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Riassunto
Negli ultimi anni hanno trovato larga applicazione alcune discipline che si occupano
dello studio delle interazioni reciproche che si hanno tra i nutrienti e il genoma e le
proprietà benefiche che possono scaturire sulla salute. Nascono così la nutrigenomica
e la nutrigenetica, che trovano il loro ambito applicativo tramite quegli alimenti
definiti ‘funzionali’
La nutrigenetica permette di analizzare le varianti genetiche e la loro risposta alla
dieta, sia in caso di eventuale malattia che in stato di salute ottimale, mentre la
nutrigenomica permette di studiare e definire il ruolo che hanno le sostanze nutritive
nell’espressione genica.
I recentissimi progressi compiuti dalla genetica hanno permesso di formulare e
mettere in opera uno schema di ricerca nutrizionale che sia ancora più aderente alle
reali necessità dell’organismo, utilizzando più settori di studio quali la
nutrigenomica, la nutrigenetica, l’epigenetica, la trascrittomica, la proteomica e la
metabolomica fornendo cosi i mezzi adatti ad identificare endpoint molecolari non
riconosciuti e non pensabili. La ricerca genetica e quella relativa alla nutrizione
personalizzata dovranno portare allo sviluppo di una buona politica di sanità
pubblica nonché di fornire una migliore assistenza sanitaria a livello individuale.
Alla luce di queste nuove conoscenze sarà possibile in futuro utilizzare delle
raccomandazioni generali per l’assunzione di nutrienti, stilate da varie organizzazioni
nazionali e internazionali, in modo da soddisfare le esigenze di gruppi con specifici
patterns genetici, questo attualmente non è possibile perché gli studi riportati dalla
letteratura hanno preso in considerazione solo un piccolo numero di soggetti.
Questa tesi vuole evidenziare il ruolo che potrebbe avere la genomica nutrizionale
applicata all’alimentazione in età scolare con l’obiettivo di creare un piano di
nutrizione personalizzato per i bambini portatori di un determinato polimorfismo che
li predispone al rischio di sovrappeso o obesità. L’intento del lavoro è quello di
focalizzare l’attenzione sul fatto che applicando la nutrizione personalizzata secondo
il profilo genetico del soggetto, anche nelle scuole, non solo si eviterà di creare una
generazione di futuri obesi ma si educheranno tutti i bambini ad un'alimentazione
corretta e migliore.
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Introduzione
Ippocrate più di 2400 anni fa affermava “Che il cibo sia la tua medicina, che la
medicina sia il tuo cibo” sottolineando così l’elevata importanza dell’alimentazione,
Feuerbach nel 1850, sosteneva, inoltre, che “l’uomo è ciò che mangia e per pensare
meglio dobbiamo alimentarci meglio”. Attualmente due nuove scienze quali la
nutrigenomica e la nutrigenetica stando aprendo interessanti campi di ricerca per un
ottimale utilizzo dei vari principi alimentari, in modo da preservare le generazioni
future dalle cosiddette “malattie del benessere” tanto diffuse nella nostra epoca ed
ottenere quella buona salute da sempre ricercata.
Per perseguire questo scopo è necessario iniziare da una prevenzione in età scolare
perché così le nuove generazioni potranno crescere in una prospettiva di salute
migliore.
Secondo la definizione classica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , la Salute
è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente
l'assenza di malattia o infermità. Ci sono buone ragioni per dubitare che la salute in
questo senso possa essere facilmente raggiunta. Nordenfelt, infatti, suggerisce una
definizione di salute più cauta, descrivendola appunto come la capacità di una
persona, in circostanze normali, di realizzare i suoi obiettivi vitali, intesi come gli
obiettivi necessari e sufficienti per avere uno status ottimale di felicità e benessere,
cioè il perseguimento da parte di ogni individuo di una vita sana che si rispecchia in
un’alimentazione altrettanto sana. Difatti nutrizione, alimentazione e nutrizione
personalizzata vanno oltre il senso stretto del bisogno di “sfamarsi” e inseriscono il
concetto di cibo come fattore importante e principale per una buona qualità di vita.
