4
dell’intensità del fascio dalle quali possiamo ricavare, attraverso la peculiare funzione di
trasferimento Shadowgraph, il fattore di struttura delle fluttuazioni. Da questa misura
preliminare ho ottenuto dati confrontabili con quelli ottenuti precedentemente in questo
laboratorio con altri tipi di celle in grado di preparare campioni di miscele ottimi per
misure di diffusione ma non adatte a lavorare in condizioni di micro-gravità. I risultati
di questo lavoro sono stati resi noti al Workshop ‘La Scienza e la Tecnologia sulla
Stazione Spaziale Internazionale (ISS)’ dell'Agenzia Spaziale Italiana a Torino, 16-18
Maggio 2001.
5
Cap. 1
Fondamenti teorici
Introduzione
Si consideri il seguente esperimento: si prende un comune bicchiere e vi si versa tanta
acqua da riempirne la metà. Si versa poi una quantità uguale di vino rosso con molta
accortezza, tanto da evitare rimescolamenti. Se l’operazione è fatta con cura, si
ottengono così due liquidi miscibili sovrapposti e separati (fig.1.1 a sinistra). Dopo un
po’ di tempo nel mezzo del bicchiere si potrà notare una zona di colore stemperato che
varia tra il bianco dell’acqua ed il rosso del vino (fig.1.1 a destra). Se si aspetta un
tempo sufficientemente lungo si troverà il bicchiere pieno di un unico fluido di colore
completamente omogeneo.
Fig.1.1 Il fenomeno della diffusione rende conto del mescolamento non convettivo di
due liquidi miscibili.
6
Il processo che rende conto di quanto è accaduto è la diffusione. Parliamo di diffusione
quando due sostanze si mescolano senza l’intervento di moti convettivi (movimenti di
trasporto collettivi o macroscopici). La causa della diffusione è il random-walk delle
molecole le quali, muovendosi in maniera casuale, non conservano il grado di ordine
della situazione originale in cui i due liquidi sono nettamente separati. E’ un tipico
esempio di passaggio spontaneo del sistema dall’ordine al caos. La teoria classica della
diffusione è ben consolidata e prevede un andamento esponenziale verso lo stato
omogeneo [14]. Viene spontaneo pensare che se potessimo osservare i moti
microscopici delle molecole vedremmo fluttuazioni di concentrazione tipiche del
random-walk. E’ ugualmente spontaneo credere che queste fluttuazioni debbano sparire
non appena il campione di molecole considerate diventa macroscopico. Quest’ultimo
concetto è invece del tutto sbagliato. Diversi esperimenti sia di diffusione libera [1-3],
che di termo-diffusione [4-7] hanno mostrato la presenza di fluttuazioni di dimensioni
macroscopiche in processi di diffusione dipendenti dal tempo che sono quindi state
chiamate giganti ed è stata elaborata una teoria che rende conto di questo fenomeno [8].
In questo capitolo riporterò i concetti fondamentali di questa teoria.
Riporterò anche i concetti base della teoria che giustifica l’utilizzo della tecnica
Shadowgraph in maniera quantitativa, come da qualche anno viene fatto in questo
laboratorio ed in quello del Prof. D. Cannell.
7
1.1 Fluttuazioni di non-equilibrio
In una miscela binaria all’equilibrio esistono fluttuazioni delle osservabili fisiche
(concentrazione, temperatura, velocità) che sono state ampiamente studiate in passato.
Tali fluttuazioni hanno carattere microscopico completamente casuale ed intensità
molto modesta non dipendente dal vettore d’onda ad esse associato. La situazione muta
considerevolmente se al sistema applichiamo uno stress. E’ possibile creare in vari modi
un gradiente di concentrazione che pone il sistema in regime diffusivo di non-equilibrio.
In queste condizioni le fluttuazioni assumono caratteristiche del tutto differenti:
avvengono a tutte le scale di lunghezza ed hanno ampiezza maggiore per le dimensioni
macroscopiche.
La diffusione può essere di tre tipi diversi: diffusione libera, diffusione termica e baro-
diffusione.
Si parla di diffusione libera se il sistema parte da uno stato in cui esiste un gradiente di
concentrazione e si muove verso lo stato omogeneo.
