PREMESSA:
La “Società Canottieri Ichnusa 1891” è una delle società sportive tra le più
antiche di Cagliari, risalendo la sua fondazione alla fine dell’ 800.
La sua sede è attualmente compresa, tra le aree di competenza dell’Autorità
Portuale, interessata oggi dal nuovo Piano Regolatore Portuale (in via di
approvazione) che inserisce l’area in un nuovo contesto urbano modificando, in
questo caso, una situazione cristallizzata al 1967.
Su questi dati, e sulla scorta della “Nuova normativa CONI per l’impiantistica
sportiva” emanata il 25 giugno 2008, è impostata la tesi.
Lo studio è dunque relativo sia all’adeguamento della struttura alle nuove
disposizioni sportive, che alla costituzione di una nuova immagine degli edifici
che compongono la sede sociale del sodalizio, ricorrendo a soluzioni che, nelle
forme e nella scelta dei materiali, concorrono alla creazione di un riconoscibile
polo per la pratica delle attività remiere.
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PROLOGO:
La Società Canottieri Ichnusa è stato un mio punto di riferimento fin dall’infanzia,
da quando ho iniziato a praticare la canoa e il canottaggio.
Ho sempre frequentato quegli spazi, li ho osservati, vissuti, e spesso mi sono
chiesto come sarebbe stata la mia percezione del luogo e le relazioni con esso,
se fosse stato progettato diversamente.
Potrebbe sembrare divertente alla nostra immaginazione, ma molto spesso, nel
corso degli anni, mi sono trovato con una matita in mano, a disegnare quella
struttura, e certo il disegno non era mai isolato dal contesto, dalla banchina al suo
lato sud, dai moli e dalle centinaia di barche ad essi ormeggiate, la Fiera e i
rispettivi parcheggi sul lato est, e viale Diaz alle sue spalle.
Un complesso perfettamente integrato con l’ambiente circostante, non di certo di
poca rilevanza.
Altra cosa principale da tenere in considerazione è indubbiamente la sua
funzione: La palestra, gli spogliatoi, la sala riunioni e il “cortile”, hanno come
primo obiettivo quello di essere spazi di: socializzazione, formazione e
divertimento.
Il mio progetto vorrebbe mettere in risalto una vivibilità degli spazi che veda un
connubio e la sintesi di questi tre elementi, centrali nello svolgimento di qualsiasi
attività sportiva, agonistica e non.
L’intento infatti non è solo quello di garantire la massima funzionalità tecnica delle
singole parti, ma anche e soprattutto quello di favorire l’interazione, lo scambio, il
gioco e l’insegnamento, che sono attuabili quando l’intera struttura è colta nel suo
insieme, insieme che va oltre la somma delle sue parti, e che piuttosto è dato
dalle relazioni che intercorrono tra esse.
È quindi la mutua interrelazione tra le singole parti della struttura, a garantire
l’assolvimento delle sue molteplici funzioni, ed è proprio questa armonia
funzionale che ho cercato di rendere nel mio progetto.
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1.1- LA STORIA: La Canottieri Ichnusa 1891.
I primi aderenti alla Società dei Canottieri, a quanto riportano le notizie dell'epoca,
sommavano a circa 40 unità. Si trattava di giovani, e meno giovani, appartenenti
alla più ricca borghesia cittadina dell'epoca, formata da commercianti, piccoli
industriali, liberi professionisti e burocrati.
Il primo passo ufficiale compiuto dalla neonata società fu la richiesta inviata al
Prefetto, comm. Franco, perchè concedesse l'uso del “canotto scuola” di
proprietà della provincia, che permetteva agli aspiranti vogatori di poter subito
allenarsi ad appena tre settimane dalla fondazione del sodalizio.
In settembre, durante un' assemblea tenutasi nella sede provvisoria dei Bagni
Cerruti, Enrico Lucchi rassegnava le sue dimissioni dalla carica di presidente, e
alla più alta carica sociale veniva eletto l'ingegnere minerario Enrico Devoto.
