macchine in grado di ascoltarlo, toccarlo, osservarlo,
esplorarlo in profondità e capaci di restituirne una visione
sempre più perfetta. Non si tratta più soltanto di usare gli
artefatti tecnologici, ma di accoglierli all’interno del
corpo biologico.
Il discorso sul corpo è antico ed è in grado, oggi come in
passato, di coinvolgere ambiti e discipline diverse.
L’attuale riflessione sul corpo non può ignorare le recenti
trasformazioni tecnologiche e il loro impatto sulla
simbolizzazione della corporeità. Il corpo, tradizionalmente
legato a una concezione religiosa che a lungo ne ha
sostenuto la sacralità e l’inviolabilità, appare oggi
investito da nuove “religioni” in reciproco conflitto. In
questa nuova dimensione postorganica il corpo è sottoposto
ad una mutazione che ne investe la sacralità e che arriva a
distruggere l’idea di pelle come luogo di
contatto/separazione tra sé e il mondo.
Nella consapevolezza della pluralità dei contributi e della
necessità di rispettare le specificità proprie di ogni
settore di ricerca, si è cercato in questo lavoro di
individuare delle “linee di sviluppo” comuni alle arti, alle
scienze e alle discipline sociali. Si tenta di raccogliere
in un discorso organico i contributi apportati da ogni
singolo ambito trattato.
Nel primo capitolo si offre una breve presentazione su come
è stato affrontato e su come si è sviluppato il tema del
6
corpo nelle scienze sociali (filosofia in primis). Dopo aver
sottolineato l’importanza di un discorso interdisciplinare,
ci si concentra sul percorso che l’Occidente ha
progressivamente compiuto per approdare a una concezione
unitaria della natura umana, sintesi e fusione di un corpo e
di un’anima. La seconda parte del capitolo è dedicata
all’importanza che riveste la dimensione simbolica della
corporeità: il corpo, oggi come in passato, possiede la
straordinaria capacità di veicolare significati complessi
legati all’epoca e alla cultura di appartenenza. Attualmente
si assiste a una fase di ritrovata tematicità del corpo, che
si riscopre luogo fondamentale di comunicazione e di
iscrizione simbolica.
Nel secondo capitolo si approfondisce il concetto di “corpo
tecnologico” così come è stato elaborato dai più recenti
contributi. Per ragioni di chiarezza espositiva sono
analizzate separatamente le concezioni che riguardano
espressamente il rapporto tra mente e tecnologia, e le
teorie che invece si concentrano più specificatamente
sull’influenza della tecnica sul corpo. L’ultima parte del
capitolo è dedicata alle visioni che cercano di coniugare
mente, corpo e tecnologia e di superare definitivamente
l’idea di una mente “disincorporata”, indipendente ed
autosufficiente dal corpo.
Il terzo capitolo tratta dell’analisi del ruolo che la
cinematografia svolge nella definizione di un “immaginario
7
collettivo” legato al corpo tecnologico. Particolare
attenzione è dedicata alla cinematografia cyberpunk con
l’analisi di alcune opere rappresentative. La tecnologia
costituisce però un tema trasversale che percorre, seguendo
tragitti differenti, buona parte della cinematografia degli
ultimi decenni e non solo quella specificatamente cyberpunk:
per questo motivo sono stati presi in considerazione e
analizzati diversi film, appartenenti ad epoche e a circuiti
differenti. Si vedrà come il tema dell’ibridazione e della
progressiva influenza della tecnologia sul corpo sia stato
affrontato dal cinema con una complessità analitica
straordinaria.
Nel quarto capitolo, dopo una breve introduzione sul ruolo
che il corpo negli anni Settanta ha ricoperto come luogo di
sperimentazione artistica, ci si concentra sull’apporto di
tre artisti contemporanei che con il loro lavoro offrono
riflessioni importanti sul futuro della corporeità umana.
Orlan, Stelarc, Marcel.Lì Antunez Roca costituiscono alcuni
validi esempi di artisti che operano all’interno di un nuovo
sentire artificiale ed estremizzato, che trasporta il corpo
in una dimensione cyborg a tratti riconducibile a quella
cinematografica.
Nelle conclusioni si cercherà infine di offrire una griglia
riassuntiva che sia in grado di identificare alcune linee di
tensione comuni lungo cui si sviluppa la ricerca delle
scienze, delle arti e delle discipline sociali.
