5
Il Capitolo 2 prende invece in considerazione il ruolo
fondamentale del rapporto tra territorio urbano e innovazione
tecnologica, e definisce quali città esprimano contesti
favorevoli per lo sviluppo di processi innovativi. Qui si è
cercato di analizzare la complessa interazione che si è venuta
a determinare tra le nuove tecnologie (in particolare quelle
informatiche e telematiche) ed i processi urbani nel più vasto
contesto della trasformazione storica all’interno della quale tali
tecnologie sono emerse ed evolute, prendendo le mosse dalla
tesi di Manuel Castells (The Informational City, Oxford 1989),
secondo la quale tale contesto sarebbe contemporaneamente
caratterizzato dall’emergere di un nuovo tipo di organizzazione
socio-tecnologica (da lui denominato modello informazionale
di sviluppo) e dalla ristrutturazione del capitalismo quale
fondamentale matrice dell’organizzazione istituzionale ed
economica delle nostre società, di modo che il processo di
internazionalizzazione del sistema economico contemporaneo
non avrebbe mai potuto aver luogo senza il grande sviluppo
delle tecnologie informatiche.
La transizione dall’industrialismo a quello che viene
definito “l’informazionalismo” è avvenuta infatti tramite una
profonda rivoluzione tecnologica, che ha spostato il centro di
gravitazione dell’economia dalla produzione industriale alla
fornitura di servizi. E l’economia dei servizi è, una volta di più,
un’economia urbana.
6
Lo sviluppo logico della tesi non risulterebbe tuttavia
completo se, a questo punto, non venisse introdotto il concetto
di “rete” – oggetto del Capitolo 3 – che risulta fondamentale ai
fini di una corretta definizione e comprensione del presente
lavoro. Questo capitolo è dedicato ad analizzare il concetto di
rete in geografia, a distinguere tra le reti di tipo tradizionale e
quelle di tipo nuovo, legate all’informazione e alle
telecomunicazioni. La progressiva “smaterializzazione” delle
reti di carattere più avanzato, che è la connotazione di
maggiore rilievo della nuova “economia dell’informazione”, ha
peraltro importanti conseguenze sull’organizzazione
territoriale, sia in termini di localizzazione della risorsa
“informazione” sia in termini di una sua valorizzazione a fini
specifici.
E’ a questo punto che si opera una saldatura precisa tra i
tre fattori – città, tecnologie e reti – inizialmente citati, nel
senso che è la capacità di controllare e dirigere l’economia
mondiale a distinguere le aree metropolitane di rango
superiore (le cosiddette “città globali” o world cities) da tutte le
altre. I fattori che conferiscono tali caratteristiche sono, in
estrema sintesi, direzionalità di impresa, centralità
infrastrutturale, risorse di capitale umano e, per possederli,
occorre poter contare su un mix di fattori tipicamente urbani
che consenta di interagire nel migliore dei modi con le risorse
offerte dallo sviluppo delle moderne reti di tecnologia
avanzata.
7
Il quarto e ultimo capitolo si sofferma in un primo tempo
sulla rete delle transazioni finanziarie che copre oggi il pianeta;
quella che – parafrasando Marshall Mc Luhan1 – potrebbe
essere definita il “villaggio globale” della finanza. Attraverso
l’integrazione dei mercati nazionali ed anche di quelli regionali,
infatti, le grandi centrali finanziarie sono passate ad operare in
un mercato senza confini, dove i capitali si possono spostare
da un punto all’altro del globo, tanto di giorno quanto di notte,
effettuando transazioni in tempo reale tra le diverse piazze
finanziarie mondiali, nonostante le differenze di fuso orario e le
diverse valute utilizzate nei vari Paesi. Ciò ha introdotto
importanti novità non solo a livello economico-finanziario e
tecnologico, ma anche politico, sulle quali la riflessione è
d’obbligo.
