5
natura che solo rarissime volte ricordiamo di possedere. Per qualcuno è una "scintilla
divina", qualcun altro preferisce pensare di essere "figlio delle stelle"; ma qualsiasi
sia il termine impiegato, le parole che ognuno di noi sente più sue, il concetto che si
vuole esprimere è sempre lo stesso: tutti sanno che esiste un luogo, un tempo ed uno
spazio, forse semplicemente dentro noi stessi, dove possiamo di nuovo essere in
contatto con quella che è la nostra parte più "elevata", ciò che ci permette di essere in
perfetta armonia con quello che ci circonda e forse, con tutto ciò che esiste. Molte le
"tecniche" usate per ottenere questo risultato ma, alla base di tutte, un lungo e
difficile viaggio costellato di trabocchetti, pericoli, enigmi, e, spesso, come compagni
di questo viaggio, cristalli o pietre.
Da sempre, si sa, i poeti sono famosi per cercare con l' aiuto della metrica e con l' uso
delle giuste parole, di trasformare il soggetto delle loro poesie in pura armonia e
bellezza. A volte alcuni di loro si sono cimentati anche nel campo della prosa.
Qualcuno in particolare, che era a conoscenza di antiche tradizioni, ha cercato di
tramandarle con l'aiuto della letteratura. Novalis è uno di questi. In modo sistematico
e costante le società esoteriche hanno usufruito dell'aiuto di scienziati, letterati e
musicisti per poter tramandare le loro tradizioni in diversi campi dello scibile umano
nel corso del tempo. Un'"associazione" in particolare sembra comparire di tanto in
tanto nei diversi generi letterari e musicali: la Massoneria.
Nel romanzo che qui analizzeremo, I Discepoli di Sais, i gesti e le azioni rituali della
Massoneria, le frasi dei passaggi di grado sono riproposte come una sorta di guida
per riportarci a quella meta che viene definita l'età dell'Oro dell'umanità. Come
supponiamo si sarà già dedotto, l’analisi che stiamo per compiere non sarà
“comune”. Quello che ci accingiamo ad iniziare, non senza timore, è un lungo
viaggio all’interno di un mondo di cui, anche se tanto si è parlato, poco si conosce e
di cui ancora meno si è scritto. La nostra sensazione iniziale, dopo un’ attenta lettura
del testo di Novalis, è che l’ autore fosse in possesso di una conoscenza particolare.
Questa conoscenza, tramandata all’interno di società esoteriche possiede per nostra
fortuna, se non un linguaggio comune, perlomeno un succedersi di livelli in cui i
6
simboli sono pressoché identici. Quello che si rivelerà ai nostri occhi alla fine del
percorso sarà, oltre che una profonda fede in quanto Novalis ha scritto, una sua
grande dimestichezza e profonda conoscenza di questi antichi simboli. Questi, a
quanto detto dall'autore dovranno condurci ad un’età dell’Oro sia nostra sia dell’
intera umanità.
La remota e però mai dimenticata età dell'Oro, un tempo in cui tutto era Armonia e
Amore, un tempo in cui gli dei abitavano sulla terra e noi e loro e tutto il creato
eravamo legati da un'unica lingua che permetteva di comprenderci.
2
Ad un tratto quest' era terminò. Successe qualcosa per cui non ci era più permesso
essere un tutt'uno con quelli che prima erano i nostri fratelli e parte di noi stessi. Le
cose e la Natura, che un tempo ci erano così vicine, divennero improvvisamente
sconosciute e non fummo più in grado di comprenderci. L'Armonia sembrava essere
perduta per sempre. Gli dei ci abbandonarono.Una promessa però ci fu fatta: un
giorno questi sarebbero tornati e con loro l'Armonia, che avrebbe di nuovo regnato in
questo mondo. Da quel momento tutto e tutti sarebbero tornati a comprendersi; quell'
Amore, quell' Armonia sarebbero stati ritrovati e, questa volta, mai più persi.
