iii
maggioranza nel partito equivale alla maggioranza nel paese, senza che ci siano
lotte, scontri e divisioni fra i sostenitori delle diverse possibilit .
Ancora miglior modello di democrazia in Africa Ł il Gambia.
Anche in questo Stato il partito al potere Ł sempre stato uno, fino al riuscito
golpe militare del 1994 che ne ha distrutto l immagine democratica. Nel caso
del Gambia va sottolineata la limitatezza della popolazione, che ha superato il
milione di unit solo ad inizio decennio, il che impedisce lo sviluppo di molti
movimenti politici.
La scarsa popolazione non ha per impedito che alle elezioni, sempre
regolarmente tenute, partecipassero piø partiti e che candidati indipendenti
ottenessero dei seggi parlamentari e anche al momento del ritorno al governo
civile dopo due anni di dittatura militare concorsero all assegnazione dei seggi
svariati partiti. Ugualmente movimenti di chiara impronta marxista, od
addirittura apertamente rivoluzionari, ebbero libert di propaganda,
raccogliendo per scarso supporto a causa dell indole conservatrice dei
gambiesi.
Come accennato, il colpo di stato militare ha interrotto quasi trenta anni di
democrazia e, sebbene delle elezioni siano state tenute al momento della
transizione alla democrazia, seri dubbi sono stati espressi sulla regolarit delle
stesse da osservatori indipendenti.
Al di l di questi, esistono altri fattori che fanno del Senegambia una regione
particolare nel contesto africano.
Da un punto di vista geografico, il Gambia Ł una sottilissima striscia di terra,
larga al massimo 55 km, incuneata nel territorio senegalese a dividerlo in due
parti. Questa particolarit ha sempre generato tentativi di rimedio: gi la
Francia, in epoca coloniale, propose a piø riprese ai britannici lo scambio con
qualche altro territorio e al momento dell indipendenza in Inghilterra si
avevano seri dubbi, fugati col passare del tempo, sulla possibilit che un cos
piccolo paese, senza risorse naturali se non il fiume omonimo, potesse condurre
un esistenza autonoma.
A favore dell unione con il Senegal gioca anche la simile composizione etnica
dei due Stati, abitati dalle stesse popolazioni (wolof, mandingo, diol , solo per
iv
citare alcuni gruppi), sia pure in diversa proporzione: ogni gambiese ha un
cugino senegalese Ł frase di uso comune che rispecchia notevolmente la realt .
L unit era per difficile date le differenti culture giuridiche e politiche
ereditate dall epoca coloniale e, nonostante le spinte e qualche tentativo di
unificazione nei primi anni d indipendenza non mancassero, per avere la
Confederazione del Senegambia si Ł dovuto attendere il 1981.
La Confederazione Ł poi fallita per divergenze fra i due leader (Diouf per il
Senegal e Jawara per il Gambia) sulla forza del legame e sulla velocit
dell integrazione, ma l esperimento Ł comunque risultato essere la piø duratura
unione fra Stati in Africa, poichØ la Confederazione venne sciolta nel 1989. I
contatti fra i due paesi non si sono interrotti e trattati di collaborazione
continuano ad essere firmati.
Questa tesi vuole esaminare la storia della regione dall indipendenza ai giorni
nostri per dare conto delle particolarit e delle differenze con il resto
dell Africa e esaminare la Confederazione del Senegambia, come detto il piø
duraturo tentativo di realizzare il sogno dell unit africana, anche se altri
esperimenti non mancano e l Organizzazione dell Unit Africana Ł tuttora
esistente e operante.
In ultimo un breve capitolo vuole dare un veloce resoconto dell attivit di
cooperazione dell Italia e nell area in oggetto.
La tesi Ł stata preparata in Inghilterra, dove sono stato con il contributo di una
borsa di studio Erasmus/Socrates da utilizzare presso il Royal Holloway and
Bedford New College di Egham, Surrey.
v
Capitolo 1
Integrazione in Africa
PARAGRAFO 1: introduzione.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale si Ł enormemente sviluppato il
fenomeno delle Organizzazioni plurinazionali, sia a livello regionale che
continentale e addirittura planetario: Nazioni Unite, Organizzazione
dell Aviazione Civile, ecc.