Si parla di diffusione termica quando al sistema si applica un gradiente di temperatura il
quale genera, tramite effetto Soret, un gradiente di concentrazione.
Si parla di baro-diffusione quando agisce il gradiente di pressione dovuto all’altezza
generando un gradiente di concentrazione.
In questo lavoro mi occuperò solamente di diffusione libera, in quanto nei casi in esame
la temperatura è tenuta costante su tutto il campione e l’effetto della pressione è
trascurabile.
Per calcolare il fattore di struttura di un processo di diffusione libera in una miscela
binaria seguirò le linee guida della Fluctuating Hydro Dinamics (FHD) [9], secondo cui
si linearizzano le equazioni idrodinamiche intorno ad una soluzione di equilibrio e si
aggiungono delle sorgenti di rumore stocastico che descrivono l’insorgere spontaneo
delle fluttuazioni.
Calcolo del fattore di struttura
Seguendo l’approccio della FHD si trascurino le fluttuazioni della pressione e della
temperatura.
Le uniche variabili idrodinamiche di interesse sono quindi la densità Υ, la
concentrazione c e la velocità u.
Valgono le equazioni idrodinamiche in presenza di gravità:
ο ο ο ο
ω
ω
jcu
t
c
Υ
1
(1.)
ο ο ο
ο
ω
ω
gup
t
u
2
1
Θ
Υ
(1.2)
in cui compaiono la densità della miscela Υ, la concentrazione in frazione di massa del
soluto c, il flusso di massa j, la pressione idrostatica p, la viscosità cinematica Θ e
l’accelerazione gravitazionale g.
L’equazione 1.1 è un’equazione scalare di continuità che dice che in ogni punto
l’aumento della concentrazione nel tempo è dato dalle particelle che si muovono in
8
direzione opposta al gradiente di concentrazione e dall’opposto della divergenza del
flusso di massa.
L’equazione 1.2 è invece un’equazione vettoriale che descrive le forze agenti sul
sistema. Si distinguono l’azione della pressione, un termine viscoso e la gravità.
Assumiamo che le variabili termodinamiche c, Υ e u fluttuino nel tempo e nello spazio
attorno ad una soluzione delle equazioni 1.1 e 1.2, per cui possiamo riscriverle nella
forma:
),(),(),(
0
txctxctxc
ο ο ο
Γ (1.3)
),(),(),(
0
txtxtx
ο ο ο
Γ ΥΥ Υ (1.4)
),(),(),(
0
txutxutxu
ο ο ο ο ο ο
Γ (1.5)
in cui i termini con il pedice
0
sono i valori medi delle rispettive variabili e i termini
preceduti da Γ indicano le fluttuazioni. Il problema si semplifica se notiamo che le
uniche fluttuazioni della densità sono generate da fluttuazioni di concentrazione (fluido
incomprimibile) e si riscrive quindi la 1.4:
),(),(),(
0
txctxtx
ο ο ο
Υ Ε ΓΥ Υ (1.6)
in cui:
Tp
c
,
1
÷
≠
•
♦
♥
♣
ω
ω
Υ
Υ
Ε (1.7)
Assumiamo inoltre che la miscela sia inizialmente in quiete e cioè che il campo delle
velocità sia nullo su tutto il campione all’istante t=0. Semplifichiamo quindi la 1.5 come
segue:
),(),( txutxu
ο ο ο ο
Γ (1.8)
Immettendo la 1.3, 1.6, 1.8 nel sistema di equazioni 1.1, 1.2 si ottiene il nuovo sistema
di equazioni, in cui si omettono i pedici
0
alle soluzioni particolari:
÷
≠
•
♦
♥
♣
ω
ω
ο ο ο ο ο
jj
c
ccu
t
cc
Γ
Υ Ε Γ Υ
ΓΓ
Γ 1
)(
)(
(1.9)
ο ο ο ο
ο
ω
ω
gupcp
t
u
Γ Θ Ε Γ
Υ Υ
Γ
2
11
(1.0)
Linearizzando queste ultime nei termini di fluttuazione, si ottiene:
ο ο ο ο ο ο ο ο
ω
ω
ω
ω
jjjccu
t
c
t
c
Γ
Υ Υ
Ε Γ
Υ
Γ
Γ 111
(1.1)
ο ο ο ο
ο
ω
ω
gupcp
