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Lo stesso Simon Kutnets, uno degli architetti del Pil, nel 1962 ha messo
in guardia dall’usare il Pil come misura del benessere delle nazioni, “il
benessere delle nazioni, ha detto, può essere indicato solo marginalmente
da una misura del reddito delle nazioni come definita dal Pil… gli
indicatori di crescita dovrebbero speficare di cosa e per cosa”.
Da allora molti sono stati i tentativi per riportare il Pil ai suoi scopi
originari e per trovare nuovi e migliori indicatori dello sviluppo socio-
economico; in questa tesi ho analizzato quelli più interessanti e validi
cercando di metterne in luce gli aspetti positivi e quelli negativi ben
conoscendo, però, la continua evoluzione che questo settore sta avendo
negli ultimi anni.
3
CAPITOLO PRIMO
HDI (Human Development Index-Indice di Sviluppo
Umano)
1 Introduzione: nascita e sviluppo dell’HDI
“People are the real wealth of nations. The basic objective of
development is to create an enabling enviroment for people to enjoy
large, healthy and creative lives. [….] Human development is a process
of enlarging people choice.” Le persone sono la reale salute delle
nazioni. L’obiettivo basilare dello sviluppo è quello di creare un
ambiente in grado di garantire alle persone una vita lunga, salutare e
creativa. [….] Lo sviluppo umano serve ad aumentare le possibilità di
scelta delle persone.
Con questa dichiarazione l’UNDP (United Nations Development
Program - Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite) nel 1990
iniziava la pubblicazione annuale dell’HDR rapporti sullo sviluppo
umano, rapporti che hanno come obiettivo quello di ricollocare le
persone al centro dello sviluppo, infatti alla base delle pubblicazioni vi è
la convinzione che la dimensione umana dello sviluppo sia stata
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trascurata a causa dell’eccessiva enfasi posta sulla crescita economica.
Esempio di ciò è l’attenzione posta dai governanti sul PIL e sui suoi
incrementi come indicatore non solo della crescita economica ma anche
del benessere. Ogni rapporto dell’UNDP è incentrato su un particolare
aspetto legato alla corsa allo sviluppo: dalla povertà alla necessità di
investire nella sanità, dal problema ambientale a quello riguardante i
diritti umani, trattato nell’ultima edizione, quella del 2000. Sin dalla sua
prima pubblicazione, l’HDR (Human Development Report-Rapporto
sullo Sviluppo Umano) ha costruito numerosi indicatori per la misura
dei differenti aspetti dello sviluppo umano. Il più importante è
sicuramente l’HDI che sposta l’attenzione da una visione quantitativa
dello sviluppo ad una qualitativa sicuramente più vicina alla realtà. La
rilevanza dell’HDI è data soprattutto dall’autorevolezza
dell’organizzazione che lo pubblica, ma anche dal continuo
aggiornamento e dall’elevato numero di paesi per i quali quest’indice è
stato calcolato. Tutto ciò fa dell’HDI uno strumento essenziale per
l’analisi del benessere dei vari paesi, benessere che, purtroppo, viene
ancora largamente misurato da politici ed economisti attraverso il PIL
per un atavico terrore di abbandonare un indice così pubblicizzato e
facile da calcolare per quanto inadatto allo scopo. Gli altri indici
sviluppati dall’HDR sono: il GDI (Gender-related development index-
5
Indice di sviluppo per genere) che misura i risultati raggiunti nelle stesse
dimensioni e variabili dell’HDI, ma tiene conto delle diseguaglianze tra
uomo e donna nei risultati ottenuti; il GEM (Gender empowerment
measure-Indice di partecipazione delle donne), che indica se le donne
sono messe in condizione di partecipare attivamente alla vita economica
e politica. Dal 1997, infine, è stato introdotto l’HPI (Human Poverty
Index-Indice di povertà umana), che misura la mancanza delle basilari
condizioni per lo sviluppo. L’aspirazione dell’UNDP è quella di vedere a
fianco del PIL nelle relazioni ufficiali dei vari paesi anche l’HDI, in
modo da dare una più corretta e veritiera rappresentazione della loro
situazione socioeconomica.