Particolare significato ha avuto il fenomeno in Africa, continente pressochØ
interamente colonizzato all inizio della guerra e divenuto quasi del tutto
indipendente nel periodo fra la fine degli anni cinquanta e gli anni settanta.
Una volta conseguito questo primo obbiettivo, i paesi Africani si sono subito
resi conto di non essere altro che il prodotto artificiale della Conferenza di
Berlino del 1884-1885. Molti di essi sono microstati (Gambia, Ruanda), altri
sono immensi (Sudan, Congo ex-Zaire), tutti con problemi politici e economici
al loro interno. Per cercare di porre rimedio agli svantaggi della dimensione, al
basso reddito pro-capite e di acquisire un potere contrattuale con i Paesi
industrializzati, l unica soluzione era la collaborazione, quando non
l integrazione economica. Piø difficile ottenere l unione politica, come
dimostrato dai tentativi falliti e dalla bocciatura di una analoga proposta fatta
dal Ghana all Assemblea di Addis Abeba che port alla firma della Carta
dell Organizzazione per l Unit Africana (O.U.A.).
La decade del 1960 pu essere ricordata per la nascita di centinaia di accordi di
cooperazione in uno o piø settori, ma anche per il declino o la scomparsa di
molte organizzazioni regionali. Cos la Comunit Est Africana (E.A.C.,
formata da Kenya, Uganda e Tanganika, ora Tanzania) fu scossa da molte
tensioni e sopravvisse solo formalmente fino al 1977; il patto istitutivo del
Comitato Consultivo Permanente del Maghreb fu firmato da nove Stati nel
vi
Novembre 1965, ma mai ratificato. Per avere un integrazione economica
effettiva e duratura si Ł dovuto aspettare la Comunit Economica degli Stati
dell Africa Occidentale (ECOWAS: Economic Community of West African
States) nata nel 1975 e seguita da altre nel decennio successivo. Obbiettivi
comuni a tutte le organizzazioni erano e sono la riduzione della dipendenza
dall aiuto esterno, il coordinamento dei programmi di sviluppo e
l accelerazione del tasso di crescita economica, l acquisizione di peso politico
in sede internazionale.
Professioni di fede nei principi del panafricanismo, protocolli d intesa, accordi
e convenzioni abbondano nel panorama diplomatico africano, ma nessuno di
questi ha portato un qualcosa di significativo. Un ruolo importante l ha giocato
il desiderio dei vari leaders di non cedere la sovranit appena ottenuta, nØ di
vedersi limitato il potere appena raggiunto. Spiegazioni piø valide sono la
necessit sentita da molti Stati di integrarsi prima all interno fra etnie, tribø,
clan e zone diversamente sviluppate, e la volont di dimostrare di essere
all altezza di gestire un paese moderno e attrezzato e quindi in qualche modo di
meritare l indipendenza. Di qui la creazione di compagnie nazionali di
navigazione marittima e aerea, aziende ferroviarie e minerarie, tutti atti
legittimi, ma che distolgono dal fine dell integrazione, per superare le
debolezze reciproche e diventare competitivi a livello mondiale il prima
possibile. L esperienza africana dimostra che i problemi politici, interni e fra
Stati, hanno avuto la loro importanza: la necessit di svilupparsi rapidamente, il
nazionalismo spinto all estremo, ha indotto gli Stati ad impadronirsi dei mezzi
di produzione e a pianificare, piø o meno profondamente, il proprio sviluppo.
Ogni nuovo governo ha poi una sua idea della gestione economica e l Africa Ł
una regione alquanto instabile politicamente, scossa da colpi di stato tentati o
riusciti. Il sentimento di instabilit che Ł insito nei vari leader li costringe ad un
geloso attaccamento alla sovranit nazionale per evitare di essere accusati di
vendersi agli stranieri e di conseguenza rimossi od uccisi.
Non Ł certo da sottovalutare l influenza che hanno avuto i sistemi di scambio
preferenziale del Commonwealth britannico e della Francophonie, che hanno
frenato la collaborazione fra gli Stati che hanno avuto le due diverse
dominazioni; per quanto riguarda i paesi sotto dominio portoghese e spagnolo,
vii
essi hanno ottenuto l indipendenza solo nella seconda met degli anni 70 e
non hanno potuto prendere parte agli inizi della vita cooperativa africana.
