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all’azienda come ad una struttura complessa di persone capace di
trasformare le conoscenze ed esperienze dei singoli in esperienze
dell’azienda, di trasformare le esperienze in azione e questa in risultati.
L’impresa diventa così una learning organization ovvero
un’organizzazione che apprende. Tuttavia, non tutti i processi della
learning organization possono svolgersi all’interno, sia della grande sia
della piccola impresa. In particolar modo, nella piccola impresa, a causa
della sua ridotta dimensione organizzativa, occorre definire e realizzare
processi di apprendimento continuo “distribuiti”, cioè, che facciano
riferimento all’impresa-rete o più in generale che siano condivisi dai
sistemi locali ove l’impresa è economicamente e socialmente inserita.
Il passaggio e l’abbandono della logica tayloristica hanno richiesto
mutamenti nella cultura organizzativa con requisiti organizzativi e
cognitivi superiori a quelli del passato. Tutto ciò implica l’emergere di
nuovi atteggiamenti che facilitano la creazione e lo sviluppo di un
patrimonio comune: la cultura organizzativa assume così la funzione
d’involucro all’interno del quale creare e gestire forme diverse di
apprendimento continuo e di crescita personale.
In un contesto ambientale eccessivamente complesso e
probabilistico, instabile e perturbato è preferibile un comportamento
flessibile ed elastico del management, aperto all’apprendimento
“strategico”, che consente un adattamento degli schemi deliberati alla
realtà che incombe. Quindi, la necessità di apprendere per una
organizzazione si esplicita con la creazione di alcuni canali che
coinvolgono sia gli individui che ne fanno parte, sia l’organizzazione
stessa nel suo complesso, col fine di: acquisire conoscenza,
trasformare conoscenza. (interpretazione, sperimentazione e impiego
nelle decisioni), distribuire informazioni. Tale processo va focalizzato
sui comportamenti delle persone, sulle loro capacità di vedere e
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comprendere la realtà nel suo insieme, sulle capacità di trasformare le
intelligenze singole in intelligenza collettiva. Ciò crea le condizioni per
definire, gestire e valutare una learning organization e acquisire un
vantaggio competitivo sostenibile che permetta uno sviluppo duraturo
dell’azienda. Si genera così un circolo virtuoso dove sviluppo e
cambiamento s’influenzano reciprocamente.
Per facilitare uno sviluppo efficace dei processi di apprendimento,
un’organizzazione deve impegnarsi a creare un ambiente di
apprendimento, supportato da tecnologie e da sistemi formativi, poiché
l’esercizio dell’apprendimento in una data area non consente il
trasferimento delle abilità acquisite in un’altra se non vi sono elementi
strutturali comuni, accertando così che non s’impara a “memorizzare”
qualunque cosa esercitandosi a memorizzare.
Il presente lavoro si prefigge lo scopo di analizzare nel generale e
in particolare, con riferimento alla realtà del distretto imprenditoriale
Salentino della piccola media impresa: la definizione di learning
organization e di organizational learning, l’importanza della conoscenza
nel processo di apprendimento organizzativo, la natura e l’origine della
learning organization, il legame tra la strategia e la learning
organization, la nuova figura del manager, l’evoluzione della struttura
organizzativa a partire dal modello gerarchico tradizionale, il processo
che conduce all’apprendimento organizzativo a partire
dall’apprendimento individuale, i circuiti dell’apprendimento
organizzativo, i fattori che facilitano e che impediscono l’apprendimento
organizzativo, l’importanza dell’esperienza passata ed i suoi limiti, le
competenze richieste in una learning organization, la ricostruzione di un
framework teorico del processo di organizational learning, i livelli e le
dimensioni del processo di apprendimento, il concetto di memoria
organizzativa e la sua funzione, il controllo del processo di
apprendimento organizzativo, e per concludere un’analisi fattuale dei
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processi di apprendimento organizzativo nelle piccole medie imprese
del distretto salentino.