3
Fino ad allora, a noi sarebbe toccato il compito di ritrovare tutto questo, seguendo un
lungo e faticoso cammino. Su di esso, poche le indicazioni e molto lasciato a noi e ai
nostri sensi, al nostro istinto, al nostro cuore…
Un cammino che poteva costare molto caro, ma il cui premio era la riunione con l'
universo intero e con Dio stesso: la perfetta armonia appunto.
Da anni la passione per quelli che sono i "misteri irrisolti " o gli accadimenti
giudicati inspiegabili ci hanno portato alla lettura di testi che narrano di antichi
misteri, miti, saghe e leggende. Avevamo sempre supposto che la maggior parte di
queste, se non addirittura tutte, si somigliassero o avessero qualcosa in comune; che
un sottile, appena visibile filo le legasse tutte. La coincidenza (cosa in cui peraltro
non abbiamo assolutamente mai creduto) ci portò alla lettura di un testo decisamente
2
Si vedano anche Das ist ein Knabe war di Hölderlin e il Prometeus di Goethe.
3
Tutti temi trattati anche da Hölderlin; si ricordano qui Hymne an die Götting Harmonie e An die
Natur, nonché Hymnen an die Nacht dello stesso Novalis oppure Maifest di Goethe
7
poco scorrevole, se vogliamo anche "pesante", ma sicuramente molto utile ed
interessante e che soprattutto era in sintonia con le nostre supposizioni!
Il Mulino di Amleto
4
, questo il suo:titolo, è uno studio comparato di tutte le leggende
più antiche e un' attenta analisi dei miti della creazione secondo la visione di tutti i
popoli della terra.
Ritornando con la memoria ad uno dei nostri esami di letteratura inglese, notammo
come Shakespeare citasse un'antichissima fonte danese quando racconta di come
nacque la sua tragedia più conosciuta e rappresentata, l’Amleto: la stessa che H. von
Deschend e G. de Santillana analizzano nella loro opera.
La fonte narra di un mulino, quello di Amlodi (l'antico e, pare, originale nome di
Amleto), il quale macinava, in una remota età dell'Oro, benessere e prosperità per
tutti gli uomini, ma che poi d'un tratto, alla fine di questo mitico periodo dell'
umanità, cominciò a macinare solo disgrazie, tristezza e disperazione. Un giorno,
quello del ritorno degli dei, questi avrebbe di nuovo cominciato a produrre ciò che
produceva in quella remota, perduta e meravigliosa era.
Più di una volta avevamo sentito alcuni, peraltro tacciati di ciarlateneria, che,
commentando Shakespeare, gli avevano attribuito una conoscenza particolare; la
cosa che più ci colpì non fu però questa, ma che non fosse la prima volta che questi
miti, questa presunta conoscenza, entravano, ovviamente più o meno di diritto, nella
letteratura e anche in altri campi artistici come ad esempio la scienza, la fisica e la
musica.
5
Da allora continuammo le nostre letture seguendo le tracce, i "sassolini",
che si trovavano sparsi anche sul cammino dei nostri studi. Fino a quando
inciampammo in un vero e proprio masso! Nei testi consigliati come critica per un
esame di letteratura tedesca trovammo non solo tracce di antiche conoscenze e miti
trasposti in letteratura, ma che addirittura l'autore stesso li riproponeva come
soggetto della sua opera e ne spiegava il significato.
4
G. de Santillana - H. von Deschend, Il Mulino di Amleto - Saggio sul mito e sulla struttura del
Tempo, Adelphi, Milano 1997.
5
A parte Dante, i cui i commenti sulla sua Divina Commedia si sono sprecati, inutile parlare di Goethe
come degli altri autori citati in questa tesi, così come della musica di Mozart, Maestro della Loggia
viennese “Zur wahren Eintracht”.
8
G. E. Lessing, infatti, nel suo Ernst e Falk - Dialoghi per Massoni narra della storia e
degli scopi della Massoneria, ponendola come soggetto di quella che è una delle sue
opere più importanti. Sempre... il caso fece sì che un altro testo propedeutico all’
esame fosse relativo al Märchen di Goethe, dove la Massoneria ed i suoi simboli
sembrano mischiarsi con l'antica mitologia nordica. Quegli stessi simboli che erano
parte delle radici di tutti i popoli della terra.