Di seguito verranno esaminati due esempi, relativi alla zona di interesse della
ricerca, di cooperazione fra Stati africani di diversa estrazione coloniale:
l O.U.A., la prima e finora unica Organizzazione Internazionale realmente a
carattere continentale, e l ECOWAS, un organizzazione economica simile alla
Unione Europea.
PARAGRAFO 2: l Organizzazione per l Unit Africana.
Sforzi per promuovere l unit africana erano stati fatti immediatamente dopo la
fine del secondo conflitto mondiale e l inizio del processo di decolonizzazione,
ma niente che andasse oltre dichiarazioni verbali. Bisogna attendere la
Conferenza di Casablanca, ufficialmente convocata per discutere la crisi del
Congo belga (poi Zaire e ora di nuovo Congo), che si concluse con la carta
costitutiva del Gruppo di Casablanca
1
, contenente il progetto di un Assemblea
consultiva africana e un protocollo che impegnava alla cooperazione in tutti i
campi. In realt altri gruppi informali esistevano gi e per riunirli tutti fu
convocata una Conferenza di tutti gli Stati Africani indipendenti a Monrovia
(Liberia) per il Maggio 1961. Il Gruppo di Monrovia
2
prese coscienza che
l unit politica era al momento irrealizzabile, ma che l unit di coscienza e
aspirazioni dal punto di vista della solidariet africana era un obbiettivo
perseguibile.
Una svolta viene quando HailŁ Selassie, imperatore d Etiopia, dichiara a Lagos
che l «Etiopia si considera membro di un solo gruppo: il Gruppo Africano»
3
.
L idea di un organizzazione unica esisteva, date le comuni posizioni dei leader
africani sulla decolonizzazione, discriminazioni razziali e apartheid, e durante
l incontro fra Sekou TourØ, Presidente della Guinea, e l Imperatore d Etiopia
HailØ Selassie ad Accra, Guinea, il 28 Giugno1962 la proposta di una
Conferenza dei Capi di Stato e di Governo viene ufficializzata. Pochi mesi di
1
Costituito da Ghana, Guinea, Mali, Marocco e Repubblica Araba Unita (Egitto e Siria); Carta
entrata in vigore il 1 Gennaio 1961.
2
Stati partecipanti: Alto Volta (oggi Burkina Faso), Camerun, Ciad, Congo-Brazzaville, Costa
d Avorio, Dahomey (oggi Benin), Etiopia, Gabon, Liberia, Libia, Niger, Repubblica
Centroafricana, Repubblica Malgascia (oggi Madagascar), Senegal, Togo.
3
In A. Ajala: Pan-africanism: evolution, progress and prospect , Thetford 1973, pag. 42.
viii
contatti diplomatici stabiliscono la data e il luogo: 23 Maggio 1963 ad Addis
Abeba, capitale dell unico Stato dell Africa da sempre indipendente, eccetto la
breve parentesi della dominazione italiana.
Gi nella Conferenza preparatoria dei Ministri degli Esteri appaiono chiare
quattro distinte posizioni.
Una prima posizione, sostenuta da Libia e Sudan, vorrebbe una Carta che
rimpiazzi quelle dei precedenti Gruppi, comparabile alla Dichiarazione di
Bandung sul non allineamento od alla Carta Atlantica firmata da Churchill e
Roosvelt, una Carta che fosse impegnativa, ma non contenesse obblighi. Il
secondo punto di vista, difeso dal liberiano William Tubam, avrebbe preferito,
oltre la Dichiarazione di principio, la costruzione di una struttura comune per
tutte le Associazioni Africane. I sostenitori della terza opzione preferivano
partire dalla cooperazione economica per arrivare passo passo all Unit
Africana, attraverso l unione di varie Organizzazioni regionali: la ragione era la
scarsit di trasporti e telecomunicazioni internazionali all interno del
continente e la necessit di ottenere prima economie solide e produttive; la
politica dei cerchi concentrici era sostenuta da Etiopia e Nigeria. Ghana e
alcuni membri del Gruppo di Casablanca proponevano una vera e propria Unit
Africana, una sorta di Stati Uniti d Africa dotati di un proprio governo,
burocrazia, esercito e Corte di Giustizia: l unione politica doveva precedere
quella economica
4
.
