4
Introduzione
La tesi si propone un obiettivo allapparenza contradditorio: indagare il fenomeno Trump
attingendo per lo più a quelle fonti accusate di averlo maggiormente frainteso, ovvero i giornali
e i grandi organi di informazione statunitensi e internazionali. Lassenza di una ampia
letteratura sullargomento (dovuta alla sua estrema attualità) che ne offra una lettura il più
possibile condivisa, rende tale scelta quasi inevitabile. Nellanalisi del rapporto tra Donald
Trump e i media, cè chi arriva ad aff ermare che siano stati i mezzi dinformazione tout court a
creare prima il fenomeno politico e poi il Presidente
1
, mentre, sul fronte completamente
opposto, cè chi sostiene che la stampa abbia fatto il proprio dovere nella copertura della
campagna del candidato, ma semplicemente sia stata ignorata dai lettori
2
. In entrambe le
letture cè un grande sottinteso: che la vittoria del candidato repubblicano sia stata un
fenomeno negativo, che i giornali e i siti web non sono riusciti a impedire o che hanno
addirittura favorito. Sono dunque alieni a questo tipo di interpretazione gli organi di
informazione ideologicamente più affini allattuale Presidente, che tuttavia costituiscono una
minoranza.
Fa parte dunque della narrazione negativa del fenomeno in questione lutilizzo, anche da parte
dei media, dellaggettivo populista per descriverlo. Per stabilire se Donald Trump sia o meno un
soggetto politico accostabile allampio fenomeno del populismo, nella prima parte del lavoro ho
innanzitutto distinto luso giorn alistico del termine da quello che ne fanno le scienze sociali e
sono arrivato a una sua possibile definizione a partire dai concetti di popolo e leader espressi
nelle opere Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo di Marco Tarchi, Lillusione
populista di Pierre André Taguieff e nel Dizionario di politica di Norberto Bobbio, Nicola
Matteucci e Gianfranco Pasquino. Definendo il populismo come uno stile politico applicabile a
vari contesti ideologici che teorizza la superiorità morale del popolo sulla classe dirigente al
potere e spesso incarnato da un leader che di esso si fa portavoce, arrivo a considerare Donald
Trump un populista a metà. Le caratteristiche del candidato che lo allontanano dal concetto
di populismo sono principalmente due: innanzitutto lassenza, nella sua retorica, dellappello al
1
D. SILLITO, Donald Trump: How the media created the president, in Bbc
(http://www.bbc.com/news/entertainment-arts-37952249, ultima consultazione 04/01/2017), data di
pubblicazione 14/11/2016.
2
J. SHAFER, Trump Was Not A Media Fail, in Politico Magazine
(http://www.politico.com/magazine/story/2016/11/donald-trump-wins-2016-media-214442, ultima consultazione
04/01/2017), data di pubblicazione 09/11/2016.
5
popolo e dellesaltazione della virtù popolare o allesaltazione della partecipazione diretta di
esso nella vita politica. Questa prima caratteristica si riscontra in particolare nella prima fase di
campagna elettorale, in cui il candidato si è presentato quale unica soluzione ai problemi del
Paese. In secondo luogo, Trump non si abbassa mai al livello dei propri elettori né arriva a
definirsi un loro semplice portavoce, anzi indica la propria ricchezza e il successo come uomo
daffari quali migliori credenziali per diventare Presidente.