Fino a quel giorno, da assoluti profani, le uniche cose sentite a proposito della
Massoneria non erano state esattamente esaltanti e soprattutto tutto avremmo pensato
tranne che questa fosse legata ad una nobile causa, e che la sua nascita si dovesse
situare così a ritroso nel tempo. In più, la sua nascita "ufficiale" si diceva fosse
direttamente collegata ad un nuovo argomento di lettura che, in quel periodo, ci
obbligava alle “ore piccole”: i cavalieri Templari. Forse era davvero "troppa grazia"!
Ma, soprattutto, poteva trattarsi di una coincidenza?…
Un unico filo, un unico messaggio, sembravano unire questi argomenti così
apparentemente distanti tra loro nel genere e nel tempo. Inoltre, a questo punto è
forse inutile chiedersi cosa avesse di tanto speciale questo messaggio per essere
ripetuto a così tante voci, oppure il perché fosse entrato in tutti i campi dell' attività
umana.
Quell' antico sapere che veniva trasmesso in modo codificato e per gradi, perché solo
gli iniziati fossero capaci di comprendersi, compare prepotentemente, identico, nell'
opera di Novalis I Discepoli di Sais in modo altrettanto codificato. Questo sembra
legare noi e tutto l’Universo con un unico amore ed un’ unica armonia. L’autore ci
invita con quest'opera, quasi lanciandoci il guanto della sfida, a comprendere il suo
messaggio, a divenire quindi "immortali" per poter alzare il velo della dea ed essere
così dei veri discepoli di Sais; e tornare, forse, a quel periodo a cui egli tanto anela. Il
periodo in cui in tutto l'universo regnavano solo Amore ed Armonia. L'età dell'Oro!
9
Nel corso del nostro cammino ci troveremo quindi a Sais, il luogo del tempio della
dea velata Iside, la madre di tutte le cose, il Principio, l'Amore, l'Armonia. Quella
dea che in Egitto, secondo il Libro dei Morti, era la "Stella mattutina, la Fenice
guardiano del Libro di tutte le cose che sono e che saranno".
6
In seguito cercheremo di “comprendere” le pietre, da sempre considerate da tutti i
popoli la maggiore rappresentazione della divinità, il simbolo la cui comprensione
porterebbe all'unione con tutto ciò che noi definiamo il creato. Tale conoscenza era
anche lo scopo ultimo di un' antica arte, l' Ars Magna, l' Alchimia per arrivare alla
Pietra Filosofale. L’alchimia stessa si potrebbe definire un vero e proprio movimento
filosofico, una disciplina iniziatica il cui scopo era quello della piena realizzazione
umana: la creazione della Pietra fonte di vita eterna, quel simbolo che si ritrova in
molti romanzi d’iniziazione, come ad esempio il Parzival. D’altra parte, le pietre
erano definite negli antichi lapidari come ciò che la "madre Terra" alimenta e
partorisce proprio come la madre porta nel grembo e partorisce un figlio.
L’alchimia fu per un certo periodo considerato un "peccato", punito dalla Santa
Inquisizione con la pena più dura: il rogo. Già sul finire del XIV sec. infatti questa
era stata definita dalla facoltà di teologia di Parigi come quell'eresia che racchiude
demoni in pietre, anelli o specchi, consacrandoli con immagini di terribili divinità.
Questo forse il motivo per cui essa si racchiuse in arte esoterica, occulta.
Cercheremo di penetrare nel mondo del sogno: il "momento onirico". Quel momento
che permette di compiere l' ultimo passo, scalare l' ultimo gradino prima di varcare la
soglia che divide il mondo normale, se vogliamo materiale, da quello della divinità;
quella soglia che, se attraversata, ci permette di comprendere e di far cadere quel
velo che forse è semplicemente davanti ai nostri occhi.