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2 Elementi dell’HDI
L’HDI abbina al PIL pro-capite altri due indicatori in modo da fornire
informazioni, oltre che sul reddito anche sulla quantità e qualità della
vita. Questi indicatori sono: la longevità ed il grado di istruzione. Questi
tre elementi hanno peso uguale nel calcolo dell’HDI. Per quanto riguarda
le misure delle singole variabili, esse sono: per la longevità, la speranza
di vita alla nascita; per il grado di istruzione, la media ponderata
dell’alfabetizzazione degli adulti (con peso due terzi) e del tasso di
iscrizione alle scuole elementari-medie-superiori (con peso un terzo);
infine il reddito pro capite viene misurato attraverso la parità di potere
d’acquisto espressa in dollari statunitensi. La normalizzazione dei valori
delle variabili che formano l’HDI fa sì che che il campo di variazione sia
compreso fra 0 ed 1 ed inoltre rende confrontabili i valori dell’indicatore
dei vari paesi. L’HDI di una nazione mostra la distanza da percorrere per
raggiungere il massimo valore possibile. I valori minimo e massimo
delle variabili che formano l’HDI sono determinati arbitrariamente e
sono per la speranza di vita alla nascita 25 ed 85 anni, per il tasso di
alfabetizzazione ed il tasso di scolarizzazione 0% e 100%, per il reddito
pro capite 100$ e 40000$. Ciò vuol dire che uno stato con speranza di
vita alla nascita pari ad 85 anni, tasso di scolarizzazione e di
alfabetizzazione pari al 100% e reddito pro capite pari a 40000$ avrà un
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HDI pari ad 1.L’introduzione di questi valori è avvenuta solo nell’HDR
(Human Development Report-Rapporto sullo Sviluppo Umano) del
1994, fino ad allora il valore minimo di ognuna delle variabili era
determinato dal livello del paese più povero, ed il valore massimo da
quello del paese con il valore più alto. Perciò fino al 1994 l’HDI di un
determinato paese rappresentava la sua posizione relativa, non quella
assoluta, inoltre dato che i valori minimi e massimi cambiavano ogni
anno non era possibile un confronto fra i risultati dei vari anni.
2.1 Approfondimenti sugli elementi dell’HDI
-Speranza di vita alla nascita
La speranza di vita alla nascita utilizzata nei rapporti sullo sviluppo
umano proviene dalle stime del World Population Prospect (Prospetto
sulla popolazione mondiale) pubblicato ogni due anni dalla United
Nations Population Division (Reparto Popolazione delle Nazioni
Unite).Quest’organo, che dipende dall’ONU, trae i dati sulla popolazione
e le stime sul loro andamento futuro dai censimenti dei vari paesi, con
l’aggiunta di informazioni prese dalle indagini nazionali. Nell’ultimo
rapporto, quello del 1998, sono state fatte significative correzioni per
incorporare l’impatto dell’AIDS, che ha portato notevoli cambiamenti
nella speranza di vita per numerosi paesi, specialmente nell’Africa sub-
8
sahariana; correzioni sono state anche apportate per tenere conto delle
migrazioni, della crescita dei profughi in Africa ed in altre parti del
mondo e dei cambiamenti demografici nell’Europa dell’Est e nella CSI.
Le stime sulla popolazione sono la media di cinque anni, i valori presenti
nell’HDI sono ottenuti attraverso l’interpolazione lineare, questo perché
per il calcolo dell’HDI sono necessari valori su base annua.
-Tasso di alfabetizzazione
L’alfabetizzazione comprende sia l’abilità nello scrivere e nel leggere,
sia le conoscenze di basilari nozioni aritmetiche. Il tasso di
alfabetizzazione riflette i risultati raggiunti dalle scuole di primo grado e
dai corsi per adulti nell’impartire elementari capacità di leggere e
scrivere alla popolazione. A causa della necessità di avere dati
comparabili fra i vari paesi, il concetto di alfabetizzazione è spesso
ridotto alla definizione standard di capacità di leggere e scrivere un
semplice resoconto relativo alla vita di ogni giorno. I paesi redigono
statistiche sull’alfabetizzazione in modi diversi. La maggior parte fa
affidamento sui censimenti nazionali che si svolgono ogni 5-10 anni o
su censimenti familiari o sulla forza lavoro o su altre ricerche
demografiche, per integrare questi dati vengono spesso usati i risultati di
studi e rapporti nazionali. L’alfabetizzazione dovrebbe essere
determinata, teoricamente, valutando la capacità di leggere, scrivere e
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calcolare di ogni singolo individuo in un contesto sociale; ma
organizzare una tale rilevazione durante i censimenti nazionali sarebbe
troppo lungo, costoso e complesso. Nonostante ciò, alcuni stati
richiedono, nei documenti del censimento, di leggere un semplice e
preselezionato testo, usualmente però i censimenti determinano
l’alfabetizzazione sulla base di autodichiarazioni o delle dichiarazioni
del capofamiglia, facendo così sorgere problemi per quanto riguarda
l’attendibilità e quindi la comparabilità dei dati raccolti. Inoltre in molti
paesi viene equiparato il non avere mai frequentato la scuola con l’essere
analfabeti, ma le ultime raccomandazioni delle Nazioni Unite sui
censimenti mettono in guardia dal collegare l’iscrizione alla scuola con
l’alfabetizzazione
1
.
