6
INTRODUZIONE
Il seguente lavoro è suddiviso in due parti, dopo questa
introduzione che si presenta come un breve excursus sulle origini
storiche e culturali del fumetto e i suoi rapporti con le arti visive,
analizzeremo le strutture che compongono il linguaggio del fumetto, sia
secondo l‟aspetto iconico sia per quanto riguarda l‟aspetto verbale.
Inoltre analizzeremo i vari tipi di montaggio rilevando analogie con
altri linguaggi come quello cinematografico, ma non solo. Nella
seconda parte bibliografica invece affronteremo la problematica del
fumetto d‟autore, sia in Francia che in Argentina ed in particolare modo
in Italia, quando tra il finire degli anni Settanta e i primi anni Ottanta si
svilupperà quel fenomeno artistico chiamato Nuovo Fumetto Italiano,
grazie a riviste come Cannibale e soprattutto Frigidaire.
Infine alcune analisi di fumetti seguendo una particolare scheda di
lettura che utilizza gli elementi teorici della narratologia e che tenderà
ad evidenziare le caratteristiche dei testi affrontati. Avremo quindi la
fabula e l‟intreccio secondo lo schema di Tomasevskij, lo smontaggio
seguendo la suddivisione di Barthes tra nuclei ed indizi e lo schema di
Imbasciati e Castelli che collega montaggio cinematografico e
montaggio nel fumetto. Poi individueremo i possibili narrativi secondo
il modello di Bremond, il ritmo, i procedimenti narrativi, i modi di
rappresentazione della realtà e la distinzione tra autore reale, autore
implicito e narratore secondo la distinzione di Genette; infine il
rapporto tra tempo narrato e tempo di lettura, lo spazio e i personaggi
seguendo il modello attanziale di Greimas. A queste analisi per finire
seguiranno alcune brevi letture di storie a fumetti.
7
0.1. Le origini e gli antenati
Nell'ultimo decennio dell'ottocento l'industria culturale del mondo
occidentale mise a punto tre nuovi e nevralgici mezzi di comunicazione
di massa, dotati di quei linguaggi che l‟avrebbero caratterizzata nel
corso del secolo successivo, in particolare modo per la sua prima metà.
Questi tre nuovi Media erano : il cinema inventato dai fratelli
Louis-Jean e Auguste Lumière, la radio grazie agli studi di Guglielmo
Marconi, e il fumetto con la pubblicazione negli Stati Uniti delle prime
tavole di Yellow Kid ad opera di Richard Felton Outcault sul
quotidiano New York World.
La disputa sulle origini del fumetto ha sempre suscitato
controversie. Molti studiosi individuano tra gli antenati illustri del
fumetto esempi importanti d‟arte colta: dalla Biblia Pauperum (figura 1,
d‟ora in poi fig.), ai bassorilievi della colonna Traiana
1
, fino a
all‟arazzo di Bayeaux (fig.2), conservato nell‟omonima cittadina
francese, dove sono ricamate, in una suggestiva successione di scene, le
vicende riguardanti la conquista dell‟Inghilterra da parte dei Normanni
di Guglielmo il Conquistatore. In questo arazzo lungo circa settanta
metri, la tecnica del racconto per immagini è assai vicina a quella del
fumetto moderno
2
.
Tuttavia è molto più corretto legare la nascita dei comics
3
all‟ambito di sviluppo della moderna comunicazione di massa, sia per
le caratteristiche tecniche, tipiche della produzione seriale a stampa, sia
per il mezzo attraverso cui sono stati diffusi, il quotidiano.
1
Cfr. Favari P., Le nuvole parlanti, Bari, Ed. Dedalo, 1996, p.19.
2
Cfr. Strazzulla G., I fumetti, Firenze, Sansoni, 1970, p.10.
3
Comics è il termine anglosassone con cui vengono chiamati i fumetti.