Durante la Conferenza le posizione sopra esposte si rispecchiarono nei discorsi
dei Capi di Stato e di Governo, anche se tutti indistintamente posero l accento
sulla flessibilit delle istituzioni e sulla salvaguardia della personalit di ogni
Stato membro allo scopo di prevenire ingerenze esterne. Questo fino alle parole
di Ben Bella, presidente del Governo Algerino, che dopo aver sottolineato i
problemi della decolonizzazione e della guerra sostenuta dal suo paese contro
la Francia, disse: «dobbiamo tutti accettare di morire un po [...] affinchØ
Unit Africana non sia una parola vuota»
5
.
4
Z. Cervenka: The Organization of African Unity and his Charter , Londra 1969.
5
In Z. Cervenka The Organization of African Unity and his Charter , Londra 1969, pag. 57.
ix
Da quel momento l accento si spost sul tema della decolonizzazione e sulla
possibilit di interpretare la Carta come una sorta di arma per la liberazione del
Continente.
Altro momento drammatico della Conferenza fu l intervento di Aden Abdullah
Osman, presidente della Somalia, che reclam la riunificazione di tutti i Somali
in un solo Stato e che provoc dure reprimende dagli altri partecipanti e valse
l introduzione del principio d intangibilit delle frontiere uscite dall epoca
coloniale, in modo da evitare la scomparsa di alcuni Stati, la nascita di altri
totalmente nuovi, e la sostituzione dell imperialismo europeo con un
imperialismo africano, posizione questa appoggiata anche dalla Mauritania, che
pure aveva delle dispute confinarie con il Marocco. Finalmente fu trovata una
posizione unitaria e anche Ghana e i suoi alleati firmarono la Carta, dietro
l impegno che la questione del Governo dell Unione sarebbe stata discussa in
un incontro successivo.
Le risoluzioni sulla decolonizzazione e contro l apartheid vennero adottate
nella stessa sessione, ma in due protocolli distinti. La prima prevede: a) la
rottura delle relazioni diplomatiche e il boicottaggio commerciale verso
Portogallo (che stava conducendo una guerra in Angola e Mozambico) e Sud
Africa (che occupava illegalmente l Africa di Sud-Ovest, ora Namibia); b) la
raccolta di aiuti a favore dei movimenti che stavano combattendo guerre di
liberazione; c) l addestramento di volontari a sostegno di tali gruppi. In
aggiunta la risoluzione conteneva un avvertimento alla Gran Bretagna affinchØ
non concedesse l indipendenza alla Rodhesia del Sud, ora Zimbabwe, in cui
una minoranza bianca praticava l apartheid come in Sud Africa; la risoluzione
contro l apartheid esprimeva la convinzione che fosse necessario e urgente
intensificare gli sforzi per mettere fine a questa politica allora praticata dal Sud
Africa, invitava tutti gli Stati a rompere le relazioni diplomatiche e economiche
con il governo di Pretoria e condannava piø generalmente tutte le forme di
discriminazione razziale in qualsiasi forma si concretizzassero.
Altre risoluzioni a proposito dei rapporti con le Nazioni Unite, il disarmo e la
cooperazione, l educazione e la cultura, la salute e la nutrizione vennero
approvate prima del termine dei lavori. Fu deciso che membri sarebbero potuti
diventare tutti gli Stati Africani indipendenti con un governo a maggioranza
x
indigena, questo allo scopo di escludere il Sud Africa. L ammissione sarebbe
stata decisa dalla maggioranza dei membri. Venne prevista anche la possibilit
di recesso, effettivo dopo un anno dalla domanda trasmessa al Segretario
Amministrativo Generale.
La cerimonia della firma si tenne all Africa Hall di Addis Abeba il 26 Maggio
1963
6
.