La piccola media impresa sarà premiata se riuscirà a trasformare il
continuo processo di apprendimento, di sperimentazione di nuove
alternative ed il loro trasferimento nell’operare quotidiano, nella base
della continua evoluzione della propria struttura organizzativa e del
continuo miglioramento delle proprie capacità gestionali. Dunque,
promuovere l’apprendimento nella piccola impresa significherà lavorare
su specifici ambiti chiave:
gli imprenditori ed il management aziendale, in quanto soggetti
decisori ed attivatori dei processi aziendali;
le imprese, il loro sistema organizzativo-culturale, le competenze
richieste ed i dipendenti;
il sistema degli stakeholders, che definiscono ed attivano una serie
di opportunità e risorse per lo sviluppo dell’impresa;
le tecniche e gli strumenti di supporto (banche dati, reti telematiche,
sportelli informativi, sistemi di benchmarking).
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1. QUADRO DI RIFERIMENTO: LE DEFINIZIONI
1.1. LEARNING ORGANIZATIONI E ORGANIZATIONAL
LEARNING
“Ch’io sia ora quel che sono dipende da ciò che
sono stato in passato e che è rimasto in me”
“Le difficoltà nell’apprendimento sono tragiche nei bambini….e non
lo sono di meno nelle organizzazioni, dove sono in larga misura non
rilevate.” (Senge, 1990).
L’apprendimento è un processo di acquisizione e di trasformazione
di reazioni, schemi, conoscenze, abilità e atteggiamenti di un individuo.
L’intera nostra vita può essere considerata come un processo di
apprendimento che si attua in forme volontarie e involontarie laddove
l’educazione non fa altro che scegliere ciò che si ritiene utile che sia
appreso, i tempi e i modi più efficaci per l’apprendimento. Persino gli
animali apprendono facendo propri gli schemi che li hanno condotti al
successo, dimenticando e facendo cadere quei metodi che li hanno resi
vulnerabili.
Si possono individuare tre fasi dell’apprendimento nella sua più
generica definizione: la fase motivazionale, la fase di tentativi e di errori
– trial and error - e la fase di selezione.
Parte dell’apprendimento avviene quasi incidentalmente, pensiamo
alla memoria e al condizionamento, e diversi sono gli elementi che lo
influenzano: l’età, l’intelligenza, la motivazione, la partecipazione, le
esperienze precedenti, l’intenzione, l’informazione, la collaborazione di
altri, il premio al successo o la punizione per il fallimento.
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Nella nostra memoria rinveniamo la presenza di esperienze passate e
la disponibilità a comportamenti da acquisire. Il momento essenziale
della memoria non è tanto il suo rivolgersi al passato, ma quanto il suo
volgersi al futuro per fornire un bagaglio di esperienze utili per i
comportamenti futuri.
Schematizzando il funzionamento della nostra memoria, si può
distinguere un sistema di apprendimento a breve termine e uno a lungo
termine. Il sistema di apprendimento a breve termine può essere di tipo
spaziale (ricordo del luogo o della forma) o verbale, quest’ultimo è
caratterizzato da due componenti, una passiva (es. registrazione
sensoriale) e una attiva (es. ripetere sottovoce). Il sistema di
apprendimento a lungo termine può essere di tipo procedurale (il come
si impara, le abilità) e di tipo dichiarativo (l’espressione verbale dei
nostri ricordi), che a sua volta si suddivide in: dichiarativo episodico ( il
ricordo personale) e dichiarativo semantico (il ricordo sociale, la nostra
enciclopedia).
Nella prospettiva dei nuovi modelli organizzativi, ben si comprende
come l’apprendimento individuale rappresenta il nodo strategico dello
sviluppo e della competitività aziendale.
