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INTRODUZIONE
“Mi vergogno per i preti pedofili
e per chi ha coperto con il silenzio questi abomini.
Possano queste parole risvegliare la sua coscienza,
assopita in un torpore durato troppo a lungo”.
Giovanni Paolo II
(Toronto 2002)
Nell’ultimo decennio la Chiesa cattolica è stata particolarmente oggetto di critiche per
molteplici reati ai danni di minori in tutto il mondo. Tali reati hanno coinvolto non solo il
singolo sacerdote che può avere molestato o abusato sessualmente un bambino, ma l’intera
istituzione, che in passato ha deliberatamente cercato di coprire dietro un manto di segretezza
il proprio discepolo.
Le stime condotte dal John Jay College of Criminal Justice della City University of New York,
riconosciuta come la più autorevole istituzione accademica degli Stati Uniti in materia di
criminologia, rilevano che, dal 1950 al 2002, 4.392 sacerdoti americani (su oltre 109.000) sono
stati accusati di relazioni sessuali con minorenni. Di questi, poco più di un centinaio sono stati
condannati da tribunali civili. Il basso numero di condanne da parte dello Stato deriva da diversi
fattori: in alcuni casi le vere o presunte vittime hanno denunciato sacerdoti già defunti, in altri
sono scattati i termini della prescrizione, in altri ancora, all’accusa e anche alla condanna
canonica non corrisponde la violazione di alcuna legge civile (è il caso, per esempio, in diversi
Stati americani del sacerdote che abbia una relazione con una – o anche un – minorenne
maggiore di sedici anni e consenziente).
Negli ultimi nove anni, sono stati 3.420 i casi giunti alla Congregazione per la Dottrina della
Fede, fondati su accuse credibili di abusi sessuali commessi da membri del clero contro
minorenni. La maggioranza dei casi si riferisce agli anni ‘50, ‘60, 70’ e ’80.
L'analisi fatta dalla Associated Press
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spiega che le fonti utilizzate per redigere il documento
mostrano una notevole evoluzione nelle procedure della Santa Sede in merito ai casi di preti
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L’Associated Press, nota anche come APTN (Associated Press Television News), è la prima agenzia di stampa
internazionale, con sede negli Stati Uniti d'America
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pedofili a partire dal 2001, quando il Vaticano ordinò ai vescovi di segnalare i casi in cui le
accuse fossero credibili.
In base alle norme adottate dal 2001, con l'azione di J. Ratzinger, la Congregazione per la
Dottrina della Fede analizza ogni caso arrivato alla Santa Sede e istruisce i vescovi su come
procedere. In ogni passaggio della procedura, al prete è concesso di difendersi. La
Congregazione ha iniziato a produrre le cifre solo a partire dal 2005.
Nel dettaglio, ecco i numeri presentati dal Vaticano al palazzo dell’ONU a Ginevra nel maggio
2014
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.
Periodo 2004-2013: sono stati ridotti allo stato laicale 848 preti pedofili; 2.572 i sacerdoti
abusanti sono stati sanzionati con misure meno drastiche; 3.420 sono stati denunciati alla
Congregazione per la Dottrina della Fede. Sono dati ufficiali forniti dal Nunzio Silvano Tomasi,
osservatore permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra, nell’audizione davanti al Comitato
sulla Convenzione contro la tortura. Tomasi, dopo aver esposto il primo rapporto della Santa
Sede sulla tortura, ha risposto alle domande degli esperti Onu: su 413 mila sacerdoti nel mondo
i casi denunciati alla Dottrina della Fede nel 2004-2013, «basati su accuse credibili di abuso
sessuale di un sacerdote su un minore di 18 anni, sono stati: 713 nel 2004, 184 nel 2005, 218
nel 2006, 216 nel 2007, 191 nel 2008, 196 nel 2009, 464 nel 2010, 402 nel 2011, 418 nel 2012,
401 nel 2013. In totale 3.420». Si tratta di casi che si sono verificati «negli anni cinquanta-
ottanta del secolo scorso».