t
u
Γ Θ Ε Γ
Υ Υ
Γ
2
11
(1.2)
9
Il sistema va ora caratterizzato con una coppia di equazioni che descrivano l’evoluzione
temporale delle variabili macroscopiche. Assumiamo quindi che la concentrazione
evolva nel tempo in accordo con l’equazione di diffusione canonica:
0
1
ω
ω
ο ο
j
t
c
Υ
(1.3)
Assumiamo inoltre che non ci sia convezione e che all’interno del campione sia
presente un gradiente di pressione dato da:
ο ο
gp Υ (1.4)
Introduciamo inoltre due termini stocastici vettoriali che descrivono la nascita spontanea
delle fluttuazioni di concentrazione e velocità, F ed S rispettivamente. Il sistema di
equazioni 1.11, 1.12 diventa quindi:
ο ο ο ο ο ο ο ο
ω
ω
Fjcjcu
t
c
Ε Γ
Υ
Γ
Υ
Γ
Γ 11
(1.5)
z
Sucg
t
u
÷
≠
•
♦
♥
♣
ω
ω
ο ο
Υ
Γ Θ ΓΕ
Γ 1
2
(1.6)
La formula 1.16 è scritta in maniera scalare in quanto si riferisce alla sola componente z
che è quella che ci interessa. In questa forma appare evidente come le fluttuazioni di
concentrazione siano influenzate dalle fluttuazioni di velocità tramite il primo termine a
destra nell’equazione 1.15. In maniera analoga le fluttuazioni di velocità sono
influenzate dalle fluttuazioni di concentrazione, attraverso il primo termine a destra
nell’equazione 1.16, in cui compare la forza di gravità.
Resta da specificare il termine j, per fare ciò è necessario ricorrere alla usuale
espressione fenomenologica:
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
ο ο ο ο
P
p
k
T
T
k
cDj
p
T
Υ (1.7)
in cui k
T
è il coefficiente di diffusione termica e k
p
il coefficiente di baro-diffusione. I
tre termini all’interno della parentesi descrivono rispettivamente il flusso di Fick, cioè il
trasporto di massa dovuto alla diffusione libera, il flusso dovuto all’effetto Soret, cioè
quello di termo-diffusione ed il flusso di sedimentazione relativo alla baro-diffusione.
Nel caso in esame la temperatura è tenuta costante in tutto il campione e l’effetto della
pressione è trascurabile, la 1.17 vale quindi semplicemente:
cDj
ο ο
Υ (1.8)
Esplicitando come sopra il comportamento di Υ e c come fluttuazione attorno ad una
soluzione, otteniamo l’equazione:
ccDj Γ Γ Υ Υ
ο ο
(1.9)
10
Inseriamo la 1.19 nella 1.15 ed eseguiamo le trasformate di Fourier spaziali e temporali
dell’equazione che ne deriva e della 1.16. Si ricavano le due equazioni nello spazio dei
momenti:
ο ο ο ο
FqiuccDqi Γ Γ Ζ
2
(1.20)
z
Sq
i
cguqi
÷
≠
•
♦
♥
♣
ο ο
Υ
Ε Γ Γ Θ Ζ
2
(1.21)
Da quest’ultimo sistema possiamo ricavare le fluttuazioni di concentrazione volute:
ο ο
ο ο ο ο ο
ο
÷
≠
•
♦
♥
♣
÷
≠
•
♦
♥
♣
gcqiDqi
FqqiicSq
i
qc
Ε ΘΖ Ζ
Θ Ζ
Υ
Ζ Γ
22
2
, (1.2)
A questo punto possiamo calcolare le correlazioni di Γc:
÷
≠
•
♦
♥
♣
χ
÷
≠
•
♦
♥
♣
χ χ χ
ο ο ο ο
ο
Ζ Ζ ΖΓΓ Σ Ζ Γ Ζ Γ ,2);();(
5
qSqqqcqc (1.23)
in cui il fattore di struttura dinamico S(q, Ζ) contiene le correlazioni tra i termini
stocastici (che qui non precisiamo). Per inciso, nessuna componente di un termine è
correlata con quelle dell’altro termine stocastico. Con alcuni passaggi [8] si ottiene il
fattore di struttura dinamico, avendo assunto che il coefficiente di diffusione sia molto
più piccolo della viscosità cinematica:
1
Θ
D
Si calcola quindi il fattore di struttura statico S(q):
Ζ Ζ
Σ
dqSqS
≥
÷
≠
•
