3
Capitolo 1: e-health e nuove tecnologie digitali.
1.1 Comunicazione, società e nuovi media
Il 24 ottobre 1995 il Federal Networking Council (FNC) diede per la prima volta nella storia un
significato univoco al termine Internet.
Lo definì un sistema di informazione globale fondato su tre elementi costitutivi
1
:
1. il collegamento ad un “unico spazio globale di indirizzi, basato sull’Internet Protocol
(IP) o sulle sue successive estensioni o modifiche. “
2. la capacità di supportare comunicazioni, utilizzando il “Transmission Control Protocol/
Internet Protocol (TCP/IP) e le sue successive estensioni o modifiche, e/o altri
protocolli compatibili del tipo IP”.
3. l’obiettivo di fornire, utilizzare e rendere accessibili, sia pubblicamente che
privatamente, servizi “di alto livello basati sulle comunicazioni e sulle relative
infrastrutture”.
Accanto ai tecnicismi, sono tre i termini che spiccano nella definizione sopracitata:
informazione, comunicazione e globale.
Senza alcun dubbio, Internet mette in comunicazione tutti gli attori in grado di utilizzare le
nuove tecnologie, fornendo loro informazioni, in qualunque parte del mondo siano. Influisce
sulla realtà dei rapporti sociali, sulla cultura e sul modo di operare dei vari settori
dell’economia e del lavoro (Morelli M.; 2000)
2
. Ciò avviene grazie ad una rete di collegamenti
non solo fra computer (Network)
3
, ma fra persone che per la prima volta nella storia si trovano
a poter scambiare dati ad una velocità vertiginosa.
Già nel 2000, Manuel Castells parlò, nel suo La nascita della società in rete, di “Diffusione
Pervasiva“ del medium internet, definendola “capacità di penetrazione in tutti i campi
1
Fonte: The Networking and Information Technology Research and Development (NITRD) Program -
https://www.nitrd.gov/fnc/Internet_res.aspx
2
Morelli, M. (2000) Internet: L’impresa in rete. Il Marketing, le vendite, la pubblicità e la comunicazione
d’impresa nella realtà della rete globale. FrancoAngeli, Milano, 1998, p.12.
3
Cerrè, E. (1999) Automazione e alberghi: il caso di Bologna. Università degli studi di Bologna, Bologna,
1998-1999.
4
dell’attività umana, intesa non come fonte esogena, ma come la fibra in cui tale attività è
intessuta”
4
.
Più semplicemente, secondo Castells la rete è diventata un elemento irrinunciabile della
comunicazione fra esseri umani .
Nella definizione del Federal Networking Council è postulato l’”alto livello” delle informazioni e
dei servizi. Allo stato dell’arte attuale, questo requisito non è ancora garantito dai sistemi
comunicativi digitali. Perlomeno a causa della mole di dati.
“Internet sta veicolando un flusso costante di informazione che ci investe ogni giorno e che
forse siamo impreparati a gestire” (Pulcini E.; 1999)
5
. Basti pensare al fatto che ogni essere
umano, dà vita, in media, ogni minuto a 1,7 Megabyte di dati. Corrispondono a 2 milioni di
immagini, video, testi, per persona, al minuto
6
.
La rete è di fatto anche uno strumento creativo che permette di “mostrarsi al mondo”, talvolta
fino al raggiungimento di una sorta di “narcisismo megalomaniacale”
7
. Questo mette
seriamente a rischio la qualità delle notizie, soprattutto quelle riguardanti l’ambito scientifico.
La consapevolezza di tale rischio conduce ad un dilemma non di poco conto:
nell’apprendimento e nell’educazione, le nuove tecnologie sono uno strumento positivo da
sfruttare a pieno regime, o una minaccia alla diffusione di concetti veritieri?
Nel 2003, Claudia Calb, giornalista di Newsweek
8
, espresse in un suo articolo il timore che i
nuovi media potessero danneggiare la capacità immaginativa dei bambini. Riportò sulla carta il
punto di vista dei così detti apocalittici
9
. Dal 1964 il termine è stato utilizzato per rivolgersi a
quei “critici che demonizzano la cultura di massa e gli stessi mezzi di comunicazione [...] per la
loro tendenza a degradare le forme ritenute più alte della cultura umana” (Di Bari, C.; 2013)
10
.
Umberto Eco, in un suo saggio, li contrappose agli integrati: tecnicamente degli elogiatori e
sfruttatori di qualsiasi nuovo medium
11
.