8
1 - Il corpo culturale
1. IL CORPO CULTURALE
1.1. Il corpo come oggetto di studio
interdisciplinare
Il corpo costituisce uno degli oggetti di studio e di
riflessione a cui si sono dedicate discipline molto diverse
ed è stato analizzato sotto aspetti differenti, utilizzando
molteplici linguaggi.
Le materie di studio con il passare dei secoli si sono
diversificate e può sembrare che oggi siano solo le scienze
“esatte”, come la medicina o la biologia, le uniche
legittimate ad occuparsi dello studio del corpo e del suo
funzionamento: in realtà la piena comprensione del corpo
umano necessita anche delle scienze che l’eredità filosofica
chiama “scienze dello spirito” e che oggi chiamiamo “scienze
simboliche”, psicologia, linguistica, sociologia, semiotica.
Si impone una riflessione interdisciplinare sul corpo, che
rispetti e conservi l’autonomia delle diverse scienze senza
perseguire una forzata convergenza, ma con l’obiettivo di
scandagliare un intreccio complesso di problemi e di visioni
su uno stesso oggetto di studio. Questo tipo di indagine
appare difficoltoso perché storicamente le discipline hanno
operato separatamente e descritto il corpo in maniera
profondamente diversa.
9
1 - Il corpo culturale
In questo primo capitolo si cerca di fornire alcuni spunti
di riflessione sull’aspetto più propriamente culturale dello
studio del corpo umano. Si sottolinea brevemente l’accezione
simbolica e ci si concentra successivamente su alcune
tematiche moderne, che più di altre si coniugano con il tema
principale di questo lavoro, il legame tra corpo e
tecnologia.
1.2. La concezione del corpo in Occidente
Oggi si assiste ad una fase di ritrovato interesse per il
corpo, in modo particolare per le sue forme, le sue
proporzioni, la gestualità, il modo di essere abbigliato, in
una parola per il suo “apparire”. Ai fini di una più agevole
comprensione del problema si possono considerare
separatamente i vari aspetti del corpo introducendo alcune
categorie, consapevoli dell’astrattezza di queste
definizioni e del fatto che il corpo si presenta nella
realtà come un oggetto di indagine unico e indivisibile.
Si può dunque parlare di corpo fisico quando si considera il
corpo solo da un punto di vista strettamente biologico, e lo
si definisce come quell’entità organica che presenta alcune
caratteristiche riconoscibili come il fatto di possedere una
testa, un tronco, due arti superiori e due inferiori e così
via.
10
1 - Il corpo culturale
La cultura agisce sul corpo fisico del singolo e lo modella
scegliendo, tra le tante possibili alternative, quelle forme
e quei modi di essere che risultano più coerenti con gli usi
del tempo e del luogo, e con il modo di affrontare problemi
e valori quali il bene e il male, il bello e il brutto, il
giusto e l’ingiusto.
Il corpo sociale determina dunque il modo in cui viene
percepito il corpo fisico. Il risultato di questa
interazione è che il corpo diviene uno strumento di
espressione estremamente determinato: le forme che esso
assume nel movimento e nel riposo, le cure che gli vengono
dedicate, la pulizia, l’alimentazione, esprimono per vie
molteplici le pressioni sociali a cui esso viene sottoposto.
Sono i processi di socializzazione che detengono il potere
di imporre le regole di comportamento generali
all’individuo, comprese quelle che interessano il corpo in
modo particolare. Il bambino impara così sin dai primi anni
di vita ad atteggiare il proprio corpo con i movimenti e le
posture ritenute più consone all’interno del gruppo sociale
in cui vive.
L’azione educativa non interessa solo l’atteggiamento
corporale, che abbiamo visto essere adeguato alle norme
sociali vigenti in un particolare momento storico, ma anche
il tipo di struttura corporea, il peso e le proporzioni, le
norme igieniche, l’abbigliamento, le regole di esternazione
dei sentimenti e delle emozioni: la socializzazione genera
11
1 - Il corpo culturale
norme a tutti gli effetti che influenzano e definiscono la
stessa esistenza del corpo, la sua crescita, la sua
accettazione, il suo riconoscimento.
In definitiva il corpo trasmette continuamente informazioni
sui codici culturali che appartengono all’individuo, nel suo
semplice esistere e mostrarsi. Come afferma il noto assioma
della scuola di Palo Alto non si può non comunicare e, allo
stesso modo, il corpo non può non comunicare.
