conoscenze ampliano l’orizzonte dell’educazione islamica, che dall’ortoprassi si
apre ad un sapere contemplativo, ma che in fondo riguarda uno stile di vita e quindi una
vera e propria pratica esoterica del culto. Ho voluto inserire questi due esempi in linea
con le conoscenze filosofiche dei loro illustri predecessori: il filosofo Averroè seguace
dei precetti aristotelici e in grado di fornire le basi per un ragionamento dialettico (’aql)
e una teoria nell’indagine su Dio, e l’analisi della cosmologia di Avicenna, che coincide
con l’interpretazione dei due mistici islamici di una metafisica delle essenze. Nella
mistica il sapere filosofico si intreccia con uno stile di vita operoso che rispecchia nella
realtà il cammino individuale dell’essere nella conoscenza di sé e del mondo, verso una
maggiore consapevolezza spirituale e religiosa. Insieme al sufismo e al diritto si trovano
descritte le diverse forme di insegnamento, sulla base delle teorie educative del filosofo
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Al-Farabi (X secolo), di concerto con le opinioni di altri importanti personaggi della
storia araba.
Nel terzo capitolo viene finalmente trattato il caso esemplare di Al-Qarawiyyin, a partire
dalla storia della moschea, dei suoi numerosi restauri e dell’antica biblioteca. In seguito,
nell’ultimo capitolo, sono ricordati due esempi di grandi studiosi che si sono formati
presso la medesima istituzione, a Fès. Il primo è il geografo Muhammad Al-Idrisi (XII
secolo) studioso ad Al-Qarawiyyin, che si trasferisce presso la corte palermitana di
Ruggero II d’Altavilla, dove realizza una monumentale opera illustrata contenente
informazioni sui luoghi delle sette zone climatiche del globo. L’opera letteraria si
colloca nell’ambito della corte siciliana, per cui viene evidenziato il ruolo dell’isola
nella trasmissione dei saperi insieme ad altri epicentri, come quelli della Penisola
iberica. Il secondo, fra i nomi più conosciuti degli studiosi ad Al-Qarawiyyin, è lo
storico maghrebino Ibn Khaldun (XIV secolo). Egli pose l’accento sulle questioni di
metodo e approccio storiografico, che culminano nella sua interpretazione degli eventi.
Inoltre propone alcuni esempi utili a chiarire la sua posizione, esemplificata dall’analisi
dei rapporti fra nomadi e sedentari, una dialettica costante nel medioevo arabo.
L’esempio dell’università di Al-Qarawiyyin a Fès è paradigmatico di un fenomeno
culturale più ampio che, a partire dalla corte dei califfi abbasidi, trovò una posizione
strategica nell’estremo dar al-islam. Fra l’Oriente e l’Occidente arabo, Fès divenne un
luogo di incontro per molti studiosi e dotti, interessati a portare avanti i loro studi. È
testimoniato il passaggio di docenti, dotti e pellegrini, soprattutto dalla vicina Penisola
iberica dove era in pieno sviluppo quello che sarà denominato il mito storiografico di
Al-Andalus.
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