4
Castells, M. (2000) La nascita della società in rete. EGEA S.P.A., Università Bocconi Editore, 2000,
cap.1, p.2.
5
Pulcini, E. (1999) Dopo internet. Storia del futuro dei media interattivi. L’informazione personalizzata, il
commercio elettronico, la tv digitale, il teleputer. Castelvecchi, Roma, 1999, p. 14.
6
Citazione di Curioni, A.; Cingolani, R.(2016) Festival della comunicazione, Camogli, 8-9-10-11
Settembre 2016.
7
Rotta, M.; Calvani, A. (2000) Comunicazione e apprendimento in Internet: didattica e costruttivistica in
rete. Erickson, Trento, 1999.
8
Calb, C.(2003) The end of make believe. Newsweek, 25 Ottobre 2003, p.62-66.
9
Eco, U. (2001) Apocalittici e integrati. Bompiani, Milano, 2001, Vol.26.
10
Di Bari, C. (2013) Dopo gli apocalittici: per una media education integrata. Firenze University Press,
Firenze, 2013, p.189.
11
Eco, U. (2001) Ibidem.Bompiani, Milano, 2001, Vol.26.
5
Secondo il punto di vista apocalittico, fra i maggiori rischi propri dell’uso massiccio di internet –
come quello odierno - vi sono la perdita, parziale o totale, della privacy e della sicurezza delle
fonti, l’annichilimento del pensiero critico (Spitzer, M., Petrelli, A.; 2013)
12
, l’alterazione delle
capacità di apprendimento.
Come ricorda Gianni Riotta, nel suo Il Web ci rende liberi? , l’eye tracking (una tecnica che
permette di mappare i movimenti dei bulbi oculari) sembra dimostrare che la lettura su un
monitor proceda “a scatti” e non in maniera “lineare” come quella di una pagina cartacea. Ciò
basta ai critici delle nuove tecnologie ad “accusare il Web di seminare ignoranza”
13
.
Purtroppo, non tutti sono d’accordo nell’affermare che il digitale abbia la capacità diabolica di
annichilire l’apprendimento dell’essere umano. Cambia il modo in cui si impara, non l’attività
in sé.
Lo dimostra la ricerca, pubblicata nella rivista Nature nel Maggio 2003, Action video game
modifies visual selective attention. Attraverso una serie di 5 esperimenti, effettuati su gruppi
randomizzati di action video-game players (VGPs) e non-video-game players (NVGPs), lo studio
dimostra che i VGPs hanno mediamente una capacità di concentrazione più stabile e
prolungata in compiti differenti dal gioco interattivo (Green, C.S.; Bavelier, D.; 2003)
14
.
Per gli integrati, Internet e le nuove tecnologie sono enormi opportunità per la creazione di
una “cultura condivisa” e di massa. Citando Eco: “Rendono amabile e leggero l’assorbimento
delle nozioni e la ricezione di informazioni“ decretando “l’allargamento dell’area culturale in
cui finalmente si attua ad ampio livello, col concorso dei migliori, la circolazione di un’arte e
una cultura popolare”
15
.
Effettivamente, in molte occasioni i nuovi media si sono dimostrati strumenti positivi,
soprattutto per la loro velocità nel diffondere idee e concetti.
Un esempio recente è il ruolo ricoperto dai Social Network nelle proteste della così detta
Primavera Araba.
Come sottolineato in un documento ufficiale dell’ Osservatorio di Politica Internazionale
“Quello che più ha colpito durante la Primavera Araba è stata sicuramente la velocità con cui
12
Per approfondimenti: Spitzer, M., Petrelli, A. (2013) Demenza digitale: come la nuova tecnologia ci
rende stupidi. Corbaccio, Milano, 2013.
13
Riotta, G. (2013) Il web ci rende liberi? Einaudi, Torino, 2013, P.53
14
Green, C. S.; Bavelier, D. (2003) Action video game modifies visual selective
attention. Nature, 423(6939), 534-537.
15
Eco, U. (2001) Apocalittici e integrati. Bompiani, Milano, 2001, Vol.26 .Prefazione.
6
l’ondata di proteste si è propagata dal Nord Africa all’intera area mediorientale”
16
. Il merito di
questa rapidità è stato attribuito, forse in maniera troppo semplicistica, all’utilizzo dei Social
Media e al NetActivism.
Questi hanno accelerato un processo di cambiamento, innescato da problematiche socio-
politiche preesistenti, infatti: “L’aumento delle iscrizioni ai Social Network ha seguito, non
preceduto, la rivolta”
17
.
