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INTRODUZIONE
Nel corso degli studi accademici, ho trovato particolarmente interessante
l’importanza dell’opinione pubblica. In primo luogo, perché l’opinione pubblica è
un tema tornato recentemente di attualità, in secondo luogo perché è interessante
osservare come essa abbia assunto un ruolo sempre più importante nel plasmare le
strategie di politica estera dei Paesi. Oggi più che mai, conoscere l’opinione
pubblica aiuta ad essere cittadini più informati e consapevoli. L’accesso alle
informazioni e la possibilità di esprimere la propria opinione possono dare maggior
potere ai cittadini per ottenere cambiamenti sociali, economici o politici. Stimare il
gradimento attuale dell’opinione pubblica, prevedere il sentimento di essa in futuro
e osservare il potenziale di manipolazione dell’opinione pubblica sono state, e
continueranno ad essere, aree di interesse per i decisori politici. Il presente elaborato
si pone come obiettivo analizzare l’influenza dell’opinione pubblica in materia di
politica estera degli Stati Uniti. La politica estera è una materia complessa, che
coinvolge diversi fattori. I decisori politici devono essere in grado di bilanciare gli
interessi nazionali con le pressioni internazionali e sviluppare una politica estera
che sia efficace e sostenibile nel tempo. Quindi cosa accade quando sono in gioco
gli interessi della nazione? Come si comporta il leader politico davanti ad
un’eventuale disapprovazione da parte dell’opinione pubblica? I politici possono
essere sensibili al consenso popolare e possono essere riluttanti a prendere decisioni
che siano “impopolari”. L’opinione pubblica può influenzare il dibattito pubblico e
creare pressione affinché i decisori politici cambino le loro politiche, oppure può
esercitare un’influenza significativa sulle decisioni del governo, sia nel breve che
nel lungo periodo. In particolare, negli Stati Unti, l’opinione pubblica è sempre stata
una componente della politica estera ed è stata oggetto di studi da parte di politologi
e storici. Alcuni studiosi sostengono che l’opinione pubblica ha un’influenza
limitata sulla politica estera se non irrilevante, mentre altri ritengono che possa
avere un impatto significativo. La tesi di ricerca si sviluppa in tre capitoli.
4
Il primo capitolo esamina le origini e l’evoluzione del fenomeno. Dopo la
Rivoluzione Francese, l’opinione pubblica rimane sostanzialmente oggetto di
riflessione filosofica e verso la fine del XIX secolo si trova a confrontarsi con analisi
sempre più sistematiche nel modo empirico caratteristico delle scienze sociali in via
di sviluppo. A partire dagli anni Venti negli Stati Uniti, e dopo la Seconda Guerra
Mondiale in Europa, l’opinione pubblica diventa oggetto di studio da parte di
studiosi di diverse discipline. Ogni studioso citato ha contribuito a formulare la
natura del fenomeno, la sua funzione e i poteri che l’opinione pubblica esercita nella
società. In seguito, per comprendere il ruolo e le dinamiche del fenomeno, la ricerca
si focalizza sullo studio del processo di formazione dell’opinione pubblica,
individuando le dinamiche sociali che influenzano la formazione e la diffusione
delle opinioni popolari, indagando anche sulle relative problematiche.
Il secondo capitolo mette a fuoco il rapporto, complesso ma in continua evoluzione,
tra politica estera e opinione pubblica. La politica estera è l’insieme delle decisioni
e delle azioni che uno Stato intraprende per regolare i suoi rapporti con gli altri Stati
e con le Organizzazioni Internazionali. Lo studio della materia è strettamente legato
alla disciplina accademica delle Relazioni Internazionali, le quali emergono come
tentativo di individuare le cause della guerra e di trovare soluzioni per la pace.