Il 1891, primo anno di vita della Società dei Canottieri, si chiudeva senza
iniziative di rilievo, ma un articolo apparso sull'Unione Sarda alla fine dell'anno ci
spiega le cause del silenzio della giovane associazione: l'intento principale era
infatti quello di costituire “un capitale sociale che assicuri l’ esistenza del sodalizio”,
mentre si portavano avanti le pratiche per ottenere la concessione della palazzina
costrutta per uso dell'impresa del porto e che, ultimati i lavori del molo di Levante,
doveva essere demolita.
Inoltre, erano state ordinate tre imbarcazioni, con le quali si contava di
partecipare alle “Feste di Maggio” dell'anno successivo.
Nel corso del 1892 tutti i propositi riferiti dall'articolo sopra ricordato, venivano
portati a compimento: conclusione delle trattative, con l'impresa Magnini e
Zamberletti, per l'acquisto della palazzina utilizzata durante la costruzione del
porto, inoltre veniva realizzato anche un nuovo capannone in legno, destinato alla
custodia delle imbarcazioni e del materiale nautico, e nello stesso tempo la
Capitaneria di Porto e il Genio Civile concedevano una adeguata porzione di
terreno limitrofa alla suddetta costruzione.
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L’iniziative da parte dei canottieri ispirò dei sentimenti di invidia in persone,
probabilmente, legate alle attività del porto, visto che, nel numero dell' 8 agosto
deIl’ Avvenire di Sardegna, veniva pubblicata questa curiosa notizia:
“Un anonimo, servendosi della firma 'Canottieri Sardi ', scrisse al Comandante del Porto
una lettera piena di frasi sconnesse e ributtanti e di minacce.
Ora la società dei Canottieri ci prega di smentire recisamente di aver scritto tale lettera,
e coglie quest'occasione per esprimere al Comandante del Porto i sensi della più sincera
stima”. (8 agosto deIl’Avvenire di Sardegna,)
I canottieri cercarono di realizzare una sede il più possibile comoda ed elegante,
per cui, alla fine dell'anno, veniva inviata una richiesta al sindaco di Cagliari,
Ottone Bacaredda, affinché donasse una trentina di piante ornamentali del vivaio
comunale del Terrapieno, con le quali si voleva abbellire l'area loro concessa.
Il sindaco quale socio onorario della società, non poteva esimersi da tale
concessione, e sempre nell’anno 1892 la società riusciva a dotarsi delle prime
imbarcazioni: infatti nel mese di ottobre, a bordo del piroscafo 'Paraguay'
proveniente da Livorno, arrivavano due jole a 4 vogatori più timoniere, con sedili
fissi, battezzate 'Karalis' e 'Ichnusa', costruite dalla ditta Gallinari, mentre
nell'aprile dell'anno seguente giungeva una terza jole, la 'Caprera' , simile alle
due precedenti e realizzata dallo stesso cantiere livornese.
Il primo gennaio 1893 veniva stampato il primo Statuto Sociale completo di
'Regolamento di Disciplina e di Istruzioni per la Voga,e veniva ufficializzato il
nome del sodalizio in “Societa dei Canottieri Sardi”,mentre si stabiliva, con
l'articolo 1, che lo scopo principale dell'associazione era quello di:
“Promuovere lo sviluppo delle forze fisiche col esercizio del remo”.(Art.1,Regolamento di
Disciplina e di Istruzione Voga)
Fondamentale importanza veniva data anche all'articolo 2, con il quale si ribadiva
che:
“La Società non si occupa di politica ne di religione” (Art.2, Regolamento di Disciplina e di
Istruzione per la Voga).
Precetto che il Consiglio, memore forse delle cause di rovina di altre associazioni
cittadine, volle nei primi anni con lodevole intendimento tenere sempre presente
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alla memoria dei soci facendolo stampare a grandi lettere, in fogli a parte, che
vennero affissi nei locali sociali.