Nel 2004-2013 i sacerdoti ridotti allo stato laicale sono stati: «89 nel 2004, 84 nel 2005, 114
nel 2006, 84 nel 2007, 68 nel 2008, 69 nel 2009, 84 nel 2010, 143 nel 2011, 70 nel 2012, 43 nel
2013. Quanto a casi risolti con altre misure, «come l’imposizione di una vita di preghiera e
penitenza, e l’applicazione di misure penali o altre misure disciplinari», i dati sono stati 2.572:
641 nel 2004, 100 nel 2005, 104 nel 2006, 132 nel 2007, 123 nel 2008, 127 nel 2009, 380 nel
2010, 259 nel 2011, 348 nel 2012, 358 nel 2013». Nel febbraio 2014, Tomasi riferì al comitato
Onu per l’applicazione della Convenzione sui diritti del fanciullo, che nel 2011-2012 Benedetto
XVI aveva ridotto allo stato laicale 384 sacerdoti pedofili.
Quanto ai risarcimenti, emblematico il caso statunitense: «L’ammontare totale pagato da
diocesi e ordini religiosi per gli accordi con le vittime tra il 1950 ad oggi è stato
approssimativamente di 2,5 miliardi di dollari, l’ammontare per le terapie a favore delle vittime
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“Preti pedofili: quasi 3500 casi in dieci anni, 884 sacerdoti allontanati” in www.corriere.it, 6 maggio 2014
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78 milioni di dollari, altri costi 47 milioni di dollari, inclusi i pagamenti per inchieste sulle
accuse, costi medici o altri sostegni alle vittime, costi per i processi, trasferte e assistenza di
emergenza, terapia, sostegno alle famiglie, servizio di monitoraggio, assicurazioni e altri costi
sostenuti dalla Conferenza Episcopale››.
Appare quindi evidente come gli abusi sessuali sui minori a carico del clero siano una piaga a
livello mondiale, che può portare a dubitare e guardare con maggiore sospetto e indignazione
l’effettiva mission della Chiesa sia sul piano educativo che pastorale. Lo stesso Pontefice
Benedetto XVI, per una visita ufficiale in Germania, afferma ai giornalisti: “posso capire che,
di fronte a crimini come gli abusi su minori commessi da sacerdoti, se le vittime sono persone
vicine, uno dica: questa non è la mia Chiesa, la Chiesa è una forza di umanizzazione e
moralizzazione, e se loro stessi fanno il contrario io non posso più stare con questa Chiesa”.
Ciò non ha impedito alla Santa Sede di compiere comunque una crescita morale e spirituale
volta soprattutto alla prevenzione della pedofilia, come prefigurato da Papa Francesco, con
l’istituzione della Pontificia Commissione per la tutela dei minori.
Questa tesi non aspira dunque ad essere documento di contestazione, giustificazionismo o
accusa, quanto piuttosto un elemento il più possibile obiettivo, finalizzato ad esaminare e
comprendere dal punto di vista psicologico e giuridico il fenomeno della pedofilia nel clero.
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Capitolo 1
IL SACERDOTE
“Anche chi si occupa di anima
deve ricordarsi dell’uomo,
dell’uomo che è dentro un sacerdote.”
(Vittorino Andreoli)
Non è possibile escludere in questa sede un’attenta analisi psicologica del sacerdote sia da un
punto di vista simbolico sia da un punto di vista umano, poiché questa permette di raggiungere,
anche se a piccoli passi, una maggiore comprensione dei vissuti e di possibili dinamiche talvolta
anche ambigue o aberranti che possono verificarsi nel contesto clericale.
Nel cristianesimo, intorno al IV secolo, si cominciò a definire il termine "sacerdote”, per
indicare il ministero ecclesiastico, espressione dottrinale dell'Antico Testamento.
Concretamente, ciò ha comportato anche una “sacralizzazione” del ministero, nel quale si è nel
tempo accentuato sempre di più l'aspetto liturgico-sacramentale. Nelle confessioni cristiane, e
in particolare nel cattolicesimo, che affermano l'esistenza di un sacerdozio "ministeriale"
distinto da quello di tutti i credenti, i "sacerdoti", sono il vescovo e il presbitero, a motivo
dell'ordinazione sacra che hanno ricevuto.