La tesi si divide in due parti. Nella prima, il fenomeno rappresentato da Donald Trump viene
esaminato dal punto di vista politico. Dopo le già descritte analisi sul suo possibile legame con il
fenomeno del populismo, a essere paragonate sono due letture opposte, a cui si cerca di far
seguire una necessaria sintesi. La prima lo descrive quale erede della old right statunitense o
del movimento dei cosiddetti paleoconservatori, individuando le radici delle posizioni di Trump
nel Partito Repubblicano precedente alla svolta neoconservatrice degli anni 70, o addirittura a
quello degli anni 20 del 900. La seconda si concentra invece sulle strategie di marketing politico
messe in campo dal candidato nel corso della campagna. In particolare, prendendo spunto da
un articolo di Dave Eggers pubblicato sul Guardian
3
, viene introdotta la teoria di chi sostiene
che, nel determinare il successo di Trump, esse avrebbero avuto un ruolo ben maggiore dei
contenuti ideologici e programmatici, che secondo Eggers addirittura non esisterebbero. Radici
di questo modo di intendere le campagne elettorali contemporanee vengono individuate in
parte nelle posizioni espresse per esempio nel 1957 da V. Packard ne I persuasori occulti, per
cui gli elettori sarebbero eterodiretti da maghi del profondo 4
capaci di smuovere la psiche
umana con tecniche di comunicazione prese in prestito dal linguaggio pubblicitario e incapaci di
compiere scelte su basi razionali
5
. La contrapposizione tra le due tesi consiste soprattutto nel
fatto che mentre una descrive Donald Trump come un fenomeno organico a e coerente con la
storia politica statunitense, laltra tende a esaltarne soprattutto l'eccezionalità, sia che si p arli
dello stile comunicativo o del modo piuttosto inedito di finanziare la propria campagna
elettorale, fondato su un mix di self-funding e su una quantità di donazioni inferiori ai 200
dollari decisamente inusuale per un candidato repubblicano. La necessità di una sintesi tra
3
D. EGGERS, Could he actually win?, in The Guardian, (https://www.theguardian.com/books/2016/jun/17/could-he-
actually-win-dave-eggers-donald-trump-rally-presidential-campaign, ultima consultazione 02/11/2016), data di
pubblicazione 17/06/2016.
4
V. PACKARD, I persuasori occulti, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1989, pp. 173-174.
5
Ivi, pp. 174-175.
6
queste due letture deriva dalla considerazione che lattuale presidente degli Stati Uniti non
possa essere considerato come un corpo del tutto estraneo alla storia politica del Paese, ma
che al tempo stesso non si possano sottovalutarne le strategie di marketing politico che ne
hanno caratterizzato la campagna elettorale. Secondo quanto scritto da Marino Livolsi e Ugo
Volli in La comunicazione politica tra prima e seconda repubblica
6
, la televisione (e lo stesso
ragionamento si può applicare a tutti i mezzi di diffusione di massa) da sola non genera alcun
fenomeno, ma può amplificarne alcuni già esistenti nella realtà sociale
7
. Da qui, si può arrivare
a ipotizzare che, nella campagna elettorale nel 2016, il fenomeno presente nella società
sarebbe stato la propensione di parti consistenti dellelettorato verso posizioni proprie della old
right, mentre le strategie comunicative e di marketing messe in campo dal candidato
repubblicano sarebbero state il canale in cui esse hanno trovato espressione.
Sempre secondo quanto espresso da Volli e Livolsi, obbiettivo di ogni comunicazione politica,
inoltre, è la costruzione di un soggetto condiviso autentico che si identifichi nel candidato e
nelle sue posizioni
8
. Per questo gli ultimi paragrafi della prima parte della tesi sono dedicati
allanalisi del voto alle elezioni presidenziali del 9 novembre. In questo modo ho voluto
delineare il soggetto condiviso autentico che si è raccolto intorno alla campagna elettorale del
candidato repubblicano. Utilizzando i dati forniti dagli exit poll della Cnn
9
, ho inoltre paragonato
i risultati del 2016 con quelli delle elezioni del 2012, per controllare eventuali cambiamenti
intercorsi negli ultimi quattro anni. Questo modo di procedere mi ha consentito di constatare
che, a dispetto di una campagna elettorale definita spesso anomala a causa delle caratteristiche
dei due candidati, i risultati elettorali hanno mostrato una certa continuità rispetto al ciclo
precedente. Trump è riuscito a vincere conquistando alcuni stati del Midwest di tradizione
operaia e democratica, ma in tutto il resto del Paese i risultati sono stati quasi identici a quelli di
quattro anni prima. Alla stessa conclusione si può giungere guardando alla distribuzione dei
suffragi per genere, etnia o tra centri rurali della parte centrale dello Stato e grandi città
collocate sulle due coste. Dallanalisi del voto si può dun que dedurre che nel 2016 non ci sia
stato quellipotizzato rimescolamento nelle scelte elettorali dellopinione pubblica(teorie
6
M. LIVOLSI U. VOLLI, La comunicazione politica tra prima e seconda repubblica, Milano, Franco Angeli Editore, 1995.
7
Ivi, pp. 11-12.
8
Ivi, p. 33.
9
Exit Polls 2016 Cnn.com (http://edition.cnn.com/election/results/exit-polls, ultima consultazione 04/12/2016).