8
Ormai chi si occupa di fumetti è concorde nello stabilire nel 1896
la data di nascita dell‟industria del fumetto e nell‟indicare negli Stati
Uniti la sua patria
4
:
Alla fine del secolo scorso gli Stati Uniti si avviano a diventare una
grande potenza internazionale, ma sono una società ancora in
formazione e caratterizzata da un‟estrema eterogeneità etnica e razziale,
senza tradizioni comuni o riconoscibili gli manca quella tradizione di
tipo letterario e umanistico presente in Europa, ma che fa sì che sia
forte la necessità di un‟identità culturale unitaria, affidata all‟immagine
più che alle parole; non a caso sia il cinema sia il fumetto trovano
all‟inizio il terreno più fertile per il proprio sviluppo in America dove
serviva un linguaggio facilmente accessibile a tutti, anche al lettore
culturalmente sprovveduto.
Alcuni editori americani si resero subito conto che i fumetti non
erano solo semplici storie disegnate con una formula innovativa, ma
costituivano un prodotto dalle enormi potenzialità. Il fumetto si
dimostrò ben presto come un prodotto culturale di largo consumo, che
ha diviso le proprie convenzioni e le proprie modalità narrative
partendo dal mezzo giornalistico e dalle sue necessità sociali, dalle
quali avrebbe cominciato ad emanciparsi solo negli anni Trenta con la
formula autonoma del Comic-book.
5
. Con la nascita dell‟industria del
fumetto si perfezionò anche un nuovo tipo di distribuzione, si
svilupparono nuove tecnologie di stampa, si aprirono nuovi settori
merceologici.
Fin dall‟inizio il fumetto occupò una posizione d‟assoluto
privilegio nella produzione dell‟immaginario d‟inizio secolo
4
Cfr. Castelli A., Cent’anni d’industria, in AA.VV., GULP! 100 anni a fumetti,
Milano, Electa, p.43; e cfr. Campione D., Un percorso articolato, in Moliterni C.-
Denni M.-Mellot P., Il fumetto 100 anni di avventure, Torino, Universale Gallimard,
1996, p.131.
5
Il comic-book è un fascicolo contenente in genere un episodio completo, oppure a
continuazione, di un personaggio. Il corrispondente ( ma non del tutto equivalente)
termine italiano è quello di albo.
9
diventando ben presto un fenomeno socialmente rilevante, tanto da
dotarsi d‟apparati produttivi ben attrezzati, modernamente strutturati,
capaci di soddisfare capillarmente le domande del pubblico
6
. Nacquero
i syndicates
7
, speciali agenzie che vendevano ai giornali il materiale a
fumetti. Il linguaggio dei fumetti creò anche un‟inedita figura d‟artista,
una creatura ibrida come certi personaggi mitologici: un po‟ pittore, un
po‟ illustratore, un po‟ scrittore, un po‟ regista, un po‟ giornalista.
Mentre nei confronti della società, l‟autore di fumetti si inventò un
nuovo ruolo d‟artista che potremmo definire “industrializzato”
8
cioè
prodotto dall‟epoca della riproducibilità tecnica dell‟opera d‟arte
.
0.2. La riflessione sul fumetto
Nonostante il suo precoce sviluppo che dimostrò da subito come il
fumetto non era certo un fenomeno socialmente marginale, la
riflessione sui comics ha una storia diversa da quella della riflessione
sul cinema o sulla radio; infatti “il filo di una tenace e per molti versi
inspiegabile discriminazione intellettuale attraversa l‟orizzonte dei
comics“
9
, e questa discriminazione ben visibile a tutti, è da attribuire
alla stessa struttura del fumetto, al suo essere niente altro che un
“magnifico bastardo”
10
.
6
Cfr. Brancato S., Il magnifico bastardo. Critica e fumetto, connubio imperfetto, in
AA.VV., GULP! 100 anni a fumetti, op. cit., p.31; “generavano dinamiche di forte
interazione, desiderio, attesa. Scardinavano gli eventi della storia. Fissavano
archetipi.” .