Immagine 1: Statuto della società Canottieri
Nel 1892, in occasione dell'arrivo a Cagliari della corazzata 'Morosini', il comune
offri un concerto in onore della Regia Marina. I Canottieri furono invitati e
contribuirono alla riuscita della festa con i loro canotti illuminati alla veneziana,
con i quali uscivano dalla darsena e in breve giunsero alla corazzata,
accompagnati del loro infaticabile presidente ing. Devoto.
La cronaca della stagione 1892 ricorda una gita alla tenuta di Orri, a bordo di
due canotti a remi e di un 'cutter elegante e velocissimo regalato dall'ing. Devoto,
il proprietario del luogo, marchese Stefano Manca di Nissa, offri loro un rinfresco
di scelti vini e rosoli.
Alcuni giorni più tardi una gita di resistenza aveva luogo al Poetto:
“Muovevano dalla Darsena alle 7 pom., toccando la spiaggia di Quartu ed alle 9 erano
nuovamente al luogo di partenza”. (L’Avvenire di Sardegna,11.06.1892 )
Il 27 luglio, i Canottieri Sardi diedero vita al loro primo impegno agonistico: grazie
all'interessamento del capitano Raffaele Marras, comandante del piroscafo
Adriatico, e ottennero in prestito dalla Società Navigazione Generale “due snelli
canotti” a quattro vogatori, in pratica le scialuppe di salvataggio di cui erano
dotate le navi che collegavano l'isola al continente. Con questi scafi si disputava
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una regata nel percorso Boa della Darsena-Bagni Città di Cagliari, presso la
spiaggia della Scafa.
Le imprese dei Canottieri, intanto, cominciavano a destare un certo interesse
nella cittadinanza, tanto che su richiesta di alcuni genitori, I'assemblea approvava
la formazione di una sezione allievi “che saranno tenuti a portare la divisa e pagare la
quota mensile di lire 2,50, senza tassa di ammissione”.
A Genova erano state indette per settembre delle regate popolari in occasione
delle Commemorazioni Centenarie di Cristoforo Colombo, organizzate dalla
locale sezione del Rowing Club. Venne mandato l'invito anche al Comune di
Cagliari, e la Giunta scelse di: “far concorrere cinque dei nostri migliori e più pratici
marinai alla gara delle jole a quattro vogatori e timoniere, scalmiere a murata e sedile
fisso”, mentre alla Società dei Canottieri, “lieta” di poter “servire”
l'amministrazione comunale “benchè in cosa di si piccol momento” venivano chieste
in prestito: “cinque maglie da regata”.
L'impresa si risolse con un fallimento: il sindaco Bacaredda telegrafava da
Genova annunciando che i marinai non potevano partecipare alla regata delle
jole, in quanto riservata ai canottieri dilettanti (i marinai,secondo i nuovi
regolamenti del Rowing Club, erano considerati professionisti), mentre per le gare
destinate ai primi, con gozzi a 8 e 10 remi, non si avevano vogatori in numero
sufficiente.
Fu cosi che il viaggio dei marinai a Genova si limitò ad una semplice gita, e per i
soci dei Canottieri fu un'occasione persa per partecipare, sin dal primo anno di
attività, ad una gara nazionale.
Finalmente, in occasione delle Feste di Maggio edizione 1893, organizzate dalla
Società Ginnastica Gialeto per l'ultima volta (il sodalizio, lo stesso anno, avrebbe
chiuso i battenti “sommerso dai debiti”), ebbe luogo a Cagliari la prima regata con
imbarcazioni costruite espressamente per il canottaggio, le jole a quattro vogatori
e sedile fisso, che il cronista dell'Unione Sarda si ostinava a chiamare “lancie” .
Non si trattava ancora di una gara “ufficiale” , in quanto i Canottieri Sardi non
erano all'epoca iscritti al Rowing Club Italiano, ma svolgevano la loro attività a
livello amatoriale, tanto che la loro esibizione era inserita in una “Festa a mare”
che prevedeva anche una regata di gozzi da pesca.