Questi sono gli elementi fondamentali che distinguono l’opera di Novalis che
potremmo giustamente definire di iniziazione e che noi cercheremo di analizzare
seguendo le indicazioni dateci dall'autore.
6
E. Zolla, Le Meraviglie della Natura - Introduzione all' Alchimia, Marsilio Ed., Venezia, 1991.
10
Ricordiamo fin troppo bene in questo momento le parole di M. Versari, secondo la
quale dedicarsi ad uno studio su Novalis può sembrare un’ impresa ardua e
presuntuosa
7
soprattutto perché una quantità impressionante di materiale critico è già
stato scritto e persone più autorevoli e ferrate in questo campo di quanto lo siamo noi
hanno già affrontato il problema del simbolo in Novalis, collegandolo però,
crediamo, ad un ambito che non è esattamente quello che verrà qui analizzato. La
nostra sensazione, infatti, è che I Discepoli di Sais siano ben più di una semplice
speculazione filosofica sulla natura, la storia e la poesia. La nostra ipotesi è che
quest’opera racchiuda fra le sue righe, qualcosa di più profondo, di nascosto. A
dimostrazione di ciò illustreremo inoltre come Novalis abbia addirittura descritto l’
esatta posizione delle stelle all’ alba del solstizio estivo trasponendola in forma di
fiaba. Consapevoli di aver riportato alla luce solo frammenti di quello che Novalis
volle celare nei suoi romanzi, siamo pronti a batterci in questa sfida che sappiamo
essere impari e ad abbattere gli ostacoli (fin dove ci sarà possibile) che Novalis
utilizzerà per sbarrarci la strada verso il “velo della dea”.
Già dalle prime righe, infatti, I Discepoli di Sais appare come qualcosa che va al di là
del semplice romanzo. Subito l'autore infatti ci parla di un cammino...
Analizzandolo, naturalmente dopo uno studio che non vuole essere dettagliato, della
tradizione massonica e delle tradizioni esoteriche di vari paesi, appare
immediatamente chiaro come i personaggi che compaiono, sia nel romanzo, sia nel
Märchen che ne fa da intermezzo, ne rispecchino l'intero mondo e l'intera conoscenza
iniziatica. Inoltre le azioni e le frasi usate dall'autore palesano un’evidente
padronanza di quello che è il suo antico rituale.
L' analisi del romanzo e dei suoi personaggi più o meno mitici farà si che ci si trovi
di fronte ad antichi enigmi ed antiche conoscenze; ci troveremo a confrontarci con l'
Alchimia, la Massoneria, la Kabballah ebraica, la questua del Graal e la filosofia
degli antichi. Le similitudini della simbologia di tutte queste "arcane Sapienze" ed
antichi racconti sono talmente somiglianti che spesso ci sembrerà che tutte abbiano,
7
Versari, M. La traccia d’ oro verso le madri Novalis: dalla storia al mito. Pàtron Ed., pag. 9.
11
nel medesimo tempo, lo stesso significato ed il loro esatto contrario. D' altronde l'
autore, Novalis, ci ha avvertito: nel caso si volesse e si fosse in grado di seguirlo, il
percorso attraverso il quale egli intende guidarci è quello che porta all' età dell' Oro,
al tempio della dea velata, all' immortalità... Il suo è un messaggio codificato; sarà
quindi nostro compito tentare di decifrarlo per essere così in grado di trovare di
nuovo il tempio, avvicinare la dea e riuscire a sollevarne il velo per ritrovare l'età
dell' Oro dell' umanità e... noi stessi. Quello che insomma ci si trova ad affrontare
non è un semplice cammino, ma un percorso. Quel percorso di iniziazione che, come
già detto, non fa solo parte della tradizione massonica, ma che è possibile ritrovare
anche nelle più antiche filosofie del mondo, da oriente ad occidente. Quel percorso
che portava gli esseri umani, attraverso diverse tappe, a comprendere loro stessi e a
congiungersi con il “tutto” e con la divinità stessa.
E' altrettanto incredibile come anche nell'intera struttura del suo romanzo, nella sua
ossatura, Novalis abbia voluto celare parte di una certa conoscenza iniziatica.
