Introduzione
Lo Statuto speciale della Regione siciliana è spesso al centro del dibattito
politico e dottrinale, caratterizzato da opinioni talmente divergenti da andare
dal rafforzamento dell'autonomia alla sua totale abrogazione. Questa tesi di
laurea si propone di analizzare le origini e i caratteri dell'autonomia e
valutarne le prospettive.
Per svolgere tale compito appare opportuno iniziare dalle cause che hanno
portato alla formulazione dello Statuto siciliano e, quindi, alla nascita
dell'autonomia. Il primo capitolo comincerà, quindi, con un excursus storico
che rappresenti il contesto sociopolitico siciliano alla fine della II guerra
mondiale. Si esporrà l'evoluzione del Movimento per l'Indipendenza della
Sicilia durante la delicata fase storica della c.d. «liberazione», accennando
pertanto allo scacchiere internazionale, ma volgendo poi lo sguardo alle
dinamiche interne dei partiti italiani, con l'organizzazione del CLN e la
configurazione autonomista. Sarà poi necessario soffermarsi sull'Alto
Commissario per la Sicilia e sulla figura di Salvatore Aldisio. Chiusa la
parentesi storica, si passerà alla disamina dei passaggi istituzionali che
hanno portato alla nascita concreta del testo dello Statuto siciliano. Si
illustrerà, di conseguenza, il lavoro svolto dalla Commissione per la
redazione della prima bozza di Statuto, approfondendo i temi più dibattuti dai
commissari. Gli ultimi paragrafi del primo capitolo saranno invece dedicati al
rapporto tra lo Statuto e gli organi che hanno lavorato al testo; dalla
Consulta Regionale Siciliana, che ha apportato modifiche sostanziali al testo
originale, alla Consulta Nazionale e all'Assemblea Costituente, che hanno
ricoperto un ruolo chiave nella storia dell'autonomia.
Il secondo capitolo sarà dedicato alle peculiarità dello Statuto siciliano.
Inizialmente si volgerà lo sguardo agli aspetti dell'autonomia contemplati
all'interno della Costituzione, focalizzando l'attenzione sulla modifica
dell'articolo V e sui cambiamenti che ne sono scaturiti. Va sottolineato, però,
che non sono state soltanto le modifiche legislative ad aver influenzato le
facoltà attribuite dallo Statuto: si vedranno, pertanto, le principali sentenze
della Corte Costituzionale che hanno riguardato l'autonomia speciale e che,
sostanzialmente, hanno svolto quel lavoro di coordinamento che non è stato
realizzato in sede di approvazione dell'articolato. Si passerà poi alle funzioni
specifiche dell'autonomia, soffermandosi in particolare sul potere legislativo e
sulle attribuzioni in materia finanziaria, approfondendo gli istituti della
potestà esclusiva e concorrente, la conoscenza e l'evoluzione degli organi
statutari come l' Alta Corte per la Sicilia e il Commissario dello Stato, la
natura della forma di governo della Regione e, per quanto riguarda le
tematiche economiche, una cronistoria delle pronunce della Corte
Costituzionale in materia, oltre ad un'analisi delle interpretazioni sull'art. 37
ed il suo mancato utilizzo. Il capitolo si chiuderà poi con alcune delle vicende
più chiacchierate e di stretta attualità in tema di Statuto e di politica locale e
nazionale; si tratterà del fondo di solidarietà nazionale, della vicenda
riguardante l'abolizione delle province e del tentativo di riforma
costituzionale del 2017, con il referendum sul c.d. «ddl Renzi-Boschi» che
avrebbe apportato ancora una volta modifiche al Titolo V della Costituzione.