“Sacerdote”, deriva dal latino ed è la combinazione di sacer, che significa “sacro”, e di dho-ts
che vuol dire “colui che fa”, etimologicamente significa dunque “colui che compie cerimonie
sacre”.
Riferirsi al sacro indica avvalersi di una categoria della mente che oltrepassa ogni umana
ragione, in quanto non percettivamente riducibile, quindi è esso stesso “mistero”, capace di
attrarre o spaventare. Proprio a causa di questa ambivalenza ci si affida al ministero e al dono
del sacerdozio, perché vivendo l’umana limitazione, solo attraverso esso è possibile avvicinarsi
al bisogno che l’uomo ha di Dio. La religione diventa così la risposta alla necessità del sacro e
alla sua possibile comprensione. Lo stesso termine deriva da religio e significa appunto
“legame”.
Il concetto di legame ha un’ampia valenza strutturale: è per sua natura rassicurante, coinvolge
positivamente l’emotività al punto che permette di sedare la paura, ma non solo. Nel contesto
pastorale, il legame religioso è rilevante per il costituirsi di una comunità di fedeli che si
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riunisce, come un gregge, intorno al suo sacerdote, pastore in Cristo e per Cristo. Il legame
diventa così relazione con funzione sociale, pastorale e sacramentale.
Per comprendere il ruolo e il valore di qualunque professionista, occorre per prima cosa
documentarsi sul percorso formativo ed esperienziale da lui svolto, che, nel caso del sacerdote,
assume connotati particolari e fuori dall’ordinario, in quanto necessita di scuole adatte allo
scopo come il seminario.
Il documento che meglio fornisce informazioni riguardo il seminario è “La formazione dei
presbiteri nella Chiesa Italiana: orientamenti e norme per i seminari” (2006), terza edizione. Il
documento parla di presbitero, usa poco il termine sacerdote e mai prete. Il presbiterato,
l’insieme dei presbiteri, è un grado che si pone tra il diaconato e l’episcopato.
Il seminarista segue quindi un percorso continuo, caratterizzato da alcune tappe principali.
“Ai ragazzi e ai giovani che mostrassero segni chiari di vocazione al presbiterato, si aprono, a
seconda dell’età, due percorsi propedeutici al seminario maggiore: la comunità del seminario
minore e la comunità propedeutica”
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. Il seminario è una comunità, contesto relazionale e di
formazione ecclesiale, è il luogo dove si pianta il seme della crescita religioso-spirituale.
“La Chiesa mette a disposizione, anche per l’età della preadolescenza e dell’adolescenza, una
specifica comunità per l’iniziale discernimento e accompagnamento delle vocazioni al
presbiterato. È il seminario minore che, variamente strutturato nelle diocesi che ne dispongono,
offre a ragazzi e adolescenti una proposta di vita al seguito di Gesù, in un contesto comunitario,
tenendo conto delle esigenze tipiche dell’età. Esso, dove esiste, è anche il punto di riferimento
della pastorale vocazionale della preadolescenza e dell’adolescenza, con occasioni di incontro
e di formazione per i ragazzi delle parrocchie e soprattutto con la testimonianza offerta dal
gruppo dei seminaristi. Mettendo a disposizione il seminario minore, la Chiesa è attenta a
recepire le acquisizioni della pedagogia dell’età evolutiva, a valorizzare sapientemente gli
apporti degli altri soggetti educativi, quali le famiglie, le scuole, le parrocchie e le associazioni.
(…). Perché il seminario possa svolgere efficacemente il suo compito ha bisogno di un’équipe
educativa stabile e motivata, preparata ad affrontare i problemi dell’adolescenza”
4
. Nel testo
viene sottolineata l’importanza rivestita dalle competenze psicopedagogiche, e al contempo la
prudenza manifestata nei confronti di queste discipline; lo psicologo, ad esempio, è considerato
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Cfr. “La formazione dei presbiteri nella Chiesa Italiana: orientamenti e norme per i seminari”, Cap II, 1,34.
www.chiesacattolica.it
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Cfr. Ibidem