Il cibo è un piacere così come l'identità culturale e personale, un pasto, molto spesso,
è un evento sociale, una manifestazione importante del rapporto con altri ciò
significa che il cibo è un aspetto fondamentale della felicità umana e del benessere,
non solo uno strumento per la salute. Di conseguenza la nutrizione personalizzata
applicata già in età scolare può far crescere le future generazioni con un concetto di
cibo diverso che possa essere utilizzato per perseguire non solo un aumento
dell’aspettativa di vita ma migliorarne la qualità, ottenendo uno stato di salute
ottimale.
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Capitolo 1
Nutrigenomica e Nutrigenetica
La correlazione tra nutrizione e salute è molto stretta e dipende dalla capacità di
adattamento dei geni e del loro funzionamento in base alla dieta effettuata.
Maggiore è l’efficienza del sistema, minore è il danno subito dai vari metabolismi.
Diversi studi epidemiologici hanno segnalato che nelle prime fasi di vita nell’uomo
si verifica l’imprinting metabolico, ciò avviene sia durante la vita fetale che nei primi
mesi di vita, in caso di sotto o sovralimentazione della madre in gravidanza e/o del
figlio, nei primi mesi, si provocano una serie di adattamenti genetici che portano a
problemi metabolici cronici in età adulta. Il nuovo settore della ricerca legato
all’utilizzo della metodica dei geni ricombinati sta aprendo nuovi orizzonti alle
scienze nutrizionali cambiando il valore nutritivo o le caratteristiche organolettiche
del cibo, o addirittura modificando i geni nelle persone a rischio di malattie croniche.
Molti studi evidenziano la necessità di fornire dettagli sul tipo di dieta e l’utilizzo di
particolari nutrienti che possono essere utili per il singolo individuo, cioè la necessità
di poter somministrare una dieta personalizzata. (Chavez A, et all 2003)
Gli attuali studi genetici sui fabbisogni nutrizionali, d’altra parte, stanno per essere
rivoluzionati dalla biologia molecolare utilizzata dalla Nutrigenetica e dalla
Nutrigenomica.
La Nutrigenetica permette di analizzare le varianti genetiche e la loro risposta alla
dieta, sia in caso di eventuale malattia che in stato di salute ottimale, mentre la
Nutrigenomica permette di studiare e definire il ruolo che hanno le sostanze nutritive
sull’espressione genica.
Unendo queste due scienze, che sono l’una complementare dell’altra, si apre la strada
allo sviluppo di una nutrizione personalizzata, di una dieta sana e alla realizzazione
di nuovi prodotti alimentari che devono rispettare le nuove esigenze dei
consumatori.( Simpoulos A.P. 2010)
È importante notare la differenza tra i termini di nutrigenomica e nutrigenetica
perché anche se questi termini sono strettamente correlati non sono intercambiabili.
La nutrigenetica indaga in particolare gli effetti delle mutazione nei geni associati
alla nutrizione, responsabili dell’assorbimento dei micronutrienti e del metabolismo
come anche gli effetti dietetici sulla salute. Il campo della nutrigenomica utilizza
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molteplici discipline e valuta gli effetti della dieta sulla stabilità del genoma (danni al
DNA a livello molecolare e cromosomico), le eventuali alterazioni all’epigenoma
(metilazione del DNA), le modificazioni nell’espressione di RNA e mRNA
(trascrittomica), l’espressione proteica (proteomica) e lo studio dei metaboliti
(metabolomica) ognuna delle quali può essere studiata indipendentemente o in modo
integrato per diagnosticare lo stato di salute o di malattia (figura 1).
Tuttavia, di queste discipline, solo lo studio delle mutazioni del DNA può far
individuare biomarkers chiari di patologia. I progressi nelle tecnologie di diagnostica
permettono di valutare le mutazioni del DNA, in relazione a valori dietetici di
riferimento per prevenire l’azione degli alimenti sul DNA. Cominciando, così a
tradurre in pratica il concetto di prevenzione del danno, poiché è ormai noto che le
mutazioni geniche sono la causa più importante dello sviluppo di malattie
degenerative e poiché esse possono essere diagnosticate con precisione, il loro
impatto può essere ridotto con una dieta appropriata e un buon stile di vita in
relazione al sottogruppo genetico dell’individuo.