Il terzo, ed ultimo, capitolo dell'elaborato sarà dedicato al futuro dello Statuto
e dell'autonomia in genere. Si esporrà inizialmente un modello di autonomia
innovativo e che mira ad un sistema più flessibile e dinamico: il c.d.
regionalismo «in progress». Successivamente si passerà all'esposizione delle
opinioni a favore dell'abolizione dell''autonomia, per poi addentrarsi nell'idea
ancora più drastica di abolire completamente le regioni, espressa sia in forma
scientifica dalla Società geografica italiana e sia da un esperto di finanza
pubblica e regionale, quale è Salvatore Butera. Successivamente si volgerà lo
sguardo alla situazione europea, facendo un breve cenno ai principali
movimenti indipendentisti che stanno prendendo piede nel vecchio continente.
Parallelamente si passerà al confronto con l'Italia, e si vedrà come, sebbene
si sia affievolita la tesi indipendentista, sia ancora caldo il tema autonomista,
con gli esiti dei due referendum consultivi del 2017 per la Lombardia ed il
Veneto, che hanno chiaramente sancito la volontà da parte di altre due
regioni italiane di voler procedere in una direzione autonomista. Prima della
chiusura ci sarà spazio per un'ultima prospettiva, che è quella offerta da
diversi giuristi siciliani, che su idea di Antonio Ruggeri si sono riuniti per
mettere a punto una nuova versione dello Statuto da sottoporre alle autorità
istituzionali. Chiuderà la tesi di laurea una breve conclusione in cui saranno
tirate le somme di quanto esposto, ma che sarà soprattutto l'occasione per
porgere un auspicio per il futuro.
CAPITOLO I - Origini dell'autonomia Siciliana
1.1 Cenni storici introduttivi
Per la sua centralità nel mar Mediterraneo, la Sicilia è sempre stata
ambita terra di conquista. Dalla colonizzazione greca all'invasione borbonica,
l'isola ha subito le più svariate dominazioni. Ciò ha portato a delle
conseguenze di diversa natura: sicuramente le più evidenti sono la nascita di
una società multietnica, caratterizzata cioè dalla pacifica coesistenza di
persone di differenti etnie, e, viceversa, la debolezza del sentimento nazionale,
inteso come quel complesso di valori propri del patrimonio culturale e
spirituale di un popolo. Eppure, sebbene al culmine della pressione fiscale o in
penuria di beni di prima necessità, nell'arco dei secoli alcuni eventi possono
essere annoverati come rivolte indipendentiste: basti pensare ai Vespri
Siciliani, alle rivolte contro i viceré o a quelle anti borboniche. Comune
denominatore di queste vicende è la volontà di cacciare il dominatore
straniero, inteso come soggetto oppressore che impedisce al popolo siciliano
di sfruttare le proprie potenzialità. Tentativi che non hanno mai sortito l'effetto
dirompente ottenuto da altre regioni d'Europa nel corso dei secoli e il cui
fallimento ha alimentato quella percezione tutta siciliana di essere in balia di
un ineluttabile destino che si frappone al ritorno agli splendori del passato.
L'autonomia siciliana moderna non nacque come uno strappo, ma fu il
risultato di un reciproco riconoscimento fra i soggetti politici siciliani e lo
stato
1
, che trovò la sua sintesi nel testo dello Statuto regionale. La forma
istituzionale elaborata fu, infatti, il risultato delle soluzioni proposte ai
problemi che erano sorti a seguito del ventennio fascista e del disastro
provocato dalla guerra persa. La data di nascita dello Statuto coincide con la
firma del Regio Decreto Legislativo n. 455 del 15 maggio 1946 da parte del re
Umberto II di Savoia. Le origini, tuttavia, vanno ricercate nella peculiare
situazione militare e politica in cui si trovò l’Italia fra il 1943 e il 1947.
1 ["RENDA, Francesco, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, vol. III, Palermo, Sellerio,
1987"], p. 213,
1.2 Nascita del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia
Lo sbarco degli Alleati in Sicilia, avvenuto il 10 Luglio del 1943, è uno
dei fatti decisivi per la fine della Seconda guerra mondiale. L'invasione della
Sicilia ebbe, infatti, in Italia, una forte influenza sul piano politico: favorì la
caduta del fascismo e il conseguente armistizio di Cassibile, con cui il Regno
d'Italia cessò le ostilità contro gli anglo-americani.
