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INTRODUZIONE
«Non c’è amore più sincero di quello per il cibo»
George Bernard Shaw
Il mio amore per il cibo credo sia nato nello stesso momento in cui ho messo piede su
questa terra, si è nutrito durante la mia infanzia, trascorsa, in estate, in un caldo e
colorato paesino del sud Italia, dove il cibo è ancora qualcosa da condividere e per
condividere, è cresciuto quando, ancora prima che la cucina diventasse un fenomeno
di moda, sfruttato per fare ascolti televisivi, ho frequentato, nei primi anni di
università, un corso di cucina professionale e si è consolidato con il tempo, grazie
alla continua curiosità che mi spinge a scoprire tutte le sue declinazioni.
Non potevo, allora, non concludere il mio percorso universitario con una tesi che
arricchisse la mia passione di nuove specifiche conoscenze e competenze.
Il diritto alimentare, materia interdisciplinare, che si intreccia con molteplici branche
del diritto, era una scelta ovvia; non altrettanto scontato era l’argomento d’indagine.
La mia idea iniziale era quella di occuparmi della tutela del made in Italy, apprezzato
da tutto il globo, ma anche continuamente “minacciato” a causa della sua
contraffazione. Il tema era, però, troppo generico. C’era, infatti, la necessità di
circoscriverlo e di dargli un taglio più giuridico. Avrei, allora, potuto parlare dei
prodotti a indicazione geografica, tema che ha riempito pagine e pagine di
monografie e di riviste giuridiche; invece, ho deciso di concentrarmi sulla questione
dell’origine e provenienza dei prodotti agroalimentari, questione a tratti difficile,
perché manca ancora una convergenza di intenti a livello nazionale ed europeo e
perché non esiste sufficiente materiale tecnico-giuridico.
All’interno di un mercato globale che ci consente di avere a disposizione alimenti
prodotti a chilometri e chilometri di distanza, la questione non è di poco conto,
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soprattutto per noi consumatori molto spesso ignari di quello che mangiamo e dei
rischi che corriamo. Conoscere l’origine o la provenienza di ogni prodotto
alimentare, infatti, ci consentirebbe di ricevere una completa e corretta informazione
sulle caratteristiche degli stessi e di operare una scelta consapevole. D’altra parte,
l’obbligo di indicare l’origine o la provenienza dell’alimento permetterebbe di
rafforzare la prevenzione delle crisi sanitarie e la repressione delle frodi alimentari e
per le aziende, che fanno della qualità la loro bandiera, sarebbe uno strumento di
promozione determinante per avere un buon posizionamento sul mercato e
combattere l’attuale crisi economica.
Gli obiettivi di questo modesto lavoro, pertanto, sono: 1) dimostrare l’importanza
dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine geografica del prodotto; 2) analizzare la
disciplina in materia di etichettatura d’origine attualmente in vigore in Europa; 3)
percorrere i tentativi del legislatore nazionale in materia di tutela del “made in Italy”
e di etichettatura d’origine; 4) capire quali potrebbero essere i probabili futuri scenari
a livello europeo.
Dunque, le principali domande a cui intendo dare risposta sono: che cosa s’intende
per origine e provenienza di un alimento? I termini “origine” e “provenienza” hanno
un significato specifico e chiaro all’interno del diritto alimentare europeo? Qual è
stata l’evoluzione normativa in materia? Che novità ha portato il nuovo Reg. (UE) n.
1169/2011 in materia di etichettatura? Quando vi è l’obbligo di indicare l’origine in
etichetta? In che modo il legislatore italiano ha cercato di rispondere al problema
della comunicazione ai consumatori dell’origine dei prodotti, importante anche per
un’efficace tutela del made in Italy? Conoscere l’origine dei prodotti alimentari è
davvero così importante? Perché? Quali sono i differenti punti di vista dei
consumatori e delle aziende in merito?
A fronte del mio obiettivo, sono partita dalle fondamenta, studiando l’attuale
normativa europea sull’etichettatura, in modo da inquadrare significati, regole ed
eccezioni, e l’ho confrontata con quella precedente. Ho, quindi, focalizzato la mia
attenzione sulla legislazione italiana, sui suoi tentativi di introdurre delle norme in
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materia di etichettatura d’origine e tutela del “made in Italy”, per poi passare ad
indagare i punti di vista dei consumatori e delle aziende sul tema dell’origine. In
ultimo, ho approfondito una delle conseguenze della mancata indicazione d’origine
in etichetta: la contraffazione alimentare, fenomeno che colpisce soprattutto prodotti
alimentari italiani, frutto di una tradizione gastronomica secolare, simbolo di qualità,
gusto e bontà.
Nel primo capitolo, sono fornite al lettore le nozioni di base. In particolare, è
tracciata la definizione di diritto alimentare e sono percorse le fasi della sua
evoluzione, con un particolare accento all’importanza e al contenuto del Reg. (CE) n.
178/2002, il quale ha permesso di semplificare e riordinare la frammentaria e confusa
legislazione alimentare del passato. Si passa, poi, a una rapida analisi del TFUE,
fonte primaria dell’UE, le cui norme, pur non parlando in modo specifico del settore
alimentare, incidono inevitabilmente su di esso. Il capitolo prosegue puntualizzando
il significato giuridico di alimento, di impresa alimentare, di operatore alimentare e
di consumatore finale. In ultimo, sono individuati gli obiettivi che devono
accompagnare l’evoluzione di questo diritto.