7
Tipico del sistema produttivo statunitense, il Syndicate è l‟organizzazione produttiva
e distributiva di vari generi di media, in particolare fumetti.
8
Cfr. Favari P., op. cit., p.17; ”quanto più l‟apparato industriale tende a mercificare
anche il prodotto artistico, tanto più l‟artista è chiamato a rendere bello l‟oggetto di
consumo, a sublimare il prodotto industriale” .
9
Cfr. Brancato S., op. cit., p.31.
10
Ibidem; “ proprio per questo suo essere ibrido, né carne né pesce è stato denigrato e
indesiderato dalla cultura occidentale per tanto tempo guadagnandosi l‟appellativo di
magnifico bastardo” .
10
Questo significa che mentre il cinema focalizzava su di sé gran
parte dell‟attenzione per il forte impatto che suscitava sul pubblico
11
; e
dalla sua, la radio aveva il dono della parola, che grazie alla tecnologia,
abitava il mondo simultaneamente costituendo il vero laboratorio della
moderna società televisiva
12
, il fumetto era (ed è) la sinergia funzionale
tra codice iconico e codice verbale, il compromesso tra letteratura e
immagine, un ibrido o un “corpus eterogeneo”
13
un prodotto ibrido che
è nato stabilendo rapporti diretti con le arti preesistenti.
In ogni modo questa discriminazione gli italiani la possono
avvertire già nel termine fumetto in sé. Infatti, negli Stati Uniti e in
Inghilterra i fumetti vengono chiamati comics, riferendosi alle prime
strisce disegnate che avevano appunto caratteristiche comiche. In
Francia il fumetto è la bande dessinèe cioè la striscia disegnata, con
l‟intento di sottolineare come ogni vignetta del fumetto sia inserita in
una continuità narrativa, e lo stesso si può dire per il vocabolo spagnolo
historietas o il termine cinese lianhuanhua (cioè immagini concatenate),
quindi senza alcun sottendimento negativo
14
.
Ma in Italia il vocabolo con cui è conosciuto viene ancora utilizzato
volentieri per denigrare romanzi e film con esclamazioni come “trama
da fumetto” e “dialoghi da fumetto” che abitualmente incontriamo su
riviste e giornali. Nello stesso dizionario Zingarelli alla voce fumetto
non si legge solo : “breve battuta di dialogo che sembra uscire dalla
bocca dei personaggi raffigurati in narrazioni svolte quasi soltanto per
via di immagini” e quindi “spec. Al pl. La narrazione così svolta:
fumetti d‟avventure, per ragazzi”, ma anche “spreg. Opera narrativa,
11
Ibidem; “oggi possiamo solo immaginare cosa rappresentasse, in un‟epoca di per sé
assetata di immagini, la possibilità di veder luoghi e corpi in movimento…Lo sguardo
artificiale del cinema produceva una nuova mitopoiesi del mondo…”.
12
Ibidem
13
Ibidem; ”come avrebbe detto Roland Barthes qualche anno dopo, con diverso
investimento di valore.”.
14
Cfr. Raffaelli L., Il fumetto. Un manuale per capire, Il Saggiatore, Milano, 1997, p.
8.
11
teatrale o cinematografica di contenuto per lo più banale e risaputo,
trattato con superficialità, gusto per l‟effetto e in modo da ottenere una
facile presa sul pubblico.”
15
. Risulta chiaro quindi come paragonato con
gli altri termini, il vocabolo italiano fumetto risulti essere sia limitativo
sia superficiale.
Il fumetto, cioè il balloon, è lo spazio entro il quale vengono scritte
le parole dei dialoghi e che sembra uscire dalla bocca dei personaggi
(solitamente con la forma di nuvoletta)
16
, quindi è solo uno dei possibili
strumenti della narrazione disegnata al pari delle linee cinetiche o delle
onomatopee.
