Soffermandomi sulla cultura del rave e della possibilità di vivere
un'esperienza di “trance metropolitana” durante il corso di queste
feste illegali.
Nel secondo capitolo ho parlato della discoteca vista come
impresa, centrando l'attenzione sulle professioni che si svolgono
al suo interno. Chi svolge queste attività, ossia i cosiddetti
“cerimonieri del rito”, hanno iniziato per gioco, sono autodidatti,
mancano corsi per qualificare queste professioni. Per dimostrare
questo fatto sono riportate alcune testimonianze di ragazzi che
vivono il lavoro notturno. Su questi lavori, come del resto su tutta
la discoteca ha inciso l'opinione pubblica, che demonizza da
sempre la discoteca e ha spinto a considerare queste professioni,
che richiedono tempo e tanta passione, non veri lavori.
Nel capitolo terzo sono descritti gli aspetti positivi e quelli
negativi della vita notturna, gli elementi che spingono i giovani a
partecipare a questo rito. La discoteca viene vista come un centro
d'aggregazione dove si incontrano desideri, sentimenti, mode. È
un luogo che permette di dare libero sfogo alle tensioni, di
lasciarsi andare, di fare parlare le emozioni, dove è possibile
mettere in atto le trasformazioni, giocare con il proprio corpo e
conoscere aspetti nascosti di sé.
Ma è anche il luogo degli eccessi, dove i ragazzi usano sostanze
stupefacenti per sentirsi ancor più protagonisti. Al ritorno dalla
discoteca si intrecciano molti fattori che aumentano il rischio
delle cosiddette “stragi del sabato sera”.
Nel capitolo quarto ho rivolto il mio campo d'indagine al tema
della disabilità o “diversabilità”, analizzando le difficoltà di
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questa definizione e le norme che tutelano i disabili. Oggi non si
escludono più dalla società, come in passato, ma si tenta di
integrarli in ogni sfera della società. Prendendo in considerazione
il fatto che ancora oggi esistono molte barriere architettoniche e
culturali che ostacolano il loro inserimento. Ancora troppi
pregiudizi avvolgono le menti e spingono a vederli sempre in
modo compassionevole. Molti passi avanti sono stati fatti per
integrarli nel contesto lavorativo e scolastico, ma ancora troppi
fattori rendono difficile la loro partecipazione nei luoghi del
loisir.
Mi sono soffermata sul loro inserimento in discoteca, provando a
vedere le conseguenze di questo fatto da più punti di vista,
consapevole dell'insorgenza sia di fattori positivi, sia negativi.
Nonostante le complicazioni che potranno esserci, è un diritto del
disabile godere, al pari degli altri, di questo divertimento.
Nel capitolo cinque ho riportato le voci dei ragazzi del Centro
socio-riabilitativo “la Fiorita”, dei ragazzi del C.T.O. e della
litografia che fanno parte della cooperativa CILS di Cesena.
Centri in cui mi sono recata, per conoscere direttamente dai
ragazzi disabili le loro opinioni sul tema discoteca.
Nel capitolo sei, basandomi sulle testimonianze dei ragazzi dei
centri in cui sono stata, ho presentato due proposte per cercare di
favorire la loro partecipazione in discoteca. Una proposta è
rivolta al comune, mentre la seconda è diretta all'imprenditore di
una discoteca e al suo staff, con la novità di un educatore sociale
sempre presente all'interno del locale.
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L'obiettivo che mi propongo con il mio lavoro è dimostrare che i
disabili hanno poca fruibilità nella vita notturna, non solo a causa
del loro stato di salute, ma per la presenza di barriere culturali e
artificiali. Le mie proposte, per favorire l'integrazione dei disabili
nel divertimento della discoteca, nascono dalla speranza di
migliorare la qualità della discoteca e in primo luogo per creare
delle opportunità d'incontro con la diversità, al fine di cambiare il
modo di vedere e rapportarci con i “diversabili”.
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1. LA DISCOTECA: UN FENOMENO IN CONTINUA
EVOLUZIONE.
1.1. LA DISCOTECA DAGLI ANNI CINQUANTA A OGGI
La discoteca è il luogo per eccellenza, dove si può liberare il
corpo al ritmo di musica.
In passato la discoteca era molto diversa da oggi, questo luogo è
cambiato adattandosi ai periodi storici, agli stili di vita, alle mode
e soprattutto ai cambiamenti delle varie generazioni.
Negli anni Cinquanta il ballo lo troviamo nelle feste nei cortili,
nell’aia; i contadini festeggiavano il riposo dopo il lavoro con il
ballo, ma queste danze erano sempre collegate alle loro
occupazioni, infatti molte riproducevano la pigiatura dell’uva e la
mietitura del grano.