Vengono trattati i principali filoni teorici, il Realismo e il Liberalismo. Il primo si
basa sull’assunto che gli Stati siano gli attori principali del sistema internazionali e
che le loro relazioni siano in gran parte un regno di potere e di interessi. Il secondo
sostiene che gli Stati, così come gli individui e le istituzioni a livello mondiale,
possano impegnarsi in quella che viene definita come la cooperazione
internazionale. Sulla base dei principali filoni teorici, si sviluppano di conseguenza
gli approcci alla politica estera e, parallelamente, la dicotomia Stato forte – Stato
debole, sulla base della quale si stima la capacità di uno Stato di farsi influenzare
dall’opinione pubblica. Segue un breve excursus sul ruolo dell’opinione pubblica
negli Stati Uniti. All’inizio, per effetto dello sviluppo del Welfare State, l’opinione
pubblica americana si concentra principalmente su problemi di politica interna e si
esclude ogni possibile intervento di essa al processo decisionale politico.
5
Complice il fatto che, quando nascono i primi sondaggi di opinione negli anni
Venti, si ritiene che gli individui non prestino molta attenzione alle campagne,
anche quelle presidenziali, e che raramente cambino opinione per effetto di nuove
informazioni. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, dalla quale gli Stati Uniti
emergono con il ruolo di leader mondiale, l’opinione pubblica americana,
nonostante il basso livello di coerenza politica, incomincia ad interessarsi alle
questioni di politica estera. Infine, nell’ultima parte del capitolo, vengono illustrati
i principali attori della politica estera americana. In primis, i cittadini, ossia un tipo
di aggregazione e di interazione sociale caratteristico della società moderna.
L’opinione pubblica rappresenta la voce collettiva dei cittadini, i quali esprimono
le loro preferenze e opinioni attraverso varie forme di partecipazione politica,
soprattutto il processo elettorale, ma anche attraverso forme non convenzionali si
innescano nel processo decisionale, come ad esempio gli scioperi, petizioni e
manifestazioni. Poi, ci sono i leaders, quegli attori sociali come esponenti della
politica, personalità della scena pubblica che per la loro posizione svolgono un
ruolo estremamente fondamentale, in quanto definiscono quali sono le issue e
cercano di orientare il pubblico generale. Successivamente, i gruppi di interesse, in
grado di mobilitare risorse per influenzare decisioni culturali e politiche e i media,
in particolare i giornali, la televisione, tutte quelle fonti di informazione che
svolgono un ruolo fondamentale nell’informare l’opinione pubblica sulle questioni
di politica estera.
Concludendo, il terzo ed ultimo capitolo propone di analizzare il ruolo del
Presidente degli Stati Uniti e il suo rapporto con l’opinione pubblica. Per ottenere
un’analisi approfondita sul rapporto, il presente elaborato si focalizza su tre eventi
storici specifici volti a constatare se l’opinione pubblica, e in quali casi, sia riuscita
ad influenzare le decisioni di politica estera degli Stati Uniti. I casi studio presentati
hanno tutti un unico filo conduttore, quello della Guerra Fredda, come unica
variabile costante. La Guerra Fredda rappresenta un contesto storico interessante
per questo tipo di analisi. Da un lato, la tensione bipolare con l’Unione Sovietica
rende la politica estera un tema di primaria importanza per la sicurezza nazionale e
6
il benessere degli Stati Uniti. Dall’altro lato, l’avvento dei mass media permette
un’ampia diffusione di informazioni e opinioni sullo scenario internazionale,
favorendo così la partecipazione dell’opinione pubblica al dibattito politico. La
scelta dei casi non è stata casuale, bensì è stato interessante osservare come i vari
Presidenti abbiano potuto assumere comportamenti diversi in contesti similari.
L’obiettivo della tesi è infatti individuare quali possano essere le discriminanti di
questi comportamenti, cercando di comprendere le dinamiche che intercorrono tra
il potere del Presidente e l’opinione pubblica.