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Questa nuova esibizione ebbe il merito di interessare all'attività dei Canottieri
Sardi anche la stampa periodica di carattere “colto”: il settimanale cagliaritano
'Vita Sarda' del 14 maggio 1893, nella stessa pagina dove veniva ospitato un
invito allo studio del folklore sardo da parte della giovane collaboratrice Grazia
Deledda, titolava 'S . C . S . ' l'articolo seguente:
“Queste tre lettere mi ravvivano il più gradito ricordo delle ultime feste. lo le ho viste
spiccare vivaci sullo sfondo oscuro delle maglie, che serravano i petti larghi e robusti, e
mettevano in mostra i bicipiti sviluppati e le facce brune dei nostri giovani canottieri.
Ricordo pure d'aver visto le candide e snelle jole cullarsi dolcemente sulle acque del
nuovo porto, poi correre veloci al segnale di partenza, perdersi in lontananza fra le onde
oscillanti e, in ultimo, ritornare più veloci ancora in mezzo ad una folla di pubblico, che
applaudiva freneticamente. [. . .]”
“Queste modeste vittorie si scolpiranno indimenticabili negli animi dei giovani canottieri,
che han provato quell 'intima compiacenza, che suol seguire al sacrifizio di molte e alla
mirabile costanza di andare sempre avanti in mezzo ad un generale sorriso d'indifferenza.
[...]”
“Fate una capatina nell'elegante palazzina della società la sul nuovo porto, e vi troverete
la più squisita cortesia, che vi farà conoscere tutto il materiale nautico; troverete una
schiera di giovanotti forti e baldi, dalle faccie brune, dal petto largo che sente tutta la
poesia del mare. Ora poi s 'avvicina la stagione più propizia alle loro esercitazioni; ed io
penso alle jole leggerissime, strette strette, che solcheranno veloci le acque tranquille del
nostro bel golfo nelle imminenti mattinate estive. Chissa che fame pantagruelica
sentiranno i nostri canottieri in mezzo a tanta poesia!”(”Vita Sarda” del 14 maggio 1893).
La passione per le biciclette.
Nel 1893 il consiglio direttivo provvedeva a dipingere internamente e con un certo
lusso i locali, a costruire una piccola palestra ginnastica e realizzare un elegante
giardinetto con relativo chiosco. Le cronache del periodo 1894-95 rivelano un
certo disinteresse da parte dei soci dei canottieri verso il canottaggio.
L'attività sportiva che in quel periodo attirava maggiormente la loro attenzione era
il ciclismo: nel 1893 era stata costituita, in seno alla Società dei Canottieri, una
sezione Velocipedisti, della quale faceva parte Giacomo Miorin. Quest' ultimo fu
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anche dirigente delle associazioni ciclistiche sorte in quegli anni e, in seguito,
presidente del Touring Club Ciclistico (l'attuale Touring Club Italiano), al quale la
Società dei Canottieri, si affilierà nel 1900, ospitando nel 1901 i soci della sezione
di Roma, in gita in Sardegna, nella sede che per l'occasione era stata illuminata
fantasticamente col sistema fantapie.
Nel 1894 con l’apertura del primo negozio “di bicicletti” in viale Umberto,
proprietario il cav. Cesare Cugia, spinse gli appassionati a creare due
associazioni cittadine dedite espressamente a questa attività, il “Veloce Club” e il
“Forza e Coraggio”, che l'anno successivo si fondevano nella “Società Ciclisti
Cagliari”, con lo scopo di dare maggiore impulso allo sport ciclistico col
promuovere gite atte a far conoscere l'interno dell'isola: gare, esercizi e corse,
tutelare gli interessi ed i diritti dei ciclisti ed istruire gli inesperti .
Suscita scalpore, quell'anno, l'arrivo in città di un tandem ordinato dai fratelli
Devoto in continente, e costato la bellezza di lire 1.400.