In un secondo tempo, il quarto capitolo indaga invece
sulla transizione dallo spazio dei luoghi allo spazio dei flussi,
per sottolineare come il progressivo affermarsi dello spazio dei
flussi (quello della rete globale delle informazioni e delle
transazioni) non abbia in realtà determinato una obsolescenza
dello spazio dei luoghi, ma abbia semmai comportato una
diversa organizzazione spaziale della nuova divisione
internazionale del lavoro, conferendo ad alcune “città -chiave”
un ruolo cruciale nella nuova strutturazione globale
dell’economia.
1
M. Mc LUHAN, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano 1967.
8
Nella conclusione, infine, prendendo le mosse da una
serie di considerazioni già introdotte nel Capitolo 4, si fanno
delle valutazioni sul rapporto intercorrente tra potere dei flussi
e potere dei luoghi, che rappresenta un’incognita rilevante sul
futuro della nostra forma di organizzazione economico -sociale
e, in ultima analisi, sul destino stesso del pianeta.
9
Capitolo 1
IL RUOLO DELLE CITTA’ NELLA SOCIETA’
CONTEMPORANEA
1.1. Città e realtà internazionale
Come ha scritto Emilio Borlenghi, «una città è un prodotto
territoriale espresso anche da un insieme di azioni soggettive
che si muovono strategicamente fra il contesto delle
fluttuazioni locali (la città appunto) e livelli territoriali globali»2.
A ben guardare, ciò che noi chiamiamo città non è di per sé un
insieme territoriale ben definito, né un’organizzazione sociale
unitaria, ma semplicemente un nodo complesso di relazioni,
un luogo in cui fasci di relazioni sociali, economiche, culturali e
politiche convergono, si concentrano, si connettono tra loro
tramite l’azione di soggetti -attori privati e pubblici. Le identità e
le fortune stesse di una città variano con il variare di tali
2
Cfr. E. BORLENGHI, L’industria innovative e la sua città, in IDEM (a cura di), Città e
industria verso gli anni Novanta. Sistemi urbani e impresa a Torino, Genova, Verona,
Bologna, Firenze, Napoli, Baria, Catania, Milano e Roma, Edizioni della Fondazione
Giovanni Agnelli, Torino 1990, p. 5..
10
interconnessioni3. I soggetti-attori – alcuni consolidati, altri
emergenti – sanno trarre qualità nuove dal territorio, oppure
procedono a rivalorizzarne le risorse sopite. Le città sono
dunque costruzioni volontarie, chiamate a rinnovarsi
continuamente.
Per comprendere – come ci proponiamo di fare in questo
capitolo iniziale – il ruolo delle città nella società
contemporanea, è indispensabile individuare quali sono i
fattori che hanno contribuito al rilancio del ruolo urbano a
seguito dei processi innescati dall’ultima transizione
intersettoriale e dall’ultimo paradigma tecnologico, e che
promettono di sostenerlo nel futuro. I fattori, in altri termini, che
hanno fatto in modo che la città uscisse riconfermata nel
proprio ruolo cruciale anche dopo una trasformazione di
natura epocale del sistema capitalistico e delle logiche che
presiedono alla sua organizzazione, strutturazione e
operatività.
Il primo fattore è quello che si potrebbe definire il
potenziale innovativo delle città . E’ risaputo infatti che, sia pure
in forme molto differenziate a seconda dei vari contesti, le
città, specie quelle medio-grandi, si caratterizzano per essere i
luoghi di produzione dell’innovazione e non solo
dell’innovazione tecnologica, ma anche di quella
organizzativa, sociale e politica. Determinante si dimostra la
3
Cfr. G. DEMATTEIS, Le città come nodi di reti: la transizione urbana in una prospettiva
spaziale, in G. DEMATTEIS-P. BONAVERO (a cura di), Il sistema urbano italiano nello
spazio unificato europeo, Il Mulino, Bologna 1997, p. 17 sg.
11
capacità delle città di combinare creativamente i molti
ingredienti che compongono i processi innovativi, di
indirizzarli, di diffonderli.