Gli atteggiamenti che riguardano il corpo non sono perciò
dati una volta per tutte, ma dipendono fortemente dalla
cornice culturale entro la quale si sviluppano.
L’antropologo francese Marcel Mauss a questo proposito
osserva che “abbiamo una serie di atteggiamenti permessi o
no, naturali o no. Così attribuiremo valori diversi al fatto
di guardare fissamente: simbolo di educazione sotto le armi,
di cattiva educazione nella vita di ogni giorno”
1
.
Ripercorrere storicamente le varie teorie del corpo
significa prendere coscienza che la cultura occidentale ha
tradizionalmente diviso l’aspetto materiale da quello
spirituale, il corpo dall’anima. La filosofia occidentale,
basandosi sulla dicotomia platonica tra anima e corpo, ha
considerato per molto tempo il corpo “carcere e tomba” della
psiche. L’operazione disgiuntiva operata da Platone connota
in maniera positiva l’anima e in maniera negativa il corpo e
1
Mauss, “Teoria generale della magia e altri saggi”, G. Einaudi,
1965, p.393
12
1 - Il corpo culturale
la sua materialità. L’occidente, che a lungo è vissuto in
questo dualismo corpo - anima, ha gradualmente maturato una
concezione unitaria dell’uomo. Superando anche la
contraddittoria visione cartesiana, la filosofia del
Novecento ha posto infine il corpo come unità
2
.
Di seguito verranno illustrati brevemente e senza alcuna
pretesa di completezza, alcuni passi significativi che la
storia dell’Occidente ha compiuto nella progressiva
“scoperta” dell’unità sostanziale tra corpo e anima, per
arrivare a una concezione unitaria della natura umana.
1.2.1. Platone
Nella tradizione del pensiero occidentale, uno dei primi
pensatori che si è soffermato sul problema del corpo e
dell’anima è stato Platone. Il filosofo greco, vissuto ad
Atene fra il V e il IV secolo avanti Cristo, elabora una
visione dell’uomo inestricabilmente diviso tra la sua
componente materiale, il corpo, e la sua parte spirituale,
ciò che noi chiamiamo anima.
Per Platone il corpo non è solo uno strumento necessario
all’anima per esercitare le sue funzioni ma è un qualcosa di
antitetico all’anima e, sotto certi aspetti, un ostacolo
alle attività che le sono proprie. L’uomo per Platone è a
2
Melchiorre V., Cascetta A.,“Il corpo in scena: la
rappresentazione del corpo nella filosofia e nelle arti”, Vita e
Pensiero, 1983
13
1 - Il corpo culturale
due dimensioni, costituito da due componenti in antitesi tra
loro. Nel Fedone il filosofo ricorre ad una metafora
provocatoria: l’anima è rinchiusa nel corpo come in una
prigione. Il corpo rappresenta la tomba dell’anima, i sensi
sono il principale impedimento all’esercizio della vita
morale e di quella conoscitiva, che costituiscono le
attività innate e specifiche dell’anima. Il corpo è
presentato come una fonte inesauribile di passioni, vanità,
paure e siccome da esso proviene il desiderio di ricchezza,
è accusato di essere la causa di tutte le guerre
3
. Platone
ha in realtà assunto in altri scritti posizioni più
equilibrate. Il filosofo Giovanni Reale sottolinea che nel
Gorgia, ad esempio, l’origine di alcune passioni viene fatta
risalire alle parti meno razionali dell’anima, l’anima
“irascibile” e quella “concupiscibile”. Anche se è evidente
la concezione antitetica della natura immortale dell’anima e
di quella mortale del corpo, in Platone c’è il
riconoscimento di un valore positivo legato alla corporeità:
le immagini del corpo come prigione e come tomba dell’anima
sono controbilanciate infatti dalle affermazioni del Timeo,
secondo cui l’uomo è “un essere costituito da un’anima
divina posta in un corpo fisico in modo naturale e secondo
un progetto divino”
4
.