In questo contesto sicuramente a molti verrà
in mente la celebre scena del film “Il
Bisbetico Domato” dove Adriano Celentano
pigiava l’uva nel grande tino cantando,
ballando e rendendo, in tal modo, il lavoro
più piacevole.
Il ballo oltre a riprodurre il lavoro, regolava i rapporti tra i sessi.
Possiamo ricordare dai racconti dei nostri nonni che le donne si
preparavano per il ballo, del sabato sera, indossavano il vestito
più bello, si truccavano guance e labbra di rosso e una volta finiti
i preparativi si avviavano con grande entusiasmo verso la sala da
ballo.
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Una volta arrivate, le donne si schieravano tutte su un lato della
sala in attesa che un uomo (appoggiato sull’altro lato della sala
insieme a quelli del suo stesso sesso) le invitasse a ballare.
Terminata la serata, aspettavano con impazienza il sabato
successivo per rivedere i giovani con i quali avevano volteggiato
a ritmo di musica.
Gli anni Cinquanta sono il tempo delle balere, locali popolari con
pista da ballo, che si trovavano dentro ai quartieri operai e dove il
compito di far divertire era in mano alle orchestre, sostituite solo
in seguito dal disc-jockey con i suoi piatti.
Durante il periodo del boom economico nascono i whisky a go-
go, all’interno dei quali troviamo stanzini, separè, luci basse; la
caratteristica, senza dubbio, più particolare di questi luoghi di
ritrovo era la clausola di dover entrare in coppia. Purtroppo tali
locali fecero sorgere varie proteste da parte degli operai che,
appartenenti a un ceto basso, non potevano entrare in questi
luoghi.
Negli anni Cinquanta, anche se il fenomeno era molto limitato,
c’era già chi trovava il modo di alterare la propria coscienza per
un maggior divertimento, l’alcool era la sostanza usata più
frequentemente, ma è proprio in questi anni che inizia a girare la
marijuana e nei night la cocaina.
Negli anni Sessanta cambia tutto, il pubblico della discoteca non
è più composto esclusivamente da coloro che fanno parte
dell’élite, ma ci si rivolge alla massa e soprattutto ai giovani.
Questo è solo uno dei cambiamenti, perché cambia anche la
musica, cambia il modo di vedere e usare il corpo; i movimenti si
adeguano alla musica, sparisce il ballo di coppia e si inizia a
ballare da soli, dando piena libertà ai movimenti.
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La donna diventa indipendente, non è più costretta a seguire i
passi del partner e smette di girare come una trottola che aspetta
il via. Le ragazze iniziano a scatenarsi, le loro lunghe sottane si
trasformano in minigonne da lasciar senza fiato gli uomini, che
nel frattempo si sono fatti allungare i capelli.
Tutto si adegua al nuovo genere di musica: la musica rock. Il
rock è l’elemento che dà vita al ballo senza regole, dove ognuno
può improvvisare e liberare la sua creatività.
In poco tempo sorgono moltissimi bar, locali, cabaret, tra i quali
vale la pena ricordare l’Altro Mondo Studios, aperto nel 1967 a
Rimini.
Questo locale anticipava il modello delle megadiscoteche, che
contengono al loro interno varie attività e puntano a soddisfare le
esigenze dei suoi clienti.
A quei tempi, scriveva Derossi (uno dei progettisti dell’Altro
Mondo Studios): “costruire il magico e l’irreale per forzare e
rompere il mondo pratico e inerte che ci opprime può diventare
una strada per la ricerca di momenti di libertà”.1
Si può notare da questa affermazione, come questo locale fosse
un luogo di svago, si andava lì per dimenticare la dura e
monotona settimana lavorativa.
Alla fine degli anni Sessanta e inizi degli anni Settanta la
discoteca inizia a soffrire di una piccola crisi, è il periodo dove la
musica si fa per strada, è legata alle battaglie politiche, è il
momento dei grandi concerti; tutti
ricorderanno il memorabile festival
di WoodStock, svoltosi nel 1969, in
una fattoria nello stato di NewYork,
1
C. Antonelli, Discoinferno, Theoria, Roma, 1995, pag. 34.
10
passato alla storia come uno dei simboli dell’epoca delle
contestazioni giovanili. Il raduno durò tre giorni e raccolse oltre
quattrocentomila persone, tutte animate dalla speranza di poter
cambiare il mondo in meglio.
Woodstock, 19692.
2
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In questi anni vi sono profondi mutamenti politici, economici,
sociali e culturali, il 1968 è per eccellenza l’anno dei
cambiamenti, nulla dopo gli eventi di questo anno può ritornare
uguale.
