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INTRODUZIONE
Il tema centrale di questo lavoro di tesi riguarda il ruolo delle feste religiose nella
valorizzazione dell’offerta territoriale, in particolare dei Comuni della Sicilia orientale
accomunati dalla devozione verso i SS. MM. Alfio, Filadelfo e Cirino (Forza D’Agrò
(ME), Sant’Alfio (CT), Trecastagni (CT), Lentini (SR), Carlentini (SR), San Fratello
(ME), Frazzanò (ME), Mirto (ME), Santa Maria di Licodia (CT) e Adrano (CT)) e come
fonte di attrazione del turismo di ritorno delle diverse comunità di emigrati siciliani e
discendenti presenti in America e in Australia.
La rilevanza del tema deriva dal fatto che la Festa di Sant’Alfio, celebrata ogni anno
all’interno di questi Comuni, è una delle più rinomate manifestazioni religiose e
popolari della Sicilia orientale, in grado di attirare ed accogliere non solo numerosissimi
visitatori e pellegrini, provenienti dal territorio circostante, ma anche molti devoti che
giungono da oltreoceano. Ciò significa che la tradizione legata alla Festa non è andata
perduta per gli emigrati siciliani, ma al contrario è stata esportata dagli stessi in diverse
località nel mondo, come: Omaha (Nebraska -USA), Swedesboro (New Jersey-USA),
Lawrence (Massachussets-USA), Silkwood e Brisbane (Queensland-Australia) e
Sydney (Australia).
La letteratura specialistica sul turismo ha proposto diversi studi sia in tema di turismo
religioso che di turismo di ritorno, due tematiche differenti da cui si può trarre anche un
certo nesso logico. Innanzitutto è emerso che entrambe le categorie rientrano
nell’ambito del turismo culturale, in quanto si innesta una mescolanza di motivazioni di
ordine spirituale e socio-culturale. Ad esempio, Ray (2001) trova un’analogia tra
turismo genealogico e pellegrinaggio: così come il pellegrino che rende omaggio alla
divinità ritorna alla vita sociale ordinaria ad un livello di status più alto di quello che ha
lasciato alla partenza, lo stesso avviene per il turista delle radici che va a riassaporare il
suo passato. Costa (2003) sostiene che si può parlare di sostenibilità del turismo
religioso-culturale solo se alcuni valori di riferimento etico-religioso si tramutano in
regole di comportamento condivise e partecipate dai vari stakeholder. Un esempio è la
creazione di una rete territoriale di beni culturali interconnessi con city card. Hall
(2004), invece, collega il turismo delle radici al turismo residenziale, che si sviluppa in
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seguito alla presenza delle seconde case situate nei luoghi di provenienza degli emigrati
presenti all’estero. Il turismo di ritorno può rappresentare un potenziale di sviluppo per
il territorio, in particolare per le piccole località montane. A tal proposito, Rita (2013)
analizza le condizioni di sviluppo che portano le località periferiche di montagna a
diventare destinazioni turistiche di nicchia. La logica di sviluppo turistico, in questo
caso è quella dell’integrazione d’offerta, i cui vantaggi sono legati, principalmente, ad
una maggiore capacità della località di rispondere alle esigenze e, quindi, alle
aspettative del turista. Secondo autori come Bjork e Virtanen (2005), il turismo è un
sistema dove le interdipendenze sono fondamentali per la realizzazione del prodotto
turistico. Lo studio di molti autori, in termini di potenziale crescita di una destinazione
turistica si è incentrato pure sugli eventi. L’impatto di un evento che viene considerato
maggiormente (Pearce et al, 1996; Mules, 1999) è quello economico: un evento deve
avere ricadute positive sul comparto dei consumi turistici e deve contribuire ad
aumentare la domanda delle varie attività produttive. Hall (1989, 1992) pone, invece,
enfasi sull’elemento dell’unicità per distinguere il grande evento da un evento comune.