Egli ne dà una prova già nella prima parte del romanzo, dove ogni viaggiatore espone
le sue idee e le sue opinioni a proposito della Natura. Ogni discorso del personaggio
successivo riprende e pare completare quello del precedente. Ci sembra giusto a
questo punto sottolineare che nel momento dell'ingresso nella Massoneria, all'
adepto, al neofita, viene svelata una piccola parte di ciò che viene definito il
"segreto". Nel momento in cui esso avrà compreso appieno e fatto suo il significato
di quello che gli è stato rivelato, egli sarà pronto per passare al grado successivo.
Così, ad ogni passaggio, questi è messo a conoscenza di una porzione sempre
maggiore di questo segreto, che completa la fase precedente e prepara la strada alla
fase successiva.
E' questo il cammino che permette di arrivare alla "conoscenza", di giungere al
tempio ed alzare il velo, l' operare che portava all' ottenimento della Pietra Filosofale,
all' "Oro Alchemico". Lo stesso momento in cui, in Massoneria, "nasce" un nuovo
Maestro.
12
Noteremo meglio in seguito come Massoneria, Alchimia e l'opera di Novalis siano
strettamente collegate, perché, soprattutto nel periodo in cui l'autore scrive il suo
romanzo, Massoneria e Alchimia appaiono ai più come la stessa cosa. Non ci sarà
quindi da stupirsi se l' una e l' altra saranno strettamente intrecciate nel corso dell'
intero romanzo. Così come per l'alchimia sono molto importanti la natura e le pietre,
allo stesso modo la furono per Novalis, che, soprattutto in questo romanzo, pone
uomo e Natura in simbiosi per poter "comprendere" le pietre.
13
Le anime più potenti percepiscono la verità attraverso se stesse e sono di natura più inventiva.
Queste anime sono salvate dalla loro stessa forza secondo l’ oracolo.
Proclo, Alcibiade I.
CAPITOLO I
1.1 L' Autore
Novalis, al contrario di altri celebri autori e musicisti che lo precedettero e che lo
seguiranno, non aderì mai alla Massoneria, forse per scelta o forse perché non ne
ebbe il tempo
8
, ma sappiamo che, con tutta probabilità, membri della sua famiglia
occuparono anche alte cariche all'interno delle Logge di appartenenza. Nel periodo in
cui Novalis compone le sue opere, infatti, la Massoneria è già fortemente radicata in
terra tedesca, ed è indubbio che la vicinanza con questo ambiente abbia influenzato l'
autore e, naturalmente, le sue opere; inoltre non dobbiamo dimenticare che Novalis
stesso ebbe occasione di conoscere personalmente e scambiare idee ed opinioni con
illustri massoni del suo tempo.
Sarebbe inopportuno in questa sede ripercorrere la storia della Massoneria e le tappe
della sua migrazione dalla terra inglese verso l' Europa, anche perché autori e
studiosi del settore già hanno scritto opere più che esaurienti
9
, oppure ripercorrere
8
Rammentiamo che si era ammessi alla Massoneria solo nel momento in cui si raggiungeva una
posizione di indipendenza sia personale che economica.
9
Si vedano per esempio Findel J. G., Geschichte der Freimaurerei, Leipzig 1861, oppure Dierickx M.
S. J., Freimaurerei die grosse unbekannte, Hamburg 1967, più recente e di più rapida consultazione.
14
qui l' intero cammino dell' alchimia; ma sicuramente interessante è notare come già
dai primi anni del '700 la Massoneria si sia imposta su tutta la scena europea,
influenzandone la politica, la filosofia, la scienza e la letteratura. Altri autori, come
ad esempio Lessing già citato in precedenza, avevano trattato in diverse opere il tema
della Massoneria; nel suo caso essa stessa era il soggetto dell' opera, egli focalizza,
infatti, l'attenzione proprio su quei concetti che ne sono il fondamento. Ed è nelle
ultime opere di Novalis che questi concetti e simboli ricompaiono con incredibile
intensità.
