Introduzione
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metariflessione che fa crescere le persone e fa “circolare” la conoscenza che
diventa patrimonio comune. Tra gli strumenti che favoriscono l’apprendimento
organizzativo ci sono le nuove tecnologie, internet in particolare. Si chiarisce,
così, il rapporto che si instaura tra nuove tecnologie, organizzazioni formative e
dirigente scolastico.
“Le tecnologie sono utili all’apprendimento?” “Il rendimento degli allievi
migliora?” “I piani ministeriali di formazione dei docenti sulle tecnologie hanno
influito sulla progettazione e valutazione degli interventi didattici?” “Qual è il
rapporto tra tecnologia e innovazione?” “I dirigenti scolastici, se e quanto hanno
contribuito a promuovere la formazione nei docenti in tema di tecnologie
didattiche?” In definitiva, “Quanto le tecnologie possono modificare o hanno
modificato l’organizzazione scolastica?”
Tentare di rispondere a questi e altri interrogativi similari e riflettere
insieme intorno a tali domande è lo scopo di questa Tesi.
Nel primo capitolo, Uno studio sul rapporto tra nuove tecnologie,
organizzazioni formative e dirigente scolastico, si ripercorre con un breve
excursus storico l’apparizione delle tecnologie nella scuola, a cominciare da
quelle audiovisive fino a giungere all’era del computer, simbolo dei nuovi media,
e di internet, diffusisi nelle scuole di tutti i paesi avanzati del mondo con una
velocità impressionante. Nei primi approcci all’alfabetizzazione informatica e alle
loro implicazioni educative si dà grande importanza al saper programmare ed alle
sue implicazioni cognitive. Si avviano così negli Ottanta e Novanta i Piani
Nazionali di formazione, PN1 e PN2. Il PN1 è rivolto a studenti tra i 14-16 anni,
coinvolge circa 4.000 scuole e 20.000 insegnanti di matematica e fisica delle
superiori, orientato soprattutto all'introduzione dei concetti teorici fondamentali
dell'informatica e della programmazione; il PN2 (1991-95), ampliamento del PN1,
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è rivolto agli insegnanti di lettere e lingue. Seguono il Programma di sviluppo
delle tecnologie didattiche per il periodo 1997-2000 (PSTD), al quale partecipano
anche docenti di scuola primaria e dell’infanzia, e ForTIC, distinto in tre livelli:
livello A, rivolto a tutti i docenti e finalizzato all’acquisizione di competenze di base
sul computer e sull’utilizzo delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della
Comunicazione); livello B per creare la figura di esperto di impiego delle TIC
nell’insegnamento ed apprendimento e competenze generali di Tecnologie Didattiche;
livello C, per formare competenze avanzate sull’e-government delle infrastrutture
tecnologiche e sulla gestione delle reti.
Nel secondo paragrafo del primo capitolo si sottolinea il ruolo formativo del
dirigente scolastico, il quale oggi è impegnato a gestire un’organizzazione
formativa complessa, complessità legata a molteplici fattori. Il dirigente, di fatto,
sollecita e promuove, motivando i medesimi docenti a imparare a imparare, con
la messa in discussione di se stessi e del proprio operato, in vista del continuo
miglioramento del servizio scolastico erogato. Si chiarisce, altresì, il significato
di “organizzazione” delineando la specificità dell’organizzazione scolastica come
sistema di relazioni fra gli elementi strutturali e le risorse umane e tra le risorse
umane stesse. Il capitolo si conclude con il riferimento alla figura del dirigente
scolastico quale esperto nei processi formativi anche nei confronti del personale che
opera all’interno dell’organizzazione scolastica, che non può non tener conto
dell’esistenza e degli sviluppi delle nuove tecnologie, che comportano un’attività
costante di metacognizione e metariflessione a livello collegiale e organizzativo,
a fronte di una scelta razionale e consapevole dei media da utilizzare nei diversi
contesti formativi (quali scegliere, come e perché utilizzarli).
Nel secondo capitolo, Nuove tecnologie come strategie di apprendimento e
insegnamento efficaci, dopo una rapida rassegna del progresso scientifico-
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economico-culturale che ha caratterizzato la società negli ultimi cinquanta anni e
delle differenti risposte formative messe in atto dalla scuola, si esaminano sia i
presupposti di ordine politico, sociale e pedagogico che hanno portato
all’attribuzione alle scuole dell’autonomia funzionale (didattica, organizzativa,
di ricerca sperimentazione e sviluppo), sia il ruolo che le tecnologie educative
svolgono nella scuola come strategie didattiche efficaci. Si analizza in
particolare il rapporto tra apprendimento significativo, che mette in moto la
capacità tipica del comportamento umano di problem solving, e l’uso delle
tecnologie nella didattica per favorire un apprendimento così inteso.
