4
Introduzione
L’evoluzione della tecnologia pervade ormai profondamente le economie di tutti i
Paesi avanzati, e anche nei Paesi emergenti essa viene a giocare un ruolo di primo piano
nello sviluppo economico. Il processo di sviluppo socio-economico di un territorio e la sua
competitività sembrano dipendere sempre meno da fattori produttivi quali la disponibilità
di materie prime, il capitale e il lavoro, mentre sempre più forte pare essere diventata
l’influenza dei fattori connessi all’introduzione di innovazioni nei sistemi produttivi.
Diventa dunque centrale l’innovazione, l’intensità del ritmo con cui essa viene creata e la
sua velocità di diffusione.
In tale contesto, individuare e seguire le strade migliori per giungere ad
un’adeguata valorizzazione economica della conoscenza scientifica sta diventando una
questione di rilevanza strategica che i Paesi sono chiamati ad affrontare. Per tale motivo, la
dinamica scientifico-tecnologica non può risultare fine a se stessa, ma deve puntare
sull’innovazione di prodotti e di processi in grado di fornire un solido contributo alla
crescita economica e al miglioramento della qualità della vita. A tale scopo, emerge la
necessità di realizzare un sistema economico-industriale in grado di produrre e assorbire la
conoscenza scientifico-tecnologica, per poi tradurla in sbocchi applicativi sul mercato. La
performance dinamica dei Paesi dipende, quindi, in modo fondamentale, dalla capacità
generare progresso tecnico.
Il modello di sviluppo che è venuto delineandosi, dunque, vede nella conoscenza il
mezzo per la creazione di valore. In tale ottica, risulta essenziale lo sviluppo di meccanismi
di trasferimento tecnologico dal sistema della ricerca al mondo delle imprese. In altri
termini, occorre che i risultati delle attività di ricerca e sviluppo siano tradotti in
innovazioni di prodotto, di processo ed organizzative, capaci di incrementare la
competitività dei sistemi economici e le opportunità di sviluppo. Tali processi si
presentano, però, complessi e di difficile generazione spontanea, poiché esigono strutture
di acquisizione di know how, di ricerca e sviluppo, di libera circolazione delle tecniche e
delle conoscenze e di infrastrutture avanzate di collegamento.
Da qui la necessità di strumenti appropriati per valorizzare le attività di ricerca e
sviluppo e tradurle in innovazione ed occasione reale di sviluppo per un territorio. I Parchi
Scientifici e Tecnologici vengono riconosciuti come strumenti efficaci per svolgere il
5
suddetto ruolo e, dunque, considerati un mezzo atto ad integrare i fattori strategici
dell’innovazione. I “parchi” sono infatti considerati sistemi entro i quali molti dei
fenomeni che caratterizzano la ricerca e sviluppo, la sua valorizzazione, la diffusione
dell’innovazione e il trasferimento tecnologico, avvengono contemporaneamente e sono in
larga misura stimolati e accelerati. Lo studio di tali strutture organizzative può essere
quindi ritenuto cruciale per l’osservazione di importanti problematiche collegate con le
strategie di sviluppo tecno-scientifico, economico e territoriale.
Come si è detto, lo studio di questi temi e delle loro implicazioni non può
prescindere dall’analisi del ruolo e dell’importanza dell’innovazione. Di conseguenza, si è
proceduto in primis ad esaminare la natura, le caratteristiche, le determinanti e gli attori – e
le loro interazioni – peculiari al processo innovativo; in secondo luogo, è stato definito e
descritto nelle sue funzioni e nella sua struttura il fenomeno di Parco scientifico e
tecnologico, come ambiente fertile allo sviluppo di attività innovative; infine si è guardato
ad un caso di successo, il Parco di Sophia Antipolis nell’intento di approfondire l’analisi
del ruolo dei Parchi scientifici e tecnologici nello sviluppo socio-economico del territorio.
Prendendo in considerazione l’esperienza di Sophia Antipolis, si è cercato di trarre una
valutazione del suo impatto e delle sue ricadute, non solo per sottolineare la buona riuscita
dell’iniziativa, ma per comprenderne il funzionamento.
