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La situazione si modifica a partire dagli anni Venti , quando comincia a delinearsi
il cosiddetto turismo di massa, cosi denominato perché sviluppatosi all’interno
della società di massa, determinato dal riconoscimento delle ferie retribuite ai
lavoratori dipendenti e dalla trasformazione avvenuta nel settore dei trasporti, con
la diffusione dell’automobile prima e dell’aereo poi, che velocizzano
sensibilmente i viaggi.
Anche nell’epoca del turismo di massa non mancano pratiche turistiche che
potremmo definire alternative, in quanto si fondano prevalentemente su una scelta
individuale, che tentano di entrare in contatto con una determinata cultura,
conoscendo l’ambiente naturale e umano, la storia e le tradizioni, la comunità e gli
individui. Tra queste tipologie possiamo citare il turismo rurale, gastronomico,
culturale, enoturistico, verde, viaggio di avventura e di studio.
1.2 Considerazioni per una pianificazione urbanistica e culturale, ad
indirizzo turistico.
Il turismo rappresenta in Sardegna il settore economico di maggiore potenzialità
ed il nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale.
Il turismo sta ormai cambiando in continuazione, se ne scoprono nuove forme che
fino a poco tempo prima erano impensate.
Una prima caratteristica del turismo attuale è che deve rispondere alla logica della
variabilità e provvisorietà, logica che ha come fattore centrale il consumo dei
luoghi, delle risorse naturali, di quelle umane e culturali, e cosi via. Il consumo è
sempre stato il fondamento stesso del turismo. Una seconda caratteristica è che si
tratta di un fenomeno globale. Il turista, per la sua capacità di andare ovunque,
prima di scegliere e andare in un determinato luogo, pondera tutto ciò che questo
luogo può offrire. Una terza caratteristica del turismo attuale è che ha un pubblico
sempre più vasto e che esprime domande che non vanno in una sola direzione. Chi
sceglie un luogo di vacanza per il mare e le coste, vuole anche vedere la città,
visitare i monumenti e i musei, conoscere i paesi e le loro tradizioni, inoltrarsi
nella campagna con i suoi sapori locali, e cosi via.
Il turismo ha avuto un ruolo centrale anche sul piano territoriale perché ha
accentuato il fenomeno dell’urbanizzazione dei luoghi non solo di quelli fruiti nel
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tempo libero, ma soprattutto sul piano culturale perché ha modificato i
comportamenti individuali e le forme sociali di aggregazione e di comunicazione
delle popolazioni. Sulla base di questi mutamenti si può capire perché negli ultimi
due decenni si sono costituite le premesse che hanno inserito il turismo sardo in
un altro ciclo di mutamento, caratterizzato dal fatto che l’offerta e la domanda
turistica iniziano ad espandersi dalle aree costiere e urbane a quelle interne
all’isola. Il binomio sole-mare continua ad essere il primario fattore di sviluppo
del turismo sardo, ma esso non è più sufficiente. Agli elementi del turismo
balneare (sole e mare) si aggiungono cosi le culture locali, comprendendo in esse
la cucina, l’artigianato, le forme di vita sociale tradizionale e rurale.
Il turismo rientra certamente nella sfera economica, ma questo aspetto è la parte
finale di un processo che è nel contempo formativo (si pensi alla necessità di
affinare le professionalità del settore turistico) culturale (le popolazioni si devono
riconvertire ad una sorta di cultura dell’accoglienza), ambientale (si deve
rafforzare una maggiore attenzione e sensibilità verso le risorse naturali del luogo
di appartenenza, d’altronde queste risorse costituiscono la base stessa della
conversione di un territorio in luogo di vacanze).