Particolarmente interessanti sono i risultati del Rapporto Eurostat 2006 per la
società dell’informazione 2005, sul livello di competenza informatica degli
europei, nel quale rapporto si rileva che ben il 37% della popolazione dell’Europa
non possiede conoscenze informatiche di base; non confortanti neanche i dati relativi
al nostro Paese.
Per quanto riguarda l’uso di internet nella didattica nelle nostre scuole e come
strumento per la formazione a distanza, se ne descrivono le modalità d’uso
sottolineandone, altresì, l’importanza anche alla luce delle raccomandazioni del
Consiglio europeo in fatto di politiche per l’istruzione e l’educazione da adottare nei
diversi Paesi membri, con la promozione di vari programmi di eLearning, eTwinning
(programma di gemellaggio tra istituti scolastici), eEurope. Nell’ultimo paragrafo
viene presentato il Precision Teaching (PT), un’efficace tecnica di apprendimento
utilizzata in diversi corsi universitari e istituzioni del nord America dove la qualità e la
velocità dell’apprendimento sono cruciali per la sicurezza, come alla NASA. La
metodologia si è diffusa in ambito aziendale, in imprese di grandi dimensioni; il PT è
una forma di formazione-addestramento che si basa sulla VELOCITÀ oltre che sulla
ACCURATEZZA dell’apprendimento. In sostanza, il PT sfrutta, per la
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memorizzazione del materiale appreso, gli stessi meccanismi neurali che sono alla
base di comportamenti parzialmente automatici, come nuotare o andare in bicicletta. È
una procedura di training rigorosa, tanto sofisticata da realizzare da parte dei
formatori, quanto facile da usare da parte degli utenti. In pratica, il soggetto che
apprende deve rispondere – per pochi minuti al giorno o alla settimana – a delle
domande o item che gli vengono proposti via computer, secondo un algoritmo
particolare, ricevendo dallo stesso computer feedback immediati. Implica la
preparazione a priori di moltissimi item gerarchizzati, a difficoltà crescente, con costi
altissimi, giustificati solamente in presenza di un alto numero di persone. Sul Precision
teaching si è effettuata una ricerca anche in Italia, a cura del dipartimento di psicologia
dell’università di Parma, realizzata nell’a.s. 2003/2004, su un gruppo di alunni di
scuola primaria, quarta e quinta classe. I risultati hanno confermato le ipotesi: il PT
promuove l’apprendimento in misura superiore rispetto allo studio tradizionale su
materiale cartaceo; promuove l’apprendimento e la ritenzione in misura superiore
rispetto alla didattica ipertestuale e allo studio su materiale cartaceo.
Il terzo capitolo, Organizzazioni formative, dirigenza, tecnologie, descrive la
scuola come organizzazione formativa la cui mission poggia sui quattro pilastri base
del sapere, saper fare, saper essere, saper vivere, indicati nel Rapporto Delors,
UNESCO 1995, per formare “buoni cittadini” e dei giovani critici e maturi, capaci di
essere autonomi, responsabili e disponibili a cooperare con altri in vista del
raggiungimento di traguardi comuni. Il contesto organizzativo nel quale si svolge il
processo formativo è la scuola intesa come learning organization, dove si genera
conoscenza condivisa che diventa patrimonio comune, anche grazie all’affermazione
e diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in
particolare della rete internet, che consente di realizzare la circolazione delle idee in
una condizione di parità, in un contesto sociale dove i cittadini, comunicando
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“pubblicamente” l’uno con l’altro, in totale libertà, possano convincere o essere
convinti, o maturare insieme nuove opinioni, accedendo alla conoscenza come Bene
Pubblico Globale (BPG). Tale concetto di BPG viene declinato anche nelle altre
proprietà di “bene” come esito di un processo di costruzione sociale, perché, con
riferimento alla conoscenza, se un tratto di essa risulta errato o ingannevole non può
pretendere allo statuto di bene; così come il peso delle decisioni sociopolitiche è
ancora più palese in riferimento alla “globalità” di un bene, ovvero dalla sua idoneità
a essere borderless, di potersi muovere attraverso le frontiere, senza limiti di
circolazione. In tale quadro di riferimento, emerge il rapporto tra sviluppo della
democrazia e ruolo e funzione dell’istruzione e della formazione nella vita degli
individui e delle società, poiché le TIC contribuiscono in maniera massiccia ad
accelerare il progresso tecnico e il processo di democratizzazione di una società: i
programmi europei “Cultura” e “Europa per i cittadini” per il periodo 2007-2013,
sono volti a promuovere la cittadinanza europea attiva e ne rappresentano la chiara ed
