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INTRODUZIONE
La diffusione degli aggregati e dei gruppi di imprese, e la loro rilevanza nello
scenario economico nazionale, hanno reso necessario approfondire lo studio di tali
fenomeni, oltre a far emergere l’esigenza di un intervento da parte del legislatore
nel riconoscimento di quelle forme aggregative, comunemente usate nei mercati
nazionali e internazionali, finora riconducibili a modelli di coordinazione non più
efficaci per rappresentare le moderne relazioni tra imprese. Gli interventi, da
tempo auspicati dagli attori imprenditoriali, si rinvengono nella creazione, da
parte del legislatore italiano, di un nuovo strumento aggregativo, il contratto di
rete di imprese.
Il contratto di rete rappresenta un’importante strumento strategico, oltre che
organizzativo, volto a favorire l’innovazione e la creazione di capacità
competitive. Si rivolge in particolare alle imprese di modeste dimensioni, che
caratterizzano l’imprenditorialità italiana, ed è per questo che, con l’adeguato
sostegno da parte delle autorità istituzionali, si propone di rappresentare una
rivoluzione nello scenario economico italiano. In virtù delle sue peculiari
caratteristiche, il contratto di rete si dimostra idoneo all’utilizzo da parte di diversi
soggetti, all’interno di numerose realtà e per il conseguimento di molteplici scopi.
Il seguente elaborato si propone di approfondire l’analisi del contratto di rete
come strumento di aggregazione aziendale, definendo quali siano i reali vantaggi
rispetto alle altre forme di aggregazione ed evidenziando le caratteristiche che
portano la rete a costituire una adeguata variante dei gruppi aziendali. Il lavoro
proposto scompone l’argomento, invece di assumere il contratto di rete come una
evoluzione delle altre forme di aggregazione contrattuale, si intende partire
dall’analisi generale del fenomeno dei gruppi, per procedere verso l’evoluzione di
forme sempre più particolari di aggregazione e collaborazione tra imprese, fino ad
analizzare il contratto di rete sotto il profilo giuridico, aziendalistico e
manageriale.
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Pertanto, nel primo capitolo di questo lavoro, ci si propone di evidenziare gli
aspetti caratterizzanti dei gruppi aziendali e le aggregazioni, le modalità
costitutive, i vantaggi e gli scopi perseguibili secondo la diffusa dottrina
aziendalistica. Si analizzano i meccanismi di economicità e la riorganizzazione
aziendale dei singoli istituti, evidenziando come la scelta aggregativa comporti
modificazioni nella struttura organizzativa delle imprese, la quale porta la singola
impresa ad vedere diminuita la propria autonomia in virtù della sua appartenenza
al gruppo, ed assumere le finalità di quest’ultimo come prioritarie. In particolare si
vogliono evidenziare quei criteri in base ai quali si definisce il gruppo aziendale,
analizzando la possibilità di superare definizioni ormai obsolete e ricercandone
una che sia il più fedele possibile alla realtà odierna del fenomeno.
Il secondo capitolo si propone di chiarire il quadro della vigente normativa
riguardo le aggregazioni di imprese, evidenziando i disposti normativi sui quali si
costruisce la disciplina del controllo e delle singole forme di concentrazione. La
normativa italiana, con l’intervento del legislatore riguardo il contratto di rete e le
sue modificazioni dal 2009 ad oggi, risulta essere tra le più complete in tema di
aggregazioni tra imprese, eppure è ancora grande la distanza tra le fattispecie
disciplinate e i casi che si realizzano nello scenario economico, ricollegandosi a
forme in continua evoluzione. Il capitolo ha l’obiettivo di evidenziare i limiti della
normativa italiana in tema di aggregazioni aziendali e chiarire i pilastri sui quali
questa si fonda quali la nozione di controllo e coordinamento, la responsabilità e
gli obblighi di trasparenza in capo ai soggetti associanti.