Il secondo fattore è che per le città si rivelano cruciali le
conseguenze dei processi di globalizzazione che interessano
l’economia, ma anche – in senso lato – i rapporti di
comunicazione, senza contare gli effetti delle trasformazioni
politiche. Ciò significa che le città – o, molto più correttamente,
alcune città di importanza determinante – agiscono come vere
e proprie porte dell’internazionalizzazione e svolgono una
funzione di interfaccia tra sistemi nazionali o locali e sistemi
globali, che le rende una variabile fondamentale dello sviluppo
economico.
I due fattori testé citati e le motivazioni ad essi connesse
interagiscono ovviamente tra loro. Essi contribuiscono a
ridisegnare una mappa dei sistemi urbani in cui le nuove
spinte investono le gerarchie e le reti esistenti, confermando
posizioni di predominio o aprendo spazi per l’affermazione di
nuovi attori4.
Una città non può andare “alla conquista” delle reti
internazionali di sviluppo senza dimostrarsi in grado di contare
su una solida base interna. Al contrario, essa ha bisogno di un
ambiente interno di tipo multidimensionale, le cui parti risultino
4
Cfr. S. CONTI - G. SPRIANO (a cura di), Effetto città , vol. I, Sistemi urbani e innovazione:
prospettive per l’Europa degli anni Novanta, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli,
Torino 1990, p. ix sg.
12
in armonica interrelazione, proprio come se formassero un
tessuto connettivo. Un’esigenza di questo tipo può far
comprendere per quale motivo il cammino di una città verso
una nuova era di internazionalizzazione sia un processo
sempre difficile, spesso tortuoso e comunque complesso.
A detta di Soldatos, sette tipi di ambiente compongono il
“tessuto connettivo” favorevole all’internazionalizzazione di
una città e sono: l’ambiente geografico; l’ambiente culturale e
ricreativo; l’ambiente educativo e scientifico; l’ambiente delle
comunicazioni (trasporti, telecomunicazioni, mass media,
comunicazioni sociali); l’ambiente dei servizi di sostegno
(alloggi, impianti turistici, etc.); l’ambiente sociale e politico; e
infine l’ambiente economico5.
Secondo questo autore, lo studio vive dell’espansione
internazionale delle città moderne rivela molto spesso
l’esistenza di uno sviluppo ad hoc , con tutti gli aspetti di
fragilità a questo connessi. In effetti, molte città si limitano
semplicemente ad imitare quanto è già stato fatto da altre
città, reagendo a pressioni economiche interne ed
internazionali, senza avere né una tabella di marcia né una
procedura di pianificazione strategica.
E’ proprio questo tipo di espansione internazionale che
una città dovrebbe evitare, elaborando per contro una
strategia a cerchi concentrici, vale a dire inserendo il suo
5
Cfr. P. SOLDATOS, L’espansione internazionale delle città europee: elementi di una
strategia, in S. CONTI – G. SPRIANO (a cura di), op. cit., p. 13 sg.
13
sviluppo internazionale in uno schema pianificato e coerente di
appoggio delle sue relazioni, con i sei ambienti che
elenchiamo qui di seguito e che si rivelano determinanti per
tale processo: l’ambiente microregionale interno; l’ambiente
macroregionale interno (interregionale); l’ambiente nazionale;
l’ambiente internazionale, transfrontaliero o transregionale;
l’ambiente continentale; l’ambiente mondiale 6.
1.2. Lo sviluppo storico del sistema urbano europeo
Prima di procedere oltre nel valutare il ruolo delle città
nella società contemporanea, è opportuno – giunti a questo
punto – fare un passo indietro e tracciare un sintetico profilo
dello sviluppo storico del sistema urbano europeo.
Fino alla vigilia della prima guerra mondiale, il processo di
industrializzazione favorì la crescita e il consolidamento dei
centri regionali del Vecchio Continente specializzati nella
produzione manifatturiera. Sia pure con intensità diversa a
seconda delle diverse realtà nazionali, la transizione dallo
stadio dell’accumulazione commerciale a quello
dell’accumulazione capitalistica segnò la separazione spaziale
fra le attività di produzione e quelle di direzione, decretando
l’egemonia relativa dei centri politici nazionali.