Più precisamente, nel primo capitolo viene discussa la rilevanza del progresso
tecnico nel pensiero economico, accennando ad alcuni contributi fondamentali che hanno
consentito una più approfondita comprensione di questo tema e sottolineando come
l’innovazione ed il cambiamento tecnologico abbiano occupato una posizione di crescente
importanza. I concetti di crescita, sviluppo e innovazione hanno formato un filo nella storia
del pensiero economico cui sono state legate teorie differenti, se non contrastanti, il cui
impatto ha influenzato fortemente gli orientamenti di politica economica e le strategie di
crescita. In particolare, viene considerata la rilevanza dell’innovazione economica nella
tradizione classica, in Schumpeter e nelle principali scuole economiche che l’hanno
esaminata approfonditamente.
Nel secondo capitolo, viene dedicata una breve premessa alla tentativo di tracciare
un sentiero storico-fattuale dell’innovazione con l’obiettivo di fornire dei punti di
riferimento necessari a cogliere i principali caratteri strutturali e le grandi trasformazioni
diacroniche che hanno condizionato i processi innovativi. Il capitolo sviluppa una serie di
6
concetti e metodologie chiave per la comprensione del fenomeno innovazione. Più
precisamente, vengono proposte alcune sue definizioni e classificazioni; viene, inoltre,
approfondito il concetto di processo innovativo: fonti, meccanismi, soggetti e dinamiche di
generazione dell’innovazione. Infine, si è deciso di includere una breve overview sugli
approcci all’analisi della diffusione delle innovazioni tecnologiche.
Un ruolo determinante nel veicolare i processi innovativi può essere svolto dai
Parchi scientifici e tecnologici, analizzati nel terzo capitolo. Dopo averne descritto le
attività e gli obiettivi, al fine di comprendere le dinamiche dei processi innovativi peculiari,
si è passati allo studio del principale fattore di successo dei Parchi: la struttura
organizzativa e gestionale.
Il quarto ed ultimo capitolo, è stato dedicato alla descrizione dell’esperienza
operativa di Sophia Antipolis: alla delineazione degli sviluppi storici del Parco francese e
all’analisi degli elementi chiave della struttura organizzativa e gestionale, cercando di
ricostruire la rete di connessioni tra le organizzazioni operanti al suo interno.
7
I. L’innovazione tecnologica nel pensiero economico: i
principali approcci della teoria della crescita
I.1. Premessa
La tecnologia costituisce una determinante decisiva dello sviluppo economico.
L’innovazione, ed in particolare l’innovazione tecnologica, rappresenta uno dei temi
principali del dibattito economico contemporaneo, oltre che l’oggetto di un filone di studi
tra i più ricchi della letteratura economica e manageriale degli ultimi cinquant’anni.
Nonostante il progresso tecnico sia venuto ad identificarsi fin dalla prima rivoluzione
industriale come il motore dello sviluppo capitalistico, questo ha rivestito, sino al secondo
dopoguerra, un ruolo marginale nella storia del pensiero economico.
Malgrado ciò, non sono mancati riflessioni e studi da parte degli economisti che
hanno approfondito la comprensione di tale tematica. Tali contributi hanno costituito un
riferimento concettuale cruciale nella scelta e nell’implementazione delle strategie
economiche seguite, poiché ne determinano l’accettabilità e la credibilità. Le teorie
forniscono quindi i presupposti per le decisioni e i provvedimenti prese dalle autorità di
governo di un Paese. Allo stesso modo, le innovazioni tecnologiche utilizzate che
introducono nel mercato nuovi prodotti e migliorano i processi produttivi attraverso il
cambiamento tecnologico hanno influenzato l’elaborazione dei modelli economici. La
teoria economica ha da sempre rappresento la linea guida per la politica economica e
quest’ultima necessita di riscontri che la convalidino o la smentiscano. Lo stretto, quasi
inevitabile, nesso tra teorie e strategie economiche costituisce perciò il filo conduttore
essenziale per comprendere le diverse esperienze di crescita economica. Da qui
l’importanza di presentare l’evoluzione della posizione dell’innovazione nella storia del
pensiero economico con il fine di rintracciare i canali attraverso i quali l’innovazione
tecnologica è legata alla crescita economica
1
.
1
Grilli (2005, pp. 113-4).
8
I.2. I precursori: la scuola classica
I.2.1. Smith e la divisione del lavoro
Si ritiene convenzionalmente che la nascita dell’economia politica sia da
identificarsi con il 1776, anno di pubblicazione di An Inquiry into the Nature and Cuases
of the Wealth of Nations (Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni) di
Adam Smith
2
.