L'unica parentesi nautica di quel periodo ebbe luogo il 25 aprile 1895, Festa di
Bonaria, quando i Canottieri organizzarono una regata di gozzi per pescatori la
quale, nonostante la presenza di un'imbarcazione sociale preposta al regolare
andamento della regata, veniva annullata, a causa di irregolarità nel seguire il
percorso.
La settimana successiva, per S. Efisio, i canottieri erano invece presenti
alle“Corse Ciclistiche di Maggio”, organizzate dal Club Ciclisti.
Tra sport, feste e beneficenza.
Nel marzo del 1896 veniva cambiato il nome del sodalizio, che diveniva, per la
prima volta, Società Canottieri Ichnusa; all'inizio di aprile Enrico Devoto, lasciava
la carica di presidente.
Veniva eletto a capo dell'associazione l'ingegnere ferroviario Stanislao Scano, il
quale aveva ricoperto sino ad allora il ruolo di vicepresidente.
Con Stanislao Scano, fratello dell'ingegnere, architetto e storico Dionigi, iniziava
per l'Ichnusa un periodo di attività sportiva, oltre che mondana e di impegno
sociale, tra i più importanti della sua storia, e le avrebbe assegnato il ruolo di:
“associazione civile più popolare della Cagliari belle Epoque”.
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Il successo dell' Ichnusa in quegli anni può essere riassunto da alcune cifre: i
soci, che avevano raggiunto il numero di 50 nei primi tempi, erano scemati, tra il
1894 e 1896 a circa 35, sia per l'apatia dei più e per la poca propensione dei
cittadini alla vita del mare, anche a causa della gravosa quota mensile stabilita.
Con la presidenza di Stanislao Scano, il numero degli iscritti era salito a 65 nel
1896, per poi superare le 80 unità nel 1897, anche la situazione finanziaria era
incoraggiante: all'inizio del 1898 l'Ichnusa possedeva mobili ed immobili per il
valore di oltre 15.000 lire, con un attivo di cassa di ben 3.500 lire, e senza che
mai la società avesse chiesto aiuti all'infuori delle quote ordinarie e straordinarie
dei soci, con le quali esclusivamente ha sempre provveduto ai propri bisogni.
Il primo avvenimento di rilievo riportato dalla stampa nel 1896 è il battesimo di
una nuova jole a due vogatori e sedili scorrevoli, chiamata ”Ondina”, la prima
imbarcazione di questo tipo giunta in Sardegna.
Nel 1897, dopo il riposo invernale, con l'arrivo della primavera riprendeva l'attività
dei Canottieri in occasione dell'appuntamento tradizionale delle Feste di Maggio,
quell' anno organizzate dal Circolo Universitario.
Veniva disputata la solita regata delle jole a sedile fisso, che doveva essere
preceduta da una novità per lo sport cagliaritano: una regata a vela.
Purtroppo, però, proprio all'ora stabilita per le regate, il vento cessa di soffiare,
mandando a secco la prima parte del programma.
Era prevista anche una seconda gara di velocità, ma la marea di imbarcazioni
private che affollavano ogni angolo del porto, occupate dagli spettatori desiderosi
di seguire più da vicino gli avvenimenti, consigliarono di cancellare la regata.
Il rinnovato interesse verso il canottaggio di quegli anni culminava con I'acquisto,
in quello stesso maggio 1897, della prima imbarcazione da regata di tipo
“moderno” : l'outrigger a quattro vogatori battezzato “Glauco”, costruito dalla ditta
Gallinari di Livorno. Il cronista dell'Unione, dando la notizia, teneva a precisare
che: “ è su questo tipo di imbarcazioni che oggidì si corrono tutte le regate, quelle di
Axford (sic) e Cambridge comprese” (L’Unione Sarda, 1897).
L'arrivo del nuovo quattro creava anche dei problemi logistici, rendendo
necessario allungare il capannone delle imbarcazioni di ben quattro metri,
essendo l'outrigger lungo ben tredici metri. Anche l'altro locale, quello del circolo,
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