Il preambolo si rif al 5 Congresso panafricano dell Ottobre 1945 a
Manchester (Ł diritto inalienabile di ogni popolo controllare il proprio destino
7
)
e prosegue ricordando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell Uomo a
proposito dell uguaglianza, libert giustizia e dignit . Di seguito l accento cade
sulla fratellanza e solidariet fra i popoli africani, trascendendo le differenze
etniche e nazionali, allo scopo di ottenere un reale progresso e un migliore stile
di vita, raggiungibili se condizioni di pace e sicurezza [verranno] stabilite
8
.
Infine viene sottolineata la determinazione di salvaguardare e consolidare
l integrit , sovranit e indipendenza degli Stati membri nonchØ la lotta contro il
colonialismo in tutte le sue forme.
Gli scopi sono enunciati all articolo 2 della Carta: promozione dell unit e
solidariet fra Stati africani, coordinazione e intensificazione degli sforzi per
conseguire un miglior stile di vita per i propri popoli, difesa dell integrit
territoriale e sradicamento di ogni forma di colonialismo, promozione della
cooperazione internazionale basata sulla Carta delle Nazioni Unite e sulla
Dichiarazione Universale dei Diritti dell Uomo.
I principi su cui l Organizzazione si regge sono enumerati all articolo 3:
eguaglianza di tutti i Membri, non ingerenza negli affari interni, rispetto della
sovranit e integrit territoriale degli Stati membri e loro inalienabile diritto
all esistenza, composizione pacifica delle controversie attraverso il ricorso a
negoziati, mediazione conciliazione od arbitrato, condanna senza riserve
dell assassinio politico come delle attivit sovversive da parte degli Stati vicini
od altri Stati, dedizione all emancipazione dei territori africani ancora soggetti
a dominio coloniale, affermazione di una politica di non allineamento.
6
Z. Cervenka, Londra 1969, op. cit.
7
Preambolo della Carta dell Organizzazione dell Unit Africana.
8
Preambolo della Carta dell Organizzazione dell Unit Africana.
xi
Gli organi preposti all attuazione della Carta sono l Assemblea dei Capi di
Stato e di Governo, il Consiglio dei Ministri e il Segretario Generale
Amministrativo.
L Assemblea dei capi di Stato e di Governo Ł l organo supremo
dell Organizzazione. Composta dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi
membri, o dai loro legali rappresentanti, si riunisce una volta l anno in
Settembre, ma sessioni straordinarie possono essere richieste da un membro e
devono essere approvate dalla maggioranza dei 2/3. L agenda della Conferenza
viene preparata dal Consiglio dei Ministri, ma ovviamente sono possibili
variazioni all ordine del giorno e inserimento di nuovi capitoli. Ogni Stato ha
diritto ad un voto, la maggioranza per ogni decisione che non sia procedurale,
per cui basta la maggioranza semplice (la stessa che decide cosa Ł procedurale
e cosa no), fu stabilita a due terzi dei Membri, quorum troppo elevato perchØ
possano essere trovate posizioni comuni su questioni controverse. L Assemblea
Ł l organo incaricato di proporre e armonizzare la politica comune, nomina il
Segretario Generale e il suo staff, decide la creazione di commissioni speciali,
funzioni, struttura e atti di ogni organo dell O.U.A. Pu emendare la Carta,
sempre a maggioranza dei due terzi, e Ł depositaria della corretta
interpretazione della medesima. PerchØ le decisioni prese siano considerate
valide all Assemblea devono aver partecipato, i due terzi degli Stati Membri.
Il Consiglio dei Ministri Ł formato dai Ministri degli Esteri o dai loro delegati e
risponde di fronte all Assemblea. Nella Carta Ł definito come l organo
esecutivo dell Organizzazione, ma non Ł dotato degli strumenti per agire;
dall altro lato Ł il superiore diretto del Segretario Generale e delle Commissioni
speciali. Quasi tutte le sue decisioni sono retroattivamente e sommariamente
accettate dall Assemblea. Solitamente si riunisce in Febbraio e in Agosto, ma
con l approvazione dei 2/3 dei Membri pu tenere sessioni straordinarie.
Approva i regolamenti delle Commissioni, il bilancio e tutte le operazioni
finanziarie, stabilisce privilegi e immunit del personale del segretariato. ¨ il
corpo realmente attivo: si occupa delle dispute fra Stati Membri, prepara le
risoluzioni da sottomettere all approvazione dell Assemblea, d direttive alle
commissioni specializzate. Decide a maggioranza dei Membri, purchØ siano
presenti i due terzi degli aventi diritto; si tratta soprattutto di un forum di
xii
discussione e scambio di opinioni: solitamente Ł in questa sede che le
divergenze vengono composte e posizioni comuni trovate, anche se le
raccomandazioni del Consiglio non sono vincolanti.