In quanto segue, la trattazione avrà inizio considerando la relazione tra
cambiamento tecnologico, divisione del lavoro e mutamento strutturale dell’economia
esaminata in Of the Causes of Improvement in the productive Power of Labour, and of the
Order according to which its Produce is naturally distributed among the different Ranks of
the People (Delle cause del progresso nelle capacità produttive del lavoro, e dell’ordine
secondo cui il prodotto viene naturalmente a distribuirsi tra i diversi ceti della
popolazione), primo volume della suddetta opera. In esso, Smith definisce lo sviluppo della
produttività del fattore lavoro come effetto della divisione del lavoro, ovvero la
semplificazione e la standardizzazione dell’attività lavorativa affidata ad ogni singolo
lavoratore.
The greatest improvement in the productive powers of labour, and the
greater part of the skill, dexterity, and judgment with which it is
anywhere directed, or applied, seem to have been the effects of the
division of labour. (Smith 1776, I.1.1)
Tale sviluppo, come emerge dal passo citato di seguito, è reso possibile
dall’aumento della produttività del singolo operaio dedito ad un’unica mansione, al
risparmio di tempo che viene normalmente impiegato da quest’ultimo nel passare da
un’operazione ad un’altra oltre che all’invenzione di macchine che facilitano e abbreviano
il lavoro.
2
È tuttavia innegabile che, fin dall’antichità, siano state elaborate riflessioni teoriche sui fatti economici. I
primi tentativi di studiare e teorizzare la vita economica risalgono approssimativamente all’800 a.C. con i
pensatori dell’antica Grecia. I concetti e le dottrine della filosofia greca sono stati rielaborati nel pensiero
economico medievale e successivamente ripresi nelle pratiche dei mercanti, amministratori e uomini di affari
del XVII e XVIII secolo. Parallelamente ed in contrapposizione alla scuola mercantilista, nel ‘700 è la scuola
fiosiocratica a sviluppare un proprio pensiero sul funzionamento dei fenomeni economici. Tale schematica e
succinta sintesi del pensiero economico preclassico, se pur non renda giustizia al complesso di concetti e idee
che si sono succedute nei secoli, chiarisce la necessità di rintracciare un termine a quo da cui intraprendere
l’analisi dei contributi inerenti al tema trattato.
9
This great increase of the quantity of work which, in consequence of the
division of labour, the same number of people are capable of performing,
is owing to three different circumstances; first to the increase of dexterity
in every particular workman; secondly, to the saving of the time which is
commonly lost in passing from one species of work to another; and lastly,
to the invention of a great number of machines which facilitate and
abridge labour, and enable one man to do the work of many.
(Smith 1776, I.1.5)
L’incremento della produttività individuale è reso ottenuto grazie al miglioramento
della destrezza del lavoratore: la specializzazione e la concentrazione di ogni operaio su di
uno specifico compito all'interno del processo produttivo determina l’acquisizione di una
maggiore abilità nello svolgere una particolare mansione. La riduzione del tempo
necessario a produrre un’unità aggiuntiva di prodotto è resa possibile dalla riduzione del
periodo necessario al lavoratore per impratichirsi in svariate e complesse operazioni.
Infine, l’invenzione delle macchine viene legata all’affermazione della divisione del
lavoro, in quanto l’attenzione del lavoratore è indirizzata verso un unico scopo ed è, perciò,
più probabile che egli scopra metodi più semplici e rapidi per svolgere il proprio lavoro.
Ciò vale anche per la produzione di macchine che, divenuta una professione specifica,
viene a conoscere i molti perfezionamenti apportati grazie all’ingegnosità dei costruttori
3
.
Smith descriveva, come segue, le determinanti e gli effetti di tale processo di
specializzazione:
All the improvements in machinery, however, have by no means been the
inventions of those who had occasion to use the machines. Many
improvements have been made by the ingenuity of the makers of the
machines, when to make them became the business of a peculiar trade;
and some by that of those who are called philosophers or men of
speculation, whose trade it is not to do any thing, but to observe every
thing; and who, upon that account, are often capable of combining
together the powers of the most distant and dissimilar objects. In the
progress of society, philosophy or speculation becomes, like every other
employment, the principal or sole trade and occupation of a particular
class of citizens. Like every other employment too, it is subdivided into a
3
L’invenzione delle macchine è l’unica reale e corretta innovazione considerata da Smith. L’introduzione di
miglioramenti al funzionamento di macchine già esistenti infatti non costituisce un’innovazione tout court, in
quanto non apporta un cambiamento al processo produttivo. Una dettagliata definizione dei termini chiave
per l’economia dell’innovazione sarà affrontata nel successivo paragrafo.