Addirittura nei primi fumetti americani importati e tradotti in Italia
pubblicati sul Corriere dei Piccoli (fig.3), supplemento domenicale del
Corriere della Sera diretto da Antonio Rubino, viene soppressa la
soluzione grafica dei balloons in favore di leziose rime a piè di vignetta
“vanificando così tutta la complessità del processo che aveva portato
alla definizione di campo del medium, quindi attuando una regressione
linguistica, con l‟unico scopo di rimarcare il primato letterario nella
nostra cultura ufficiale.”
17
.
Comunque la discriminazione che circonda il fumetto si trasformò
presto in vero pregiudizio che portò negli anni Cinquanta negli Stati
Uniti (e di riflesso anche in Europa) ad una vera e propria crociata
contro i comics. Ci fu un proliferare di grida d‟allarme da parte di
psicologi e pedagoghi atterriti dall‟influenza esercitata sugli adolescenti
dai fumetti accusati di sedurre indifesi giovani lettori con “le immagini
della devianza”
18
.
A capo di questa crociata vi era lo psicologo statunitense Frederic
Wertham che nel 1954 pubblicò un libro dal titolo “Seduction of the
15
Cfr. AA.VV., Zingarelli (Lo). Vocabolario della lingua italiana di Nicola
Zingarelli, Dogliotti Miro, Rosiello Luigi (a cura di), Zanichelli, Bologna, 1996.
16
Per questo motivo i fumetti vengono anche soprannominati le nuvole parlanti .
17
Cfr. Brancato S., op. cit., p. 35.
18
Ibidem , p.32.
12
innocent”, violento e moralistico attacco ai comics accusati di una sorta
di strage mentale degli innocenti
19
:
“non dovendo più correre con l‟occhio da sinistra a destra, come fa
quando legge una riga della pagina scritta, ma bastandogli con il
fumetto un solo sguardo per capire tutto, a poco a poco il globo oculare
del bambino perderà l‟abitudine di ruotare nel proprio umido alveo, i
nervi si atrofizzeranno, l‟organo s‟immobilizzerà.”
20
.
Ovviamente in un clima di caccia alle streghe la crociata di
Wertham riuscì nel suo intento, portando all‟istituzione di una specie
d‟Indice, un codice di censura morale chiamato Comic Code Authority,
con il compito di censurare scene di violenza e sesso (l‟equivalente
dell‟Hays Code cinematografico). Nelle cifre il risultato di questa
degenerazione puritana portò il numero dei titoli che si pubblicavano
negli Stati Uniti nel 1954, e cioè seicentocinquanta , a
duecentoquarantacinque nel solo 1956
21
.
Ma la riabilitazione non poteva tardare e infatti “con la solita
miopia, il mondo della cultura ha cominciato ad interessarsi, e a
lasciarsi perfino affascinare, dai fumetti proprio nel momento in cui
entrava in crisi l‟egemonia sul pubblico di questo mezzo d‟espressione,
e dopo che l‟età dell‟oro dei fumetti era passata sotto il naso degli
intellettuali senza che questi nemmeno se ne accorgessero.”
22
. Tutto
questo avviene negli anni Sessanta quando gli intellettuali e gli artisti
della Pop Art scoprirono i fumetti insieme con altre delizie negate fino
allora alla cultura , racchiuse nel “giardino proibito”
23
dei mass media.
Nel 1965 esce in Italia un‟opera fondamentale con cui Umberto
Eco
24
diede una nuova spinta teorica sull‟analisi dei fumetti
19
Cfr. Favari P., op. cit., p.14.
20
Cfr. Wertham F., Seduction of the Innocent, Rinehart & Co., New York, 1954.
21
Cfr. Gianmanco R., Immagini, Vignette, Visioni, La Nuova Italia, Firenze, 1991,
p.XI.
22
Cfr. Gubern R., Il linguaggio dei comics, Milano Libri, Milano, 1975, p. 5.
23
Cfr. Favari P., op. cit., p.16.
24
Cfr. Eco U., Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano, 1965.
13
premettendo alcune proposte di ricerca che diverranno la base di tutti
gli studi successivi compreso il mio.