Il Segretario Generale Amministrativo Ł un organo amministrativo e non
politico: i Capi di Stato e di Governo hanno voluto evitare di creare un organo
che potesse essere considerato in qualche modo loro superiore. Non pu
partecipare alle sedute degli altri Organi se non invitato e anche in questo caso
deve abbandonare la seduta appena finito di parlare. ¨ l unico organo
permanente dell O.A.U. e oltre alle funzioni previste nella Carta, trattati e
accordi fra i membri possono assegnargliene altre; supervisiona l attuazione
delle decisioni prese dal Consiglio in materia di scambi economici, sociali e
culturali fra Stati membri, custodisce i documenti e i registri di tutte le sessioni
dell Assemblea, del Consiglio, delle Commissioni e degli altri organi, raccoglie
gli strumenti di ratifica degli accordi fra Stati Membri e fra l Organizzazione e
Stati terzi. A fine anno redige un rapporto sull attivit svolta che deve essere
approvato dal Consiglio dei Ministri. ¨ incaricato dell amministrazione
finanziaria corrente e pu accettare, su approvazione del Consiglio, prestiti e
donazioni, purchØ non siano in contrasto con gli obbiettivi
dell Organizzazione; sempre dietro consenso del Consiglio sceglie la banca
presso cui contrarre mutui a carico dell Organizzazione. Riceve e notifica
adesioni o rescissioni e richieste di modifica della Carta; dirige il Segretariato e
ne Ł responsabile. Segretario generale e membri dello staff non possono nØ
devono ricevere istruzioni dagli Stati membri od altre istituzioni esterne
all Organizzazione. La sede istituzionale Ł Addis Abeba, nonostante dispute
iniziali con vari paesi che volevano per sØ l ufficio
9
.
Piø Commissioni specializzate sono state via via costituite. La piø importante Ł
la Commissione di Conciliazione, Mediazione e Arbitrato, istituita dall articolo
19 della Carta e regolata da un apposito protocollo approvato durante la
seconda Assemblea al Cairo nel 1964. Ha il solo compito di comporre le
divergenze fra i membri. ¨ composta da un Presidente, due vice-Presidenti e
diciotto commissari eletti per cinque anni, rinnovabili, dall Assemblea dei Capi
9
C.O.C. Amate: Inside the O.A.U: pan-africanism in practice , Londra 1986.
xiii
di Stato e di Governo. Ha sede ad Addis Abeba, ma difficilmente opera
essendo le dispute risolte direttamente dai Capi di Stato o dal Consiglio dei
Ministri.
Altre Commissioni vennero formate subito, segnatamente quelle Economica e
sociale, Cultura e educazione, Salute e nutrizione, Difesa, Scientifica, tecnica e
ricerca. Due altre Commissioni, Trasporti e comunicazioni e Commissione dei
Giuristi africani, incaricata di promuovere lo studio e la codificazione della
legge tradizionale africana, furono aggiunte in seguito. Ogni Commissione
decide il proprio regolamento interno che viene poi approvato dal Consiglio dei
Ministri; membri di ogni commissione sono i Ministri relativi od i loro
incaricati d affari. A dispetto dell entusiasmo iniziale, a causa della
duplicazione e sovrapposizione dei programmi e della scarsezza di fondi, molte
commissioni hanno avuto vita breve, altre non hanno una sede fissa od un
proprio staff, ma ricorrono a quello del segretariato generale. Per cercare di
ridurre l impatto di questi problemi nel 1968 la commissione Trasporti fu
inglobata in quella Economica e sociale e le Commissioni Cultura e educazione
e Scientifica riunite in una sola.