Le statistiche più recenti dell’UNESCO sull’alfabetizzazione
provengono dalla sua indagine del Febbraio 2000 che comprende 134
nazioni, 116 delle quali in via di sviluppo, la ragione dell’assenza in
queste statistiche di molte nazioni sviluppate sta nel fatto che esse,
avendo raggiunti alti livelli di alfabetizzazione, non raccolgono più dati
di questo tipo e perciò non sono più incluse nei rapporti dell’UNESCO.
1
“Principles and reccomandations for population and housing censuses (Revision 1)” United Nation
1998b Statistical papers series M, N° 67/Rev.1. Statiscs Divison. New York.
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-Tasso di scolarizzazione
Il tasso di scolarizzazione usato per calcolare l’HDI è una stima
presentata dall'UNESCO. Questo valore è calcolato dividendo il numero
dei ragazzi iscritti in ogni grado di istruzione con l’insieme dei ragazzi
nella corrispondente fascia d’età, in questo modo il risultato dipende
dalle stime per età e per sesso pubblicate dalla Nazioni Unite, e dal
momento e dai metodi degli esami dei registri amministrativi, dei
censimenti della popolazione e delle ricerche internazionali. Inoltre il
tasso di scolarizzazione così calcolato, può nascondere importanti
differenze tra gli stati, a causa dei diversi sistemi scolastici che fanno
corrispondere alla stessa età un diverso grado d’istruzione (ad esempio
un bambino italiano di nove anni risulterà iscritto al primo grado
d’istruzione mentre un suo coetaneo francese al secondo). Questi fattori
possono portare ad una distorsione dei valori del tasso di scolarizzazione,
perciò andrebbe preferito nel calcolo dell’HDI, il tasso di scolarizzazione
netto che misura il tasso di iscrizione a scuola di una particolare fascia
d’età, rendendo i dati più attendibili e confrontabili, però i valori del
tasso di scolarizzazione netto sono disponibili solo per pochi stati così da
essere inutilizzabili per il calcolo dell’HDI.
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-Reddito pro-capite
I dati sul reddito pro-capite usati nel calcolo dell’HDI sono quelli
presenti nel rapporto della Banca Mondiale e nelle più recente indagine
dell’ICP (International Comparison Programme- Programma di
Comparazione Internazionale). L’indagine dell’ICP copre 118 stati
mentre i dati della Banca Mondiale altri 44. Le statistiche vengono
portate avanti separatamente nelle varie regioni, perciò i valori in esse
presenti sono in valute differenti e quindi non confrontabili. I dati
presenti nelle statistiche provenienti dai vari paesi vengono resi
comparabili attraverso il sistema della parità di potere d’acquisto (PPA).
Per gli stati non compresi nel rapporto della Banca Mondiale, la stima
del reddito secondo la PPA è quella fatta da A. Heston e R. Summers
dell’università della Pennsylvania nel 1999.
2.2 La necessità di migliori statistiche
Dall’analisi degli elementi usati nel calcolo dell’HDI si deduce la
stringente necessità di avere statistiche attendibili per avere valori
dell’HDI attendibili. Infatti nonostante i considerevoli sforzi delle
organizzazioni internazionali per elaborare statistiche, per standardizzare
le definizioni e i metodi di raccolta dei dati, molti problemi rimangono,
soprattutto per quanto riguarda il numero dei paesi per cui queste
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statistiche sono disponibili e la confrontabilità dei dati nel tempo e nello
spazio. Queste limitazioni sono il maggior ostacolo nel valutare lo
sviluppo umano sia a livello nazionale che globale, ad esempio per più di
90 paesi non ci sono dati attendibili sulla disoccupazione giovanile. La
mancanza di dati si riflette soprattutto nel misurare la povertà e la
disparità fra uomo e donna, infatti il GEM (Gender empowerment
measure- indice di partecipazione delle donne) è calcolato solo per 70
paesi, il GDI ( Gender-Related development index- indice di sviluppo
per genere) solo per 143 e l’HPI (human poverty index- Indice della
povertà umana) solo per 103.
Oltre a questi fattori endogeni che portano all’inattendibilità dei dati, ci
sono anche quelli esogeni, primo fra tutti le guerre, in questo caso i dati
provenienti dai paesi belligeranti non vengono più considerati nel calcolo
dell’HDI ma vengono riportati, a parte, in una speciale tabella (questo è
stato il caso dell’Afganistan, della Somalia e della Liberia), quando i dati
tornano ad essere attendibili gli stati vengono reintrodotti nella classifica
dell’HDI.