Sulla base di questi studi, l’obiettivo specifico di questo lavoro di tesi consiste
nell’approfondire l’analisi delle potenzialità del turismo di ritorno ai fini dello sviluppo
turistico delle aree montane o periferiche poco valorizzate. Nel realizzare ciò si fa leva
sulla creazione di un’offerta turistica integrata in grado di conferire maggiore dinamicità
a certe piccole realtà locali che non riescono, da sole, ad ottenere grandi potenziali di
competitività. Si punta, altresì, ad esaminare i fattori chiave che possono alimentare col
tempo la crescita di una località turistica, in termini di notorietà e di aumento di flussi di
visitatori. Uno di questi è proprio l’organizzazione di grandi eventi caratterizzati da
unicità e la realizzazione di proposte turistiche studiate per soddisfare le esigenze di un
determinato target. In ultima analisi, si punterà a trovare una maggiore connessione tra
le motivazioni di viaggio legate alla religiosità e quelle relazionate al ritorno alle
origini, fino ad individuare un nuovo segmento turistico in fase di espansione.
Nel primo capitolo vengono messi a confronto il turismo religioso e il turismo di
ritorno. Si elencano, altresì, gli elementi in comune e di differenziazione tra il turismo
religioso e il pellegrinaggio e viene fatta una riflessione sul peso economico che hanno i
santuari e le feste patronali sulla valorizzazione del territorio. Dopodiché si è passati
all’analisi del turismo di ritorno (o genealogico), quale flusso turistico di emigrati o
discendenti italiani all'estero che ambiscono a tornare in vacanza nei luoghi di origine.
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Nel secondo capitolo sono stati analizzati i fattori essenziali che consentono un
processo di sviluppo di una determinata area. A tal fine, sono state distinte le reti di
governance multilivello da quelle di governance multi-attore, spiegando alcune delle
problematiche odierne con le relative soluzioni. Si è affrontato pure il tema del sistema
territoriale locale usato come strumento di pianificazione territoriale. Abbiamo
proseguito poi con l’analizzare l’importanza del networking nel settore turistico, ai fini
della valorizzazione del territorio, e degli eventi in grado di attirare flussi di visitatori
anche in periodi di bassa stagione e di provocare un notevole impatto sul territorio
ospitante.
Il terzo capitolo affronta il caso dell’evento religioso conosciuto come “Festa di
Sant’Alfio” e vengono descritti i festeggiamenti nei Comuni della Sicilia orientale (su
citati) che rappresentano i luoghi del passaggio e del martirio dei Tre Fratelli, nonché di
ritrovamento delle reliquie. Abbiamo proseguito col narrare la diffusione del culto dei
Tre Santi in alcune città dell’Australia e degli USA dove gli emigrati siciliani hanno
“trapiantato” la tradizione della Festa che richiama molti visitatori pure oggi. Segue
l’indagine effettuata presso le comunità australiane e statunitensi di Sant’Alfio al fine di
analizzare le esigenze e le abitudini della domanda ed individuare il segmento obiettivo
a cui rivolgere un’offerta realizzata ad hoc.
Infine, nel quarto capitolo vengono scandite le varie fasi necessarie per la realizzazione
di un prodotto turistico integrato che consente al territorio della Sicilia orientale di
posizionarsi su un nuovo segmento, ossia quello del turismo di ritorno legato alla
scoperta delle origini, luoghi e tradizioni del passato, di cui le feste religiose popolari
rivestono un ruolo di notevole importanza, tanto da fare da filo conduttore tra turismo
genealogico e turismo religioso-culturale.
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CAPITOLO 1: DUE TIPOLOGIE DI TURISMO A
CONFRONTO:
Il TURISMO RELIGIOSO E IL TURISMO DI RITORNO
1.1 Definizione e studi sul turismo religioso
La religione è un tema estremamente problematico per la sociologia delle società
contemporanee, vista la complessità del mondo odierno, alle prese con gli effetti della
globalizzazione economica, sociale e culturale (Beckford, 1991).
In relazione a ciò non è molto semplice poter dare una definizione univoca e precisa del
termine “turismo religioso”, in quanto esso entra in collisione col termine
“pellegrinaggio” e molto spesso si tende ad usare gli stessi come sinonimi
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Il turista religioso non ha una specifica identità di viaggiatore. L’elemento che lo
differenzia da altre categorie di turisti riguarda sostanzialmente le motivazioni per cui
egli intraprende un viaggio, ossia la voglia di divertimento, di evasione e di relax
(Costa, 1995).