Se i giovani di quel tempo volevano cambiare il mondo, si
battevano per quello che credevano giusto, avevano fiducia in se
stessi e credevano nel proprio essere, dopo di loro i giovani delle
nuove generazioni cambiano e anziché urlare si chiudono in un
silenzio, dove i vecchi ideali spariscono e l’unica cosa importante
diventa l’apparire.
Chissà, forse uno degli elementi che ha inciso su questo
cambiamento è stato il film uscito nelle sale nel 1978: “La febbre
del sabato sera” di John Badham.
Il protagonista di questo film, Tony Manero, interpretato da John
Travolta, è un ragazzo che durante il giorno lavora in una bottega
di vernici con poche
soddisfazioni, soltanto la notte
riesce a trovare uno spazio che lo
gratifica e lo trasforma nel re
della discoteca.
3
Questo film evidenzia il
mutamento nelle forme sociali del divertimento di massa, lancia
una moda seguita da tantissimi giovani.
“Da questo momento in poi la discoteca assume un ruolo sempre
3
John Travolta in La febbre del sabato sera (1977), affresco del mondo delle discoteche negli anni Settanta. Con il
personaggio di Tony Manero, appassionato ballerino di disco music, John Travolta raggiunse la celebrità. Il film di John
Badham, campione di incassi, divenne un vero e proprio fenomeno di costume anche grazie alla colonna sonora che sancì il
successo dei Bee Gees. Nella foto, John Travolta e la sua partner, Karen Lynn Gortney, si esibiscono nella celebre
discoteca di Brooklyn 2001 Odyssey.
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più importante nella gestione del tempo libero e diventa il
principale luogo di aggregazione”.4
Prende piede la disco music, i giovani crescono sulle note dei
BeeGees e dei Village People; i corpi, il sesso diventano elementi
centrali, i giovani vogliono essere liberi.
Bisogna adeguarsi a tutto questo e il dancing si trasforma in una
grande discoteca che balla al ritmo mixato dal DJ, diventato ora
il personaggio più importante.
Tutta la serata è nelle mani del DJ, ma pian piano compaiono
altre figure pronte ad aiutarlo nel suo compito di intrattenimento.
Entrano in gioco le cubiste, splendide ragazze che muovono il
bacino, dando vita ad una danza sensuale, per farsi ammirare,
nasce il light-jockey che stupisce con i suoi giochi di luci.
Uno dei primi locali ad aprire sotto questa veste è il Paradiso di
Rimini, che ancora oggi ha una grande notorietà.
A poco a poco le figure professionali di questo mondo
aumentano e si creano tante nuove professioni che hanno come
scopo quello di far divertire.
Negli anni Ottanta c’è un nuovo cambiamento; se negli anni
settanta “La febbre del sabato sera” aveva lanciato la moda
dell’apparire, nel decennio successivo questo fenomeno
raggiungerà il suo apice, che ancora oggi non ha perso quota.
Le discoteche si trasformano in vere e proprie vetrine della moda.
A livello musicale, in questi anni compare il punk, grunge, la
new-wave, la nuova elettronica, ma è anche il momento della
dance italiana che diventa importante in tutta Europa.
Sono gli anni in cui Claudio Cecchetto (disc jockey, conduttore
e produttore discografico italiano), dopo alcune esperienze come
4
Fabrizia Bragozzi, Generazione in ecstasy: droghe, miti e musica della generazione techno,
edizioni Gruppo Abele, Torino, 1996.
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musicista, programmatore radiofonico e conduttore televisivo,
diventa famosissimo per aver scritto e interpretato il singolo
“Giocajoueur”, che rimane per alcuni mesi in testa alle
classifiche delle vendite discografiche.
“GiocaJoueur” diventa un vero e proprio tormentone, impossibile
da dimenticare, con questo singolo Cecchetto trasforma il
ballerino in un esecutore di comandi. In seguito lanciò Radio
Dee-Jay, emittente privata in origine, esclusivamente dedicata
alla musica dance.
Per quanto riguarda la musica grunge, uno stile musicale in
continuità con il punk, il gruppo che sicuramente ha lasciato il
segno sono stati i “Nirvana” e soprattutto il loro cantante Kurt
Cobain, diventato l’idolo di tanti ragazzi. Il gruppo ha
attraversato come una meteora la scena musicale internazionale,
tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta.
Lo stile musicale dei Nirvana, che affonda le sue radici nel punk
rock, è contraddistinto da un
massiccio uso del basso, mentre i
testi delle canzoni oscillano tra
ironia dissacratoria e cupa
concezione della vita.
Kurt Cobain e i Nirvana
Questo scenario non durerà più degli altri, infatti sarà soppiantato
dal nuovo movimento musicale: House-Techno.
Questo nuovo genere di musica non ha niente a che fare con
quello precedente, questa è una musica fatta in casa e tutti
possono diventare musicisti.
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