Nel terzo capitolo saranno trattate le questioni inerenti il controllo derivante da
vincoli di tipo contrattuale o le forme aggregative nate sulla base di accordi
informali. Si intende concentrarsi su quelle forme di tipo contrattuale e
relazionale, alle quali fanno ricorso in misura prevalente le piccole e medie
imprese. Queste rappresentano le forme aggregative fondate sulla collaborazione e
lo sfruttamento di sinergie, con l’obiettivo di migliorare la propria capacità
economica e competitiva, in cui la nozione di controllo e la presenza di un
soggetto dominante perdono la valenza assunta nelle aggregazioni di tipo
patrimoniale, assegnando primaria importanza agli scopi che si intendono
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raggiungere attraverso l’aggregazione e alla cooperazione. In questo capitolo sono
descritte le principali forme di aggregazione contrattuale, mettendo in rilievo le
differenze tra di esse, i principali vantaggi e svantaggi, le motivazioni e le finalità
raggiungibili delle singole fattispecie. Inoltre saranno analizzate le forme di
collaborazione tra imprese, come regolate dalle “Linee direttrici sugli accordi di
cooperazione orizzontale” proposte dalla Commissione Europea, e le relazioni
informali che creano ingerenze nell’autonomia gestionale e strategica da parte di
soggetti esterni, fino alle reti che rappresentano oggi un moderno modello
organizzativo basato sulle relazioni tra imprese.
Il quarto capitolo, si occuperà della approfondita analisi del contratto di rete,
secondo i criteri evidenziati nei capitoli precedenti. Si intende approfondire
l’origine di tale istituto, sia come avvenuto sul piano economico, attraverso la
nascita di reti relazionali, sia sul piano giuridico tramite l’istituzione di tale
strumento con l’articolo 3 comma 4ter e 4quater del d.l. n. 5/2009, e le sue
evoluzioni fino ad oggi. A seguire saranno analizzati quegli aspetti ammessi come
caratterizzanti delle aggregazioni e dei gruppi di imprese, i vantaggi conseguibili
tramite questo strumento e la definizione puntuale del contratto dal punto di vista
aziendalistico e giuridico. Infine saranno affrontati i temi chiave riguardanti il
contratto di rete inserito nella realtà economica odierna, cercando di evidenziare
per quali motivazioni questo modello assuma la sua rilevanza nello scenario
economico italiano. In tal senso saranno approfonditi gli aspetti riguardanti il
superamento di limiti geografici e dimensionali, gli aspetti lavoristici e la
responsabilità, inoltre si intende analizzare quali siano le conseguenze di questo
nuovo strumento all’interno del sistema finanziario, analizzando la possibilità di
estendere il rating anche al modello aggregativo delle reti, con la diretta
conseguenza di facilitare l’ingresso al credito ed eventualmente la previsione di
strumenti finanziari creati specificatamente per questo istituto. Lo scopo di questo
capitolo è evidenziare come il contratto di rete possa essere utilizzato sia come
modello gestionale che organizzativo, costituendo uno strumento a servizio delle
diverse forme aggregative esistenti, oppure rappresentando una nuova forma di
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concentrazione che, per le sue particolari caratteristiche, possa sostituirsi a quelle
comunemente utilizzate.
Infine nel quinto ed ultimo capitolo si propone un’analisi quantitativa
riguardante la diffusione del contratto di rete. Si intende ricercare quali aspetti del
contratto di rete abbiano apportato tangibili modificazioni nello scenario
economico, come questo strumento è stato utilizzato nei primi 5 anni dalla sua
nascita e si cercherà di delineare quale sia la direzione intrapresa dall’Italia e
dall’Europa per il futuro del contratto di rete. In particolare i dati rappresentati
intendono descrivere la realtà economica del contratto di rete secondo tre profili:
la diffusione territoriale, prevalentemente su base regionale, le applicazioni
settoriali, evidenziando in quali settori il contratto di rete si sia dimostrato più
idoneo come strumento gestionale e strategico, ed infine si intendono analizzare le
performance delle imprese che hanno sottoscritto il contratto di rete, paragonarle
con imprese provenienti dalla stessa realtà economica ed osservare quali siano i
risultati raggiunti.