inequivocabile conferma di principio. Allo scopo di introdurre la tematica relativa
all’apprendimento organizzativo, strettamente connesso alle tecnologie e ai nuovi
compiti del dirigente nella scuola dell’autonomia, ci si collega al concetto di scuola
come organizzazione per giungere a quello di apprendimento organizzativo o learning
organization come strategia indispensabile per un’organizzazione che deve poter
reagire ai continui cambiamenti dell’ambiente esterno, migliorando le proprie
prestazioni. Si inserisce, qui, il discorso del ruolo che le nuove tecnologie, internet ed
eLearning in particolare, svolgono nell’ambito dell’apprendimento organizzativo
nelle organizzazioni, quella scolastica compresa, dove si realizzano processi di
formazione e apprendimento continui, tratti caratterizzanti le organizzazioni
formative istituzionalizzate, come le scuole e le università. Tuttavia, accanto ai
numerosi vantaggi, l’eLearning presenta alcune problematiche aperte, come, ad
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esempio, il fatto che l’uso di una piattaforma eLearning richiede, da parte dell’utente,
un minimo di alfabetizzazione all'uso delle tecnologie anche se poi, una volta
acquisita, tale competenza rappresenta un valore aggiunto nella duplice dimensione
personale e sociale del soggetto coinvolto nell’apprendimento. L’altra problematica
riguarda l'interoperabilità, e la correlazione tra sistemi di erogazione dei servizi di e-
learning e oggetti di contenuto didattico (learning object o LO); problematiche,
queste, menzionate dall’Unione europea nella comunicazione dell’UE, Le sfide per la
società dell'informazione europea oltre il 2005. In tutto questo, la responsabilità della
dirigenza è, di conseguenza, anche quella di creare un clima che faciliti
l’apprendimento inteso nel senso già esplorato di apprendimento organizzativo. Il
modello dell’apprendimento organizzativo può costituire, pertanto, un punto di
riferimento per l’avvio di processi di formazione realmente innovativi, sia all’interno
della scuola che al suo esterno, nel necessario collegamento con la realtà locale. È
possibile, in tale prospettiva, individuare per il dirigente scolastico una posizione
tipica, specifica, evidente, all’interno della comunità scolastica riconducibile
all’ambito del settore educazionale, in cui prevalgono le relazioni con i docenti e i
soggetti esterni con i quali interagisce per assicurare un servizio educativo di qualità.
Per quanto concerne il rapporto tra innovazione scolastica e tecnologie, l’UE
promuove programmi che mirano al rinnovamento della scuola, in termini di
innovazione e sviluppo, come l'iniziativa eEurope, oppure la comunicazione dal titolo
"eEurope - Una società dell'informazione per tutti ", che si inserisce nel contesto della
Strategia di Lisbona, che ha l'obiettivo di fare dell'Unione europea entro il 2010
l'economia della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. Anche in risposta
a tali sollecitazioni dell’UE, per quanto riguarda le dotazioni informatiche e
tecnologiche presenti nelle scuole del nostro Paese, è stata condotta, a cura della
Direzione Generale Sistemi Informativi, un’indagine sulle risorse tecnologiche per la
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didattica nelle scuole italiane, i cui risultati sono consultabili sul sito del Ministero
della pubblica istruzione, già MIUR, area tematica dell’Innovazione, in un Rapporto
datato settembre 2004. La situazione emersa dall’indagine del 2004 è stata comparata
con quella degli altri Paesi europei, mettendo a confronto le strutture informatiche
scolastiche delle scuole italiane ed europee, comparazione basata su 35 indicatori,
suddivisi in 5 capitoli: contesto, strutture e organizzazione, attrezzature, insegnanti,
processi. Oltre a tale Rapporto, il Ministero della pubblica istruzione, già MIUR, nel
2002 ha effettuato il consueto monitoraggio del Programma di sviluppo delle
tecnologie didattiche, con un taglio differente rispetto a quanto fatto negli anni
passati, volendo focalizzare l’attenzione su aspetti qualitativi: indagare se le azioni
condotte finora abbiano effettivamente modificato i processi della scuola italiana
(didattica, comunicazioni, organizzazione delle risorse, segreteria e altri servizi di
supporto, area Qualità del servizio offerto dalla scuola) oppure se abitudini,
comportamenti e prassi didattiche siano rimasti immutati. Si riporta una sintesi dei
risultati, pubblicati e visualizzabili, peraltro, sul sito del Ministero della pubblica
istruzione, area Innovazione, progetto “Monitoraggio tecnologie didattiche”, Report
finale, ottobre 2002, dai quali risultati si rileva che non si è ancora diffusa la piena
consapevolezza delle possibilità offerte dalla tecnologia a supporto della didattica.