Osservatori, divisi in tre categorie con differenti modalit di adesione, sono
stati ammessi con una risoluzione presa dal Consiglio dei ministri nel 1967: la
prima comprende i Governi in esilio e i Movimenti di Liberazione Nazionale
riconosciuti dall Organizzazione medesima e dalla Comunit Internazionale,
che hanno accordi di collaborazione con l O.A.U., la seconda comprende le
Organizzazioni Internazionali Africane che hanno specifici interessi, del terzo
gruppo fanno parte le Organizzazioni non Governative africane; non sono
ammessi osservatori non Africani
10
.
La prima risoluzione fu presa al vertice costitutivo e riguardava la
decolonizzazione: fu deciso che tutti gli Stati indipendenti avrebbero versato un
contributo finanziario ai Movimenti di Liberazione Nazionale (di seguito
M.L.N.) e, se necessario fornito armi e addestramento. Gli Stati limitrofi
avrebbero considerato loro dovere garantire libert di movimento ad uomini e
materiali verso il fronte di guerra. Sul piano internazionale sarebbe stata
10
Z. Cervenka, Londra 1969, op. cit.
xiv
intrapresa una campagna di pressione sulle potenze coloniali per far lasciare
loro i territori ancora dipendenti; allo stesso tempo non sarebbero state
intraprese e rotte ove esistenti le relazioni diplomatiche con Portogallo e Sud
Africa, rei di occupare illegalmente dei territori Africani. L esercizio della
lobbing e la maggioranza assoluta all Assemblea delle Nazioni Unite, assieme
ai Paesi Asiatici, hanno prodotto la Dichiarazione di Garanzia
dell Indipendenza alle Colonie e ai Popoli
11
e la Dichiarazione
sull Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione Razziale
12
. Inoltre le
Nazioni Unite non riconobbero la Dichiarazione d Indipendenza della Rhodesia
del Sud e crearono la Commissione per la Namibia per rispondere all illegale
occupazione del territorio da parte del Sudafrica.
A livello interno fu costituito un Comitato per la Liberazione dell Africa,
stabilito a Dar-es-Salaam (Tanzania), con il compito di ricevere, coordinare e
distribuire assistenza. La risoluzione sulla decolonizzazione, dopo aver
riaffermato che Ł dovere di tutti gli Stati Africani indipendenti aiutare i popoli
dipendenti in Africa nella loro lotta per la libert e indipendenza
13
, invitava le
potenze coloniali a porre immediatamente fine alla dominazione dei territori in
loro possesso e stabiliva l invio di un comitato presso il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite allo scopo di esaminare la situazione dei territori coloniali
sotto dominazione portoghese
14
. Fu nominato un Segretario Generale del
Comitato, nella persona di Sebastian Chale, consigliere della Missione
permanente della Tanzania presso le Nazioni Unite; stranamente non vennero
ammessi ai lavori i rappresentanti dei M.L.N., se non per presentare petizioni,
con grande disappunto dei leader dei movimenti stessi che non poterono
discutere le decisioni che li riguardavano. Il Comitato per la Liberazione
dell Africa ha sempre combattuto la crisi finanziaria: sostenendo che Ł compito
dell O.A.U. appoggiare i M.L.N. e dunque l inutilit di gettare risorse in un
doppione molti Stati hanno sempre negato i loro contributi. Fatto sta che ne
11
ris. n.1514/XV del 14 Dicembre 1960.
12
ris. n. 2017/XX del 1 Novembre 1965.
13
ris. CIAS/Plen 2 2/rev.2 del 1963.
14
ris. CIAS cit.
xv
l uno ne l altra hanno avuto successo in questa opera di sostegno, troppo
impegnati a mediare fra le differenti fazioni e i differenti movimenti
15
.
Per quanto riguarda le dispute di confine, allo scopo di ridurne l impatto e
evitare che portassero alla divisione africana anzichØ all unit , i Capi di Stato e
di Governo stabilirono di accettare i confini posti dalle potenze coloniali; la
decisione trov la netta opposizione della Somalia che premeva per una
revisione (di cui avrebbe beneficiato incorporando Gibuti, l Ogaden e parte del
Kenya) e i dubbi del Marocco, il quale appose una riserva a questo capitolo
comportante che la sua partecipazione all O.U.A. non implicava l accettazione
dei confini esistenti, nØ che avrebbe rinunciato ai suoi diritti nella controversia
con l Algeria, controversia risolta poi nel 1970. Quanto alla controversia
Somalia-Etiopia, la prima si appoggiava all articolo 3 della Carta che propugna
la totale emancipazione dei territori africani ancora dipendenti , mentre
l Etiopia e il Kenya accampavano il principio dell intangibilit delle frontiere.