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CAPITOLO 1
LE AGGREGAZIONI E I GRUPPI AZIENDALI
1.1 - LE CONCENTRAZIONI AZIENDALI
Le imprese nel corso degli anni hanno dimostrato una continua tendenza alla
crescita dimensionale esterna. Tuttavia questo fenomeno non si lega solamente
alla natura dimensionale dei soggetti, ebbene questa generalmente sia alla base di
alcune scelte strutturali. Le grandi imprese tendono all'aggregazione per i vantaggi
collegati alla diversificazione del rischio e al potere di mercato ottenibile,
tendenzialmente in questa classe dimensionale si preferiscono rapporti su base
patrimoniale, data la stabilità che essa comporta e la tutela dei diritti decisionali
della controllante da parte della legislazione in materia di controllo e
coordinamento. Le imprese di medie e piccole dimensioni invece costruiscono
aggregazioni principalmente per finalità interne, per migliorare lo sfruttamento
della specializzazione o per perseguire economie di scala ed obiettivi di efficacia
ed efficienza.
Data l'importanza del fenomeno dei gruppi aziendali, sia per coloro che
operano in azienda sia per gli studiosi di varie discipline, è necessario definire
cosa si voglia concretamente intendere con l'espressione “gruppo aziendale”. Con
il tempo tale definizione ha assunto connotati diversi sia per il cambiamento della
legislazione in materia, sia per l'uso che viene fatto nella pratica di tale struttura
organizzativa. Ogni azienda, perseguendo il proprio fine, costruisce relazioni di
tipo economico, e non solo, con gli altri soggetti presenti sul mercato e che
operano nel medesimo ambiente. Tali legami hanno intensità variabile: si va dai
legami più deboli costituiti da semplici relazioni di scambio a quelli più forti nel
quale un soggetto esercita un'influenza decisionale notevole su un altro. È
necessario considerare l'intensità di tali legami nella valutazione della posizione
dell'impresa sul mercato, i cui effetti rivestono un ruolo importante negli studi di
economia aziendale.
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Gli aggregati aziendali possono essere definiti come “un insieme di attività
economiche che vengono realizzate in una logica unitaria da una o più aziende
collegate da legami stabili, tali da limitare l'autonomia decisionale delle singole
unità a favore della creazione, anche parziale, di una logica di gruppo”
1
. Sebbene
esistano diverse definizioni e possano trovarsi differenze e analogie tra
aggregazioni, concentrazioni e gruppi, è difficile chiarire una distinzione netta tra
queste fattispecie. Zattoni (2000) prova a darne una distinzione esaustiva:
I gruppi economici sono caratterizzati dall’unitarietà del soggetto economico,
distinzione giuridica delle aziende e da una formalizzazione dei legami tra le
aziende (gruppi di aziende di produzione, joint venture)
Gli aggregati formali sono caratterizzati dalla mancanza di un soggetto
economico unitario, dalla pluralità di aziende giuridicamente distinte e dalla
formalizzazione delle relazioni tra le aziende (cartelli, consorzi).
Gli aggregati informali hanno solo il requisito della pluralità di aziende
giuridicamente distinte (reti di subfornitura, distretti)
Gli aggregati intra-aziendali sono caratterizzati dalla unitarietà del soggetto
economico, dalla formalizzazione delle relazioni tra le combinazioni economiche
e dalla unitarietà dal punto di vista giuridico
2
.
La classificazione delle aggregazioni viene usualmente fatta sulla base del tipo
di legame tra i soggetti, arrivando però ad una classificazione non completamente
soddisfacente, con classi che restano eterogenee al loro interno e numerosi casi
limite la cui vera natura non può essere ridotta alla sola definizione del rapporto
che ne è alla base. Un'ulteriore classificazione utile ed efficace può essere
condotta sulla base della finalità che il rapporto tra le imprese intenda perseguire,
sia esso esterno, legato cioè al dominio e l'affermazione di un potere rilevante sul
mercato, sia interno, con obiettivi quali il raggiungimento dell'efficienza,
1
Zattoni A., “Economia e governo dei gruppi aziendali”, Egea, Milano, 2000, p. 16
2
Zattoni A., “Economia e governo dei gruppi aziendali”, Egea, Milano, 2000, p. 18