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medievisti usano il “nuovo” Internet, ma anche di proporre nuove
idee per il sito Web “Itinerari Medievali”.
Nel primo capitolo si discuterà della struttura della Rete nei suoi
primi anni di vita, verranno fatti alcuni esempi su come siano stati
costruiti siti Internet dedicati alla Storia medievale, da quelli
istituzionali sino a quelli amatoriali, e verrà compilato un dettagliato
repertorio riassuntivo.
Successivamente verrà introdotto il Web 2.0, ovvero la nuova
evoluzione della Rete, di cui sarà proposta una breve disamina delle
principali innovative applicazioni da esso introdotte e degli usi che
hanno fatto gli utenti. A ciò seguirà necessariamente una serie di
capitoli interamente dedicati alle risorse telematiche più rilevanti
della Rete. Ai blog sarà dedicato uno spazio dedicato molto ampio,
in cui verranno definite tutte le loro possibili funzioni e
caratteristiche e verranno esaminati alcuni esempi di pagine
internazionali ed italiane il cui tema è ovviamente la Storia
medievale. A conclusione del capitolo saranno proposti alcuni
criteri di valutazione riservati ai blog e sarà compilata una serie di
schede dettagliate relative alle pagine prese in esame.
Le pagine successive saranno rivolte ad una breve introduzione
ed analisi del fenomeno dei social network, la cui popolarità è ormai
di dominio pubblico. Verranno introdotte le principali forme di “reti
sociali” e si cercherà di capire in che modo esse possano essere
utilizzate per scopi divulgativi e didattici.
La successiva sezione sarà dedicata alla folksonomia, che è ormai
un’applicazione estremamente diffusa e offerta da innumerevoli siti,
9
essa ha un ruolo importante nel Web 2.0 poiché introduce un nuovo
modo di organizzare la conoscenza e le risorse della Rete.
Il quarto capitolo riservato alle nuove pratiche digitali, illustra la
storia, l’utilizzo e i problemi legati ai siti wiki, il cui principio di
funzionamento risiede nella proprietà della collaborazione tra utenti,
uno dei punti cardine nella “nuova” Rete.
Un capitolo a parte sarà poi dedicato ai podcast, documenti
audiovisivi che grazie a Internet possono essere facilmente
distribuiti ed hanno avuto un grande successo anche
nell’insegnamento a livello universitario, soprattutto nei paesi
anglosassoni.
Il capitolo conclusivo è dedicato alla disamina degli strumenti
utilizzati per la scrittura della tesi e alle proposte “possibili” per
migliorare e rendere più interattivo il sito Itnerari Medievali.
Illustrare quali siano le più importanti applicazioni telematiche
degli ultimi tempi potrebbe infine essere uno stimolo per ripensare
la Rete al servizio di una disciplina accademica come la Storia
medievale che, come tutte le altre, ha dovuto “necessariamente
riconsiderare la propria tradizione” alla luce dei nuovi ritrovati
informatici, e che conserva con essi uno stretto legame sotto diversi
punti di vista.
10
11
1. Le prime pagine web e i siti di
interesse medievistico
1.1 La nascita e l’evoluzione delle prime pagine
web
Sono passati ormai poco più di dieci anni dalla creazione delle
prime pagine web, costruite laboriosamente tramite un linguaggio
semplice e preciso come l’HTML, e già è possibile considerarle se
non obsolete, quanto meno poco efficienti. La necessità di un
dinamismo costante e di una salda interattività con gli utenti ha
portato gli sviluppatori a mettere da parte i primi ipertesti a favore di
nuove forme di pagine Web. Quello che oggi viene definito Web
1.0, e che già nel 2000 contava oltre dieci milioni di siti
2
, rimane
tuttavia una “forma di internet” che ben il 70% dei lettori continua
ancora ad utilizzare. Nei siti costruiti su tali basi, manca del tutto la
dinamicità, le informazioni sono pubblicate in maniera statica, come
se si trattasse di un foglio elaborato tramite word processor
3
, con
testo e immagini, portato sul Web. Gli utenti arrivano, leggono e poi
navigano altrove.