3
Reale G., “Corpo, anima e salute. Il concetto di uomo da Omero a
Platone, Raffaello Cortina Editore, 1999
4
Ibi, p. 221
14
1 - Il corpo culturale
Il pensiero sul corpo storicamente successivo alla
concezione del filosofo greco è fortemente influenzato da
questa divisione e distanza posta tra il corpo e l’anima. È
la vita intellettuale a imporsi come caratteristica
peculiare dell’intera attività umana ed essa non risiede in
alcun elemento biologico o materiale chiaramente
identificabile, ma riconoscibile esclusivamente nell’anima,
che al contrario del corpo è immateriale e immortale. Da qui
il passo che porta a concepire il corpo come una prigione
per l’anima è breve. Esso nella sua materialità biologica è
impuro, un elemento limitativo per l’anima: il corpo si
trova a rivestire la semplice funzione di supporto
strumentale al servizio del principio spirituale da cui
riceve la vita e che nel contempo inibisce.
Il pensiero successivo ha ribaltato questa idea già con
Aristotele: con la dottrina dell’ilemorfismo il filosofo
abolisce la linea di demarcazione che aveva tradizionalmente
separato corpo e anima per affermare il valore positivo del
corpo quale fornitore della materia prima con cui
l’intelletto è in grado di ragionare. Con Aristotele si
impone dunque l’unitarietà del soggetto, anima e corpo
anziché respingersi sono l’uno necessario all’altra, e il
corpo da impedimento si trasforma in “strumento naturale”
dell’anima
5
.
5
Ibidem
15
1 - Il corpo culturale
1.2.2. Cartesio
Cartesio, filosofo francese vissuto tra il 1596 e il 1650, è
riconosciuto come uno dei fondatori della filosofia moderna.
Le rivoluzioni scientifiche del suo tempo imponevano la
necessità di trovare un nuovo metodo di indagine che non
fosse quello aristotelico, un metodo che si adattasse ai
bisogni della scienza moderna, più rigorosa e sperimentale.
Il problema della ricerca filosofica cartesiana è la
definizione di un nuovo metodo di ricerca e di indagine che
sia il più possibile obiettivo, e che permetta di ridurre
drasticamente il numero di errori commessi.
È interessante soffermarsi sulla concezione che Cartesio
elabora a proposito dell’uomo e dello statuto del corpo. Il
filosofo francese giunge a una definizione dell’uomo come
“res cogitans”: egli afferma che “esaminando con attenzione
quello che ero, e vedendo che potevo fingere di non avere
nessun corpo, e che non ci fosse nessun mondo e nessun luogo
dove io fossi; ma che non perciò potevo fingere di non
esserci; … conobbi da questo di essere una sostanza di cui
tutta l’essenza o la natura non è che di pensare, e che, per
essere, non ha bisogno di alcun luogo, e non dipende da
nessuna cosa materiale”
6
. La definizione di Cartesio precisa
che il corpo non costituisce un argomento di conoscenza
poiché la mente è in grado di pensare indipendentemente da
6
Melchiorre V., “Il corpo”, Editrice La Scuola, 1984, p.5
16
1 - Il corpo culturale
un corpo materiale che la supporta. Al contrario, lo spirito
può essere percepito in maniera distinta dal corpo, e
costituisce l’unico argomento possibile di conoscenza. Il
cogito porta a individuare una sostanziale dualità di
sostanze, che si basa sulla diversità tra res cogitans e res
extensa, sostanze indipendenti e ben differenziate. Per
Cartesio quindi l'anima è la res cogitans, ovvero il cogito,
il pensiero. Tutto ciò che non è pensiero, compreso il corpo
umano e la vitalità stessa che lo anima, è un fatto
puramente automatico. Affascinato dalla nascente scienza
meccanica, Cartesio definisce il corpo umano come una
macchina estremamente raffinata, un congegno in cui il
cervello è paragonabile a un quadro di comando e in cui le
giunture e i movimenti sono riconducibili ai sistemi
idraulici. Questa visione estremamente meccanicistica del
corpo umano porta alla conseguenza che la vita “contenuta”
nei corpi viene percepita solo come una conseguenza di cause
meccaniche. Ciò che muove i corpi è indipendente dall'anima:
la vita è quindi solamente una conseguenza delle proprietà
meccaniche dei corpi.
Il pensiero elaborato da parte di Cartesio sul corpo è
quello che più di ogni altro influenza i tempi moderni. Con
la sua filosofia del cogito egli afferma lo spirito critico
come un’entità autonoma dalla sua condizione corporea: esso
ha il potere di liberarsi dal suo peso materiale e dalle
passioni che lo possono trarre in inganno.