Probabilmente, il carattere, forse la sensibilità di questa persona che definire uomo è
solo un eufemismo
10
, il suo destino tragico e beffardo (ed indubbiamente l'esserne a
conoscenza), potrebbero essere le componenti che gli hanno dato tanta forza nel
trattare questi argomenti ed un' intensità del tutto particolare nel riproporli.
Il periodo in cui Novalis scrive le sue opere è caratterizzato, come dicevamo, dal
fiorire in tutta Europa di Logge Massoniche. In questi ambienti "ermetici", di
derivazione Rosacruciana
11
, pullulano traduzioni di opere filosofiche degli antichi e,
soprattutto, testi di un ancora più antica filosofia: l' Alchimia. Anche di questa antica
Arte e della sua simbologia sembra essere impregnata gran parte dell' opera di
Novalis, ed è questo a rendere ancora più difficile, ma indubbiamente intrigante, la
nostra analisi.
Dice bene L. Mittner, commentando la frase del poeta "In der Nähe des Dichters
bricht die Poesie uberall aus", quando afferma che "...non il poeta fa la poesia, ma la
poesia che è diffusa in tutto l'universo ed è l'anima dell'universo fa il poeta, il quale,
simile al rabdomante, scopre dappertutto le particelle di poesia nascoste nella
natura..."
12
.
La natura è infatti l'altro elemento fondamentale che compare negli scritti di Novalis,
ed in particolar modo nell' opera che ci accingiamo ad analizzare.
10
L'autore, infatti, morì a soli 29 anni.
11
Si veda per un migliore approfondimento, per esempio, Ambesi, A. C., Le Società esoteriche,
Xenia, Milano, 1994.
12
Mittner, L., Storia della Letteratura tedesca, Vol. 2, tomo terzo, pag. 769.
15
Egli era convinto che per i poeti, e solo per i poeti la natura possieda tutte le
variazioni di un animo infinito ed essa
"...con cambiamenti improvvisi e trovate, incontri e deviazioni ingegnose, con grandi idee e
bizzarre, li sorprende più dell'uomo più ingegnoso e vivace...".
13
La visione novalisiana della natura è differente da quella che si sta delineando in quel
periodo, quest'ultima è ormai caratterizzata da una crescente autonomia delle
discipline scientifiche rispetto alla filosofia tradizionale, e soprattutto la scienza si sta
diversificando: stanno nascendo le specializzazioni scientifiche. La natura non è più
vista, come nella filosofia del passato, come la manifestazione del divino, ma è
divenuta anch' essa materia di osservazione scientifica: semplicemente nudo e freddo
materiale da analizzare. Anche Novalis, in un certo senso, potrebbe essere definito
uno scienziato, un "chimico della natura".
Egli infatti trascorse un periodo di due anni alla Bergakademie di Freiberg, il primo
istituto minerario del mondo. Esso era assolutamente all' avanguardia per il periodo,
sia dal punto di vista dell' organizzazione dell' insegnamento sia da quello delle
conoscenze trasmesse. In questa accademia Novalis ha l' opportunità di ricevere gli
insegnamenti di Wilhelm August Lampadius per la chimica e quelli di Johann
Friedrich Lempe per la matematica e la fisica. Egli vi giunge nel 1797, durante un
periodo davvero oscuro della sua vita. Egli è infatti ancora scosso per la precoce
morte della sua giovane fidanzata, Sophie von Kuhn, e del fratello Erasmus. E' in
questo momento della sua vita che l' intensità delle letture filosofiche aumenta. Egli
affianca agli studi scientifici la lettura di Fichte, Schelling e dei filosofi antichi, dai
presocratici a Plotino: in tutti i suoi scritti del periodo sono presenti continui
riferimenti anche a Talete, Platone e agli antichi filosofi di Mileto: gli antichi
pensatori dell' “età dell' Oro”.
13
Ibid, pag. 769.
16
Le idee che lo colpirono in maniera sorprendente furono, in modo particolare quelle
di Ficthe. La "necessità della filosofia" di quest' ultimo era ciò che stimolava l'
interesse di Novalis; di lui infatti scriverà:
"...Kant ha fondato la possibilità della filosofia, Reinhold la realtà e Fichte la necessità della
filosofia".
