INTRODUZIONE
La criminalità organizzata transnazionale rappresenta una grave minaccia ai sistemi economici e finanziari di
ogni sistema nazionale ragion per cui deve essere contrastata efficacemente a livello internazionale affinché
il processo di globalizzazione possa procedere tranquillamente. Per effetto della necessità di spostare persone
e merci sul territorio comunitario, le organizzazioni criminali hanno costituito basi operative e gruppi di
riferimento in tutti i Paesi dell’UE, sfruttando spesso le differenze di legislazione o la minore efficienza delle
strutture di contrasto. Da ciò nasce l’esigenza di elaborare definizioni, modelli di incriminazione e strategie
di contrasto per combattere la criminalità etnica, in modo uniforme e unitario tra gli Stati.
Si avrà modo di affrontare in questo elaborato il percorso legislativo intrapreso dagli Stati dell’UE che gli ha
portati ad inserirsi in un contesto di interdipendenze e relazioni in parte volute in parte imposte.
Inoltre, si vedrà come l’influenza della globalizzazione sulla criminalità transnazionale ha assunto risvolti
differenti a seconda del maggiore o minore livello di sviluppo delle nazioni. Per i Paesi in via di sviluppo la
globalizzazione ha determinato una trasformazione da un contesto economico locale a mercati globali più
aperti, ma ha anche portato ad una riduzione dei prezzi dei prodotti tradizionali e quanto più questi mercati
tradizionali diventano competitivi, tanto più i profitti si riducono e le conseguenze diventano appetibili, ergo
i profitti derivanti da attività illecite diventano di gran lunga più remunerativi.
I Paesi in via di sviluppo costituiscono, inoltre, un luogo dove la criminalità transnazionale corre rischi
minori, ma la maggior parte degli introiti derivanti dalle attività criminali non rimane in questi Paesi; infatti
il denaro, una volta “ripulito”, confluisce nei conti correnti delle maggiori banche mondiali per essere
successivamente reinvestito altrove moltiplicando, così, in maniera esponenziale i profitti.
Infine, sarà affrontato il problema dell’insediamento delle cd. “mafie etniche” in Italia, le loro origini ed
evoluzioni, l’interazione ed apporto tra queste nuove mafie e le mafie autoctone nonchè le strategie
d’intervento legislativo adottate dal nostro ordinamento giuridico a livello nazionale ed internazionale allo
scopo di contrastare il crimine organizzato transfrontaliero.
CAP. I COS’E’ LA MAFIA TRANSNAZIONALE
SOMMARIO 1.Criminalità globalizzata. 2. Associazione mafiosa transnazionale:il problema di una definizione
organica. 3.Interpretazioni sulla nozione di crimine transnazionale. 4.Criteri di determinazione della natura
transnazionale. 5. (segue )La transnazionalità di matrice oggettiva. 6. (segue) La transnazionalità di natura soggettiva.
CRIMINALITA’ GLOBALIZZATA
Da tempo la criminalità organizzata di stampo mafioso, ha assunto nuove e diverse
connotazioni in ambito transfrontaliero. Essa si caratterizza per i mercati illeciti che
gestisce, per gli strumenti che a tal fine utilizza infine, per la struttura dalla stessa
assunta.
I mercati si sono ampliati a dismisura. Tali strutture criminali, alcuni decenni fa erano
impegnati nell’agricoltura e poi nelle costruzioni edilizie e quindi, nello sfruttamento
economico di beni immobili, ma nel corso del tempo hanno ampliato le loro
dimensioni, diversificandosi anche in una pluralità di settori.
Ai beni immobili si sono aggiunti quelli mobili, da trasferire da un paese “produttore”
ad uno “consumatore” ciò ha determinato il formarsi di una fitta rete di attività
illegali consistenti:nel contrabbando di tabacchi, traffico di sostanze stupefacenti e di
armi, smistamento di rifiuti tossici o nocivi prodotti dalle grandi industrie,riciclaggio
di denaro proveniente da attività illecite. In tempi recenti, poi, anche l’uomo
considerato alla pari di “cose mobili”, è divenuto oggetto di un proficuo mercato per
le organizzazioni criminali che gestiscono le immigrazioni clandestine, utilizzate
anche a fini di prostituzione o di sfruttamento del lavoro, approfittando delle
situazioni di precarietà nelle quali vivono molti paesi dell’Est e del Sud America.
1
Il fenomeno mafioso transnazionale si contraddistingue, sia per la significativa
strutturazione dei soggetti in organizzazioni illecite, sia per la loro stessa
internazionalizzazione.
1
I meccanismi sociologici ed economici influenzano lo sviluppo e il funzionamento
della criminalità; l’estensione della globalità incide inevitabilmente nelle modalità in
cui si manifesta il fenomeno criminale. Il processo di globalizzazione negli ultimi
anni è divenuto una forza economica e sociale fondamentale a livello internazionale.