Questo è solo un esempio a sostegno della tesi integrata: il Web ha, ed ha avuto in passato,
realmente la capacità di catalizzare processi di cambiamento ideologico (Riotta, G.; 2013)
18
.
Non può innescarli perché la rete è fisica. E’ solo ed esclusivamente mediatrice di un
messaggio (Blum, A.; 2012)
19
.
Un messaggio è “ciò che un emittente vuole trasmettere ad un recettore in termini di
contenuto [...] ma affinché il messaggio arrivi al recettore è necessario che esso venga
trasmesso, ed è qui che entra in gioco il mezzo”.
Il messaggio non è altro che un’informazione. E’ una notizia, fornita da un mittente, che, per
avere un senso logico, deve essere interpretata dal recettore (Gamaleri, G.; 2003)
20
.
Probabilmente, ciò che manca ancora all’Homo technologicus medio, come lo definisce
Giuseppe O. Longo
21
, è proprio la capacità di decodificare correttamente i Web-data,
soprattutto quelli di natura scientifica.
La difficoltà affonda le proprie radici nella modifica (rispetto ai sistemi comunicativi
convenzionali) :
1. del modo di interagire con le informazioni e le persone.
2. del modo di cercare notizie.
3. del modo di creare informazioni.
La capacità di gestire tutte queste nuove abilità può essere definita Educazione Digitale, ed è
un’abilità composita. La distanza concreta fra chi ha effettivamente un’educazione digitale - ed
ha naturalmente accesso alla rete - e chi no è definita Digital Divide. Secondo un’analisi degli
storici ISTAT, l’appartenenza generazionale gioca il ruolo maggiore nel determinare le diverse
16
Di Liddo, M.; Falconi, A.; Iacovino, G.; La Bella, L. (2011) Il Ruolo dei Social Network nelle rivolte arabe.
A cura del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), Settembre 2011, p. 4-5.
17
Riotta, G. (2013) Il web ci rende liberi? Einaudi, Torino, 2013, p. 12.
18
Riotta, G. (2013) Ibidem. Einaudi, Torino, 2013, P.30.
19
Blum, A. (2012) Tubes: A Journey to the Center of the Internet. New York: Ecco, Maggio 2012.
20
Gamaleri, G. (2003) Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa: stampa, radio, televisione, new
media (Vol. 1). Kappa, Roma, 2003.
21
Per approfondimenti: Longo, G. O. (2005) Homo technologicus (Vol. 33). Meltemi Editore srl, Roma,
2005.
7
capacità tecnologiche della popolazione italiana. Seguono al secondo e terzo posto, il titolo di
studio e la condizione professionale
22
.
Alfonso Fuggetta, esperto Software, durante la TFOS2016
23
, osserva: “Saper usare i Social
Network, non vuol dire avere un’educazione digitale”.
Avere una connessione, come l’83% degli europei, non basta (ISTAT, 2015)
24
. L’uso è il punto
focale della questione.
L’interazione con le risorse online - e fra persone anche molto distanti fra loro - oggi si
concretizza nell’utilizzo di Social Media e Smartphones.
Nonostante non siano gli unici esistenti nel grande panorama 2.0, quando si parla di Social
Network ci si riferisce per lo più a Facebook e Twitter, i maggiori per importanza mediatica e
numero di utenti (Di Liddo, M. Et. Al.; 2011). Queste forme di comunicazione globale hanno
cambiato la modalità in cui “un gruppo di persone riceve un’informazione, dando loro
l’opportunità di formarsi un’opinione, beneficiando dell’apporto di molteplici punti di vista, su
un avvenimento che non avrebbero potuto approfondire nello stesso modo” (Di Liddo, M. Et
Al.; 2011)
25
.
Si pone in questo caso il problema dell’affidabilità della fonte. In un Social Network chiunque
può esprimere le proprie idee senza dover rendere conto della propria qualifica e, a dire il
vero, della propria identità reale. Il 51% degli Account di Twitter sono robot
26
. Questa
caratteristica intrinseca del Web 2.0 sembra più un ostacolo alla diffusione di informazioni
corrette, soprattutto scientifiche. Anche perché la verifica della notizia non è, per l’utente
medio, un’attività né importante, né tantomeno interessante.
Lo dimostra il fatto che il 59% degli articoli condivisi nei Social non viene neanche letto da chi li
condivide (Frediani, C.; 2016)
27
.