10
great number of different branches, each of which affords occupation to a
peculiar tribe or class of philosophers; and this subdivision of
employment in philosophy, as well as in every other business, improves
dexterity, and saves time. Each individual becomes more expert in his
own peculiar branch, more work is done upon the whole, and the quantity
of science is considerably increased by it. (Smith 1776, I.1.9)
L’invenzione delle macchine sembra perciò trarre origine dalla divisione del lavoro,
alla quale Smith attribuisce un “carattere evolutivo”
4
. Infatti, se nel breve o medio periodo,
la produzione richiede una tecnologia relativamente semplice, nel lungo termine questa si
fa sempre più complessa e le scoperte richiedono il contributo inventivo dei cosiddetti
“filosofi” (scienziati). Con il progredire della società, la filosofia, o speculazione, diviene,
come ogni altra occupazione, l'unica o la principale attività professionale di una particolare
categoria di cittadini e, come ogni altra occupazione, anch'essa sperimenta i fenomeni di
specializzazione e divisione del lavoro. Questa suddivisione delle occupazioni nella
filosofia, come in ogni altra attività, accresce la maestria dei filosofi poiché ogni individuo
diviene più competente nel suo ramo specifico e fa risparmiare tempo nel processo di
accrescimento del sapere. Smith, dunque, seguendo una concezione evolutiva della
divisione del lavoro, descrive lo stadio di “maturità” nel libro V Of the Reveneu of the
Sovereign or Commonwealth (Del reddito del sovrano o della repubblica) e, in particolare,
nel seguente passo:
In the progress of the division of labour, the employment of the far
greater part of those who live by labour, that is, of the great body of the
people, comes to be confined to a few very simple operations, frequently
to one or two. But the understandings of the greater part of men are
necessarily formed by their ordinary employments. The man whose
whole life is spent in performing a few simple operations, of which the
effects are perhaps always the same, or very nearly the same, has no
occasion to exert his understanding or to exercise his invention in finding
out expedients for removing difficulties which never occur. He naturally
loses, therefore, the habit of such exertion, and generally becomes as
stupid and ignorant as it is possible for a human creature to become. The
torpor of his mind renders him not only incapable of relishing or bearing
a part in any rational conversation, but of conceiving any generous,
4
Guidi (1998, p. 10).
11
noble, or tender sentiment, and consequently of forming any just
judgment concerning many even of the ordinary duties of private life. Of
the great and extensive interests of his country he is altogether incapable
of judging, and unless very particular pains have been taken to render him
otherwise, he is equally incapable of defending his country in war. The
uniformity of his stationary life naturally corrupts the courage of his
mind, and makes him regard with abhorrence the irregular, uncertain, and
adventurous life of a soldier. It corrupts even the activity of his body, and
renders him incapable of exerting his strength with vigour and
perseverance in any other employment than that to which he has been
bred. His dexterity at his own particular trade seems, in this manner, to be
acquired at the expence of his intellectual, social, and martial virtues. But
in every improved and civilized society this is the state into which the
labouring poor, that is, the great body of the people, must necessarily fall,
unless government takes some pains to prevent it. (Smith 1776, V.1.178)
In una società così descritta, la destrezza del comune lavoratore non sembra essere
più sufficiente ad alimentare il processo innovativo prodotto dalla divisione del lavoro. Al
contrario, sarebbe la stessa semplificazione e standardizzazione dell’attività lavorativa a
restringere la gamma di operazioni effettuate dal lavoratore e a rendere impossibile lo
sforzo intellettuale necessario per innovazioni sempre più complesse
5
. Il lavoratore, infatti,
eseguendo poche e semplici operazioni non ha più alcuna occasione di mettere alla prova il
suo intelletto: la destrezza nell’eseguire una specifica mansione è acquisita a spese delle
virtù intellettuali,sociali e marziali. Nella fase “matura” della divisione del lavoro, il
lavoratore diventa “stupido” ed “ignorante”. Tale degenerazione deriva dall’incapacità
dello Stato di assolvere ad una delle sue funzioni principali, ossia garantire l’istruzione, in
particolare ai meno abbienti:
But though the common people cannot, in any civilized society, be so
well instructed as people of some rank and fortune, the most essential
parts of education, however, to read, write, and account, can be acquired
at so early a period of life that the greater part even of those who are to be
bred to the lowest occupations have time to acquire them before they can
be employed in those occupations. For a very small expence the public
can facilitate, can encourage, and can even impose upon almost the whole
5
Guidi (1998, pp. 12-15).