Il termine chiave cui si richiamano le prime pagine create per la
Rete, è propriamente quello di pubblicazione. La sostanza infatti
2
J. NIELSEN, Web Usability, Milano 2000, p. 10.
3
Il word processor è un’applicazione informatica utilizzata per la produzione di documenti
testuali che possono essere successivamente anche stampati.
12
non è molto distante da quella dei volumi cartacei: c’è uno scrittore
(nella fattispecie il webmaster
4
), un mezzo con cui scrivere (il
computer e un semplice blocco note elettronico), e un mezzo con cui
pubblicare ciò che è stato creato (la Rete). I lettori e ogni elemento
paratestuale non interessano e non influiscono minimamente sulla
pubblicazione tecnica delle pagine, la cui preparazione è propria del
webmaster, che rimane l’unico a poter modificare ed aggiornare i
contenuti. Riprendendo lo schema comunicativo di media ormai
storici come la televisione e la radio, anche internet adottò
inizialmente la forma “da uno a molti”. Tale modalità era già stata
prevista anni prima da Marshall McLuhan, che in Understanding
Media
5
chiarì la legge generale che accomunava i nuovi media,
ovvero quando sopraggiunge un medium nuovo, riesce ad inserirsi
nel sistema dei media esistente mascherandosi da medium vecchio,
così da non spaventare il grande pubblico.
Da un punto di vista prettamente comunicativo e più critico, le
prime pagine pubblicate in Rete hanno subito posto un problema
relativo alla ricezione e alla organizzazione delle informazioni.
Secondo Carlini, con gli ipertesti viene a mancare il solido patto che
da sempre legava l’autore al lettore, ovvero «io (autore) ti prometto
contenuti validi e comprensibili, a patto che tu ti adegui alla
sequenza, all’ordine del discorso che io ti propongo»
6
. Non si ha
più, dunque, una lettura sequenziale e precostituita. Una pagina Web
4
Con webmaster si indica la figura di colui che progetta, costruisce ed amministra un sito Web.
5
M. MCLUHAN, Understanding media: the extensions of men, New York 1964.
6
F. CARLINI, Lo stile del web, Torino 1999, p. 53.
13
si presenta disponibile ad una molteplicità di letture differenti che le
necessità e le abilità degli utenti contribuiscono a creare. Per i primi
utilizzatori degli ipertesti e della Rete si trattava quindi di
girovagare alla ricerca di informazioni con il frequente rischio di
smarrirsi sia concettualmente che praticamente. Se è vero che
l’unico creatore delle pagine rimane il webmaster, è d’altra parte
giusto riconoscere al lettore un ruolo determinante che è andato ad
aumentare di importanza di pari passo con l’incedere esponenziale
delle pagine pubblicate. Dinanzi ad una disponibilità infinita di
letture, l’utente ha il gravoso compito di riorganizzare mentalmente
i contenuti, creando lui stesso un testo cui attingere conoscenze. Si
tratta di creare autonomamente una mappa concettuale da seguire,
cui si aggiunge ovviamente l’utilizzo di criteri di valutazione per le
pagine, del tutto personali.
Negli anni in cui iniziò a diffondersi Internet, il problema
dell’utilizzo delle pagine da parte dei navigatori iniziò ad essere
molto sentito, soprattutto da parte di chi aveva il compito di
progettarle a livello profondo.
Stuart Moulthrop
7
, teorico e autore di ipertesti letterari, ha
pensato l’era primordiale della Rete come popolata da due differenti
tipi di pagine:
∞ ipertesti-incunaboli, ovvero testi pensati per la stampa e
trasferiti poi in una forma ipertestuale
7
S. MOULTHROP, The shadow of an informand: a rethorical experiment in hypertext, URL:
<http://noel.pd.org/topos/perforations/perf3/shadow_of_info.html>.
14
∞ ipertesti nativi, testi progettati sin dall’inizio per il nuovo
mezzo.
Col passare degli anni, la forma degli ipertesti-nativi ha avuto
modo di prevalere e successivamente di evolversi diventando
simbolo di ciò che era ed è ancora la Rete stessa, ovvero un «grande
ipertesto a scala globale»
8
.