Altra grande innovazione recente sono gli Smartphones. “In un arco temporale relativamente
breve,” la così detta Smart Mobile Technology è riuscita significativamente a penetrare nella
società, catturando l’attenzione di uno spettro di età molto ampio, che va dai bambini delle
elementari a soggetti in età avanzata”.
22
Materiale reperibile presso il dominio: http://www.slideshare.net/slideistat/luso-di-internet-da-parte-
dei-cittadini-linda-laura-sabbadini
23
Per approfondimenti: http://www.thefutureofscience.org/
24
Materiale reperibile presso il dominio: http://www.slideshare.net/slideistat/luso-di-internet-da-parte-
dei-cittadini-linda-laura-sabbadini
25
Di Liddo, M.; Falconi, A.; Iacovino, G.; La Bella, L. (2011) Il Ruolo dei Social Network nelle rivolte arabe.
A cura del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), Settembre 2011.
26
26
Riotta, G. (2013) Il Web ci rende liberi? Einaudi, Torino, 2013, P.51.
27
Citazione di Frediani, C. (2016) Festival della comunicazione, Camogli, 8-9-10-11 Settembre 2016.
8
Gli Smartphones sono semplicisticamente cellulari ipertecnologici. Permettono ancora di
effettuare telefonate ed inviare sms, ma anche di accedere alla rete, trasmettere la propria
posizione attraverso la tecnologia GPS (Geo- Positioning System), ed effettuare la maggior
parte delle attività in passato tipiche solo dei computer
28
.
In Italia, le famiglie in possesso di uno smartphone o un cellulare sono significativamente
aumentate dal 2001 ad oggi (Istat, 2015)
29
(figura 1). Secondo l’ultimo rapporto Coop 2016,
solo nel 2015, in Italia, ne sono stati venduti ben 15 milioni
30
.
Figura 1: Famiglie in possesso di un cellulare dal 2001 al 2015 (ISTAT)
31
.
La diffusione così massiccia delle comunicazioni mobili ha modificato la natura intrinseca del
dialogo fra esseri umani. Zygmunt Bauman, filosofo teorico della “modernità liquida”, afferma
“I cellulari consentono a chi se ne sta in disparte di tenersi in contatto e a chi si tiene in
contatto di restarsene in disparte”
32
.
28
“In a relatively short period of time, smart mobile technology has penetrated significantly into society,
capturing an entire age spectrum of subscribers in western industrialised nations, from school children
to senior citizens.” Tratto da Boulos, M. N. K.; Wheeler, S.; Tavares, C.; Jones, R. (2011) How
smartphones are changing the face of mobile and participatory healthcare: an overview, with example
from eCAALYX. Biomedical engineering online, 10(1), 1.
29
Materiale reperibile presso il dominio: http://www.slideshare.net/slideistat/luso-di-internet-da-parte-
dei-cittadini-linda-laura-sabbadini
30
A cura di Russo, A. (2016) Rapporto coop 2016. Ufficio Studi Ancc-Coop in collaborazione con REF
Ricerche, Nielsen e Coop Italia, Roma, 2016.
31
Materiale reperibile presso il dominio: http://www.slideshare.net/slideistat/luso-di-internet-da-parte-
dei-cittadini-linda-laura-sabbadini
32
Bauman, Z.; Minucci, S. (2003) Amore liquido. GLF editori Laterza, Roma-Bari, 2003.
9
Hanno permesso il distacco del soggetto dalla posizione geografica, quindi dalla presenza fisica
(Curtis, M.; 2004)
33
.
Una delle maggiori potenzialità della Smart Mobile Technology è la Mobile Health, cioè
l’utilizzo degli Smartphones per il monitoraggio dello stato di salute degli utenti mobili (1.4.2).
La possibilità di accesso continuo alla rete ha modificato, come accennato sopra, anche le
modalità di ricerca delle informazioni. Evgenij Morozov, giornalista del New York Times, nel suo
articolo Your own facts, del 2011, osserva:
“<< Basta googlarlo no?>> è ormai la risposta cyber-snob a ogni domanda che sembra troppo
banale per una conversazione decente tra esseri umani”
34
. Google è, assieme a Bing e a
Yahoo, fra i principali motori di ricerca online.
Un motore di ricerca è uno strumento che permette di reperire informazioni presenti nel
World Wide Web, effettuando le ricerche in base a parole chiave impostate dall’utente.
L’attività di reperimento e gestione dei dati è detta Information Retrieval
35
. Coinvolge,
secondo una stima Google, 1000 miliardi di pagine web, di cui, però, solo 9 miliardi realmente
indicizzate
36
.
