2
Introduzione
La Cina è una nazione dalla cultura millenaria e nel corso della storia, è passata dal
Celeste Impero alla Repubblica Popolare, subendo mutamenti ed evoluzioni continue.
La costante che rimane immutata all’interno della storia cinese è il fatto che questa
nazione è sempre stata, in qualche modo, tra i protagonisti principali degli eventi di
grande rilievo che hanno contribuito a determinale l’attuale assetto politico, economico
e sociale a livello mondiale. Ciò è stato reso possibile dal fatto che in ogni momento
storico, la Cina ha sempre cercato di mantenere inalterata la propria unità nazionale.
La Cina è una nazione multietnica che presenta una popolazione molto numerosa
(1.340.000.000 in totale) composta da 55 minoranze etniche. L’etnia cinese Han è
quella predominante e rappresenta il 90% della popolazione totale, mentre le
minoranze etniche sono 55 gruppi e rappresentano l’altro 10% (114.000.000).
Anche se a livello demografico le minoranze sono meno numerose rispetto all'etnia
predominante Han, esse sono politicamente molto rilevanti nell'ambito dell'unità e
della sicurezza nazionale. In quanto 3/4 della loro popolazione, ben 30 etnie su 55, vive
concentrata nelle aree autonome ubicate sopratutto nelle zone di frontiera. Pertanto, i
rapporti tra il governo centrale e le minoranze etniche sono stati sempre burrascosi.
La mia analisi parte dal presupposto che queste ostilità affondino le loro radici fin
dall’antichità nella storia cinese. Partendo dallo studio del background storico, nel
primo capitolo vengono affrontate le tappe principali a livello economico, politico e
soprattutto culturale del modo in cui gli Han abbiano sempre avuto un senso di
superiorità rispetto alle altre etnie. La posizione di supremazia degli Han è stato il
motivo per il quale, la storia cinese è stata caratterizzata da moltissime guerre. A partire
dalle relazioni instaurate dalle popolazioni barbere, queste ostilità sono continuate
durante l’epoca imperiale a quella repubblicana, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Nel secondo capitolo il focus di analisi si concentra sui metodi utilizzati dal governo
cinese per affermare il proprio predominio sulla popolazione. Grazie all’utilizzo della
legge, all’utilizzo dei social media creati ad hoc, della censura, la RPC è riuscita ad
attuare una vera e propria dittatura.
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Nel terzo capitolo si disquisisce su come questa dittatura abbia raggiunto il culmine
con la repressione delle minoranze etniche. In particolare, viene analizzato il caso
tibetano e quello degli uiguri. Il caso tibetano ha scosso l’opinione mondiale grazie
all’operato e alla notorietà del Dalai Lama. Invece, la questione degli uiguri solo nel
2019 ha assunto rilevanza mondiale, quando un funzionario del PCC ha inviato, al New
York Times, 400 documenti contenenti le informazioni sulla repressione perpetrata dal
governo cinese. Prima di allora, al di fuori della RPC non era mai trapelata alcuna
informazione su queste questioni delicate. In quanto, queste ultime vengono
considerate, dalla RPC, dei segreti di Stato e chiunque vada contro le politiche e le
ideologie assunte dal governo cinese, subisce gravi ripercussioni.
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Capitolo I: Excursus sulla storia della Cina
1.1 Le dinastie leggendarie
La storia cinese è talmente antica che per ripercorrerla, occorre partire da circa 5000
mila anni fa. Per questo motivo, la periodizzazione delle dinastie cinesi diviene una
questione complessa per coloro che vogliano studiare la storia della Cina.
«La storia intellettuale cinese, a uno sguardo poco attento, può dare un’impressione di
ripetitività, poiché si ha un’evoluzione a spirale piuttosto che lineare».
1
Nonostante, i vari cambiamenti che sono stati apportati dal susseguirsi delle dinastie,
fino alla fine della dinastia Qing continuano a persistere determinate caratteristiche,
sintetizzabili in tre punti. Innanzitutto, sussiste un potere centralizzato rappresentato
dal sovrano e da un numero ristretto di funzionari. In secondo luogo, in un’economia
prevalentemente agricola, la cui sopravvivenza dipendeva dalla presenza dalle dighe e
dei canali, e i contadini dovevano pagare delle imposte all’Impero. Infine, la cultura
confuciana sviluppatasi durante l’epoca degli Stati combattenti, diventa il fulcro alla
base dello studio dei funzionari.
Grazie ad una elaborazione storiografica, realizzata nel periodo degli Stati Combattenti
e sotto la dinastia Han, è stata portata alla luce una tradizione che pone agli inizi della
storia cinese due saggi sovrani, Yao e Shun. Da questi stessi studi storiografici vengono
elencati cinque sovrani definiti predinastici. Si tratta di imperatori predinastici
leggendari, moralmente perfetti che si trasmisero il potere per via elettiva, ovvero per
scelta da parte del sovrano precedente.