6
Ibidem, p. 16.
14
Il periodo compreso fra le due guerre mondiali vide la
razionalizzazione di un sistema cresc iuto disordinatamente,
ciò che in realtà corrispose alla riaffermazione del predominio
metropolitano. L’eliminazione della capacità produttiva in
eccesso si accompagnò all’affermazione della grande impresa
nazionale, che sostituì le vecchie manifatture, il cui raggio
d’azione non andava, di norma, al di là dei limiti della regione
di appartenenza 7. La precedente separazione funzionale e
territoriale fra attività direzionali urbane ed attività
manifatturiere decentrate su scala regionale, venne sostituita
da una separazione su scala nazionale. L’emergere delle
economie nazionali rafforzò ulteriormente la posizione
economica delle città capitali di Stato e l’integrazione dei
diversi sistemi venne favorita dalla costruzione di una fitta rete
ferroviaria, dalla diffusione dei servizi telefonici e dalla crescita
di un sistema informativo unitario (stampa, radiodiffusione,
etc.).
I primi tre decenni successivi alla conclusione del secondo
conflitto mondiale (1945-1973) si accompagnarono alla
significativa decentralizzazione delle produzioni manifatturiere
ed alla parallela centralizzazione delle funzioni amministrative.
Innanzi tutto, la diffusione spaziale della produzione di massa,
dapprima verso le regioni periferiche e successivamente verso
alcuni Paesi del Terzo Mondo, portò alla formazione di
strutture organizzative – sia spaziali sia d’impresa – di natura
accentuatamente gerarchica, al cui interno si strutturavano i
7
Cfr. LASH E URRY, The end of organised capitalism, Polity Press, Cambridge 1987
15
flussi di beni, ordini e informazioni. Quel modello rifletteva
elevate economie di scala nella produzione manifatturiera, le
quali tendevano ad annullare i tradizionali vincoli dettati dalla
distanza. Nello stesso tempo, quella organizzazione
gerarchica segnava la concentrazione dell’occupazione
terziaria nei grandi centri metropolitani (che spesso si
identificavano con le capitali nazionali), i quali si
appropriavano di quote crescenti dei servizi avanzati e delle
sedi direzionali delle grandi imprese manifatturiere e
commerciali. Si trattò di un processo difficilmente scindibile,
nel complesso, dal ruolo crescente esercitato dagli organismi
pubblici e statali, i quali contribuirono a rafforzare la struttura
gerarchica delle singole economie nazionali 8.
Infine, la crisi del modello di produzione “fordista” si
accompagnò, a partire dall’ inizio degli anni Settanta, al
progressivo declino delle economie urbane. Le rigidità
nell’organizzazione del lavoro e nella produzione su larga
scala si contrapponevano alle nuove esigenze di
padroneggiare il crescente volume di informazioni necessario
al mantenimento del controllo sulla produzione stessa e sul
mercato. Allo stesso modo, si affermò l’esigenza di pervenire a
forme organizzative diverse dal passato (economie di scopo),
realizzabili soltanto mediante l’introduzione di nuove
8
Cfr.. J. B. GODDARD, Per un’analisi della città nell’era della rivoluzione informatica.
Appunti di ricerca, in S. CONTI-G. SPRIANO, op. cit., p. 28 sg.
16
tecnologie e di nuovi processi produttivi. Il decennio
successivo si caratterizzò quindi per una diffusa strategia, da
parte delle imprese, volta a riacquistare il controllo della
produzione e del mercato tramite l’introduzione di forme
organizzative flessibili e l’acquisizione di tecnologie
informatiche e di comunicazione 9.
1.3. La natura cruciale della funzione urbana
Dopo decenni di fenomeni di controurbanizzazione e di
disurbanizzazione, la grande maggioranza delle città
occidentali appare da qualche anno a questa parte interessata
da nuove forme di riagglomerazione delle attività di direzione,
di creazione della conoscenza, di innovazione socioculturale.