7
secondo le quali molti elettori repubblicani si sarebbero per esempio rifiutati di votare per
Trump), ma una sorta di mutamento delle opinioni maggioritarie allinterno della classe media.
Questultima, infatti, è la categoria che ha maggiormente support ato il Partito Repubblicano nel
2016, mentre le fasce più basse della popolazione si sono schierate con i democratici.
La seconda parte della tesi si concentra invece sul linguaggio e le strategie comunicative usate
da Donald Trump in campagna elettorale. Questa analisi mi ha consentito innanzitutto di
approfondire uno degli aspetti del marketing politico del candidato e di sviluppare alcune
ulteriori analisi riguardo la sua natura di populista a metà. Dopo aver analizzato alcuni aspetti
generali del suo stile comunicativo (come la tendenza a commettere errori grammaticali tanto
nella lingua parlata quanto in quella scritta
10
e la semplicità di linguaggio
11
), ho proseguito
mettendo a confronto le teorie di chi considera la comunicazione di Trump unaword sa lad 12
(quindi impostata in modo casuale) e chi invece, come il linguista George Lakoff, la ritiene
altamente studiata e strategica
13
. Uno spazio a parte, inoltre, è dedicato allanalisi delluso che
il candidato ha fatto di Twitter, effettuata grazie al sito trumptwitterarchive.com
14
, che
raccoglie e divide per argomento i cinguettii del soggetto in questione.
Infine mi sono dedicato allanalisi lessicometrica e della frequenza dei principali vocaboli di tre
comizi pronunciati da Donald Trump nel corso della campagna elettorale: quello in cui
annunciava la propria candidatura
15
, quello di accettazione della nomina alla convention del
10
P. HIGGINS, Donald Trumps grammar, syntax errors: Times when the English language took a hit, in am Network
(http://www.amny.com/news/elections/donald-trump-grammar-syntax-errors-times-when-the-english-language-
took-a-hit-1.12471317, ultima consultazione 20/12/2016), data di pubblicazione 19/10/2016.
11
B. SWAIM, How Donald Trumps l anguage works for him, in The Washington Post
(https://www.washingtonpost.com/news/the-fix/wp/2015/09/15/how-trump-speak-has-pushed-the-donald-into-
first-place/?utm_term=.af6496e8591a, ultima consultazione 23/12/2016), data di pubblicazione 15/09/2016.
12
J. RUBIN, Trumps word salads conceal his ignorance, in The Washington Post
(https://www.washingtonpost.com/blogs/right-turn/wp/2016/02/22/trumps-word-salads-conceal-his-
ignorance/?utm_term=.16e44dfddf8d, ultima consultazione 22/12/2016), data di pubblicazione 22/02/2016.
13
G. LAKOFF, Understanding Trumps use of language, in George Lakoff
(https://georgelakoff.com/2016/08/19/understanding-trumps-use-of-language/, ultima consultazione
23/12/2016), data di pubblicazione 19/08/2016.
14
http://www.trumptwitterarchive.com/#/.
15
DONALD J. TRUMP FOR PRESIDENT, Donald Trump Presidential Announcement Full Speech 6/16/2015 | Donald J. Trump
For President, in Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=q_q61B-DyPk, ultima consultazione 28/12/2016),
data di pubblicazione 16/06/2015.
8
Partito Repubblicano
16
e quello pronunciato subito dopo la vittoria alle elezioni presidenziali
17
.
Lanalisi è stata condotta con luso di Textalyser
18
, uno strumento disponibile online che
consente di ricavare da un testo scritto informazioni tra cui la frequenza con la quale vengono
ripetuti i termini principali o il grado di istruzione necessario per comprenderli. In particolare,
concentrandomi sul livello attribuito dal Gunning-Fog Index
19
, ho potuto constatare come il
linguaggio usato da Donald Trump si caratterizzi per essere estremamente semplice e
accessibile anche a un uditorio poco scolarizzato. Lanalisi dei testi dei comizi del candidato si è
concentrata su due ulteriori elementi: il livello di egocentrismo delloratore e la tendenza a
polarizzare la scena politica, ovvero a presentare la campagna elettorale come un continuo
scontro tra no i eloro. Secondo lanalisi cond otta sui tre comizi scelti, entrambi gli elementi
tendono a diluirsi fino a scomparire nel corso della campagna elettorale. Nel primo comizio,
Trump si presenta come unico protagonista e unica possibile soluzione ai problemi del Paese. In
quelli successivi viene maggiormente esaltato il noi e la campagna elettorale viene quindi
presentata sempre più come unimpresa collettiva. In quel noi rientrano dapprima il partito e
gli elettori repubblicani (nel discorso tenuto alla convention) e poi, nel momento della vittoria,
tutti i cittadini americani. Quasi come logica conseguenza, ad attenuarsi è anche il livello di
polarizzazione del linguaggio. Se in quel loro inizialmente Trump faceva rientrare lintera
classe politica oltre che nemici esterni come la Cina e il Messico, unico bersaglio polemico
diventa, nel discorso tenuto alla convention, la rivale democratica Hillary Clinton; nellultimo dei
testi analizzati, infine, cè spazio solo per parole che esprimono unione.