Un altro aspetto che caratterizza il turismo regionale è la sua scarsa distribuzione
nell’arco dell’anno e la stagionalità della domanda. L’andamento mensile dei
soggiorni turistici risulta decisamente condizionato dal periodo estivo ed, in
particolare, dai mesi di luglio e agosto. Il “consumatore turista” della Sardegna
sembra essere rigidamente influenzato dalle ferie lavorative e dalla interruzione
estiva delle attività scolastiche. Il turismo nei mesi primaverili raggiunge quote
irrilevanti ed anche le percentuali della cosiddetta “bassa stagione” estiva (giugno
e settembre) sono ancora oggi poco significative. Traducendo il problema da un
punto di vista strettamente aziendale, le imprese ricettive legate al turismo
balneare sono costrette a lavorare al di sotto della loro effettiva capacità
produttiva.
L’analisi della localizzazione e del posizionamento territoriale delle strutture
ricettive offre ulteriori contributi all’indagine mettendo in evidenza nuovi
elementi peculiari del sistema turistico. La mappatura dei letti alberghieri ed extra
alberghieri mette in evidenza tre elementi caratterizzanti il sistema:
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- la maggior parte dei letti, nonché delle strutture ricettive insiste nei
territori costieri
- risulta vicino ai nodi principali di comunicazione interna ed esterna
- è fortemente concentrata nella parte nord dell’isola.
La localizzazione prevalentemente costiera delle imprese ricettive e la forte
concentrazione dei soggiorni durante il periodo estivo evidenziano la presenza di
un mercato turistico locale orientato fortemente alla risorsa marino-balneare.
Sulla base di queste considerazioni appare opportuno per la Sardegna promuovere
uno sviluppo che si fondi sull’eccellenza qualitativa del prodotto offerto unita a
proposte turistiche alternative. La formazione ed il continuo aggiornamento degli
operatori, l’incentivazione del turismo interno e del turismo culturale e,
soprattutto, il marketing locale e regionale rappresentano sicuramente alcuni nodi
cruciali per ottenere l’ampliamento del ventaglio di prodotti offerti, una
destagionalizzazione dei flussi turistici, il cambiamento di immagine da tempo
ancorata alle sole ricchezze balneari, il mantenimento ed anche l’incremento della
domanda turistica attuale.
Bisognerebbe costruire una stagione turistica più lunga e consistente attraverso
campagne promozionali e livelli di programmazione volte all’acquisizione di
modelli di turismo cosiddetti “alternativi”.
1.3 Impatto ambientale dei diversi modelli di turismo.
Il turismo può innescare un processo di arricchimento, ma, se non adeguatamente
governato, alla lunga rischia di rivelarsi un boomerang. Lo stretto legame di
dipendenza tra l'attività turistica e le risorse sulle quali questa vive (ambientali,
culturali, umane) rende necessaria una riflessione sui modi di vivere e proporre il
turismo. Talvolta l’impatto turistico è devastante per le aree che, senza una
programmazione razionale, vengono "spalancate" al turismo di massa. Proprio il
turismo di massa, in pochi decenni, ha invaso molti Paesi in via di sviluppo,
intaccando profondamente culture e modi di vita radicati da secoli ed esponendo
gli abitanti locali ad atteggiamenti ed abitudini di vita "occidentali". Le
conseguenze positive, in termini di nuove fonti di reddito ed opportunità di
scambio, risultano limitate e sovrastate da profondi sconvolgimenti a livello sia
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ambientale che culturale e possono diventare causa di tensioni all'interno della
popolazione locale. Secondo una definizione dell'OMT (Organizzazione Mondiale
per il Turismo), "lo sviluppo turistico sostenibile soddisfa i bisogni dei turisti e
delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il
futuro".
Ormai esistono diversi modelli di turismo, oltre quello tradizionale sole-mare, e
tutti in qualche modo impattano sull’ambiente. Tuttavia, il turismo arreca anche
danni, ad esempio, soprattutto a causa del traffico o dell'espansione disordinata
degli insediamenti nel territorio. Troppe spiagge affollate, un eccesso di veicoli
che circondano le coste e che si infiltrano troppo facilmente nel cuore della natura.