Se le pagine di Internet non andranno mai a formare dei veri e
propri “libri elettronici” bisogna logicamente ammettere che esso
«non è e non sarà mai una biblioteca»
9
. È facile a questo punto
associare alla Rete il termine “disordine”, un caos che se nei primi
anni non era facilmente gestibile, col passare del tempo è diventato
totalmente impossibile da controllare, anche meccanicamente. Non
solo l’immensa mole delle pagine ha scoraggiato una
organizzazione logica della Rete, ma ad aggravare la situazione si è
ovviamente aggiunta anche la mancanza di un criterio cui affidarsi
per la ricerca di informazioni.
8
F. CARLINI, Lo stile del web, Torino 1999, p.59.
9
S. MAISTRELLO, La parte abitata della Rete, Milano 2007, p. 25.
15
1.2 I problemi del Web 1.0 e la nascita di una
nuova Rete
Alla luce di una prima visuale d’insieme di ciò che è stato il web 1.0
è possibile tracciarne i limiti e cercare di capire in che modo si è
verificato il passaggio alla nuova, odierna forma di creazione ed
utilizzo delle pagine di Internet.
Innanzitutto, i primi problemi che ha dovuto affrontare la Rete
sono stati a livello tecnico. I personal computer erano inizialmente
collegati ai provider tramite un modem analogico con un semplice
cavo telefonico. La velocità di trasmissione dei dati era quindi molto
ridotta e ciò implicava una limitata quantità di informazioni,
soprattutto a livello multimediale, che poteva essere immessa nelle
pagine o che poteva essere scambiata. Per fare un piccolo confronto
a livello quantitativo, nel 1998 Yahoo Mail
10
permetteva di
utilizzare una casella di posta elettronica di 2MB, dieci anni dopo,
Google Mail
11
ne offre 2GB, ovvero 1000 volte tanto.
I siti Web, costruiti con architetture semplici, a volte sfruttando
ottimi programmi di editing, andavano poi incontro ad un problema
molto diffuso come quello della compatibilità coi browser.
Progettare un sito, implicava testare la sua piena funzionalità con i
10
Il servizio di posta elettronica offerto da Yahoo. URL: <http://it.yahoo.com/>.
11
Noto anche come Gmail è il servizio di posta elettronica offerto da Google. URL:
<http://mail.google.com>.
16
due maggiori sistemi di navigazione delle pagine: Netscape
12
(utilizzato maggiormente da utenti con terminali Mac
13
,il cui
sviluppo è oggi abbandonato) ed Explorer
14
(che veniva fornito di
serie sulle macchine con sistema operativo Windows
15
). C’era quindi
la necessità, talvolta, di dover strutturare il sito in due differenti
versioni a seconda delle possibilità di lettura degli utenti. La corretta
costruzione delle pagine poteva e può ancora essere verificata grazie
all’associazione W3C
16
, che monitorando la sorgente HTML era in
grado di segnalare al webmaster eventuali errori. Il sito dell’Istituto
Internazionale di Storia Economica F.Datini
17
, ad esempio, reca sul
fondo della pagina principale la certificazione rilasciata dal W3C
per la costruzione delle pagine con HTML 4.01 e i fogli di stile
CSS.
12
Per una breve storia del browser Netscape, è possibile visitare la pagina curata da America
On Line, URL: <http://browser.netscape.com>.
13
Mac OS è il sistema operativo sviluppato dalla Apple per i computer Macintosh a partire dal
1984. Il nome è l'acronimo di Macintosh Operating System. Mac OS fu il primo sistema
operativo ad utilizzare con successo un'interfaccia grafica. URL: <http://www.apple.com>.
14
La storia degli sviluppi di Internet Explorer è visibile sul sito della Microsoft, URL:
<http://www.microsoft.com/windows/WinHistoryIE.mspx>.
15
Microsoft Windows è una serie di sistemi operativi prodotta da Microsoft a partire dal 1985
per l'utilizzo su personal computer ed è ancora oggi la più diffusa. URL:
<http://www.microsoft.com/windows/default.aspx>.
16
W3C è l’acronimo di World Wide Web Consortium, associazione fondata da Tim Berners Lee
per aiutare lo sviluppo del Web, URL: <http://www.w3.org>.
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URL: <http://www.istitutodatini.it>.