14
Ma i concetti del filosofo che letteralmente folgorarono la mente di Novalis sono
quelle dell'" Io come principio di tutte le cose" e non ultima quello dell'"Io" inteso da
Fichte come "reine Tätigkeit", una pura attività che agisce secondo precise leggi
15
.
Come già detto, in Novalis emerge una sensibilità per la natura incredibilmente
spiccata. Questa sua attitudine, unita alla filosofia, lo porteranno a concludere che l'
Io e l' universo (cioè l' Io e la natura) sono coessenziali, ed in seguito a scrivere:
"La natura trascendente è al contempo immanente - così anche la persona immanente è al
contempo trascendente - e anche all' inverso - La natura però, [...] è condizionata in parte
immediatamente, in parte mediatamente. Ugualmente la persona - entrambe in maniera diversa. Quel
che qui è condizionato immediatamente, li lo è mediatamente, e così viceversa - Sono un' unica
essenza - soltanto inverse. Si corrispondono nella maniera più precisa. - A livello di immagine sono
come due piramidi, che hanno un unico vertice. Sono come un' unica linea. L' immagine della natura
è l' immagine dell' Io. - Eternità a parte ante et parte post. Procedimento sintetico, analitico -
immagine in assoluto."
16
14
Cfr., Studi filosofici degli anni 1795-96, in: Opera filosofica, cit. I, n. 69, p. 103.
15
Per un migliore e più completa comprensione delle idee qui esposte si veda per es. Reale G.,
Antiseri D. Baldini M., Antologia filosofica, volume terzo: Dal Romanticismo ai giorni nostri,
Brescia, La Scuola 1990, p. 71-92.
16
Cfr. Studi filosofici degli anni 1795-96, in: Opera filosofica, cit., I, n. 153, p. 118.
17
Anche l' influenza di Schelling condizionò molto Novalis. egli vedeva la natura come
".. un organismo che organizza sé stesso"
17
ed avente uno spirito. Schelling arriverà in seguito alla conclusione che
"... la Natura deve essere lo Spirito visibile e lo Spirito la Natura invisibile".
18
E un' altra affermazione di Schelling che Novalis sembra accettare pienamente è
quella in cui scrive che:
" La filosofia è la scienza dell' Assoluto, ma come questo nella sua eterna attività ha
necessariamente due parti riunite in una, la reale e l' ideale, così la filosofia, considerata dal punto di
vista della forma, deve dividersi necessariamente in due parti, sebbene la sua essenza consista proprio
in ciò, di vedere nell' atto assoluto di conoscenza di questa due parti come una. - La parte reale di
quell' eterna attività si fa palese nella Natura. La Natura in sé, ossia l' eterna Natura è lo Spirito che è
dato nell' Oggettivo, è lo Spirito di Dio introdotta nella Forma - e solo in Dio questa introduzione
comprende immediatamente l' altra unità. Al contrario la natura come fenomeno è la conformazione
fenomenica come tale, ossia nella particolarità, dell' essenza della forma, e quindi la stessa eterna
Natura in quanto questa prende sé come corpo e in tal modo espone sé, mediante se stessa, come
forma particolare. La Natura in quanto appare come Natura, cioé come questa particolare unità, è
perciò come tale già fuori dall' Assoluto; non la Natura come lo stesso atto già di conoscenza (Natura
naturans), ma la Natura come mero corpo o simbolo di essa (Natura naturata). Nell' Assoluto essa è
una sola unità con l' unità opposta, che è il mondo ideale, ma proprio in quello né la Natura è come
Natura, né il mondo ideale come mondo ideale, ma entrambi in un solo mondo."
19
17
Cfr. Schelling, F.W.J., Introduzione alle idee per una filosofia della natura, presentazione e
traduzione a cura di G. Preti, La Nuova Italia, Firenze, 1967.
18
ivi., p. 47.
19
ivi. , p. 58-59.