La presenza di tutti questi dati (Big data) e la citata velocità delle nuove tecnologie hanno
permesso a chiunque di accedere più facilmente a una grande mole di dati culturali e fatti.
Di conseguenza è nato un nuovo modo di apprendere e di creare nozioni.
Internet ed i nuovi supporti digitali (altamente diversificati secondo le esigenze di fruizione di
chi li utilizza) permettono a chiunque, indipendentemente dal ruolo nella società reale, di
costruire o diffondere video, immagini, testi, opinioni personali e notizie (Prunesti, A.; 2013)
37
.
C’è chi parla di costruttivismo in rete e di democrazia digitale (Rotta, M.; Calvani, A.; 2000)
38
.
Se discutere di democrazia delle idee sembra eccessivo, è sicuramente corretto definire il
processo sopra descritto personalizzazione delle idee. Online è possibile trovare qualsiasi tipo
di notizia, dalla più veritiera alla più sconclusionata. Per questo, come ricorda Gamalieri,
33
Curtis, M. (2004) Distraction: Being human in the digital age. Futuretext, 2004.
34
Morozov, E. (2011) Your own facts. The New York Times, 10 Giugno 2011, reperibile presso il dominio:
http://www.nytimes.com/2011/06/12/books/review/book-review-the-filter-bubble-by-eli-
pariser.html?_r=0
35
Cavallin, M. (2015) Come essere visibili sul Web? Un'analisi per scoprire il mondo della Search Engine
Optimization. Università degli studi di Padova, Padova, 2015.
36
Marin, A. (2013) Information Retrieval e motori di ricerca. Universit`a Ca’ Foscari, Venezia. Materiale
reperibile presso il dominio: http://www.dais.unive.it/~marin/didattica/eco1314slide/lesson2.pdf
37
Prunesti, A. (2013) Social media e comunicazione di marketing. Presidiare la Rete, costruire relazioni e
acquisire clienti con gli strumenti del Web 2.0 (Vol. 36). FrancoAngeli, Milano, 2013.
38
Rotta, M.; Calvani, A. (2000) Comunicazione e apprendimento in Internet: didattica e costruttivistica in
rete. Erickson, 1999.
10
diventa sempre più importante che l’informazione sia documentata e all’occorrenza
smascherata e contraddetta. Chi divulga in ambito professionale non deve farsi trascinare dalla
corsa al pugno di “like”
39
.
Una caratteristica interessante della personalizzazione in comunicazione è che, per la prima
volta nella storia, l’intera personalità dell’individuo viene coinvolta nell’interazione con il
medium ed i suoi contenuti.
Si potrebbe dire che è decaduta una forma di imbarazzo. Spiega bene questo processo Gianni
Riotta, parlando dei contenuti preferiti dai fruitori del quotidiano online New York Street
Journal: “Tra gli uomini gli articoli più popolari riguardano palestre, cura del corpo, il tenersi in
forma. Tra le donne i cosmetici, la cura della casa, le diete, la bellezza”
40
. Tutti argomenti
strettamente legati ad una dimensione personale e psicologica dell’individuo. Nulla a che
vedere con la finanza e l’economia.
Online Il professionista non deve più “difendere la faccia”. Non si vergogna più. Può
permettersi la curiosità per qualsiasi materia, anche la più frivola.
E’ evidente quanto sia complesso il sistema di competenze necessario ad informarsi e formare
nel panorama digitale. Perciò, in conclusione, il vero problema non sono le nuove tecnologie,
ma come le si usa. Ogni nuovo medium ha sempre provocato paura e diffidenza. Il filosofo
Socrate detestava la scrittura “perché insidiava il dialogo in piazza, per lui sola vera fonte di
dibattito, sapere, democrazia”
41
. Williams ci indica il giusto approccio: gli effetti di un medium
sono legati all’accettazione da parte del gruppo ed alle convinzioni che lo caratterizzano
(Williams, R.; 1981)
42
.
La gestione del contesto culturale al di fuori del medium può essere un punto di partenza per
un corretto utilizzo dei nuovi strumenti digitali?
39
Gamaleri, G. (2003). Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa: stampa, radio, televisione, new
media (Vol. 1). Kappa, Roma, 2003.
40
Riotta, G. (2013). ). Il web ci rende liberi? Einaudi, Torino, 2013, p. 47.
41
Riotta, G. (2013). ). Ibidem. Einaudi, Torino, 2013, p. 21.
42
Williams, R. (1981) Culture. London. HarperColins, trad it. Sociologia della cultura. Il Mulino, Bologna,
1983.