Levoluzione che ho constatato nel li nguaggio di Trump nel corso della campagna elettorale mi
spinge a condividere la tesi del linguista George Lakoff per cui, ben lontana da essere impostata
in modo casuale, la strategia comunicativa del candidato sarebbe stata calcolata in modo
strategico. Lattenuarsi, inoltre, dellegocentrismo insito nella comunicazione del candidato e la
progressiva crescita del ruolo del popolo nella sua retorica sembrerebbe suggerire che, con
16
ABC15 ARIZONA, FULL SPEECH: Donald Trump Republican National Convention THE NEXT PRESIDENT OF THE
USA?, in Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=4CVTuOyZDI0, ultima consultazione 31/12/2016), data di
pubblicazione 21/07/2016.
17
ABC NEWS, Donald Trump VICTORY SPEECH | Full Speech as President Elect of the United States, in Youtube
(https://www.youtube.com/watch?v=Qsvy10D5rtc&t=1250s, ultima consultazione 01/01/2017), data di
pubblicazione 09/11/2016.
18
http://textalyser.net/index.php?lang=en#analysis.
19
http://gunning-fog-index.com/.
9
lavanzare della campagna elettorale, ne sia cresciuto laspetto più populist a. Tuttavia, il fatto
che il candidato non si proponga mai quale semplice portavoce del popolo allo stesso livello dei
propri elettori, ma, anzi, continui a esaltare le proprie ricchezze e il proprio talento di
businessman fa propendere, in conclusione, per confermarne la natura di populista a metà.
Oltre il populismo? La campagna elettorale di Donald Trump: unanalisi
politica e delle strategie comunicative
10
Prima parte: populista, paleoconservatore o semplice venditore di sé stesso.
Che cosè Donald Trump?
1 Definire il populismo
1.1 Populismo giornalistico e populismo nelle scienze sociali
Donald Trump ha annunciato ufficialmente la propria intenzione di candidarsi per la Presidenza
degli Stati Uniti il 16 giugno del 2015. Da allora, molti osservatori hanno tentato di definire
politicamente la figura del tycoon newyorkese, di inserire il trumpismo allinterno di una
cornice più o meno delineata
20
. La cornice in questione viene spesso individuata nel populismo,
oggetto danalis i che vive in questi anni una rinnovata fortuna. I mezzi dinformazione tendono
a collegare a esso manifestazioni politiche sparse in tutto il mondo, non di rado molto diverse
tra loro
21
. È considerata populista la protesta euroscettica, anti -euro o anti-Unione Europea di
diversi partiti sorti quasi ovunque in Europa
22
, così come il nazionalismo di ritorno in Paesi
dellex blocco sovietico come Ungheria o Polonia
23
. Vengono talvolta considerati tali i regimi
che si richiamano al socialismo in America Latina
24
o che mischiano orgoglio nazionale ed
20
[S.F.], Is Donald Trump a Populist?, in The Economist(http://www.economist.com/blogs/economist-
explains/2016/07/economist-explains-0, ultima consultazione 09/09/2016), 04/07/2016; M. LIND, Donald Trump,
the Perfect Populist, in Politico Magazine(http://www.politico.com/magazine/story/2016/03/donald-trump-the-
perfect-populist-213697, ultima consultazione 10/09/2016), 09/03/2016; G. RIOTTA, I Know Fascists, Donald Trump
Is No Fascist, in The Atlantic (http://www.theatlantic.com/international/archive/2016/01/donald-trump-
fascist/424449/, ultima consultazione 09/09/2016), 16/01/2016.
