strumento terapeutico, per la formazione ed autoformazione della
persona, per promuovere lo sviluppo delle potenzialità individuali
latenti, muovendo dal presupposto che le radici del disagio
esistenziale di molti va cercato nella difficoltà di realizzare
completamente se stessi, in relazione armonica con l’ambiente
umano e naturale.
Obiettivo di questo lavoro è un’esposizione delle teorie e dei
metodi della psicosintesi, e un’esplorazione delle sue possibili
applicazioni quale strumento formativo e pedagogico più che mai in
sintonia con i bisogni dell’uomo del XXI secolo, alla ricerca di una
spiritualità non incapsulata dal dogma e di risposte più soddisfacenti
all’esigenza di autorealizzazione che è caratteristica costitutiva
dell’essere umano.
La psicosintesi, o meglio biopsicosintesi, è innanzitutto un processo,
basato su una specifica concezione dell’uomo quale essere bio-
psico-spirituale. Il termine ‘biopsicosintesi’ solitamente non viene
usato per brevità, ma non va dimenticato che la concezione
psicosintetica comprende anche la sfera fisica e propone
un’educazione integrale, consapevole degli “intimi e complessi
rapporti che esistono fra il fisico e il morale, fra il corpo e l’anima
dell’uomo”
1
.
Ciò che la caratterizza rispetto alle altre psicologie è, come
scrive Vittorio Viglienghi
2
, il fatto che chiede sempre alle persone,
sia in ambito educativo sia terapeutico, di essere “soggetti attivi e
1
R. Assagioli, Cultura fisica ed educazione del carattere, Istituto di Psicosintesi, Firenze.
2
Vittorio Viglienghi, studioso e ricercatore di psicosintesi, psicoenergetica e filosofie orientali, ha
compiuto un'esperienza residenziale decennale in una comunità di psicosintesi in Italia. E’
formatore dell’Istituto di Psicosintesi di Firenze e docente presso l'Istituto Internazionale di
Psicosintesi Educativa.
coscienti al timone del proprio processo di educazione, formazione,
integrazione sociale, ecc., piuttosto che soggetti passivi di interventi
da parte dell’esterno”
3
.
E’ importante sottolineare questo aspetto della psicosintesi,
che pone l’accento sulla volontà e sulla responsabilità di ciascuno
per ciò che può diventare partendo da ciò che è, nel qui e ora.
Quello che propone Assagioli è un lavoro di conoscenza di sé per
l’attuazione delle proprie potenzialità
4
, ed è un’opera
eminentemente autoformativa, tanto più necessaria in quanto
invece, solitamente, “ci si incammina nella vita, si tenta di dirigere
noi stessi e di educare gli altri, senza avere alcuna nozione chiara e
precisa, alcuna preparazione adeguata per tali ardui compiti.”
5
La psicosintesi “si costruisce e si sorregge su questo elemento
di intenzionalità, consapevole e mirata”
6
: restituisce a ciascuno la
responsabilità, e con essa il potere, di diventare ciò che è.
Per Assagioli, il terapeuta (e, si può aggiungere, l’educatore)
deve svolgere sia un ruolo materno che un ruolo paterno
7
. Il ruolo
materno, dice Assagioli, “consiste nel dare un senso di protezione,
di comprensione, di simpatia e di incoraggiamento: Ciò che fa una
buona madre. (…) Il ruolo paterno, invece, può essere visto
essenzialmente come un allenamento all’indipendenza. Il vero ruolo
paterno, come lo vedo io, è di incoraggiare e stimolare le energie
interiori del bambino, e di mostrargli la via all’indipendenza”.
Dunque, stimolare, “risvegliare la volontà”.
8
3
V. Viglienghi, “Sulla natura della psicosintesi”, in: Psicosintesi. Rivista dell’Istituto di Psicosintesi,
settembre 2004
4
R. Assagioli, La psicologia e l’arte di vivere, Istituto di Psicosintesi, Firenze s.d., p. 10
5
ivi, p. 3
6
V. Viglienghi, op. cit.
7
R. Assagioli, Interviste 1972-74, Centro Studi di Psicosintesi “R. Assagioli”, Firenze 1987, p. 8,
citato in: V. Viglienghi, op. cit.
8
ibidem
E’ questa una caratteristica distintiva della psicosintesi.
“Assagioli, lui stesso così ‘materno’, amorevole e accogliente, non
ha trasfuso nulla, o quasi, di questa dimensione nella sua
psicosintesi. In essa prevale ampiamente e domina la dimensione
‘paterna’, stimolante, attivante o, con le parole di Assagioli, di
‘allenamento all'indipendenza’. Una dimensione severa e asciutta, e
per quanto stemperata dal distacco, dall'umorismo e dalla
saggezza, senz’altro poco gratificante, poco ‘calda’, poco
confortante (almeno per la personalità!).”