Il tempo libero è una conquista recente della nostra civiltà che ha cambiato il
nostro modo di pensare. E il modo in cui lo trascorriamo ha anch'esso un suo
impatto sull'ambiente. Nel tempo libero consumiamo infatti energia, materie
prime e ambiente più, quasi, che nella vita di tutti i giorni. Anche molte attività
sportive e ricreative richiedono un paesaggio strutturato. Pensiamo ad esempio
alla costruzione di campi da golf, di piste estive per slitte, di sentieri
escursionistici o di piste per rampichini, oppure all'allestimento di pareti per
l'arrampicata. Anche le strutture ricettive a volte si preoccupano solo ed
esclusivamente del numero di posti letto o della quantità/qualità dei servizi da
offrire, dimenticandosi quanto sia importante il rapporto diretto con la natura e
l’ambiente circostante. E’ per questo motivo che, nel corso degli anni, abbiamo
assistito ad una vergognosa cementificazione delle coste, soprattutto ad opera di
privati che tolgono la possibilità alla “gente” di appagarsi di quella “voglia di
paesaggio” che caratterizza il nostro tempo.
Il concetto di sviluppo sostenibile sintetizza un problema di grande complessità,
ovvero come rendere compatibili le esigenze dell'economia con le ragioni
dell'ambiente, a livello dell'intero pianeta. Di notevole rilevanza per una politica
di sviluppo sostenibile in Italia è il "PIANO NAZIONALE PER LO SVILUPPO
SOSTENIBILE IN ATTUAZIONE DELL'AGENDA XXI" approvato dal CIPE
nella seduta del 28/12/93 e pubblicato su GU n. 47, del 26/2/94. Questo piano
nazionale seleziona dall'Agenda XXI, gli obiettivi e le azioni più congruenti con
l'attuale condizione ambientale del nostro paese. Lo sviluppo sostenibile
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rappresenta una visione globale del concetto di sviluppo, una strategia che si
articola a diversi livelli: esso, in sintesi. potrebbe essere definito come una forma
di sviluppo non solo economico ma anche sociale. Economia e turismo impattano
l'ambiente accomunati da una scarsa progettualità nella conservazione. La
conservazione ambientale è in stretta relazione con l'impatto che l'uomo ha
sull'ecosistema, sui suoi equilibri, sulle sue risorse. La qualità stessa della vita di
chi abita un territorio non può prescindere da come esso viene utilizzato e
manipolato in funzione dell'economia, dell'urbanistica, dei trasporti,
dell'efficienza. Lo sfruttamento irrazionale delle risorse, la scarsa consapevolezza
da parte dell'uomo, che sia esso abitante o turista, rendono fragili gli equilibri
socio-ecologici e sottolineano in molti casi l'urgenza di creare piani e
atteggiamenti più focalizzati sulla conservazione, il "risparmio" delle risorse e la
loro valorizzazione.
L’agriturismo si è notevolmente sviluppato e consolidato negli ultimi anni anche
perché risponde meglio al nuovo modo di intendere la vacanza, che tende a
instaurare un rapporto culturale con il territorio e la sua storia. Questo è un aspetto
non trascurabile, infatti, le altre tipologie di turismo potrebbero prendere spunto
dal modello dell’agriturismo, instaurando nuovi e più profondi rapporti con la
natura.
In definitiva possiamo affermare che l’unico modo per salvaguardare la natura è
quello di predisporre una pianificazione e gestione di un turismo sostenibile, che
non comprometta cioè il patrimonio ambientale, culturale e sociale del territorio.
Per ottenere un equilibrio tra utilizzazione e protezione, i diversi modelli di
turismo dovrebbero confrontarsi e, ognuno di essi, dovrebbe appropriarsi delle
caratteristiche dell’altro che maggiormente si avvicinano al rispetto per la natura.
Come abbiamo detto sono di esempio l’agriturismo ed il turismo rurale.