Eccone il testo:
“Fumetti: la successione cinematografica delle strips. Ascendenze
storiche. Differenze. Influenze del cinema. Processi apprendimento
implicati. Possibilità narrative connesse. Unione parola-azione
realizzata mediante artifici grafici. Nuovo ritmo e nuovo tempo
narrativo derivato. Nuovi stilemi per la rappresentazione del
movimento (i disegnatori di fumetti copiano alla moviola; non da
modelli immobili, ma da fotogrammi che fissano un movimento del
movimento). Innovazioni della tecnica dell‟onomatopea. Influenze
delle tecniche pittoriche precedenti. Nascita di un nuovo repertorio
iconografico e di standardizzazioni che ormai funzionano come topoi
per la koinè dei fruitori (destinati a divenire elementi di linguaggi
acquisito per le nuove generazioni). Visualizzazione della metafora
verbale. Stabilizzazione di tipi caratterologici, loro limiti, loro
possibilità pedagogiche, loro funzione mitopoietica.”
25
.
Così dopo la scoperta dell‟importanza dei fumetti come fenomeno
di massa, è arrivato il riconoscimento che sono dotati di un complesso e
articolato sistema di comunicazione, “di un codice di lettura comune a
milioni di lettori, di una koinè.”
26
.
Fondamentale resta la lettura di “Steve Canyon”
27
(fig.4) in cui
Eco applicò l‟analisi semiotica ad un classico dei comics, rivelando
dietro l‟apparente semplicità del testo una sofisticata struttura di
significazione.
Con questa opera suscitò un dibattito esterno e duraturo tra gli
intellettuali italiani producendo, tra le altre cose, effetti significativi in
direzione della legittimazione del fumetto nel nostro contesto culturale.
25
Ibidem , p.61.
26
Cfr. Favari P., op. cit., p.17.
27
Steve Canyon è un personaggio inventato da Milton Caniff uno dei maestri del
fumetto mondiale.
14
Fu così che in uno dei primi saggi italiani sul fumetto, Gaetano
Strazzulla riconosceva ai comics “la qualifica di mezzo d‟espressione
originale, capace quanto qualsiasi altro mezzo di manifestazioni del
talento artistico, perché possiede una forza di rappresentazione e una
libertà d‟invenzione pari alla letteratura, alle arti figurative, al
cinema.”
28
.
Così come al cinema suo gemello, cui questo riconoscimento è
stato già dato, anche al fumetto non si può più contestare il diritto di
appartenere alla cultura contemporanea, in quanto arte popolare del
nostro secolo che ha sostituito le storie degli eroi e dei paladini del
passato, creati a suo tempo dalla tradizione folkloristica per gioco, per
divertimento, per necessità di consolazione e d‟evasione
29
.
Anche Gino Frezza in un suo recente saggio, mette a nudo queste
verità:
“sia i fumetti sia i film comunicano attraverso un‟eterogeneità di
linguaggi, di codici, e di segni, nell‟intersezione e nel movimento di
immagini, parole, suoni, gesti. Il mito si reinsedia nella loro
articolazione. Ma rivive e si riformula specialmente grazie all‟intensità
che caratterizza la relazione di questi due media con il proprio
pubblico.”
30
.
Gli anni Sessanta vedranno anche la nascita di un fenomeno , che
verrà chiamato “fumetto d‟autore”, che influenzerà lo sviluppo
linguistico del medium.
Si chiamò così probabilmente per dargli più importanza, in modo
da consentire agli intellettuali d‟approcciarsi al fumetto avvertendo
meno il peso della colpa, ma i comics si erano già nutriti d‟artisti del
fumetto d‟indubbio valore come Burne Hogarth, Alex Raymond,
Windsor McCay, il già citato Milton Caniff etc…(fig. 5 6 7).
28
Cfr. Strazzulla G., op. cit., p.6.
29
Ibidem
30
Cfr. Frezza G., La macchina del mito tra film e fumetti, La Nuova Italia, Firenze,
1995, p.3.