Il secondo capitolo, invece, inquadra le fonti nazionali e i particolari obiettivi che
guidano la mano del legislatore italiano, come la tutela della salute pubblica, il diritto
del consumatore a essere informato e la tutela del “made in Italy”. Il terzo capitolo,
cuore della tesi, inizia parlando dell’etichettatura in generale, della sua importanza e
delle sue regole, cristallizzate nel nuovo Reg. (UE) n. 1169/2011. Prosegue
analizzando dettagliatamente le norme dedicate all’etichettatura d’origine. È
affrontato, poi, il problema della mancanza di una chiara definizione dei termini
“origine” e “provenienza” all’interno della legislazione alimentare, sino al Reg.
(UE) n. 1169/2011. In ultimo, si evidenziano le eccezioni alla regola generale
sull’etichettatura d’origine, in particolare, la disciplina in materia di DOP
(Denominazione d’Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta), di
etichettatura delle carni bovine e di olio vergine ed extravergine di oliva.
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Nel quarto capitolo si evidenziano i tentativi, non riusciti, del legislatore italiano
volti a introdurre una disciplina organica in tema di tutela del “made in Italy” e
origine dei prodotti alimentari, di cui ricordiamo soprattutto la legge 3 febbraio del
2011 n. 4. Si dà voce alle divergenti opinioni di Coldiretti e di Federalimentare
sull’obbligo di indicare l’origine in etichetta. Si parla, poi, di quella che potrebbe
essere, dopo il Reg. (UE) n. 1169/2011, la futura evoluzione della materia. In ultimo,
si accenna al TTIP, cioè al Paternariato Transatlantico sul Commercio e gli
Investimenti, di cui solo recentemente ci si sta occupando, anche a causa delle rare
fonti attendibili, e che potrebbe costituire una minaccia per l’evoluta e sofisticata
normativa europea in materia di etichettatura e sicurezza alimentare e un sicuro
motivo di “stop” per l’evoluzione della disciplina in materia di etichettatura
d’origine.
L’ultimo capitolo è dedicato alla contraffazione alimentare, uno dei possibili effetti
collaterali della mancanza d’indicazione d’origine in etichetta. Nello specifico, si
parte dal recente scandalo, l’Horsegate, che ha portato alla luce il business dei
prodotti a base di carne bovina adulterata con carne equina, per poi individuare la
differenza fra il concetto di frode alimentare e quello di contraffazione alimentare,
termini spesso usati, nel linguaggio comune, indistintamente. Si fa un rapido cenno
alla nuova minaccia ai prodotti alimentari italiani: l’Italian Sounding, che consiste
nell’utilizzo, sull’imballaggio, di etichette, simboli, colori, immagini che evocano
l’italianità delle materie prime, della ricetta, del marchio o del processo di
trasformazione, per prodotti fabbricati in realtà all’estero. Dopo una rapida
digressione sul ruolo delle mafie nella contraffazione alimentare, si prosegue
tratteggiando i danni a essa dovuti e le tutele nazionali previste nel codice penale e
nella legge n. 350/2003. Viene affrontato il tema della rintracciabilità, in quanto
strumento che può essere utilizzato anche nella lotta alla contraffazione alimentare e
ai sistemi facoltativi di rintracciabilità a cui le imprese possono ricorrere, che trovano
il loro fondamento nella normativa UNI EN ISO 22005:2008. Con riferimento alla
tutela di prodotti Dop e Igp, si sottolinea l’importanza dell’art. 13 Reg. (UE) n.
1151/2012 partendo dalla sentenza “Parmesan” della Corte di giustizia europea del
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26 febbraio del 2008. E’ inserito, poi, un breve paragrafo dedicato all’accordo siglato
tra il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, eBay e l’Associazione
Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, volto ad arginare il mercato delle false
eccellenze agroalimentari vendute sulla piattaforma eBay. Si procede, con una breve
carrellata, a individuare quali sono in concreto le amministrazioni che in Italia sono
impegnate ad arginare tale fenomeno. In ultimo, si parla della risoluzione del 2014
del Parlamento europeo sulle frodi alimentari, che sottolinea come la lotta alle frodi
alimentari debba essere messa al centro della politica europea e come l’indicazione
d’origine potrebbe essere un ulteriore valido strumento per combattere il mercato del
falso agroalimentare.
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CAPITOLO PRIMO
QUESTIONI PRELIMINARI E IRRINUNCIABILI
SOMMARIO: 1. Che cos’è il diritto alimentare? – 2. Origine e sviluppo della
legislazione alimentare. – 3. Da una legislazione alimentare a un diritto alimentare. –
4. Cenni sulle fonti UE: il TFUE. – 5. La definizione giuridica di alimento. – 6. Le
parti in gioco: l’impresa alimentare, l’operatore alimentare e il consumatore finale. –
7. Le sfide del diritto alimentare.
1. CHE COS’ E’ IL DIRITTO ALIMENTARE?
Mi sembra doveroso, nei confronti di coloro che non conoscono la materia e
che, tuttavia, si accingono alla lettura del mio modesto elaborato, offrire una
definizione di diritto alimentare, utile per poterne individuare l’oggetto e delimitare i
confini. Il lettore dovrà tenere conto, però, che capire che cosa sia il diritto
alimentare è compito assai arduo, soprattutto perché le trasformazioni, o se vogliamo
le rivoluzioni
1
, che la materia ha subito e continua a subire, la rendono poco incline a
essere domata del tutto
2
.
Il diritto alimentare è, il terreno su cui regole di origine regionale, nazionale,
europea, internazionale e regole di natura giurisprudenziale e privata si incontrato e
si “scontrano” fra loro al fine di tutelare il consumatore.
1
“(…) l’essere del diritto è ormai nella sua riformabilità, nel suo potere essere abbandonato e
sostituito”. Irti, Nichilismo Giuridico, Roma-Bari, 2004, p. 132.
2
Ferrari-Izzo, Diritto alimentare comparato: regole del cibo e ruolo della tecnologia, Bologna, 2012,
p. 19.