Per perseguire gli obiettivi dell’elaborato, la tesi di ricerca si basa su un’analisi di
fonti storiche, tra cui fonti documentarie edite contenute nei Foreign Relations of
the United States (FRUS) e all’interno dei National Security Council, U.S. e dei
Government Publishing Office, US. Inoltre, anche le fonti di natura contemporanea,
come articoli di giornali e periodici hanno contribuito alla formazione dell’analisi.
In particolare, sono stati utilizzati quotidiani e periodici del Newsweek, The New
York Times e Los Angeles Times. Infine, per comprendere al meglio il sentimento
dell’opinione pubblica, sono stati consultati diversi sondaggi di opinione, tra cui
quelli condotti da Gallup, The Survey Research Center (SRC), American Institute
of Public Opinion (AIPO) e da Public Opinion Quarterly.
7
CAPITOLO PRIMO –
L’OPINIONE PUBBLICA
1. Origini dell’opinione pubblica
Secondo Habermas la parola opinione racchiude in sé due differenti
significati
1
: il primo, con carattere epistemologico, deriva dal suo utilizzo per
distinguere una questione di giudizio da un dato di fatto; il secondo si riferisce in
generale alla considerazione di una comunità nei confronti di qualcuno o di
qualcosa, capace di innescare complessi meccanismi di reputazione
2
. Anche la
parola “pubblico” possiede due diverse sfumature semantiche: “del popolo”,
riferendosi all'accesso comune, e “per il popolo”, riferendosi al bene comune. Solo
molto più tardi quest’ultima accezione arriva a significare “dal popolo”, cioè fatto
dalla gente
3
. Nella sua seconda accezione, il termine “pubblico” si riferisce in modo
più preponderante a questioni di interesse generale e, più specificamente, a
questioni relative all'amministrazione dello Stato. La combinazione di pubblico e
opinione in un'unica espressione, utilizzata per riferirsi ai giudizi collettivi al di
fuori della sfera statale, si manifesta durante le diverse tendenze politiche,
economiche e sociali europee
4
. Nel XV secolo, la nascita della stampa a caratteri
mobili permette un'ampia diffusione dei periodici, che si rafforza nel XVI secolo
con la crescita dei mercati, delle classi dirigenti e con l’aumento
dell'alfabetizzazione. Entro la fine del XVII secolo si afferma sempre più la
concezione che gli individui devono essere liberi di seguire le proprie preferenze in
tutti gli aspetti della vita
5
. Secondo Habermas, queste tendenze storiche,
strettamente legate alla crescita del capitalismo e al predominio di una borghesia
1
J. Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica, Laterza, Bari, 2005, pp. 89 – 90.
2
V. Price, La opinión pública. Esfera pública y comunicación, trad. di Pilar Vázquez Mota,
Ediciones Paidós Iberica S.A., Spagna, 1994, p.13.
3
J. Habermas, op. cit., pp. 22 – 23.
4
H. Speier, Historical development of public opinion, in “American journal of sociology”, Vol. 55,
No. 4, 1950, p. 379.
5
V. Price, op cit., p.23.
8
europea, nel tempo si sono tradotte in una sfera pubblica di ragionamento critico
6
.
Il diritto del popolo di esprimere un’opinione, e attraverso questa di incidere nella
sfera politica, emerge con la nascita di sistemi di governo ispirati a principi liberal-
democratici e allo sviluppo della società industriale. Come nota Grossi, risulta
particolarmente significativo il fatto che in passato, intellettuali di epoche e
formazioni diverse abbiano parlato di una “opinione pubblica”, anticipando
approssimativamente le future teorie moderne relative ad essa
7
.