12
body of the people the necessity of acquiring those most essential parts of
education. (Smith 1776, V.1.182)
L’elevamento culturale, al contrario, permette alle masse lavoratrici di mantenere
un livello dignitoso di capacità intellettuale. Ma l’educazione non è solo uno strumento per
controbilanciare gli effetti sociali negativi collaterali al progresso tecnico ed economico,
bensì è necessaria per soddisfare la domanda di capitale umano derivante dall’introduzione
di nuove e sempre più complesse tecniche e tecnologie
6
. Inoltre Smith prevede che, con il
progredire della società, possa nascere una conoscenza scientifica specializzata in cui la
divisione del lavoro apporterà un incremento della produttività dell’attività degli uomini di
scienza. In tal senso, seguendo le dinamiche peculiari della divisione del lavoro
precedentemente descritte, si verifica una crescente domanda per quei mestieri per i quali
la conoscenza è la principale “merce” prodotta. Di conseguenza, la remunerazione per
questo tipo di professione aumenta, provocando una riduzione del numero relativo di
“lavoratori comuni”. In altri termini, l’insieme dei processi di apprendimento
economicamente rilevanti è sia l’origine che l’effetto cui il sistema viene sottoposto dal
mercato. Il progresso tecnico viene identificato da Smith come un risultato, un prodotto
delle leggi della produzione e dell’accumulazione capitalistica. L’autore propone, dunque,
una visione evolutiva ed endogena dell'innovazione: ogni tipo di innovazione è frutto dello
sviluppo economico stesso, sospinto dalla specializzazione delle funzioni. In tal senso, le
tecniche non sono un dato esogeno o un fenomeno la cui dinamica interna segue logiche
proprie, bensì un effetto della divisione del lavoro ingenerata dalla crescita della ricchezza
delle nazioni e dall’ampiezza del mercato
7
.
I.2.2. La disoccupazione tecnologica nello schema ricardiano
Come Smith, David Ricardo è principalmente interessato alle conseguenze del progresso
tecnico, in particolare sulla variazione dei prezzi (quindi della domanda) e
sull’occupazione. Nella sua analisi, condotta , nel capitolo On Machinery dei Principles of
Political Economy and Taxation (Principi di economia politica e dell’imposta), egli
contempla vari casi e scenari che potrebbero manifestarsi in seguito all’introduzione delle
macchine nel processo produttivo
8
. In particolare, se da un lato il processo di
6
Smith, se pur non utilizzando il termine “capitale umano”, nel libro II Of the Nature, Accumulation, and
Employment of Stock (Della natura, dell'accumulazione e dell'impiego dei fondi), descrive le competenze
acquisite e utilizzate dagli individui come un talento acquisito attraverso la formazione, lo studio e
apprendistato, dunque come una spesa reale, che è un capitale fisso investito dagli stessi individuo.
7
Kurz (2010, p. 1190).
8
Ricardo considerava l’introduzione delle macchine la forma più importante di cambiamento tecnologico.