La maggior parte delle informazioni, a oggi conosciute e approfondite in materia,
derivano dallo Shiji, noto come “Memorie storiche” o “Memorie di uno storico”. Si
tratta di un resoconto di storiografia di Sima Quian, storiografo presso la corte
dell’imperatore Wu (140-87 a.C.). Per realizzare questa vasta raccolta di informazioni
storiche, sono stati utilizzati gli Annali dei Cinque imperatori.
1
A. Cheng, Storia del pensiero cinese: volume 1: Dalle origini allo “studio del mistero”, Einaudi, Milano 2000, p.7.
6
Il numero cinque si collega con la teoria dei “cinque elementi” che sta a fondamento
della «concezione cosmologica».
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I cinque imperatori erano:
o Huangdi, “Imperatore Giallo” (2699-2588 a.C.): considerato fondatore della
civiltà cinese, si dice che abbia inventato la scrittura, perfezionato la medicina,
il calendario, la musica; avrebbe adoperato per primo il carro. Viene considerato
l’antenato dei cinesi che hanno il cognome Han.
o Zhuanxu (2490-2413 a.C.), nipote dell’Imperatore Giallo, era un leggendario
monarca dell’antica Cina, realizzò un calendario unificato, si occupò inoltre di
astrologia, sosteneva il patriarcato e proibì il matrimonio tra membri della stessa
famiglia.
o Ku (2412-2343 a.C.) era anche lui nipote dell’Imperatore Giallo, e sul piano
culturale gli viene attribuita l’introduzione delle scuole e l’invenzione di
strumenti musicali.
o Yao (2333-2234 a.C.) era il figlio dell’imperatore Ku, profondamente amato dai
sudditi per aver migliorato di gran lunga la loro qualità di vita. L’imperatore Yao
era molto giudizioso, capì che il trono non poteva essere ereditato dal figlio
poiché non aveva nessuna virtù e quindi cercò qualcuno che avesse le virtù
necessarie per diventare imperatore; gli venne raccomandato Shun da tutti i
ministri e così lo scelse come suo successore.
o Shun (2233-2184 a.C.) viene considerato come l’antenato dell’etica cinese, e
dedicò la sua vita al legame con i genitori e all’incorruttibilità della monarchia.
1.2 L’epoca delle tre dinastie
Le tre grandi dinastie regnanti si svilupparono principalmente nelle aree settentrionali
e centrali della Cina. Tali dinastie preimperiali sono note con il termine Sandai, Tre
Dinastie. «Le leggende dei mitici eroi e sovrani che avrebbero inaugurato quell’epoca
lontana, al pari della storia delle Tre Dinastie, è narrata in opere risalenti alla seconda
metà del I millennio a.C. e al primo periodo imperiale».
3
2
M. Sabattini, P. Santangelo P., Storia della Cina. Dalle origini alla fondazione della Repubblica, 1986, p.39.
3
M. Scarpari, La Cina. Dall’età del Bronzo all’impero Han, Einaudi 2013, p.27.
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Le tre dinastie erano:
o Dinastia Xia: 2205-1751 (1994-1523) a.C.
o Dinastia Shang: 1751-1122 (1027-222) a.C.
o Dinastia Zhou: 1122-222 (1027-222) a.C.
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1.2.1 La dinastia Xia
Secondo la tradizione, la dinastia Xia si è sviluppata lungo le rive del fiume Giallo e
durante questa dinastia si sono susseguiti 17 sovrani. Il fondatore è stato Yu, colui che
insegna la gestione delle acque. Egli fu il ministro di Shu, l’ultimo dei sovrani
predinastici, il quale lo scelse come suo successore. Alla morte di Yu, il trono fu
trasmesso al figlio Qi. Da questo momento in poi, iniziò la successione ereditaria del
ruolo di imperatore, il quale ha dei doveri nei confronti del suo popolo.
La legittimità di tale potere, in seguito si muterà nell’idea del mandato del cielo e del
culto degli antenati. Il culto degli antenati ha consentito una connessione tra gli eventi
terreni e l’approvazione degli spiriti ancestrali. Molti archeologi identificarono varie
culture complesse corrispondenti a quel periodo, come quella di Erlitou (denominata
così perché prende il nome della località dove nel 1959 fu ritrovato il sito più
importante attribuito alla cultura Xia, il quale fu il primo sito con evidenze
archeologiche post-neolitiche e pre-Shang).
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Grazie a questi ritrovamenti si denota
l’esistenza di una società complessa e stratificata e soprattutto di una prima forma di
organizzazione di Stato.
1.2.2 La dinastia Shang
La dinastia Shang regnò in Cina dal 1751 al 1122 a.C. nella valle del fiume Giallo,
lungo un’area compresa tra le attuali province dello Henan e dello Shanxi. Queste
informazioni sono conosciute mediante i ritrovamenti dei reperti archeologici, quali i
bronzi, i gusci e le ossa con sopra delle iscrizioni oracolari. Dal ritrovamento di questi
4
M. Sabattini, P. Santangelo P., Storia della Cina. Dalle origini alla fondazione della Repubblica, cit. 1986, p.41.
5
M. Scarpari, La Cina. Dall’età del Bronzo all’impero Han, Einaudi 2013, p.27.
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reperti, si suppone che il comandante Shan Tang abbia fondato la sua dinastia
sconfiggendo l’ultimo imperatore della dinastia Xia, durante la battaglia di Mingtiao.