1.1. Opinione pubblica e la democrazia
Il ricorso o l’appello all’opinione pubblica, così come le strategie per
influenzarla, sono fenomeni e processi che si sviluppano solo con l’avvento della
modernità. In particolare, solo nel XVIII secolo in Francia, l’opinione pubblica
emerge come uno degli elementi fondamentali della democrazia, la quale non è solo
una forma di governo che si fonde sul popolo ma è anche la forma di governo che
si basa sul consenso e sulla legittimazione del popolo stesso, garantendo il diritto
di esprimere le proprie opinioni su questioni di interesse pubblico concernenti la
collettività
8
.
In questo contesto, si rivaluta il concetto stesso di opinione che la tradizione classica
aveva connotato negativamente in contrapposizione alla scienza e alla verità
9
.
Secondo G. Grossi, seguendo i suggerimenti di Yeric & Todd
10
, si possono
individuare tre principi su cui si basano sia l’idea di democrazia sia il concetto di
opinione pubblica:
6
J. Habermas, op. cit., pp. 26 – 27.
7
G. Grossi, L’opinione pubblica. Teoria del campo demoscopico, Bari, Laterza, 2004, p. 16.
8
G. Grossi, op cit., p. 21
9
Ivi, p.20
10
Cfr. J. Yeric, J. Todd, Public Opinion. The visible politics, Itasca, F.E. Peacock, 1983.
9
«1. La sovranità popolare: il popolo è la fonte di ogni governo legittimo, e questa
legittimazione ha nell’opinione pubblica una delle forme istituzionali di
«esternazione» e di «pubblicità» più importanti;
2. L’uguaglianza politica: tutti i membri di una comunità devono avere uguale
importanza ed uguale opportunità di partecipazione alla vita politica ed alle
consultazioni elettorali (voto);
3. La regola della maggioranza: in caso di conflitto o divergenza o
contrapposizione, i governi vengono eletti o le decisioni vengono prese secondo il
principio di maggioranza, che trova il suo contraltare nelle dinamiche dell’opinione
pubblica che danno origine, in linea di principio, ad un orientamento prevalente, ad
un consenso maggioritario, come risultato di un confronto ed un dibattito nella
società civile e nei luoghi deputati.»
11
Nel corso degli anni, il rapporto tra opinione pubblica e democrazia è complesso e
controverso, non solo per le diverse interpretazioni della stessa opinione pubblica,
ma anche per il ruolo che essa riveste
12
. Il dibattito sul rapporto tra le due dimensioni
viene ben presto influenzato dai processi di trasformazione sociali ottocenteschi che
provocano il progressivo emergere di un’opinione pubblica reale e non solo ideale,
producendo così un nuovo spunto di riflessione ed analisi sul rapporto tra opinione
e democrazia. Questo cambio di prospettiva è intrapreso da studiosi moderati e
conservatori che cominciano ad analizzare il modello di democrazia americana.
Nella seconda metà dell’Ottocento, il pensiero liberale comincia a evidenziare come
l’opinione pubblica possa avere anche risvolti negativi, condizionando il grado di
autonomia degli individui. Nel corso del XIX, sono molti gli studiosi che, con le
loro teorie, cominciano a riflettere sul ruolo e sull’evoluzione dell’opinione
pubblica.
11
G, Grossi, op cit., p.21.
12
Ivi, p. 22 e ss.
10
2. L’opinione pubblica come oggetto di studio
Dopo la Rivoluzione Francese, l’opinione pubblica rimane sostanzialmente
oggetto di riflessione filosofica e politica. La maggior parte delle pubblicazioni che
trattano dell'opinione pubblica sono di natura normativa e filosofica e non sono
risolute nell'evocarne la competenza. Verso la fine del XIX secolo, l’opinione
pubblica si trova a confrontarsi con analisi sempre più sistematiche nel modo
empirico caratteristico delle scienze sociali in via di sviluppo. Come risultato della
crescita delle scienze sociali all'università, gli studiosi rivolgono la loro attenzione
al problema della comprensione degli aspetti sociali e comportamentali
dell'opinione pubblica. A partire dagli anni Venti negli Stati Uniti, e dopo la
Seconda Guerra Mondiale in Europa, l’opinione pubblica diventa oggetto di
analisi
13
non solo da parte di politologi, ma anche da parte di sociologici e di
psicologi. L'interesse si focalizza soprattutto sulla natura dell’oggetto di studio,
sulla funzione e sui poteri che l’opinione pubblica esercita nella società, ai mezzi
con cui può essere modificata o controllata e all'importanza degli aspetti cognitivi
ed emotivi nella sua formulazione.