Questo processo, da un lato ha contribuito a potenziare le opportunità per le imprese
legali, dall’altro ha facilitato lo sviluppo e la sofisticazione dei gruppi criminali che
operano su mercati transnazionali.
Le operazioni criminali, infatti sono condotte sempre più di frequente su scala
internazionale, ciò è dovuto non solo al processo di globalizzazione, ma vi sono altri
fattori che hanno reso possibile lo sviluppo su scala mondiale di tali organizzazioni
mafiose, ovvero:
- la disomogeneità legislativa esistente tra i diversi Paesi ;
-incapacità degli stessi ordinamenti nazionali, di vigilare e comprimere questo
fenomeno criminale.
A tal proposito risulta emblematico l'indagine svolta dall' Organizzazione Mondiale
del Commercio (WTO WORLD TRADE ORGANIZATIONS), dalla quale è emerso
che nel 1995 il commercio globale di merci ha avuto una crescita pari al 14% nello
stesso anno.
1
www.transcrime.it (relazione presentata al convegno: “la questione criminale nella società globale” Napoli 10-12
dicembre 1998) research group on transnational crime,university of trento, school of law.
2
CRESCITA DEL COMMERCIO MONDIALE DI MERCI
1990- 1996
(in miliardi di dollari e in percentuale)
2
VALORE VARIAZIONE ANNUA %
1996 1990- 1995 1996
1996
Mondo 5100 7 19,5 4
Nord America 826 8 14,5 6,5
Messico 96 15 21,5 11,5
Europa Occ. 2271 5,5 22,5 3
Unione
Europea
2103 5,5 23 3
Africa 113 1,5 12,5 8,5
Sud Africa 28 3 10,5 2
Medio Oriente 160 3 13 12,5
Dunque, dai dati suesposti si evince come il processo di globalizzazione, creando
nuovi affari e nuovi mercati nel mondo legale e non, fornendo a quest' ultimi mezzi
sempre più complessi e potenti che accrescono la loro efficienza
3 ,
ha ampliato le
opportunità tanto per le imprese legali che per quelle criminali che operano a livello
internazionale. Tale fenomeno è stato altresì favorito, dallo sviluppo di veloci mezzi
di trasferimento dei beni illeciti, grazie anche all’abbattimento delle frontiere
2
WTO 1997 p.4
3
GIOVANNANGELO DE FRANCESCO “ la Criminalità organizzata tra esperienze normative e prospettive di
collaborazione internazionale” G. GIAPPICHELLI editore_ Torino 2001
3
nazionali di talune aree, che consentono il superamento dei confini territoriali di uno
Stato; dalle consistenti innovazioni tecnologiche come la nascita di una vera e propria
moneta elettronica che consente di effettuare operazioni commerciali denominate
“trading on line”, ossia la negoziazione di valori mobiliari, quali titoli azionari o
derivati, tramite Internet.
Queste associazioni criminali tendono a ridurre il rischio di repressione penale,
operando in quelle giurisdizioni caratterizzate dalla carenza di strutture investigative
e dalla possibilità di ricorrere allo strumento della corruzione per portare a termine le
attività illecite.
Infatti, esse si infiltrano nell’economia
4
legale dove investono i proventi delle
proprie attività illecite, e attraverso la corruzione si garantiscono il controllo delle
risorse disponibili (licenze-appalti-contributi).
Inoltre, la disgiunzione tra i due sistemi (quello giuridico da un lato e quello
criminale dall’altro), determina una più significativa connotazione transnazionale per
la criminalità e parallelamente, lo Stato si impegna politicamente e giuridicamente
verso un territorio ben circoscritto e individuato da confini.
Occorre quindi, ricongiungere le due potenze; in modo che la sovranità di uno Stato
possa di nuovo sottomettere gli affari dell’economia lecita e illecita. A tale fine la
Convenzione ONU, che ha coinvolto la maggior parte degli Stati di tutto il mondo,
rappresenta una possibile risposta al crimine organizzato di natura transnazionale.
L’espansione della delinquenza a livello globale, ha comportato la messa in crisi del
Principio di Territorialità, quale espressione della Sovranità Statale; nel senso che,
mentre il fenomeno mafioso travalica i confini degli stati e tende ad un espansione
territoriale senza limiti, il sistema giuridico rimane fortemente radicato e legato al
territorio.