Ci sono tre fattori principali che fanno della nutrigenomica e nutrigenetica delle
scienze, sebbene giovani, molto importanti. In primo luogo vi è nella popolazione
una grande diversità nel genoma ereditato, sia tra gruppi etnici sia tra singoli
individui, tale che influenza la biodisponibilità dei nutrienti e il loro metabolismo. In
secondo luogo, ogni individuo ha una disponibilità di cibo/nutrienti in relazione allo
stato culturale, alla situazione economica, alla posizione geografica e al gusto ed
infine la malnutrizione (per eccesso o per difetto) può influenzare l’espressione
genica e la stabilità del genoma portando a mutazioni della sequenza del DNA che
possono determinare un’anomala espressione genica manifestando fenotipi diversi
durante le varie fasi di vita. (Michael Fenech et all 2011) Gli studi epidemiologici
sono stati molto importanti per identificare le associazioni tra fattori di rischio e
insorgenza della malattia nei vari gruppi di popolazioni.
Grazie a questi studi si sono potuti sviluppare dei consigli dietetici specifici, ma la
maggior parte delle attuali linee guida alimentari prevedono come valore di
riferimento dei nutrienti, quello che garantisce un adeguato apporto per ottenere una
salute ottimale, non di un singolo individuo ma in generale della popolazione, da qui
la necessità di una nutrizione personalizzata che miri a ridurre il rischio individuale
di insorgenza di malattie, fornendo suggerimenti personalizzati.(Allison A. 2010)
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Possiamo considerare la nutrigenomica come una scienza multidisciplinare che viene
dopo la caratterizzazione del genoma umano e che pone una maggiore attenzione ai
dati riguardanti il genoma rispetto a quelli biochimici ed epidemiologici, con
l’obiettivo di comprendere gli aspetti eziologici di malattie croniche come il cancro,
il diabete mellito di tipo 2, l’obesità, le malattie cardiovascolari, la sindrome
metabolica, ecc.
La nutrigenomica apre la strada alla nutrigenetica, che studia le basi genetiche della
diversa risposta individuale allo stesso stimolo nutrizionale.( Miggiano GA, De
Sanctis R 2006)
I recentissimi progressi compiuti dalla genetica hanno permesso di stilare protocolli
di ricerca nutrizionale che prendano in considerazione le reali necessità
dell’organismo, utilizzando più settori di studio quali la nutrigenomica, la
nutrigenetica, l’epigenetica, la trascrittomica, la proteomica e la metabolomica
(figura 1), fornendo cosi i mezzi adatti ad identificare endpoint molecolari non
riconosciuti e non pensabili. (Michael Fenech et all 2011)
RNA
DNA
PROTEINE
METABOLITI
Sviluppo di
malattie
Salute
Nutigenomica e
Nutrigenetica
Trascrittomica
Proteomica
Metabolomica
Genomica nutrizionale
Figura 1: La Genomica nutrizionale. Mia elaborazione.
Epigenetica
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1.1 Approcci sperimentali
La capacità della dieta di influenzare l’espressione genica può manifestarsi agendo su
più siti di regolazione. I progressi nelle scienze –omiche, hanno permesso una
comprensione più rapida e completa di come i composti bioattivi influenzano la
salute umana, soprattutto quando sono considerati insieme ai dati anamnestici relativi
a fattori quali, quelli nutrizionali, clinici, fisiologici, demografici, ambientali e lo
stile di vita. Gli effetti biologici delle sostanze nutritive e dei composti bioattivi degli
alimenti dipendono da una serie di processi fisiologici tra cui l'assorbimento, il
trasporto, la biotrasformazione, l’utilizzazione, la conservazione e l’escrezione, e dai
meccanismi di azione cellulare come il legame con i recettori nucleari che
disciplinano i fattori di trascrizione. Ognuno di questi processi può coinvolgere
diversi geni, ciascuno dei quali può avere una serie di polimorfismi comuni la cui
espressione potrebbe alterare la specifica funzione e la risposta fisiologica ad un
composto presente nella dieta. La ricerca delle interazioni nutrienti-genoma ha
portato anche alla scoperta di come i geni influenzano le preferenze alimentari
agendo sui percorsi sensoriali o sul metabolismo energetico. (Michael Fenech et all
2011)
1.2 SNPs
Un polimorfismo a singolo nucleotide (spesso definito in inglese Single Nucleotide
Polymorphism o SNP) è una variazione, del materiale genico a carico di un unico
nucleotide, tale per cui l'allele polimorfico risulta presente nella popolazione in una
proporzione superiore all'1%. Al di sotto di tale soglia si è soliti parlare di mutazione.