Da questo punto di vista, lo sviluppo urbano non è scindibile
dalle grandi trasformazioni che interessano il sistema
economico internazionale nel suo complesso e la città stessa
appare come un soggetto centrale e al tempo stesso di
importanza cruciale nei processi di ristrutturazione
dell’economia e della società contemporanea.
9
Op. cit.
17
Com’è ampiamente noto, le recenti trasformazioni del
sistema economico sono fortemente tributarie
dell’informazione, una risorsa strategica che pervade tutti i
settori dell’economia, dalla produzione di beni e servizi alla
loro distribuzione. La città, in un contesto del genere, si situa al
centro dei processi di produzione ed elaborazione delle
informazioni e costituisce la sede privilegiata delle attività di
scambio e consumo dei beni prodotti.
E non è tutto, poiché, se è vero che le tecnologie
necessarie alla produzione e allo scambio delle informazioni
richiedono la convergenza e l’interazione fra cibernetica e
telecomunicazioni, la città non può che rappresentare un nodo
di fondamentale importanza dell’organizzazione reticolare
dell’economia. Le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, favorendo lo sviluppo di nuovi settori vitali per
l’economia contemporanea (media, pubblicità e marketing,
servizi alla produzione, etc.), hanno infatti restituito ai centri
direzionali urbani l’insostituibile funzione di facilitare i contatti
interpersonali fra i diversi attori che partecipano ad un
processo creativo.
Le diverse città, tuttavia, non si propongono sulla scena
mondiale in posizione paritetica: nel nuovo scenario
dell’economia globale, infatti, da un lato risulteranno favorite
quelle realtà urbane che beneficiano della posizione di
vantaggio goduta dalle rispettive economie regionali e
nazionali; dall’altro, le stesse tecnologie dell’informazione e
18
della comunicazione osserveranno una diffusione selettiva,
sfru ttando le differenze nella dotazione funzionale e la
posizione relativa dei diversi centri10.
Con queste premesse, gli elementi che devono essere
considerati come fattori di determinazione di funzioni urbane
innovative sono i seguenti:
1. La presenza di uno o più grandi gruppi industriali dotati
di potere oligopolistico.
2. Una struttura produttiva caratterizzata dalla presenza di
un tessuto industriale diversificato, nel quale si dimostra
incisiva tanto la componente di industrie innovative
quanto la componente dei settori trainanti più
tradizionali.
3. La presenza di importanti strutture universitarie di
istruzione e di ricerca, di cui possono beneficiare sia le
imprese sia gli altri organismi di ricerca pura e applicata.
4. L’esistenza di attività di servizio tecnologico e di ricerca
scientifica privata o internazionalizzata.
5. Un sistema infrastrutturale che consenta rapidi
trasferimenti di persone e scambi di informazioni con il
resto del mondo (aeroporti, efficienti sistemi stradali e
ferroviari, reti di telecomunicazione).
10
Ibidem ,. 27 sg.
19
6. L’esistenza di meccanismi informali che facilitino lo
scambio delle informazioni e la circolazione delle idee
all’interno dell’area.
7. La disponibilità di fonti finanziarie e, in particolare, di
capitale di rischio, accessibili anche alle picco le e medie
imprese (PMI).
8. La presenza di una rete diversificata di servizi per le
imprese, comprendente anche attività di consulenza
9. aziendale, marketing, pubblicità e informatica.
10.Eventuali iniziative di politica territoriale per
l’innovazione, che possono assumere la forma di
strutture ad hoc, come i parchi tecnologici o il
coordinamento di attività già citate (università, laboratori,
servizi tecnologici e manageriali, fonti di finanziamento).
11.Un agevole accesso a strutture educative, culturali,
ricreative e sportive.
12.Una struttura residenziale di tipo urbano e suburbano di
livello superiore11.
11
Cfr. S. CONTI, Tecnologia ed economia urbana. Verso una nuova geografia delle reti e
delle gerarchie metropolitane in Europa , in S. CONTI – G. SPRIANO, op. cit., p. 103 sg.