9
Si tratta di una scelta operata da Assagioli intenzionalmente e
consapevolmente, che va sottolineata in quanto “preciso parametro
di identificazione della psicosintesi stessa”. La psicosintesi è “quella
parte del processo interiore che può essere autoindotta,
autogestita, e non ricevuta dall'esterno. La psicosintesi comincia
dove l’aiuto diretto finisce.”
10
Nei cinque capitoli che seguono la psicosintesi è presentata nelle
sue valenze formative e pedagogiche. L’aspetto terapeutico, che
pure è presente nell’opera di Assagioli, non è stato approfondito,
non perché poco importante, ma perché non direttamente correlato
all’argomento di questa tesi. L’aspetto educativo peraltro, come
accennato sopra, è sempre presente nella psicosintesi, anche quella
terapeutica.
9
V. Viglienghi, op. cit
10
ibidem
Il ritratto di Assagioli che emerge dalle parole di chi lo ha
conosciuto è quello di un uomo con grandi doti di umanità e dalla
vasta cultura, con una mente “potente ed inclusiva”, “intuitiva e
logica nello stesso tempo”, e grande capacità di amore. Il suo
pensiero era “armoniosa sintesi di conoscenza, amore e volontà”
11
.
Nel primo capitolo ripercorreremo la vita di quest’uomo,
straordinario a detta di tutti coloro che lo hanno conosciuto, che,
giovanissimo, a 21 anni, pose le basi della psicosintesi in un articolo
pubblicato sulla rivista La Voce del 25 febbraio 1909, dal titolo “Per
una moderna psicagogia.”
12
Seguiremo l’evoluzione del suo pensiero intrecciata alle
vicende del secolo appena trascorso e della sua vita, dalla
psicoanalisi, di cui fu il primo a parlare in Italia, alla sua amicizia
con Carl Gustav Jung, dalla fondazione dell’Istituto di psicosintesi
alla seconda guerra mondiale e alla prigionia per “pacifismo” e alla
morte, in giovane età, di Ilario, l’unico figlio, fino al primo
affermarsi della psicosintesi all’estero e alla consegna, ai suoi
allievi, delle conoscenze da lui elaborate e degli strumenti da lui
ideati, per la prosecuzione della sua opera.
Il secondo capitolo analizzerà più a fondo le basi
epistemologiche della psicosintesi, che include nei suoi fondamenti
teorici la psicoanalisi come metodologia di indagine dell’inconscio; la
psicologia junghiana per la sua visione ampia ed inclusiva dell’uomo
immerso in un inconscio collettivo e allo stesso tempo alla ricerca
della sua individuazione; la psicologia umanistica per la visione
globale della persona, dei suoi valori e delle sue responsabilità nei
confronti della vita, nonché per il processo di evoluzione dell’Io;
infine, la psicologia transpersonale, di cui Roberto Assagioli è stato
11
Sergio Bartoli, “Roberto Assagioli: il pensiero e l’uomo”, in: Massimo Rosselli (a cura di), I nuovi
paradigmi della psicologia, Cittadella Editrice, Assisi 1992
12
v. Appendice 1
uno dei fondatori, e la cui concezione vede la psiche quale sede
delle potenzialità umane più alte, aprendosi alla dimensione
spirituale.
Le tematiche proprie della psicosintesi saranno approfondite
nel terzo capitolo, che presenta le caratteristiche e i momenti di un
percorso di formazione e autoformazione che, come abbiamo già
visto, pone sempre al centro la volontà e la responsabilità di
ciascuno.
La psicosintesi non è applicabile solo in un ambito di
autoformazione, è anche ricca di proposte per educatori, genitori o
insegnanti che siano, che saranno analizzate nel quarto capitolo:
dalla formazione degli educatori, all’educazione dei bambini e dei
ragazzi, alle possibilità che si stanno aprendo anche nell’ambito
della formazione aziendale, con una breve panoramica delle
proposte psicosintetiche presenti oggi nell’educazione.
Infine, il quinto capitolo darà conto del senso e della ragione
del titolo di questa tesi: “Oltre il viola”, che si riferisce alla
vibrazione cromatica dell’ultravioletto, reale anche se non
percepibile, così come reale, anche se non percepibile, è l’ambito
del transpersonale, che è stato oggetto della ricerca di Roberto
Assagioli e del suo ultimo libro: Lo sviluppo transpersonale
13
.
E’ proprio nel contatto con la dimensione transpersonale che
l’uomo può trovare la risposta a quei bisogni di cui si accennava
all’inizio, e la psicosintesi non solo afferma l’esistenza di questa
dimensione invisibile, ma propone degli strumenti per consentire, a
chi ne abbia la volontà, la conoscenza diretta di questo piano di
coscienza. E’ questo uno dei contributi più preziosi che Roberto
Assagioli ci ha lasciato.
13
R. Assagioli, Lo sviluppo transpersonale, a cura di Maria Luisa Girelli, Casa Editrice Astrolabio,
Roma 1988, pubbl. postuma.