Nel quarto e ultimo capitolo, Dirigente scolastico e learning organization:
leader, manager o tutor?, si pone l’attenzione sul dirigente scolastico quale figura
strategica per la concretizzazione di una scuola intesa come learning organization in
risposta al cambiamento, divenuto tratto caratterizzante della società di oggi ad ogni
livello di cittadinanza, dal locale al globale. Dopo un brevissimo excursus
sull’evolversi della configurazione della scuola e conseguentemente del cambiamento
del ruolo dei docenti e dei dirigenti, si fa riferimento anche al percorso di riforma
della dirigenza statale, per comprendere meglio il processo di rinnovamento
Introduzione
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istituzionale che ha interessato in modo particolare la dirigenza scolastica. Rilevate le
differenze dei sistemi di potere tra dirigenza amministrativa e dirigenza scolastica, il
cui fulcro strategico sta nel coordinamento di un contesto organizzativo di
un’istituzione istituente il pubblico servizio scolastico, si ribadisce la centralità della
scuola come learning organization correlata allo sviluppo delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione come possibilità ottimale di erogare
conoscenza, poiché privilegia forme di apprendimento cooperativo, distribuito e
integrato, in un quadro organizzativo di riferimento che vede ancora una volta il
dirigente come promotore di processi di ricerca e innovazione. Doveroso il
riferimento alla leadership e al management scolastico, declinati nei diversi modelli e
stili (leadership situazionale, transazionale, trasformazionale), sottolineando come
non è possibile definire un solo stile di leadership sempre valido, ma al contrario
bisogna scegliere lo stile più appropriato alle diverse situazioni, stile che è una
miscela di comportamento direttivo e comportamento di relazione. In particolare, i
leader trasformazionali non reagiscono necessariamente alle circostanze ambientali,
ma le creano grazie all’abilità a concretizzare una visione, a cambiare gli schemi
cognitivi insegnando ai collaboratori a pensare da soli e a sviluppare nuove strade che
ottimizzano gli obiettivi del gruppo e che permettono anche lo sviluppo personale di
ogni singolo, con l’obiettivo di far evolvere l’organizzazione attraverso la
distribuzione della leadership stessa.
Alla domanda un po’ “impertinente” dell’ultimo paragrafo che chiude il quarto
e ultimo capitolo di questa tesi, Dirigente scolastico: leader, manager o tutor?, alla
luce delle tematiche affrontate, e in modo particolare di quelle inerenti appunto al
dirigente scolastico, appare del tutto naturale dare una risposta positiva, ed in effetti è
quello che ci si aspetta dal lettore. Tuttavia, si ritiene utile fornire delle spiegazioni
soprattutto per quanto concerne l’ultima funzione, quella di tutor (dal verbo latino
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tutari che significa proteggere, difendere, custodire), e particolarmente
nell’accezione che si fa risalire a tutus (sicuro), da cui il valore causativo di “rendo
sicuro”, “porto a sviluppo”, che giustifica l’aggiunta della funzione di tutor al
dirigente leader e manager. Se la tutorship, secondo gli studi più recenti, in
quest’ultimo decennio, diventa funzione necessaria a fronteggiare la complessità
fenomenologica dei contesti e processi formativi, e se nel sistema scolastico si fa
ricorso alla tutorship per arricchire e integrare l’offerta formativa, per introdurre
innovazione, per governare l’eterogeneità della domanda di formazione, per disporre
di una risorsa ulteriore a vantaggio del miglioramento qualitativo dell’offerta, allora
anche il dirigente scolastico può configurarsi come tutor proprio in virtù delle
funzioni tutoriali sopra descritte, e per il ruolo strategico che occupa nell’ambito
dell’organizzazione scolastica che dirige.
La scuola ha il compito di formare cittadini in grado di partecipare
consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite a livello
nazionale ma anche europeo e mondiale; una scuola, cioè, che deve fornire le chiavi
per apprendere ad apprendere per l’intero arco della vita, una scuola che gestisce
l’innovazione, che governa il cambiamento.