Per meglio comprendere come il turismo e il pellegrinaggio
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siano accomunati,
possiamo far riferimento alla definizione che vede il turismo religioso come quella
<<pratica turistica che ha come meta luoghi che hanno una forte connotazione religiosa
ma la cui motivazione è eminentemente culturale e/o spirituale, quando non
direttamente etnica, o naturalistica, o a carattere etico/ sociale, ma non religiosa in senso
stretto>> (Nocifora, 2010, p.185). In altre parole, il turista si prefigge una meta che ha
un particolare significato religioso, cioè un santuario, un convento o un luogo dal valore
mistico; tuttavia, non è la sua confessione a guidare la pratica di viaggio quanto
piuttosto l’appartenenza ad un movimento turistico visto in chiave moderna. Possiamo,
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La definizione globale di "turismo religioso", ormai entrata nell'uso linguistico generale e nella
letteratura specializzata (Rinschede, 1992; Bauer, 1993), prevede dunque la compresenza dinamica di
due fattori: "turismo" e "religione", combinati in modo da suscitare un esito unitario e non una semplice
giustapposizione di aspetti eterogenei.
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Il turismo può essere visto come <<un insieme di rapporti e di fenomeni che risultano dal viaggio e dal
soggiorno di persone non residenti, purché il loro trasferimento non dia luogo a insediamento e non sia
legato ad alcuna attività lucrativa principale>> (Hunziker e Krapf, 1942, p. 12). Costa, invece, dà una
definizione di pellegrinaggio come <<una forma di pratica di fede che si svolge ai vari livelli nei santuari,
nelle case del pellegrino, nelle abbazie, nei monasteri e nei conventi>> (Costa, 1995, p.121).
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in sostanza, affermare che le classiche mete di pellegrinaggio stanno subendo un
processo di secolarizzazione, tanto da trasformarsi in mete di un movimento turistico
che presenta anche elementi di tipo culturale, o etico/sociale, o naturalistico/salutista. Le
mete più famose di turismo religioso, fra le quali Pompei, Città del Vaticano e Santiago
de Compostela sono in grado di giustificare tale affermazione.
Un’ulteriore conferma di tale approccio è da rinvenirsi nella capacità del turismo
religioso di accorpare sia i turisti in senso stretto che i pellegrini (si può parlare, infatti,
di contaminazione dei due ruoli di viaggio). Si potrebbe infatti identificare un
continuum religione-turismo caratterizzato da un passaggio dal pellegrino-pellegrino,
serio e solenne che fa uso dell’iconografia tradizionale religiosa, al pellegrino-turista,
meno serio e solenne senza riferimenti iconografici, nel quale vi è una compenetrazione
di ruoli, al turista-pellegrino, meno ricreativo e più esistenziale, al turista-turista,
esclusivamente consumista e ricreativo (Costa, 1990).
La principale differenza tra pellegrino e turista riguarda il fatto che, mentre il turista è
volto all’ozio, cioè ha tutto da ricevere e niente da realizzare e può saltare alcune tappe
del suo percorso, il pellegrino è sottoposto ad uno stress fisico ed emotivo: il suo
viaggio tende ad essere una meta sacra e diventa tutt’uno con lo spazio.
Esistono, però alcuni elementi comuni: sia pellegrino che turista entrano in una
condizione di estraneità rispetto all’ambiente che li circonda e anche rispetto a se stessi:
abbandonando la quotidianità si perdono in una vaga dimensione temporanea
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Sia nel turismo che nel pellegrinaggio, inoltre, non manca l’elemento della fatica, che
permette di entrare in contatto con ambiti sconosciuti o che vengono rifiutati nella vita
di tutti i giorni (Savelli, 1993).
In sostanza, in entrambe le esperienze di viaggio predomina una ricerca di totale
pienezza: là dove, per il turista, si tratta di seguire la moda di visitare particolari luoghi,
il pellegrino si trova di fronte a una pratica rivitalizzante. Vi è, comunque, una
mescolanza di aspetti sacri e profani: nel pellegrinaggio sono presenti spazi profani,
rispetto ai quali spiccano, in modo assoluto, la sacralità e la condizione di pienezza; nel
turismo, al contrario, le tappe che costituiscono il circuito di visite possono assumere il
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Sia nel turismo che nel pellegrinaggio è evidente la ricerca di una realtà diversa da quella quotidiana:
mentre il turista cerca di individuare una forma di divertimento collettivo, il pellegrino vuole realizzare
una forma di esercizio collettivo di salvezza comune. In entrambi i casi viene compiuta una scelta
spirituale, spinta dal bisogno di estraneità, di stupore, e di superamento dell’ordinario.