♦
♥
♣
÷
≠
•
♦
♥
♣
ο ο
,
2
1
(1.24)
Tale fattore risulta come la somma di un termine dovuto alle fluttuazioni di equilibrio
più un termine di non equilibrio:
÷
≠
•
♦
♥
♣
÷
≠
•
♦
♥
♣
÷
≠
•
♦
♥
♣
ο
ο ο
qSqSqS
eqnoneq
Con alcuni passaggi si ricava:
4
0
1
1
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
ro
eqnon
q
q
SqS (1.25)
11
in cui:
g
c
c
n
TkS
B
Υ Ε Σ
∋
÷
≠
•
♦
♥
♣
ω
ω
2
2
0
2
1
(1.26)
4
1
÷
≠
•
♦
♥
♣
D
cg
q
ro
Θ
Ε
(1.27)
1,0E-02
1,0E-01
1,0E+00
1,0E+01
0,1 1 10
q/qro
S/So
S(q)
Grafico1.1 Termine di non-equilibrio del fattore di struttura statico delle fluttuazioni.
12
Considerazioni sul fattore di struttura
La formula 1.25 rappresenta lo spettro di potenza delle fluttuazioni di non-equilibrio per
un processo di diffusione libera. S
0
rappresenta un fattore che dipende dalle condizioni
sperimentali e q
ro
è il vettore d’onda al di sotto del quale si manifesta l’effetto della
forza di gravità.
L’accoppiamento delle fluttuazioni di velocità con quelle di concentrazione, dovuto alla
presenza del gradiente di concentrazione iniziale, dà quindi origine per valori grandi del
vettore d’onda q ad una divergenza del fattore di struttura al diminuire di q secondo
l’andamento q
-4
. Tale divergenza è smorzata al di sotto di un valore caratteristico q
ro
e si
assesta ad una costante. La spiegazione di questo fenomeno risiede nel fatto che
l’evoluzione temporale di una fluttuazione è regolata da due fenomeni antagonisti.
Quando un volume di concentrazione data si sposta in una zona a concentrazione
differente, la differenza di concentrazione tra questo volumetto e l’ambiente circostante
crea un flusso diffusivo (di Fick), la fluttuazione cioè si scioglie nel liquido circostante
con i tempi caratteristici della diffusione. Contemporaneamente la spinta idrostatica
della buoyancy tende a riportare il volumetto nella zona ad equiconcentrazione con
tempi che sono legati alla viscosità cinematica della miscela binaria in esame. Una
fluttuazione la cui dimensione sia più piccola della quantità Ο
ro
=2 Σ/q
ro
si scioglie per
diffusione molto velocemente e quindi prima che la spinta idrostatica abbia cominciato
ad agire (nel limite Θ>>D). Al contrario, se le dimensioni della fluttuazione sono
superiori alla lunghezza caratteristica di taglio Ο
ro
il tempo di diffusione diventa
estremamente lungo e la buoyancy contrasta l’evoluzione della fluttuazione riportando il
volumetto nella zone in cui è stato originato.
Il valore q
ro
, che segna il taglio dell’ampiezza delle fluttuazioni a basso vettore d’onda,
è dell’ordine del 1/10 di millimetro per i tipici esperimenti da noi effettuati. Esso
contiene (formula 1.27), con un dipendenza del tipo radice quarta, il valore
dell’accelerazione di gravità ed il valore del gradiente di concentrazione. E’ inoltre
inversamente proporzionale, con la stessa dipendenza, alle due costanti antagoniste
proprie del campione in esame D e Θ.
L’idea che sta alla base di questa tesi è quella di effettuare esperimenti in condizioni di
micro-gravità e quindi di diminuire i valore di g di un fattore 10
6
. In questo modo il
valore di q
ro
dovrebbe aumentare di circa 30 volte e raggiungere le dimensioni di
qualche millimetro.