I testi a cui si farà riferimento in questo percorso sono in primo
luogo gli scritti di Assagioli, ma spunti, suggerimenti e integrazioni
arrivano da numerosi altri autori che si sono occupati soprattutto,
ma non solo, di pedagogia e psicologia, con contributi anche
dall’ambito della formazione aziendale e, su un apparentemente
opposto versante, da quello del simbolismo e delle filosofie
orientali.
Anche questo è uno degli aspetti notevoli della psicosintesi: la
sua capacità di mostrare collegamenti e relazioni con i punti
apparentemente più diversi della realtà e conoscenza umana,
armonizzandoli in un quadro complessivo, quello dell’unità
dell’uomo nella sua molteplicità e della corrispondenza del tutto con
tutto, rendendo così meno oscuro il senso di quanto ci è stato
tramandato con la Tabula Smaragdina:
“Ciò che è in basso e come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è
come ciò che è in basso. E come tutte le cose sono e pervengono
dall’Uno, così tutte le cose sono create da questa unica cosa per
adattamento….”
14
14
Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, Rizzoli, Milano 1986, vol. II, p.
456
CAPITOLO 1
ROBERTO ASSAGIOLI: PROFILO BIOGRAFICO DEL FONDATORE
DELLA PSICOSINTESI
15
Rara avis in terris nigroque simillima cycno.
Giovenale
1.1. La formazione
1.1.1. I primi anni
“Roberto Assagioli si è spento serenamente il 23 agosto 1974. Il
suo spirito, il suo pensiero e la sua attiva collaborazione hanno
costituito la base di Synthesis. Lo ricordiamo con profonda
riconoscenza.”
16
Con queste parole si apre l’articolo senza firma “In
memoriam: Roberto Assagioli (1888-1974)”, apparso sul secondo
numero del Synthesis Journal
17
, per ricordare la figura e l’opera del
fondatore della psicosintesi.
La serenità di questa morte illumina retrospettivamente e
conferisce il suo significato ultimo ad un’esistenza trascorsa nella
ricerca e nell’azione, nel corso della quale il pensiero non è mai
15
Se non altrimenti specificato, le notizie biografiche su Roberto Assagioli riportate nei §§ da 1.1.1.
a 1.1.8 di questo capitolo sono tratte da: Alessandro Berti, Roberto Assagioli. Profilo biografico
degli anni di formazione, Edizioni Istituto di Psicosintesi, Firenze, 1988
16
“Roberto Assagioli died quietly on August 23, 1974. His spirit, his thinking and his active
collaboration formed the basis of Synthesis. We remember him with deep gratitude.”
17
Citato nel sito www.aap-psychosynthesis.org, il sito della Association for the Advancement of
Psychosynthesis,, associazione non-profit nata negli Stati Uniti nel 1995.
stato fine a se stesso, ma sempre volto a tradursi nell’inse-
gnamento e nella prassi.
“La sua vita – prosegue l’articolo – ha avuto una pienezza che
è concessa a pochi uomini e donne; piena, nel senso che l’audace
innovatore nato quasi un secolo fa ha visto le sue idee prendere
forma in centinaia di articoli, libri in molte lingue, studenti in
numerosi paesi, un corpus teorico gravido di nuove implicazioni e
conseguenze, e centri che proseguono il suo lavoro negli Stati Uniti,
Canada, Inghilterra, Italia, Svizzera, Francia, Grecia e Argentina.”
18
La vita piena e feconda del caposcuola della psicosintesi ebbe inizio
a Venezia, dove Roberto Marco Greco (è questo il vero nome di
Assagioli) nacque il 27 febbraio 1888 da genitori ebrei. Il padre,
Leone, morì quando Roberto aveva due anni, e un anno dopo la
madre Elena si risposò con il dottor Alessandro Emanuele Assagioli,
anch’egli ebreo, che si era preso cura del piccolo Roberto durante
un ricovero in ospedale. Alessandro Assagioli adottò Roberto e fu
per lui un ottimo padre.
Fin da piccolo Roberto Assagioli dimostrò una notevole
capacità di apprendere: imparò quasi contemporaneamente
l’italiano, l’inglese e il francese
19
, e in seguito anche il tedesco, ad
un livello tale che sarà definito da Freud “impeccabile”
20
.
18
“His life had a wholeness offered to few men and women; whole, in the sense that the bold
innovator born nearly a century ago lived to see his ideas take form in hundreds of articles, books
in many languages, students in numerous countries, a body of theory pregnant with new
implications and consequences, and centres continuing to develop his work in the United States,
Canada, England, Italy, Switzerland, France, Greece and Argentina.”
19
Roberto Assagioli, Come si imparano le lingue con l’inconscio, Istituto di Psicosintesi, Firenze
s.d.
20
Le lettere tra Freud e Jung, a cura di William McGuire, Boringhieri, Torino 1974, p. 304