14
2.1. Walter Lippmann e la formazione “distorta” della realtà sociale
La prima concettualizzazione teorica dell’opinione pubblica, così come la
intendiamo oggi, è rinvenibile in The Public Opinion di Walter Lippmann
15
,
pubblicato a New York nel 1922. Lippmann scrive questa opera in un periodo
storico davvero particolare, ossia subito dopo la Prima Guerra Mondiale, evento
che rappresenta una delle più importanti cesure politiche e sociali della storia del
secolo scorso. Tale cesura costituisce la svolta decisiva per l’affermazione
dell’importanza delle dinamiche di opinione e segna la nascita di due nuove
13
Nonostante l’interesse emerso per la materia, lo studio dell’opinione non ha ancora dato vita a un
corpus teorico e metodologico a sé stante, tale da non dover necessariamente attingere ad altri campi,
come le comunicazioni di massa, la statistica, la sociologia.
14
V. Price, op cit., p.29
15
Giornalista e saggista statunitense, negli anni Venti dedica quattro saggi al problema dell’opinione
pubblica: Test of the News nel 1920, Liberty and the News nel 1920, Public Opinion nel 1922 e The
Phantom Public nel 1925.
11
dimensioni importanti della democrazia e dell’opinione nella modernità: la
propaganda politica e la nazionalizzazione delle masse, cioè la piena integrazione
politica e simbolica dell’intera popolazione nella società e nelle sue istituzioni
16
. Ed
è in questo clima politico e culturale che Lippmann scrive quella che ad oggi è
unitamente considerata una delle pietre miliari della riflessione sul rapporto tra
giornalismo, opinione pubblica e democrazia.
«Ciò che l’individuo fa, si fonde non su una conoscenza diretta e certa, ma su
immagini che egli si forma o che gli vengono date.»
17
Affinché siano più chiare possibili le parole di Lippmann, quest’ultimo offre
numerosi esempi. La dimostrazione più calzante è quella in cui dichiara di aver
visto una ragazza passare improvvisamente «dall’allegria al dolore più ̀ profondo
nel momento in cui una raffica di vento incrinò il vetro della finestra della sua
cucina»
18
. La ragazza rimane «per ore intere inconsolabile»
19
, ma quando
finalmente è in grado di parlare, l’autore riesce a capire che per lei la rottura di un
vetro significa la morte di un parente stretto. In particolare, la ragazza piange per
suo padre. «Naturalmente il padre era vivo e vegeto, come subito dimostrò un
accertamento fatto a mezzo di telegrafo. Ma fino a quando non arrivò il
telegramma, il vetro incrinato continuò ad essere un autentico messaggio agli occhi
della ragazza»
20
. Secondo Lippmann, nei casi esposti c’è un fattore comune,
particolarmente degno di nota: l’inserimento di uno pseudo–ambiente tra
l’individuo e il suo ambiente. Il comportamento dell’individuo è appunto una
reazione a questo pseudo-ambiente, ma poiché si tratta di un comportamento, le sue
conseguenze non operano nello pseudo-ambiente in cui è stimolato, ma
nell’ambiente reale in cui si verifica l’azione.
16
G. Grossi, op cit., p. 53
17
W. Lippmann, L’opinione pubblica, Prefazione di N. Tranfaglia, trad. di C. Mannucci, Roma,
Donzelli Editore, 1995, pp. 26.
18
Ivi, p.12.
19
Ibidem
20
Ibidem