13
meccanizzazione si risolve in un miglioramento della produttività del lavoro, dall’altro
esso conduce a ciò che oggi è definito “disoccupazione tecnologica”
9
. Tali effetti sono
definiti in maniera precisa dall’autore:
If, by improved machinery, with the employment of the same quantity of
labour, the quantity of stockings could be quadrupled, and the demand for
stockings were only doubled, some labourers would necessarily be
discharged from the stocking trade; but as the capital which employed
them was still in being, and as it was the interest of those who had it to
employ it productively, it appeared to me that it would be employed on
the production of some other commodity, useful to the society, for which
there could not fail to be a demand; for I was, and am, deeply impressed
with the truth of the observation of Adam Smith, that "the desire for food
is limited in every man, by the narrow capacity of the human stomach,
but the desire of the conveniences, and ornaments of building, dress,
equipage and household furniture, seems to have no limit or certain
boundary." As, then, it appeared to me that there would be the same
demand for labour as before, and that wages would be no lower, I thought
that the labouring class would, equally with the other classes, participate
in the advantage, from the general cheapness of commodities arising from
the use of machinery. (Ricardo 1821, 31.2)
L’applicazione delle macchine, riducendo la quantità di lavoro necessario per la
produzione di un determinato bene, porta ad uno spostamento dei fattori di capitale e
lavoro verso produzioni diverse. In altre parole: se all’aumento della produttività del lavoro
non corrisponde un proporzionale aumento della domanda, si verificherà un eccesso di
manodopera che sarà impiegata nella produzione di altri beni. Da questa riflessione,
scaturisce la teoria della compensazione secondo la quale l’effetto labour saving
manifestato dal progresso tecnologico si traduce in un riequilibrio intersettoriale
dell’occupazione attraverso un abbassamento dei prezzi e/o maggiori salari reali. La
maggior convenienza dei beni offerti e/o il maggior potere d’acquisto provocano un
aumento della domanda di altri beni nella cui produzione saranno impiegati i lavoratori
9
Secondo Ricardo l’aumento dei salari stimola la sostituzione di macchine a lavoratori poiché, quando
aumentano i salari, il prezzo delle macchine non varia. L’aumento dei salari comporta una riduzione dei
profitti, dal momento che salari aumentano per tutti i capitalisti e non solo per quelli che producono
macchine, i quali, perciò, non possono elevare i prezzi per impedire la riduzione dei profitti (Ricardo
sviluppa la sua argomentazione nella sezione V del primo capitolo dei Principi).
14
espulsi dal processo produttivo investito dal progresso tecnico
10
. In tale scenario la
meccanizzazione del processo di produzione risulta benefica per tutti i gruppi sociali
all’interno di un’economia.
Tuttavia, Ricardo contempla anche il caso in cui l’introduzione delle macchine nel
processo di produzione possa danneggiare la classe operaia a causa del pervenire di una
condizione di disoccupazione permanente:
My mistake arose from the supposition, that whenever the net income of
a society increased, its gross income would also increase; I now,
however, see reason to be satisfied that the one fund, from which
landlords and capitalists derive their revenue, may increase, while the
other, that upon which the labouring class mainly depend, may diminish,
and therefore it follows, if I am right, that the same cause which may
increase the net revenue of the country, may at the same time render the
population redundant, and deteriorate the condition of the labourer.
(Ricardo 1821, 31.4)
Tale condizione si verifica se la spesa per le macchine viene finanziata attraverso
la sostituzione del lavoro con il capitale e non attraverso nuovi investimenti. Ricardo
sosteneva, più precisamente, che la sostituzione delle macchine al lavoro umano sia, in
genere, dannosa agli interessi della classe dei lavoratori, mentre risulta normalmente
vantaggiosa per i capitalisti ed i proprietari terrieri. L'incremento di prodotto netto,
generato dal cambiamento tecnico, inoltre, non necessariamente risulta accompagnato da
un incremento del prodotto lordo. Ricardo dimostrava che l'introduzione delle macchine
porta ad un cambiamento della composizione del capitale, trasformandone una parte da
circolante a fisso. Se il capitale totale è dato, l'aumento di quello fisso riduce la quota di
capitale circolante destinata al mantenimento dei lavoratori e quindi dell'occupazione: la
cosiddetta disoccupazione da meccanizzazione. In conclusione, nello schema ricardiano il
progresso tecnico è risparmiatore di lavoro nei confronti delle produzioni interessate al
mutamento tecnologico. La possibilità di riassorbimento dei lavoratori dipende dalla
dimensione del prodotto netto che determina il livello di accumulazione del capitale, dalla
quota di questo destinata a capitale circolante e dal livello della domanda di beni e servizi.
10
Tale teoria si basa sulla legge di Say (1803) secondo la quale, brevemente, l’offerta crea la propria
domanda e che quindi il sistema economico tende spontaneamente all’equilibrio e al pieno impiego delle
risorse.