COME FUNZIONA LA
MEMORIA
A BREVE TERMINE A LUNGO TERMINE
VERBALE SPAZIALE PROCEDURALE DICHIARATIVA
EPISODICA SEMANTICA
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L’esigenza ad apprendere non deve essere concepita solo come
risposta all’emergere di discontinuità di natura tecnologica,
organizzativa, ambientale, ect..., ma deve accompagnare la crescita
della professionalità individuale, nell’ambito dei propri ruoli e delle
procedure organizzative in continua evoluzione. Non solo strumento per
adattare le persone al cambiamento, ma l’apprendimento deve essere
anche concepito come una leva autonoma del cambiamento. Sono
necessari circuiti di comunicazione più veloci e meno gerarchizzati, non
solo di tipo verticale ma anche laterale che agevolino il trasferimento
delle conoscenze promuovendo continui cicli di apprendimento dai livelli
più semplici - single and double loop learning - sino allo sviluppo di
quelle abilità individuali capaci di mettere l’individuo nelle condizioni di
imparare ad apprendere - deutero learning. Fondamentale diviene la
dimensione di apprendimento continuo - continuous learning - che i
nuovi modelli organizzativi saranno chiamati ad assumere. Tutto ciò
significherà abbandonare la rigidità del passato rispetto agli stili di
leadership assegnando un ruolo partecipativo ai teamwork e
ridisegnando contestualmente il genere di attività demandato al middle-
management.
Le organizzazioni non hanno un cervello, ma sistemi cognitivi e
memorie. Così come gli individui sviluppano la loro personalità, il loro
carattere e le loro ideologie nel tempo, le organizzazioni sviluppano una
visione sistemica del loro ambiente di riferimento, laddove
l’apprendimento favorisce quel processo di trasformazione attraverso il
quale le conoscenze e le routines vengono definite ed arricchite con
nuovi saperi.
Il concetto di apprendimento ha accompagnato la storia del lavoro
umano: dal lavoro artigiano all’operaio qualificato, al tecnico, ma
l’apprendimento, inteso come acquisizione di conoscenze e saperi a
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livello individuale, non equivale ancora a learning organization -
organizzazione che apprende.
Tradizionalmente, l’apprendimento è stato considerato un fenomeno
individuale e spesso associato a particolari luoghi (la scuola,
l’università, l’azienda di formazione), ma il gap tra l’individuo e
l’organizzazione è stato analizzato alla luce del fatto che
l’apprendimento di un gruppo diventa cruciale per l’apprendimento
dell’intera organizzazione, rappresentandone un importante pre-
requisito.
La learning organization è riferita ad una struttura organizzativa che
nel suo complesso sviluppa pratiche volte a generare conoscenze e
routines col fine di assicurare all’organizzazione stessa una migliore
capacità di adattamento e di risposta all’ambiente esterno.
Molteplici le definizioni fornite dalla letteratura sul concetto di learning
organization:
Peter Senge (1990) la definisce come “...un’organizzazione
qualificata alla creazione, all’acquisizione e al trasferimento di
conoscenza e nel modificare i suoi comportamenti genera nuova
conoscenza, dove le persone espandono continuamente la loro
capacità di realizzare i risultati che veramente desiderano, dove le
persone imparano continuamente come apprendere insieme.”
Secondo Pedler ed altri (1991) è “...un‘organizzazione che facilita
l’apprendimento di tutti i suoi membri e trasforma continuamente se
stessa.”
N.Dixon (1994) la definisce come “l’uso intenzionale dei processi di
apprendimento a livello individuale, di gruppo e di sistema, al fine di
trasformare continuamente l’organizzazione in modo da soddisfare in
misura crescente i suoi stakeholders”.
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Ed ancora, “...sviluppo di nuove conoscenze o esperienze in grado
di influenzare il comportamento.” (Fio-Lyles, 1985; Sinkula, 1994;
Huber, 1991).
“Complesso processo attraverso il quale l’esperienza delle imprese
si trasforma in nuove risorse e nuove capacità.” (Warglien, 1992).
“La capacità o i processi nell’ambito dell’organizzazione per
mantenere o migliorare la performance basata sull’esperienza.” (Nevis-
DiBella-Gould, 1995).
Molte altre sono state le definizioni formulate sul concetto di learning
organization, e da tutte si evince la relazione causale tra la qualità della
conoscenza posseduta dagli attori organizzativi e l’efficacia dell’azione
organizzativa.
Con il termine di organizational learning - apprendimento
organizzativo – consideriamo l’insieme dei processi che portano
l’organizzazione ad analizzare e ripensare criticamente i propri successi
e insuccessi, rivedere in modo continuativo i propri indirizzi strategici e
le routines consolidate ponendo attenzione a tutti i segnali provenienti
dall’ambiente esterno, accettando e valorizzando visioni alternative
rispetto a quelle dominanti, e soprattutto sperimentare nuove
innovazioni tecniche e organizzative, il tutto con l’obiettivo di costituire
le condizioni di lavoro che consentano alle persone di esprimere le
proprie potenzialità di apprendimento a vantaggio dell’azienda stessa.