17
1 - Il corpo culturale
In aiuto a questa concezione “separatista” si aggiungono gli
esperimenti sui nervi e sui riflessi muscolari che portano
alla formulazione della tesi cartesiana secondo cui il corpo
sarebbe assimilabile a una macchina, in cui i movimenti sono
solo parzialmente attribuibili a un Io che agisce
intenzionalmente. Il corpo diviene così oggetto di studio
delle materie scientifiche da quando lo si comincia a
concepire come una vera e propria macchina che può essere
liberamente smontata e analizzata.
1.2.3. La concezione biblica
La religione è stata in grado da sempre di influenzare
fortemente le norme relative al corpo, sia per quanto
riguarda il modo di concepirlo (sacro o impuro, fonte di
tentazione o strumento di salvezza), sia per quanto riguarda
il modo più consono di presentarlo (ad esempio spetta anche
alla religione l’elaborazione di tutte le norme su quanto
debba essere coperto o scoperto).
La religione in generale ha inoltre elaborato delle forti
simbologie legate al corpo, ma nessuna religione come quella
cristiana ha posto il corpo saldamente al centro della
propria dottrina. Esistono nella religione cristiana
innumerevoli cerimonie legate al corpo. L’uomo è posto al
crocevia tra due ordini, quello terreno e quello divino. I
segni della divinizzazione dell’uomo riguardano proprio il
18
1 - Il corpo culturale
corpo, i suoi gesti e il suo mondo naturale: con il
Battesimo e l’Eucarestia, ad esempio, l’uomo si fa corpo
cristiano e prepara la resurrezione del corpo
7
.
Per la tradizione biblica non esiste un’anima
ontologicamente buona e un corpo naturalmente cattivo,
perché le cose visibili (e quindi anche il corpo) sono
creazioni divine allo stesso modo di quelle invisibili: Dio
non può che trovare buono tutto ciò che crea. Il male quindi
non è insito nel corpo, ma nella volontà dell’uomo di
separarsi da Dio e nell’ambizione di vivere con la sua
caducità senza la onnipotenza di Dio
8
.
La tradizione biblica propone quindi una visione unitaria
dell’uomo caratterizzata da una forte accentuazione
corporea, anche perché non fa mai riferimento all’anima nei
termini in cui ne parliamo noi oggi. Tuttavia questa
tradizione inserisce la propria visione unitaria all’interno
di un dualismo cosmico che contrappone la vita alla morte,
lo spirito alla carne, il peccato all’alleanza (prima), e
alla redenzione/resurrezione (poi). Questo dualismo cosmico
non può che influenzare l’unità antropologica cristiana,
fino a rendere possibile la contaminazione tra la tradizione
biblica e la tradizione greca. Questa contaminazione porterà
l’Occidente a elaborare una visione dell’uomo
7
Melchiorre V., Cascetta A., “Il corpo in scena: la
rappresentazione del corpo nella filosofia e nelle arti”, op. cit.
8
Ibidem
19
1 - Il corpo culturale
inevitabilmente diviso tra anima e corpo. La carne non ha
vita se non quando è animata dallo spirito di Dio: si
comprende come il corpo, separato dal soffio vitale, sia il
regno della morte, e come il dualismo che oppone la vita
alla morte vada componendosi con quello che oppone la carne
allo spirito. Con ciò non si afferma che l’uomo unisce in sé
due mondi separati, lo spirito e la carne, come se si
trattasse delle due sostanze dell’accezione greca, ma che
l’uomo ha di fronte a sé due possibilità, l’alleanza con Dio
o la rottura di questa con il peccato. Connesso in questo
modo alla morte e al peccato, il corpo viene estromesso
dalla circolazione simbolica e diviene solamente materia da
redimere, attraverso la morte del figlio di Dio.
1.3. Il simbolo
La produzione di simboli è una risorsa fondamentale per ogni
tipo di società umana e costituisce una delle basi dello
sviluppo della conoscenza. Essa nasce dal tentativo e dalla
volontà di trovare rapporti e associazioni tra le cose, di
individuare delle somiglianze tra realtà lontane: il simbolo
è pertanto lo strumento determinante delle diverse forme di
conoscenza. Esso svolge una funzione essenziale nella
religione, nella filosofia, nella letteratura e nelle arti.
Si potrebbe pensare che tutta la cultura, le forme di
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