Il dissolversi del fascismo creò le condizioni ideali per la diffusione del
movimento separatista, che auspicava la realizzazione di uno stato siciliano
separato dall'Italia, che consentisse lo sfruttamento delle risorse naturali,
agricole e commerciali dell'Isola. L'idea di una Sicilia libera, non più asservita
nè «al Nord» nè alle precedenti dominazioni straniere, si presentava come uno
straordinario catalizzatore della propaganda separatista, che progrediva florida
in un contesto di caos politico, ma soprattutto di grande paura sociale
2
. Il
soggetto politico di riferimento di questo particolare periodo nella storia
siciliana è il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), che trova il
suo leader in Andrea Finocchiaro Aprile.
Andrea Finocchiaro Aprile apparteneva ad una famiglia di eminenti politici.
Conseguita la laurea in giurisprudenza, decise di seguire le orme del padre
Camillo Finocchiaro Aprile, che aveva ricoperto più volte la carica di ministro
ai tempi dei governi Giolitti, e si dedicò alla carriera politica
3
. Fu eletto più
volte alla Camera, salvo poi ritirarsi temporaneamente dalla scena politica a
seguito delle elezioni del 1924, quando fu candidato nelle liste dell'Unione
nazionale di Giovanni Amendola, ma non riuscì ad essere rieletto,
«denunciando la natura reazionaria del fascismo, espressione - a suo giudizio -
degli interessi del capitalismo settentrionale contro il Mezzogiorno d'Italia
4
».
Nei primi anni successivi all’avvento del fascismo, Finocchiaro Aprile si tenne
2 ["MICCICHE', Andrea, La Sicilia e gli anni Cinquanta: Il decennio dell'autonomia,
F.Angeli, 2017"], pag. 21
3 ["PACI, Deborah, PIETRANCOSTA, Fausto, «Il separatismo siciliano (1943-1947)»,
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea. Dossier : Luoghi e non luoghi della Sicilia
contemporanea: istituzioni, culture politiche e potere mafioso, N. 3 2|2010 "], pag. 7
4 [ "TRECCANI, Andrea Finocchiaro Aprile (Dizionario-Biografico), G. Sircana, Volume
48 (1997)"]
in disparte dal mondo politico, esercitando a Roma la professione di avvocato.
Data la progressiva crisi del regime, ritornò ufficialmente in politica nel
giugno del 1943, poco prima dello sbarco degli alleati in Sicilia, lanciando a
Palermo un appello alla resistenza passiva contro l'Italia fascista, e costituendo
un comitato d'azione, che sarà il nucleo del Movimento Indipendentista
Siciliano, e a cui aderiranno un gruppo eterogeneo di politici e pensatori, ma
anche, e forse soprattutto, grandi proprietari terrieri. Lo Stato italiano aveva di
fatto abbandonato la Sicilia, e il MIS intendeva sfruttare l'assenza di un potere
centrale forte per rivendicare l'indipendenza della Sicilia. Difatti, il contesto
politico è molto incerto e, soprattutto, momentaneamente stabilito dagli anglo-
americani: ancora in piena guerra, tra il 1943 e il 1944, il governo militare
alleato, dovendo rispondere alla necessità di dare una minima organizzazione
istituzionale alla Sicilia, nominò diversi sindaci antifasciti in svariati comuni.