21
J.W. MÜLLER, Trump, Erdo an, Farage: The attractions of populism for politicians, the dangers for democracy, in
The Guardian(https://www.theguardian.com/books/2016/sep/02/trump-erdogan-farage-the-attractions-of-
populism-for-politicians-the-dangers-for-democracy, ultima consultazione 29/08/2016), 02/09/2016.
22
[S.F.], Nigel Farage: The populist who pushed Britain to Brexit, in Straits Times
(http://www.straitstimes.com/world/europe/nigel-farage-the-populist-who-pushed-britain-to-brexit, ultima
consultazione 10/09/2016), 04/07/2016; A. COLONNELLI, Five Star Movement: Italys populist progressives?, in open
Democracy(https://www.opendemocracy.net/can-europe-make-it/alessio-colonnelli/five-star-movement-italys-
populist-progressives, ultima consultazione 11/09/2016), 06/08/2016.
23
C. ADAM, Hungary, Europe and the rise of populist nationalist politics, in Hungarian Free Press
(http://hungarianfreepress.com/2016/05/27/hungary-europe-and-the-rise-of-populist-nationalist-politics/, ultima
consultazione 10/09/2016), 27/05/2016; [S.F.], The dangerous path of populism in Poland, in Atlas Network,
(https://www.atlasnetwork.org/news/article/the-dangerous-path-of-populism-in-poland, ultima consultazione
10/09/2016), 12/07/2016.
24
F. BOSOER - F. FINCHELSTEIN, Latin America, the populists vs the people, in open Democracy
(https://www.opendemocracy.net/fabian-bosoer-federico-finchelstein/latin-america-populists-vs-people, ultima
consultazione 10/09/2016), 09/09/2015.
11
elementi religiosi come quello del Presidente turco Recep Tayyip Erdoan
25
o del Primo
Ministro indiano Narendra Modi
26
.
Se accettiamo questa accezione ampia del termine, è del tutto naturale inserire Donald
Trump nella famiglia dei populisti. Tuttavia, se abbandoniamo il registro giornalistico per
passare a quello più rigoroso delle scienze sociali, un inquadramento politico del personaggio si
fa più problematico.
1.2 Un concetto sfuggente
Una prima difficoltà deriva dallassenza di accordo unanime tra gli studiosi su cosa il populismo
effettivamente sia
27
. Il politologo Marco Tarchi nella sua opera Italia populista. Dal
qualunquismo a Beppe Grillo, cita Isaiah Berlin che, facendo riferimento alla frustrazione di
molti studiosi nel non riuscire a trovarne nella realtà empirica un modello puro, aveva coniato
la fortunata formula complesso di Cenerentola:
[per «complesso di Cenerentola»] intendo quanto segue: che esiste una scarpa - la parola «populismo» - per la
quale da qualche parte esiste un piede. Ci sono tutti i tipi di piede che quasi le si adattano, ma non dobbiamo
essere ingannati da questi piedi che quasi si adattano. Il principe sta sempre andando in cerca con la scarpa; e da
qualche parte, ne siamo sicuri, aspetta un limbo chiamato «populismo» puro. Questo è il nucleo del populismo, la
sua essenza.
28
Il filosofo Ernesto Laclau, invece, ha evidenziato la forte imprecisione legata alluso del
termine:
Populismo è un concetto tanto ricorrente quanto inaf ferrabile. Se pochi termini sono stati così largamente usati
nellanalisi politica contempo ranea, è anche vero che pochi sono stati definiti con una minore precisione. In modo
intuitivo noi sappiamo a cosa ci riferiamo quando chiamiamo populista un movimento o unideologia, ma
troviamo la più grande difficoltà a tradurre la nostra intuizione in concetti. Questo ha portato spesso ad una sorta
25
Vedere nota 21.
26
A. CHAKRABORTTY, Narendra Modi: is a hi-tech populist the best India can hope for?, in The Guardian
(https://www.theguardian.com/commentisfree/2014/may/19/narendra-modi-populist-india-revolutionary-values-
constitution, ultima consultazione 10/09/2016), 19/05/2014.
27
Cfr. P. A. TAGUIEFF, Lillusione populista, Milano, Bruno Mondadori, 2003, pp. 77-109; cfr. M. TARCHI, Italia populista
. Dal qualunquismo a Beppe Grillo, Bologna, il Mulino, 2015, pp. 19-52.
28
M. TARCHI, op. cit., p. 27.