Una scuola che cambia è una scuola che apprende: la learning organization
genera conoscenza favorendo la circolazione della conoscenza stessa che diventa
patrimonio comune dell’intera organizzazione, e in tale contesto il dirigente tutor
guida, coordina, supporta, incoraggia, accompagna, rassicura, ma allo stesso tempo il
dirigente manager pianifica, dirige, gestisce, struttura, organizza, allo stesso tempo
che il dirigente leader comunica, promuove, valorizza, ispira, impegna, coinvolge,
mobilita, e tutti ASCOLTANO o dovrebbero ascoltare i membri dell’organizzazione.
Cap. 1 Uno studio sul rapporto tra nuove tecnologie, organizzazioni formative e dirigente scolastico.
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NUOVE TECNOLOGIE, ORGANIZZAZIONI FORMATIVE E FUNZIONI
DEL DIRIGENTE SCOLASTICO NELLA SCUOLA DELL’AUTONOMIA
CAPITOLO 1
UNO STUDIO SUL RAPPORTO TRA NUOVE TECNOLOGIE,
ORGANIZZAZIONI FORMATIVE E DIRIGENTE SCOLASTICO
1.1 Nuove tecnologie e formazione: breve excursus storico. 1.2 Il ruolo
formativo del dirigente scolastico.
1.1 Nuove tecnologie e formazione: breve excursus storico.
La società in cui viviamo possiamo denotarla con una moltitudine di
espressioni: società dell'informazione ma anche della comunicazione, dei
media, e più recentemente come società della conoscenza
1
: la società industriale
classica ha ceduto il passo ad una società postindustriale, le cui caratteristiche
sono da ricercare da un lato nella globalizzazione economica, accelerata dalle
nuove tecnologie di rete, dall'altro dal tramonto delle certezze e dal vivere
nell’inquietudine della costruzione di sé e del proprio mondo
2
, nella crisi del senso
esistenziale dell'individuo nel periodo postmoderno, dall'altro, infine, in una
straordinaria velocità di apparizione e rinnovamento dei saperi e delle pratiche.
[…] In questa società infatti la maggior parte delle competenze acquisite da una
persona all'inizio della carriera professionale diverranno obsolete prima di pervenire al
termine della carriera stessa: si impone per chiunque la necessità di una formazione
1
Dal libro bianco della Commissione della Comunità Europea del 1995, Insegnare e apprendere. Verso la società
conoscitiva.
2
Cambi F., Abitare il disincanto, Utet, Novara, 2006, Prefazione, p. 9.
Cap. 1 Uno studio sul rapporto tra nuove tecnologie, organizzazioni formative e dirigente scolastico.
12
ricorrente adulta (lifelong education)
3
.
Si sottolinea, pertanto, come la formazione, rappresenti una risorsa
importante, per meglio dire, indispensabile per stare al passo coi tempi e
fronteggiare il cambiamento. La scuola, allora, come agenzia formativa per
eccellenza, non può non tener conto del rapporto tra tecnologie educative e
formazione.
Tecnologie e media hanno fatto da tempo la loro apparizione nella scuola ben
prima dell'avvento dei computer. Alcune tecnologie sono diventate così naturali che
la loro presenza è diventata ovvia, come la scrittura o il libro stampato. Altre
tecnologie, quelle audiovisive, si sono affermate a partire dagli anni sessanta,
presentandosi come sussidi didattici. A partire da quegli anni i media (i mass-media)
sono diventati causa di accese contrapposizioni tra fautori e denigratori, con
argomentazioni che si ripresentano in forma simile anche oggi a proposito delle
nuove tecnologie.
In campo educativo ha generalmente prevalso un atteggiamento difensivo, che
ha portato a vedere nei media un fattore di rischio o comunque di disturbo nei
riguardi dei saperi colti, a cui si accede con la cultura del libro.
A fronte di una diffidenza di lunga durata del mondo della cultura e della scuola
verso i media, nel corso degli anni ottanta, parallelamente alla rivoluzione digitale, si
ha una repentina inversione di tendenza. Il computer (personal), simbolo dei nuovi
media, comincia a diffondersi nelle scuole di tutti i paesi avanzati del mondo con
una velocità impressionante, trasformandosi via via non solo nelle sue potenzialità
fisiche (velocità, memoria, amichevolezza delle interfacce) ma anche nelle filoso-
fie d'uso educativo.
3
Calvani A., Educazione, comunicazione e nuovi media, Utet Libreria, Torino, 2001 p.16.