Viene nominato sindaco di Palermo il separatista Lucio Tasca Bordonaro,
«che è antifascista perchè il fascismo era troppo di sinistra e voleva dare
l'assalto al latifondo: lui invece lo difende in un opuscolo che è l'avvenimento
politico-culturale più interessante del periodo
5
». La nomina di esponenti del
movimento indipendentista donò ulteriore vigore al MIS, che ritenne di essere
sostenuto dagli alleati. Ed in effetti, nei primi mesi del governo militare, i
separatisti ebbero davvero un ampio seguito, riuscendo ad ottenere una
consistente partecipazione popolare ai propri comizi. In tutta la Sicilia
orientale, e specialmente a Catania, il Movimento attrasse a sè professionisti
ed artigiani di tutte le classi sociali. Latifondo e malavita è però un connubio
indissolubile, e così la liberazione dei confinati ad Ustica e la partecipazione
dei feudatari al MIS favorirono il confluire di numerosi mafiosi nello stesso,
fra cui Calogero Vizzini, Giuseppe Genco Russo, Pippo Calò e Tommaso
Buscetta. Molti dei soggetti appena citati entrarono successivamente a far
parte dell'Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia (EVIS), una
formazione paramilitare clandestina, a sostegno del Movimento
Indipendentista Siciliano, che ebbe tra i suoi fondatori e principali esponenti
anche il socialista rivoluzionario Antonio Canepa (conosciuto con lo
5 ["P. F. TUTTOBENE, La prima seduta dell'Assemblea regionale siciliana, Il Foglio,
Palermo, 2006"], pag. 10
pseudonimo Mario Turri). In realtà si può dire che Canepa fosse l'esponente
principale dell'area indipendentista che non fosse espressione del ceto agrario.
Progressista, tendente al populismo, era un giovane intellettuale dal carattere
controverso: in una prima fase aderì al fascismo, tanto che gli venne assegnata
la docenza in storia delle dottrine politiche a Catania e a Palermo, ma
successivamente si convertì ad una “mistica anarco-socialista”
6
.
L'EVIS nacque a Catania, come base di quello che sarebbe dovuto diventare
l'esercito regolare della Repubblica Siciliana, ma anche come gruppo di lotta
armata in risposta alle continue violenze che venivano perpetrate dalle forze
dell'ordine italiane ai danni di sedi ed esponenti del Movimento
Indipendentista Siciliano, ed anche a seguito di episodi come, ad esempio, la
strage del pane, avvenuta a Palermo nel 1944, in occasione della quale le forze
armate italiane aprirono il fuoco contro la folla affamata. Secondo il duca di
Carcaci fu in realtà lo stesso Finocchiaro Aprile ad avallare nell’ottobre del
1944 la nascita di un’organizzazione militare clandestina che agisse a fianco
dell’attività politica del movimento. Tuttavia, appare improbabile che nelle
intenzioni dei dirigenti separatisti ci fosse la volontà di agitare la guerriglia.
Appare più probabile che fosse, invece, una strategia per presentare la
situazione siciliana come sull’orlo di una sollevazione
7
.
1.3 Sicilia e politica Internazionale
L'obiettivo ultimo del Movimento Indipendentista Siciliano venne
espresso già la mattina del 23 luglio 1943. All’indomani dell’arrivo degli
americani a Palermo apparve un manifesto sui muri della città, con il quale si
salutavano con entusiasmo gli eserciti dell’Inghilterra e degli Stati Uniti
d’America. Si esprimeva profonda riconoscenza da parte del popolo siciliano
per averlo aiutato a liberarsi dalla dominazione fascista. Andrea Finocchiaro
Aprile, nella qualità di Presidente del Comitato per l'Indipendenza della
Sicilia, indirizzava questo lungo documento alle Forze Anglo-Americane.
6 ["PACI, Deborah, PIETRANCOSTA, Fausto, «Il separatismo siciliano (1943-1947)»,
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea. Dossier : Luoghi e non luoghi della Sicilia
contemporanea: istituzioni, culture politiche e potere mafioso, N. 3 2|2010"], pag. 2
7 [ "G. C. Marino, Storia del separatismo siciliano 1943-1947, Editori Riuniti, Roma,
1979"], pag. 144-145