In entrambi i casi il Consiglio dei Ministri invit i contendenti a cercare una
soluzione pacifica e promise di inserire la disputa nella propria agenda finche
non si fosse trovata una soluzione accettata da tutti. Nessun compromesso fu
trovato, nonostante incontri, mediazioni e accordi di principio sul
miglioramento delle relazioni reciproche o sull intensificazione e
consolidamento di ogni forma di collaborazione, anzi, nel 1977, si arriv alla
guerra aperta fra Somalia, poi sconfitta, e Etiopia.
Altre volte l O.U.A. Ł intervenuta per cercare di sedare guerre civili.
Un esempio Ł la guerra in Nigeria, scoppiata dopo che il 30 Maggio 1967 il
colonnello Ojukwu dichiar l Est Nigeria indipendente con il nome di Biafra.
Ovviamente messaggi e inviti al cessate il fuoco furono subito inviati, anche se
il governo nigeriano chiamava la guerra operazione di polizia e come tale
affare interno allo Stato e non di competenza O.U.A. Ciononostante la Nigeria
accett che venisse composto un comitato di sei Capi di Stato incaricato di
esplorare la possibilit di mettere a disposizione del governo federale della
Nigeria i servizi dell Assemblea dell O.U.A.
16
; ovviamente veniva ribadita la
non ingerenza e il rispetto per la sovranit e integrit territoriale di tutti gli Stati
15
A. Ajala, Thetford 1973, op. cit.
16
ris. AHG/res51 IV del 1967.
xvi
membri. Ojukwu accett la mediazione, ma respinse la parte che condannava la
secessione e stabiliva l impegno per ristabilire l unit della Nigeria. La crisi
dell O.U.A. si verific allorchØ Costa d Avorio, Gabon, Tanzania e Zambia
riconobbero il Biafra come Stato indipendente e sovrano. La riconciliazione si
ebbe solo nel 1970 alla fine delle ostilit con il ristabilimento dell integrit
territoriale della Nigeria
17
.
Non deve sorprendere il fatto che venissero formate commissioni per risolvere
determinati problemi, anzichØ procedere secondo i canali ufficiali: in
moltissime Organizzazioni regionali gli Stati preferiscono ricorrere alla
trattativa privata , ma proprio per questo meno formale e impegnativa, e
arrivare nella sede ufficiale con un patto solo da approvare. In piø nell O.U.A.
non esiste una precisa distinzione di ruoli fra il Presidente
dell Organizzazione
18
, che Ł anche Capo di uno Stato o di un Governo
membro, e il Segretario Generale, che Ł organo dell O.U.A. e come tale super
partes. Quest ultimo si Ł visto costantemente ricordare di essere un organo
amministrativo e non politico; solo in questo decennio gli Stati hanno
cominciato ad accordargli un ruolo, limitato, in merito alla risoluzione dei
conflitti. La lacuna riguardo le direttive e le procedure da seguire non Ł ancora
stata colmata.
Altre lacune sono in merito alla costituzione di forze per le operazioni di peace-
keeping o peace-making: non esistono regole per assegnare il comando, nØ Ł
chiaro a chi il comandante debba fare rapporto e da chi debba ricevere
istruzioni. La situazione esistente Ł un freno ad operazioni di questo tipo
condotte da contingenti africani all interno del proprio continente. Proposte ne
sono state fatte molte, la piø seria viene dalla Sierra Leone che vorrebbe
adottare lo schema delle Nazioni Unite: un Consiglio di Sicurezza permanente
con sede ad Addis Abeba Ł incaricato di decidere se, quando e in che modo
dare il via ad un operazione e prende le decisioni politiche, cos da permettere
al Segretario Generale di istruire il comandante sul campo. La discussione si Ł
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C.O.C. Amate, Londra 1986, op. cit.
18
La carica non esiste ufficialmente. Si tratta del Presidente dell Assemblea dei Capi di Stato e
di Governo, di fatto Presidente dell O.U.A.