Le iscrizioni oracolari sono le più importanti fonti scritte della dinastia Shang.
Nonostante il loro carattere essenzialmente religioso e rituale, le iscrizioni racchiudono
numerosi aspetti relativi allo stato, alla cultura e alla società Shang. Il territorio degli
Shang non era ben definito da confini, tanto che tra la capitale e tutte le altre città più
esterne vi erano contatti grazie ai legami tra il re e i signori locali.
Il “sacro” era presente ovunque, infatti, gli Shang veneravano moltissime divinità, ma
soprattutto i loro antenati, ai quali chiedevano consiglio e sostegno nelle circostanze
più varie. Venne anche scoperto il luogo di origine delle ossa nei pressi di Anyang dove
iniziarono degli scavi sistematici che portarono alla luce diversi sepolcri imponenti,
carri da guerra e magnifici oggetti di bronzo, una lega formata da stagno e rame. Più
che una dinastia, lo stato Shang era una confederazione di feudi e tribù unite dal potere
religioso e militare del re Shang e anche se quest’unità era molto debole, essa costituì
il nucleo delle future dinastie.
1.2.3 La Dinastia Zhou
Intorno al XI secolo a.C., la civiltà Shang venne duramente sottomessa da una
popolazione guerriera che viveva ai confini occidentali del mondo cinese dell’epoca.
La dinastia Zhou regnò per ben otto secoli e, da un punto di vista storico, è possibile
individuarne due fasi: gli Zhou occidentali (1122- 771 a.C.) e Zhou orientali (771-256
a.C.).
Si dice che i tre sovrani fondatori degli Zhou occidentali furono, «il re Wen era un
barbaro dell’occidente»,
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il figlio Wu e il Duca di Zhou. Quest’ultimo esercitò la
reggenza per conto di suo nipote, il futuro re Cheng. L’ordinamento degli Zhou si
fondava da tre pilastri: il potere regale; il principio della trasmissione ereditaria delle
cariche e dei titoli; la potenza di un sistema religioso incentrato sul re e sulle divinità a
cui fa riferimento, grazie ai quali diventa più chiara l’importanza della famiglia. Il
6
C. Ou, Il libro di Mencio, Istituto culturale italo-cinese, Milano, 1959, p.56.
9
potere degli Zhou era organizzato da un sistema feudale basato sulle strutture di
parentela.
Lo storico marxista, Guo Moruo definì questa dinastia schiavista, in quanto è risultato
da un’iscrizione oracolare che i prigionieri di guerra erano impiegati sia per i riti
sacrificali che per la coltivazione delle terre.
«Se il termine feudalesimo designa un sistema di governo in cui colui che governa
delega personalmente ai vassalli una sovranità limitata su alcune parti del suo territorio,
esso può essere valido anche per la società dei Zhou occidentali».
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Sul piano religioso,
la dinastia Zhou differiva notevolmente rispetto a quella Shang. Se questi ultimi
vedevano la divinità come un’entità suprema o come un antenato originario, gli Zhou
avevano una cozione più impersonale dell’entità divina, la quale era legata al concetto
di cielo. In questo senso, per gli Zhou il sovrano era stato mandato dal cielo,
(tiamming),
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per poter punire e sostituire la dinastia Shang.
Furono in tutto dodici i sovrani Zhou che regnarono nella capitale Hao, ma purtroppo,
su di essi non abbiamo molte informazioni. La totale assenza di un’architettura
monumentale contrasta con il livello altissimo raggiunto nella fusione del bronzo e
nella lavorazione della pietra; il territorio era considerato come la sede provvisoria in
cui un lignaggio si occupava dei propri bisogni e creava la ricchezza che avrebbe
permesso il suo mantenimento.
Il carattere non-territoriale potrebbe spiegare una delle particolarità della figura del
sovrano Zhou: i continui viaggi del re, le frequenti battute di caccia e le grandiose
campagne militari avevano presumibilmente l’obiettivo di riconfermare la sua autorità
religiosa e politica. Inoltre, egli manifestava il suo potere con attività quali lo scambio
di doni e la celebrazione di sacrifici per quietare gli spiriti locali. Gli Zhou di solito si
scontravano con delle piccole tribù, per codesto motivo il re Ping trasferì la capitale a
Luoyi nel 770 a.C. Questo passaggio segna l’inizio dei Zhou orientali che si divide in
7
J.A.G. Roberts, Storia della Cina, Il Mulino 1999, p.28.
8
M. Sabattini, Santangelo P., Storia della Cina. Dalle origini alla fondazione della Repubblica, 1986 p. 56.