Il processo di apprendimento organizzativo rappresenta la conversione
di ciò che un’organizzazione fa in ciò che un’organizzazione conosce,
ma lo studio non sempre basta. Nessuno mai imparerà a guidare
un’automobile stando comodamente seduto in casa propria a guardare
il GranPremio di Formula 1, ad un certo punto occorre farsi coraggio e
mettersi alla guida di un’auto, magari sbandando all’inizio. Accanto allo
studio occorre insomma fare esperienza.
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Piaget (1969) insegna che tutto ciò non basta, l’apprendimento richiede
l’interpretazione di passate esperienze e tale interpretazione è guidata
da schemi, modelli e obiettivi già preesistenti a livello individuale, ed
organizzativo, volendo traslare il discorso all’organizzazione.
Il processo di apprendimento può essere descritto come una ruota. La
ruota è suddivisa in quattro quadranti che, idealmente, ruotano in
sequenza così come gira la ruota. Il primo quadrante è costituito dalle
domande o necessità sorte dai problemi che attendono una risposta.
Nel secondo quadrante troviamo la ricerca di risposte o idee alle
domande e necessità. Nel terzo quadrante testiamo l’attendibilità delle
soluzioni, ed infine selezioniamo la soluzione migliore. Solo quando
l’intero processo è completato possiamo dire di aver appreso qualcosa.
Così operando la ruota spinge l’organizzazione ad acquisire l’abitudine
ad apprendere, quale caratteristica principe di una learning
organization.
In letteratura sono citati due tipi di apprendimento: l’apprendimento
adattivo o a circuito singolo - single loop learning - (Argyris, 1987;
Leonard-Barton, 1992; Stalk, 1988) che ha luogo all’interno di una serie
di vincoli apparenti e non apparenti che riflettono le assunzioni
dell’organizzazione su se stessa e sull’ambiente (Prahalad-Bettis,
1986). Il single loop rappresenta un elemento essenziale in quanto
riguarda la correzione delle variazioni (errori) che si verificano in un
determinato sistema. Comporta cambiamenti nelle regole esistenti (ciò
che si deve fare e come farlo), ma si verificano problemi allorquando
politiche ed obiettivi nelle organizzazioni sono individuati solo a partire
da tali esigenze di correzione “semplice” dei problemi, senza una
verifica delle cause che li hanno determinati. Questo modo di operare
non crea modifiche di contesto. I membri dell’organizzazione
rispondono ai cambiamenti dell’ambiente, interno ed esterno ad essa,
attraverso l’individuazione e la correzione degli errori ma mantenendo
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in uso la teoria generale che continua, così, a governare la loro azione.
Questo processo concerne essenzialmente l'efficienza, ossia il miglior
modo per raggiungere i fini organizzativi nell’ambito delle norme
vigenti.
Esempio 1. Un Università lamenta un graduale declino nel
reclutare nuovi studenti. Decide così di allocare maggiori risorse
finanziarie per una più intensa diffusione della sua immagine, fa
stampare e distribuire un numero superiore di brochure rispetto all’anno
precedente e posticipa l’orario di chiusura delle proprie segreterie.
Esempio 2. Una impresa industriale decide di implementare i suoi
progetti di investimento per i prossimi cinque anni col fine di realizzare
una ristrutturazione aziendale. Il management team propone una
pianificazione dettagliata delle conseguenze dell’investimento sulle
responsabilità, le funzioni dei singoli operatori, supervisori e della
squadra manutenzione.
Molte delle misure adottate per migliorare la qualità, i servizi e le
relazioni con i clienti prendono luogo a questo livello. A tale livello di
apprendimento gli “insights” (teorie, assunzioni, argomenti) che
sottostanno alle regole non sono messe in discussione. Non si verifica
nessun cambiamento a livello strategico, strutturale, culturale dei
sistemi organizzativi. Tale ciclo può essere descritto come un
miglioramento delle regole e delle soluzioni che sono ricercate negli
esistenti insights e principi.