5
L’ampliamento dei mercati illeciti, la mobilità dei beni che ne formano oggetto, con
la conseguente necessità della loro movimentazione all'interno dei diversi Stati, la
globalizzazione dei mercati finanziari, indispensabile ai gruppi criminali per mettere
4
Transcrime (1996), Migrazione e Criminalità- la dimensione internazionale del problema, Milano, CNPDS
5
GIOVANNANGELO DE FRANCESCO “ la Criminalità organizzata tra esperienze normative e prospettive di
collaborazione internazionale” G.GIAPPICHELLI editore _TORINO 2001.
4
a frutto i loro guadagni, le tecnologie utilizzabili in questi e in altri settori, sono stati
coadiuvanti indispensabili per lo sviluppo della “struttura” criminale.
L'internazionalità dei gruppi criminali è da ravvisare nel fatto, che la loro stretta
collaborazione dona un “valore aggiunto” a ciascuna organizzazione, in termini di
potenza criminale, data appunto dalla sinergia che si instaura con gli altri gruppi.
ASSOCIAZIONE MAFIOSA TRANSNAZIONALE:
IL PROBLEMA DI UNA DEFINIZIONE ORGANICA.
La Convenzione ONU tenuta a Palermo nel 2000 si apre con la rilevante
6
definizione
degli elementi caratteristici dei crimini transnazionali, che consente di distinguere tale
categoria di reati dai crimini internazionali che rappresentano invece, la lesione
d’interessi rilevanti della comunità internazionale.
La Convenzione ONU definisce quale “ reato transnazionale” il reato punito con la
pena della reclusione non inferiore nel massimo di quattro anni, qualora sia coinvolto
un gruppo criminale organizzato, nonché:
a) Sia commesso in più di uno Stato;
b) Sia commesso in un solo Stato ma, una parte sostanziale della sua
preparazione, pianificazione, direzione o controllo avviene in un altro Stato;
c) Sia commesso in un solo Stato ma coinvolge un gruppo criminale organizzato
che opera in più di uno Stato;
d) Sia commesso in un solo Stato ma ha effetti sostanziali in un altro Stato.
Definire il “reato transnazionale” è stato uno dei punti critici per la Commissione .
Il concetto di reato transnazionale doveva ricomprendere, da un lato le due nozioni di
associazione per delinquere (conosciuta dagli ordinamenti di civil law) e di
6
4. ELISABETTA ROSI “Criminalità organizzata transnazionale e sistema penale italiano La Convenzione ONU”
IPSOA 2007.
5
associazione di tipo mafioso (dalle peculiarità strutturali tipicamente italiane ma di
semplice esportazione) e dall’altro lato, la conspiracy, figura giuridica tipica del
diritto anglosassone. La soluzione adottata è stata quella di lasciare gli Stati liberi di
scegliere, tra la nozione di “associazione per delinquere” o quella di “conspiracy”.
La Convenzione specifica cosa si debba intendere per reati di tipo
7
transnazionale;
Pertanto, sulla base della presente Convenzione, per reati di tipo transnazionale
devono intendersi non solo quei reati che vengono commessi in più Paesi, ma anche
quelli che pur realizzandosi in un determinato Stato, producono i loro effetti
sostanziali anche in un altro Paese.
Dalla definizione messa a punto dalla Convenzione di Palermo (perché sottoscritta a
Palermo) emerge innanzitutto, che per “organizzazione criminale” è da intendersi: un
gruppo strutturato composto da tre o più individui, che commettono reati gravi al fine
di ottenere, direttamente o indirettamente, un beneficio finanziario o di tipo materiale.
Da questo disposizione normativa emerge come la nozione di gruppo criminale,
adottato dalla Convenzione sia molto ampia e generica, non facendo riferimento né
ad una specifica forma organizzativa – strutturata secondo il principio gerarchico con
diversificazione dei ruoli e delle competenze- né a particolari modelli di relazione fra
i vari componenti.
Dall'attività svolta dalla Commissione incaricata ad interpretare il testo della
Convenzione, è emerso che con l’espressione “gruppo strutturato” deve intendersi,
sia il gruppo dotato di una struttura gerarchica o elaborata, sia gruppi in cui i ruoli dei
vari membri non necessitano di essere definiti formalmente. Le peculiarità principali
che consentono di individuare un gruppo criminale, sono costituite dalla continuità
nel tempo e dal coordinamento reciproco delle varie azioni delittuose.
La struttura organizzativa solitamente associata ai gruppi di criminalità organizzata,
ha subito un processo di trasformazione verso l’adozione di strutture più agili e
semplificate, in quanto risulta maggiormente funzionale alla conduzione degli affari
7
Roberta Barberini “ Entrata in vigore della Convenzione ONU contro il crimine organizzato transnazionale e disegno
di legge ratifica” in DOTTRINA Cass. Pen. 2003,11,3264
6
criminali e, consente un’ elevata capacità di risposta alle sollecitazioni provenienti
dall’esterno.
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