Secondo il registro che li raccoglie, sono circa 10.000.000 ma il numero di varianti
sembra essere molto più alto di quanto previsto rappresentando la fonte maggiore di
variazione genetica che modifica la risposta di un individuo alla dieta. Nell’uomo
esistono in media 150.000/300.000 di queste variazioni minori e sono alla base di
una gran parte delle differenze tra gli individui. Lo studio dei polimorfismi ha
permesso di conoscere la storia dell’uomo, ma anche di valutare la suscettibilità a
importanti malattie come il diabete e le malattie cardiovascolari (Benzi L, Bertacca
A. 2010).
Essi sono le forme più comuni di mutazione della sequenza genica e possono
verificarsi nel 40-50% della popolazione.
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Si possono usare diversi approcci sperimentali per identificare questi polimorfismi. Il
metodo più comune è l’approccio del gene candidato, grazie a questa metodica si
possono studiare i polimorfismi di un gene che è selezionato in base alla sua
funzione riconosciuta o putativa (gene putativo: é un gene che é stato solo predetto in
base ad un’analisi bioinformatica o la cui esistenza é stata dedotta per via indiretta,
ma non ancora dimostrata sperimentalmente). A seconda del numero di SNPs del
gene e se alcuni hanno mostrato effetti funzionali, l’analisi può essere eseguita
mediante SNP singoli o combinazioni di SNPs. Studi recenti utilizzano metodiche
che possono applicare delle scansioni del genoma per identificare le varianti
genetiche non ancora conosciute che potrebbero modificare la risposta alla dieta.
Comprendere le basi genetiche della variabilità individuale nella risposta ai nutrienti
fornirà una misura più accurata dell’azione sui tessuti bersaglio e consentirà una
maggiore comprensione degli effetti sulla salute umana e sul rischio di malattia.
(Michael Fenech et all 2011)
1.3 Prime applicazioni della nutrigenomica
Un esempio di come la nutrigenomica è stata utilizzata per chiarire il ruolo di
specifici fattori dietetici viene dallo studio sull’interazione tra caffé e cardiopatia.
Diversi studi hanno esaminato quest’associazione e hanno concluso che il caffé può
aumentare il rischio di cardiopatia o non dare alcun effetto. Nonostante il caffé sia
una bevanda piuttosto complessa contenente un gran numero di composti bioattivi, è
una delle principali fonti di caffeina e ci sono notevoli evidenze che quest’ultima
potrebbe essere particolarmente dannosa per il sistema cardiovascolare.
La nutrigenomica ha evidenziato che la caffeina è responsabile dell’aumento del
rischio di infarto del miocardio tra gli individui che hanno una mutazione di un gene
che li rende “lenti metabolizzatori” della caffeina ma non ha alcun effetto tra gli
individui che sono “veloci metabolizzatori”.
La celiachia è un altro esempio che dimostra la relazione tra difetto genetico e
nutrizione personalizzata. Questa malattia debilitante è data da un’incapacità di
metabolizzare il glutine presente nei cibi della dieta. Essa si manifesta con gravi
sintomi infiammatori, che portano ad un cambiamento dei villi del colon,
modificazioni che possono essere controllate in modo significativo da un rigido
regime dietetico.