L’apprendimento generativo o a doppio circuito - double loop
learning - ha luogo quando l’organizzazione è disposta a porre in
discussione assunzioni consolidate sulla sua missione e sulle sue
capacità, e richiede che siano sviluppati nuovi modi di vedere il mondo,
laddove avviene una effettiva condivisione della conoscenza
nell’organizzazione in quanto gli attori organizzativi sono in grado di
confrontare continuamente le loro interpretazioni e di costruire
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continuamente mappe condivise della realtà in cui operano. Tali
processi di apprendimento condiviso consentono, in tal caso, non solo
di correggere gli errori, ma di aggiustare anche il tiro
dell’organizzazione. Inoltre, Slater e Narver (1995) ritengono che
l’apprendimento generativo sia in grado di rompere i confini e conduce,
con maggiore probabilità, alla creazione di un vantaggio competitivo,
rispetto all’apprendimento adattivo, ma tale vantaggio può essere
preservato solo tramite il miglioramento continuo (Bhide, 1986).
Esempio 1. L’Università inizia a domandarsi sul tipo di formazione
che offre.
Esempio 2. Il management team dell’industria decide di presentare
un progetto con una struttura organizzativa matriciale che faciliti la
transazione alla nuova organizzazione offrendo al personale
l’opportunità di apprendere sul lavoro.
Poiché gli individui possono riflettere e porre in essere domande su
precedenti contesti di apprendimento, o di mancato apprendimento,
questi possono allora valutare l’efficacia e i risultati delle proprie azioni,
formulando così processi di apprendimento e processi di imparare ad
apprendere - deutero learning - (Argyris, 1987). In tal caso, esiste la
possibilità di riorientare gli stessi schemi di apprendimento. Il
cambiamento non include solo il contenuto ma anche lo stesso metodo,
innovando così radicalmente le possibilità di apprendimento. Il tutto
consiste nell’imparare ad imparare, ovvero a gestire i single e i double
loop. Pertanto, a tale livello gli attori organizzativi si rendono
consapevoli della natura cognitiva delle dinamiche in cui sono coinvolti.
Esempio 1. Gli insegnanti dell’Università sviluppano un piano per
modificare nel breve termine il loro metodo d’insegnamento, passando
per esempio da un metodo basato sulla disciplina ad uno basato sui
problemi.
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Esempio 2. L’impresa industriale, in sintonia con le rappresentanze dei
lavoratori, decide di non adottare un piano di ristrutturazione radicale
ma un programma di sviluppo graduale.
Le domande che ci si pone a questo livello sono: “che tipo di impresa o
istituzione speriamo di essere? e perché?”.
Spesso, è difficile trovare delle soluzioni a questo livello e per tale
motivo le organizzazioni evitano di frequente di risolvere i propri
problemi o quanto meno di entrarne in profondità. I managers hanno
paura di adottare politiche che possano eventualmente riflettersi
negativamente sulla loro posizione gerarchica.
Invece, quelle organizzazioni che cercano di analizzare i loro problemi e
le proprie direzioni, sono organizzazioni che stanno apprendendo ad
apprendere. Sono organizzazioni che davanti ai problemi non
licenziano il loro staff o annunciano cambiamenti radicali.
Per scatenare, nell’ambito dell’impresa, forme di apprendimento
organizzativo di tipo generativo, che facciano leva sulla
sperimentazione, su “feedback” continui e sulla possibilità di interazione
tra organizzazione e ambiente, che contemplino la possibilità di poter
migliorare ogni soluzione già data, che incoraggino la diffusione della
creatività, che accettino la flessibilità, il coordinamento e la propensione
al cambiamento, ma soprattutto, che assicurino la conquista o il
mantenimento del vantaggio strategico, occorre che l’impresa si
predisponga ad ascoltare i “messaggi” che provengono sia dall’esterno
sia dall’interno. Non c’è rinnovamento (renewal) di nessun genere se
prima non ci si prepara ad organizzare la conoscenza, considerata
come punto di partenza dei processi di apprendimento, che consentono
di far crescere ed evolvere l’organizzazione nel suo complesso.